Altri numeri che saltano agli occhi quelli di Tag Heuer, in linea con quelli di Omega....
In previsione della stesura di una tabella di analisi di questi dati avrei pensato ad almeno tre parametri che, per quanto grezzi e aggregati, credo possano dare almeno una vaga idea delle singole realtà aziendali.
Il primo parametro, il più ovvio, è il rapporto tra il volume della produzione e il numero di addetti, ossai gli orologi prodotti per ciascun addetto. Credo possa dare una vaga idea di quanto effettivamente l'azienda faccia sugli orologi che produce (e in misura minore di come lo faccia, nel senso di un processo produttivo più o meno automatizzato).
Valori elevati di tale parametro dovrebbero corrispondere a realtà aziendali in cui i processi di costruzione e trasformazione sono ridotti al minimo, e dove tali residuali processi sono fortemente automatizzati. Aziende che lavorano sostanzialmente come assemblatori e in cui si svolgono prevalentemente processi di montaggio e controllo in catena.
Di contro valori bassi dovrebbero corrispondere a realtà spiaccatamente manifatturiere, dove si esternalizza poco e si fa molto.
Ovviamente il dato è da prendere con le molle visto che non conosciamo quanti di questi addetti siano impiegati nel processo produttivo o in attività di altro genere (commerciale, amministrazione, logistica, ecc ecc), ma in assenza di dati disaggregati null'altro possiamo dire.
Un secondo parametro potrebbe essere il rapporto tra il volume d'affari e il numero d'addetti, ossia il ricavo medio da ciascuno di questi addetti.
Ed infine il terzo, il rapporto tra volume d'affari e volume della produzione, che misura il ricavo medio da ciascun pezzo realizzato.
Questi ultimi due, meno significativi sul piano industriale ma molto sul piano economico ed organizzativo.
Vediamo che salta fuori...