Orologico Forum 3.0

Acciaio: ma da dove?

Patrizio

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Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #75 il: Febbraio 09, 2011, 18:38:56 pm »
o alla porsche.... ;D ;D ;D ;D ;D ;D ;D
- Homo sapiens non urinat in ventum -


alanford

Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #76 il: Febbraio 09, 2011, 18:47:27 pm »
o alla porsche.... ;D ;D ;D ;D ;D ;D ;D


La fiat era più vicina! >:(

opeltiz

Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #77 il: Febbraio 09, 2011, 19:03:18 pm »
non è sempre così Alessandro.....molte fonderie lavorano ancora alla stessa maniera......specialmente quelle piccole.....

anche quelle grandi  ;)  il procedimento è lo stesso e anche se fanno simulazioni al pc gli scarti ci sono sempre..e come se ci sono  :D :P  forse sono quelle piccole le più tecnologiche e dove ci sono meno scarti  :)

massotto

Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #78 il: Febbraio 09, 2011, 19:47:09 pm »
o alla porsche.... ;D ;D ;D ;D ;D ;D ;D


La fiat era più vicina! >:(

per adesso,,,,, mo' presto tutti a Detroit li mannamo ....
 
A detroit !!!!!!!
 
mica qui in Italia a lavorare alla Fiat e a comprare tutti la Golf !!!!!!!!!!
 
Che si comprino tutti quel cesso della Fiat i dipendenti Mirafiori se vogliono continuare .....
 
BISOGNA CREDERE nel prodotto che si costruice ....
 
In Germania i dipendenti Opel se volevano lavorare DOVEVANO comprare Opel e girare con quella .... ;) :D

Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #79 il: Febbraio 09, 2011, 21:04:23 pm »
Nei grandi stabilimenti siderurgici più avanzati, la fusione tradizionale è oramai sorpassata tecnologicamente. Oggi esistono i forni a "colata continua", non so esattamente come si svolga; si iniziò a parlarne giusto nel periodo in cui mio padre andò in pensione e mio padre, è in pensione da 34 anni! Successivamente vennero impiantati anche alla FALCK. Se ricordo bene i vecchi impianti a secchia, vennero venduti all'India. Le piccole fonderie che ancora esistono, prevalentemente ubicate nel Bresciano, credo che utilizzino ancora la stessa tecnologia che usava mio padre, naturalmente con forni di dimensioni minori e generalmente producono acciai speciali, Credo che la colata continua, non sia adatta a produzioni limitate. Subito dopo essere andato in pensione, mio padre ricevette diverse proposte di collaborazione, da parte di alcune di queste piccole fonderie, ma lui rifiutò sempre; c'è un tempo per lavorare e un tempo per riposare...  :D ;) 

opeltiz

Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #80 il: Febbraio 09, 2011, 23:05:42 pm »
la colata continua serve per billette,tondino ecc....il metodo con colata a siviera/e (o per semplificare "a cesta") esiste tutt'ora, difatti serve per la totalità dei getti tradizionali ghisa/acciaio/alluminio (turbine,mozzi eolici,valvolame,banchi presse ecc ecc)  ;)  a questi si affianca la pressofusione, che credo sia uno dei metodi a cui potrebbe far ricorso l'orologeria per le casse, ma non ne sono sicuro  :) ;)

Airangel

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Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #81 il: Febbraio 10, 2011, 08:31:56 am »
noi stavamo lontano dalle colate continue.....se non per forgiare anelli o bussole, non certo per pezzi che non dovevano poi essere forati...........

torquemada

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Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #82 il: Febbraio 10, 2011, 12:06:04 pm »
io ho inteso la domanda rivolta verso tutte le maison....non ci devi vedere sempre provocazioni.....

tu hai inteso ..io ho letto ...alla fine salta fuori sempre il paragone forzato ....su Rolex...
 
avrebbe potuto dire infatti   Patek  o   Lange......
 
dove è scritto che Lange usa acciai tedeschi ???  dove ??? ??


Esistono modelli lange in acciaio? >:(

Io un Lange in acciaio l'ho visto dal vivo..........

Era il muletto che avevano ( hanno) i concessionari da dare in sostituzione a chi ha problemi nei 2 anni di garanzia.

L'ho visto dall'EX concess. di Reggio Emilia ( toccato con mano)

Airangel

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Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #83 il: Febbraio 10, 2011, 12:21:16 pm »
fico il muletto..... :D

torquemada

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Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #84 il: Febbraio 10, 2011, 12:38:27 pm »

Rolex, probabilmente la casa orologiera che più ha spinto nell'utilizzo dell'acciaio nel mondo dell'orologeria, utilizza un INOX denominato 904L, a loro detta più resistente alla corrosione del 316L...

Da fonti ufficiose (mai ufficialmente confermate dall'azienda...) sembra che si faccia preparare questa tipologia di inox, in esclusiva, dalla Thyssen Group direttamente in Germania, all'avanguardia nello sviluppo di acciai "innovativi"...
La fonte di questa notizia, se non ricordo male, è la rivista L'Orologio di qualche anno addietro....

Credo proprio che Rolex non sia l'unico cliente di Thyssen Group nel mondo dell'orologeria !

Già, avevo letto qualcosa al riguardo tempo fa', comunque l'acciaio Rolex è uno dei migliori se non il migliore.

http://www.rolex.com/it#/rolex-watches/oyster-perpetual/904l-steel

Airangel

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Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #85 il: Febbraio 10, 2011, 12:41:25 pm »
può anche essere, ma se lo dicono loro, è un pò come quando parla l'oste del suo vino...........

torquemada

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Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #86 il: Febbraio 10, 2011, 12:59:14 pm »

Airangel

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Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #87 il: Febbraio 10, 2011, 13:04:08 pm »
904L ok.....ma bisogna vedere tante cose.....chi lo fa, la qualità ecc.....ecc....

credo che non lo sapremo mai, è inutile sforzarsi......bisogna fidarsi del brand e basta......

Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #88 il: Febbraio 10, 2011, 21:16:29 pm »
la colata continua serve per billette,tondino ecc....il metodo con colata a siviera/e (o per semplificare "a cesta") esiste tutt'ora, difatti serve per la totalità dei getti tradizionali ghisa/acciaio/alluminio (turbine,mozzi eolici,valvolame,banchi presse ecc ecc)  ;)  a questi si affianca la pressofusione, che credo sia uno dei metodi a cui potrebbe far ricorso l'orologeria per le casse, ma non ne sono sicuro  :) ;)
Francamente, non credo di aver mai sentito parlare di pressofusione dell'acciaio. Questa particolare tecnica di colatura del metallo sotto pressione in due semistampi, viene largamente utilizzata, per la produzione di oggetti, anche piuttosto complessi, ma che richiedono basse temperature di fusione, quali rame, alluminio, zinco, forse anche ottone. La temperatura di fusione dell'acciaio supera i 1.400 gradi centigradi; gli stampi che solitamente sono in ghisa o acciaio, non reggerebbero tale temperatura e si distruggerebbero in un attimo. Utilizzare per gli stampi metalli in grado di reggere quelle temperature, sarebbe troppo costoso, oltrechè presentare problemi, non so quanto risolvibili per la loro modellazione. Ci sono dei cugini di mia madre, che però non ho ancora avuto il piacere di conoscere personalmente che sono praticamente leader mondiali nella produzione di elementi di giunzione per serramenti ed arredamento in Zama pressofusa. http://www.monticelli.it/monticelli/splash.html Mi riprometto sempre di andarli a trovare, prima o poi...  :D ;)   

alanford

Re:Acciaio: ma da dove?
« Risposta #89 il: Febbraio 10, 2011, 21:35:29 pm »
Non è molto diffuso, ma qualcosa si sta muovendo in questo senso.

Il processo
La trasformazione dei metalli in manufatti per mezzo di fusione e colata è un'arte antichissima; la relativa tecnologia, già nota agli egizi ha visto attuarsi, in ordine temporale, diverse metodologie: fusione in terra, fusione in conchiglia a gravità, pressofusione e successive altre.
La pressofusione è una tecnica relativamente giovane (le prime presse sono state costruite in questo secolo), ma ha avuto una evoluzione molto rapida. In certe condizioni essa è il mezzo più rapido ed economico per trasformare metalli in manufatti aventi un elevato grado di finitura.
L'evolversi della pressofusione è stata determinata dal modello di sviluppo della nostra società, rivolto alla produzione di beni di consumo in grandi e grandissime serie, e trova applicazione in tutti i campi di fabbricazione di prodotti e apparecchiature complesse che si avvalgono di componenti metallici non ferrosi.
Le attrezzature necessarie alla produzione dei pezzi pressofusi sono specifiche dei processi e sono le macchine di pressofusione o, più semplicemente, presse. Il termine pressofusione è l'abbreviazione di fusione sotto pressione e sinonimo di pressocolata; esso definisce il processo secondo il quale la lega fusa viene colata in una forma metallica (stampo) e soggetta a pressione, che provoca i seguenti effetti:
-  velocissimo riempimento della cavità dello stampo;
-  alimentazione compensativa dei ritiro di solidificazione;
-  perfetto e totale riempimento della cavità dello stampo;
-  conferimento al pezzo di una fine struttura cristallina
In ordine di importanza rispetto ai volumi di manufatti prodotti, i materiali correntemente pressofusi tutti appartenenti alla famiglia dei metalli e delle leghe non ferrose sono:
-  alluminio e sue leghe (AlSi, AlSiCu, AlMg);
-  zinco e sue leghe (zama);
-  rame e sue leghe (ottone, bronzo);
-  magnesio e sue leghe (AZ);
-  stagno e sue leghe.
A causa delle maggiori difficoltà di manipolazione delle leghe di magnesio, la pressofusione delle leghe di questo metallo ha sempre presentato il maggior numero di problemi e, allo stesso tempo, offre il più ampio ventaglio di soluzioni per risolverli. Per questa ragione essa può, a buon diritto, avantare di una tecnologia destinata ad affermarsi nel futuro.
Possiamo aggiungere che in tempi recenti si è tentato di produrre per pressofusione anche manufatti in leghe ferrose. Sono stati condotti esperimenti e sono in funzione in America alcuni impianti, denominati Ferro D, per la pressofusione di acciaio inossidabile. Lo sviluppo della pressofusione di leghe ferrose è tuttavia frenato da difficoltà connesse alle elevate temperature richieste dalla fusione di esse, fatto questo che comporta un'insoddisfacente durata degli stampi.
Abbiamo detto che il processo della pressofusione è il mezzo più rapido ed economico (in certe condizioni) per la fabbricazione di alcuni manufatti. Queste condizioni sono principalmente dagli elevati investimenti in macchine e attrezzature e dall'elevato costo degli stampi, fattori che determinano alti costi di ammortamento, i quali diventano via via meno incidenti sulla realizzazione di numeri crescenti di pezzi dello stesso tipo che debbono essere prodotti. La fabbricazione di pezzi pressofusi è quindi economicamente valida e conveniente quando le serie da produrre sono dell'ordine minimo delle decine di migliaia di pezzi.