Orologico Forum 3.0

La catena produttiva dei falsi (cinesi)

ciaca

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Re:La catena produttiva dei falsi (cinesi)
« Risposta #15 il: Maggio 19, 2015, 00:11:29 am »
Più che altro il dubbio che viene è un altro...faremo bene a fidarci degli svizzeri? In fondo....chi fa aprire e controllare ogni singolo pezzo nell'orologio che ha appena comprato? ::)
A giudicare dalla pervicace tolleranza con la quale hanno messo a punto la riforma dello "swiss made" direi che su quell'industria ci marci sopra anche una parte dell'industria svizzera, per lo meno quella parte assolutamente priva di capacità manifatturiera.
Per me già oggi molto del presunto "swiss made" è made in China, e il fatto che abbiano insistito sulla percentuale in valore di costo del prodotto piuttosto che sull'origine delle componenti, in un ambito in cui il costo della manodopera è enormemente superiore in svizzera e puó da solo fare buona parte del costo del prodotto (e quindi definire lo swiss made anche in un prodotto realizzato in Cina ma assemblato in Svizzera) me ne da una prova.
Tutto sommato, nel momento in cui la tecnologia meccanica si affina ulteriormente, non vedo questa grande differenza rispetto a certo Made in Italy di brand dell'abbigliamento e della pelletteria, che producono componenti in Cina e assemblano in Italia con marchio Made in Italy.
Anche in questo caso inevitabilmente la qualità del pezzo autentico rispetto a quello falso "di qualità" è sempre più vicina, solo il prezzo resta enormemente diverso, ma fino a quando?

Ci sono certamente delle analogie con certo tipo di made in italy, ma anche alcune differenze.
Ci sono settori del made in italy, come per esempio quello di alcuni tipi di calzature, dove la competenza artigianale che si tramanda di generazione in generazione è ancora un fattore critico e nessun processo produttivo industriale e automatizzato può sostituirla. Per fare un'analogia un bravo montatore o modellista sono quello che in orologeria potrebbe essere un bravo finitore di movimenti. Montare una scarpa bella, stilisticamente inappuntabile e comunque calzabile è ancora oggi una sfida nella quale nessun competitor straniero riesce ad eguagliarci, come praticamente nessun cinese riesce neanche ad avvicinarsi al massimo livello di finitura dei migliori artigiani svizzeri quando si parla di anglage et similia.
Perchè sono arti che si tramandano dalla notte dei tempi, e che un computer non può (ancora) simulare.
Un altro elemento distintivo tra i due mondi è che l'industria del made in Italy, di certo made in Italy, ha una grande forza nella sua capacità di saper concepire "il bello" e saperlo rinnovare continuamente. Al contrario gli svizzeri non hanno mai saputo definire "il bello" orologiero, hanno sempre attinto a piene mani dalle tradizioni estere (britannica e francese in primis) o da competenze che per formazione ed origini erano assai lontane dall'austera svizzera calvinista. Non è un caso che il più famoso designer di orologi fosse uno svizzero atipico (praticamente un italiano di passaporto svizzero) come italiani sono molti designer meno noti e molti celebri progetti.
Ancor più vero tutto questo oggi, è palese che gli svizzeri gli orologi non li sappiano disegnare. Perchè il bello non gli appartiene ne fa parte delle loro origini culturali.
« Ultima modifica: Maggio 19, 2015, 00:15:40 am da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

gidi_34

Re:La catena produttiva dei falsi (cinesi)
« Risposta #16 il: Maggio 19, 2015, 13:12:52 pm »
purtroppo lo dico da tempo, l'orologeria è ferma a decenni fa, è ovvio che si possa replicare con due soldi...se invece innovi, produci sempre roba nuova e materiali nuovi allora l'industria del fake non riesce a starci dietro perchè costerebbe tanto anche a loro...prendete qualsiasi campo...anche nell'elettronica di consumo come la fotografia (che conosco benissimo) cosa falsificano? di tutto tranne la roba seria, ossia lenti, macchine fotografiche e sensori...mentre per loro è facile falsificare componenti aggiuntivi come flash, impugnature, accessori vari che poco hanno di tecnologico.

Ecco da dove deriva la profonda tristezza per me di questo mondo dell'orologeria che da tempo sento...fare come dice roberto sarebbe anche plausibile, comprare solo vintage e max fino al 2000, ma a me il vintage non piace, o non mi piace del tutto, e come me tanti altri

ciaca

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Re:La catena produttiva dei falsi (cinesi)
« Risposta #17 il: Maggio 19, 2015, 13:23:05 pm »
Per me gli orologi vintage, molti modelli concepiti negli anni tra i 40 e i 70, sono tra i più belli mai realizzati e ancor oggi, che quasi tutto ciò che viene prodotto ne é una impropria trasfigurazione, ineguagliati per bellezza estetica, proporzione e senso di compiutezza.
A me il vintage di qualità, oggetti ben conservati e di fascia alta dell'epoca, piace da matti.
Orologi come l'Universal Palerouter, il LeCoultre Futurematic, i vari cronografi classici (Longines e Universal su tutti) per non andare a scomodare altri e più speculativi modelli dai prezzi fuori di logica.

Poi c'è l'orologeria degli anni 80 e fino alla prima metà degli anni 90, orologi che bisogna saper scegliere perché è un periodo povero in cui le case ne hanno fatte di cotte e di crude, ma se conosci e sai cosa scegliere si possono acquistare splendidi orologi a prezzi anche imbarazzanti per quanto sono inflazionati.

Certo, se piacciono solo gli orologi contemporanei, di dimensioni inusitate e aspetto simile ai gadget delle serie di fantascienza, allora o ti mangi la minestra degli offshore col modulo dubois depraz venduti a prezzi da ripetizione a minuti, o ti compri un fake.
Però io mi chiedo sempre come possa piacere solo una cosa, che sia un solo modello, un solo marchio o un solo periodo storico poco rileva.
Esistono migliaia, decine di migliaia, di modelli prodotti nel passato; di tutti gli stili, forme, funzioni e metalli.
« Ultima modifica: Maggio 19, 2015, 13:28:53 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Bigios

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Re:La catena produttiva dei falsi (cinesi)
« Risposta #18 il: Maggio 19, 2015, 22:55:54 pm »
Più che altro il dubbio che viene è un altro...faremo bene a fidarci degli svizzeri? In fondo....chi fa aprire e controllare ogni singolo pezzo nell'orologio che ha appena comprato? ::)
A giudicare dalla pervicace tolleranza con la quale hanno messo a punto la riforma dello "swiss made" direi che su quell'industria ci marci sopra anche una parte dell'industria svizzera, per lo meno quella parte assolutamente priva di capacità manifatturiera.
Per me già oggi molto del presunto "swiss made" è made in China, e il fatto che abbiano insistito sulla percentuale in valore di costo del prodotto piuttosto che sull'origine delle componenti, in un ambito in cui il costo della manodopera è enormemente superiore in svizzera e puó da solo fare buona parte del costo del prodotto (e quindi definire lo swiss made anche in un prodotto realizzato in Cina ma assemblato in Svizzera) me ne da una prova.
Tutto sommato, nel momento in cui la tecnologia meccanica si affina ulteriormente, non vedo questa grande differenza rispetto a certo Made in Italy di brand dell'abbigliamento e della pelletteria, che producono componenti in Cina e assemblano in Italia con marchio Made in Italy.
Anche in questo caso inevitabilmente la qualità del pezzo autentico rispetto a quello falso "di qualità" è sempre più vicina, solo il prezzo resta enormemente diverso, ma fino a quando?

Ci sono certamente delle analogie con certo tipo di made in italy, ma anche alcune differenze.
Ci sono settori del made in italy, come per esempio quello di alcuni tipi di calzature, dove la competenza artigianale che si tramanda di generazione in generazione è ancora un fattore critico e nessun processo produttivo industriale e automatizzato può sostituirla. Per fare un'analogia un bravo montatore o modellista sono quello che in orologeria potrebbe essere un bravo finitore di movimenti. Montare una scarpa bella, stilisticamente inappuntabile e comunque calzabile è ancora oggi una sfida nella quale nessun competitor straniero riesce ad eguagliarci, come praticamente nessun cinese riesce neanche ad avvicinarsi al massimo livello di finitura dei migliori artigiani svizzeri quando si parla di anglage et similia.
Perchè sono arti che si tramandano dalla notte dei tempi, e che un computer non può (ancora) simulare.
Un altro elemento distintivo tra i due mondi è che l'industria del made in Italy, di certo made in Italy, ha una grande forza nella sua capacità di saper concepire "il bello" e saperlo rinnovare continuamente. Al contrario gli svizzeri non hanno mai saputo definire "il bello" orologiero, hanno sempre attinto a piene mani dalle tradizioni estere (britannica e francese in primis) o da competenze che per formazione ed origini erano assai lontane dall'austera svizzera calvinista. Non è un caso che il più famoso designer di orologi fosse uno svizzero atipico (praticamente un italiano di passaporto svizzero) come italiani sono molti designer meno noti e molti celebri progetti.
Ancor più vero tutto questo oggi, è palese che gli svizzeri gli orologi non li sappiano disegnare. Perchè il bello non gli appartiene ne fa parte delle loro origini culturali.
In effetti credo che la tua disamina non faccia una piega. Le analogie tra orologeria e abbigliamento permangono nel tipo di prodotto oggetto di falsificazione, ovvero i brand più noti e commercializzati.
Dietro a questi, per esempio per la pelletteria, esistono nel campo dei brand "minori" del made in Italy produttori che creano con sapienza artigianale e creatività (penso per esempio alla pelletteria Serapian, o alle scarpe F.lli Rossetti). Nessuno li clona, ma il valore della loro produzione è  a mio avviso fuori di dubbio superiore per design, finiture e materiali a marchi di grandissima diffusione ampiamente falsificati. Come dici tu, io questi marchi "minori" artigianali, ma comunque con una certa forza distributiva, nell'orologeria svizzera ai giorni d'oggi non li vedo. Certo ci sono i "maestri", ma una tradizione di un tessuto produttivo di artigianalità creativa, che nel made in Italy indubbiamente permane in altri campi, mi pare proprio che per l'orologeria svizzeria manchi. Un fenomeno del genere nel nostri campo mi è parso di intravederlo nell'esperienza di Nomos, in Germania, e per questo mi aveva interessato. :)

ciaca

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Re:La catena produttiva dei falsi (cinesi)
« Risposta #19 il: Maggio 19, 2015, 23:08:33 pm »
Si, Nomos é certamente interessante come lo é su un piano differente l'esperienza di FPJ.
Ma parliamo comunque di due esempi spot, casi piu' unici che rari o se vuoi la classica eccezione alla regola.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

guagua72

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Re:La catena produttiva dei falsi (cinesi)
« Risposta #20 il: Maggio 19, 2015, 23:21:35 pm »
Più che altro il dubbio che viene è un altro...faremo bene a fidarci degli svizzeri? In fondo....chi fa aprire e controllare ogni singolo pezzo nell'orologio che ha appena comprato? ::)
A giudicare dalla pervicace tolleranza con la quale hanno messo a punto la riforma dello "swiss made" direi che su quell'industria ci marci sopra anche una parte dell'industria svizzera, per lo meno quella parte assolutamente priva di capacità manifatturiera.
Per me già oggi molto del presunto "swiss made" è made in China, e il fatto che abbiano insistito sulla percentuale in valore di costo del prodotto piuttosto che sull'origine delle componenti, in un ambito in cui il costo della manodopera è enormemente superiore in svizzera e puó da solo fare buona parte del costo del prodotto (e quindi definire lo swiss made anche in un prodotto realizzato in Cina ma assemblato in Svizzera) me ne da una prova.
Tutto sommato, nel momento in cui la tecnologia meccanica si affina ulteriormente, non vedo questa grande differenza rispetto a certo Made in Italy di brand dell'abbigliamento e della pelletteria, che producono componenti in Cina e assemblano in Italia con marchio Made in Italy.
Anche in questo caso inevitabilmente la qualità del pezzo autentico rispetto a quello falso "di qualità" è sempre più vicina, solo il prezzo resta enormemente diverso, ma fino a quando?

Ci sono certamente delle analogie con certo tipo di made in italy, ma anche alcune differenze.
Ci sono settori del made in italy, come per esempio quello di alcuni tipi di calzature, dove la competenza artigianale che si tramanda di generazione in generazione è ancora un fattore critico e nessun processo produttivo industriale e automatizzato può sostituirla. Per fare un'analogia un bravo montatore o modellista sono quello che in orologeria potrebbe essere un bravo finitore di movimenti. Montare una scarpa bella, stilisticamente inappuntabile e comunque calzabile è ancora oggi una sfida nella quale nessun competitor straniero riesce ad eguagliarci, come praticamente nessun cinese riesce neanche ad avvicinarsi al massimo livello di finitura dei migliori artigiani svizzeri quando si parla di anglage et similia.
Perchè sono arti che si tramandano dalla notte dei tempi, e che un computer non può (ancora) simulare.
Un altro elemento distintivo tra i due mondi è che l'industria del made in Italy, di certo made in Italy, ha una grande forza nella sua capacità di saper concepire "il bello" e saperlo rinnovare continuamente. Al contrario gli svizzeri non hanno mai saputo definire "il bello" orologiero, hanno sempre attinto a piene mani dalle tradizioni estere (britannica e francese in primis) o da competenze che per formazione ed origini erano assai lontane dall'austera svizzera calvinista. Non è un caso che il più famoso designer di orologi fosse uno svizzero atipico (praticamente un italiano di passaporto svizzero) come italiani sono molti designer meno noti e molti celebri progetti.
Ancor più vero tutto questo oggi, è palese che gli svizzeri gli orologi non li sappiano disegnare. Perchè il bello non gli appartiene ne fa parte delle loro origini culturali.
E' assolutamente perfetto