Orologico Forum 3.0

Iniziare bene una collezione

Bonimba

Re:Iniziare bene una collezione
« Risposta #30 il: Giugno 12, 2015, 22:53:22 pm »
Io ammetto una debolezza: a meccanici economici come fattura preferisco i quarzo.
Prima o poi un Seiko twin quartz me lo compro
Ma non tanto in alternativa a un mediocre meccanico quanto per se stesso
Copio e incollo ( non è farina del mio sacco)
Seiko Twin Quartz 9923-8020

Corre l’anno 1979, siamo in piena Quartz revolution. Sono giorni, mesi, anni che il quarzo ha preso il sopravvento. Come in tutte le rivoluzioni la sua ascesa non è stata certo garbata. Vige il totalitarismo. Chi si oppone e giura fedeltà al meccanico rischia di perire. Monsieur Charles Vermot, dipendente di una nota manifattura svizzera chiamata Zenith, a fatica ha messo in salvo le carte e i disegni di quello che in questi anni viene considerato niente meno che un colpo di coda, l’ultimo ed estremo tentativo di resistenza da parte del vecchio regime: un cronografo automatico da 36’000 alternanze l’ora, 36’000 battiti di ingegno, sforzo e passione che comunque possono far poco contro l’euforica precisione di un cristallo di quarzo.

I padroni della nuova tecnica non sono né svizzeri né europei. Il pioniere, ma alcuni lo appellerebbero con il nome di “conquistatore” o peggio “distruttore”, viene da oriente. L' Eva del quarzo è infatti la Seiko. E’ questa manifattura nipponica che, dieci anni prima dell’anno citato, presenta il primo orologio al quarzo destinato al commercio, l’Astron.

Costruire il calibro di questo orologio, il 35SQ, è costato un lavoro di ricerca durato 10 anni e tenuto presso la Suwa Seikosha, filiale della Seiko oggi meglio conosciuta come Epson. La storia che lega il quarzo alla misurazione del tempo, però, ha una storia ancora più lunga, che affonda le sue radici addirittura nel 1880. In questo anno, infatti, due fratelli, Pierre e Jaques Curie, scoprono l’effetto piezoelettrico del cristallo di quarzo, offrendo così l’idea ispiratrice che condurrà fino alla tanto discussa rivoluzione. Dopo la loro scoperta, un primo oscillatore al quarzo viene costruito da Walter G. Cady nel 1921. Passano due anni e D. W. Dye al National Physical Laboratory (UK) e Warren Marrison al Bell Telephone Laboratories (USA) giungono a scandire il tempo mediante il suo utilizzo. Infine, sempre Warren Marrison, con l’aiuto di J.W. Horton, costruisce il primo vero e proprio orologio al quarzo nel 1927. Di lì in poi, saranno miglioramenti, affinamenti e soprattutto un processo di miniaturizzazione che consentiranno di creare un segnatempo come l’Astron.

niamo però al 1979, perché è una produzione del marzo di quest’anno l’orologio che voglio presentarvi. Si tratta esattamente di un Seiko Twin Quartz ref. 9923-8020, calibro High End 9923 termocompensato 5 rubini. Non ho bisogno di dilungarmi troppo nel presentarvelo, due sono le ragioni: primo, il gentile forumista che me lo ha ceduto, Jeffrey69, ha recensito a suo tempo una referenza non uguale ma molto simile a questa e potete leggere qui il suo post: http://orologi.forumfree.it/?t=63512007; secondo, perché alla serie Twin Quartz è dedicato un altro bellissimo e molto importante post, scritto dal forumista noto come Attilio, nickname My name is Bond…James Bond! :lol:. Inutile dire che se non lo avete letto dovete leggerlo e se lo avete già letto dovete rileggerlo: http://orologi.forumfree.it/?t=61312557. Pertanto, prima di farvi vedere qualche foto mi limito ad anticiparvi e raccontarvi a modo mio alcune informazioni su quello che troverete scritto in questo post, sperando di incitarvi ulteriormente alla sua lettura.

Gli anni della Quartz Revolution non sono anni di totalitarismo tetro e monotono, dove le case che dominano la scena rifilano quarzi a poco prezzo rozzamente stampati. Niente di tutto ciò. Lo spirito di ricerca che ha condotto all’invenzione dell’orologio al quarzo è invece più che mai vivo, tant’è che quest’ultimo sarà sì un tiranno, ma almeno è un tiranno illuminato. La sua legge è una sola: essere precisi. Seiko, che faceva lavorare il calibro 35SQ a una frequenza di 8,192HZ, nel 1971 aumenta la frequenza di funzionamento a 16,384HZ. E’ importante sapere infatti che l’equazione fondamentale è ‘maggiore frequenza = maggiore precisione’. Ecco dunque spiegate le importanti sperimentazioni dei primi anni ’70, dove Omega sviluppa il suo MegaQuartz a 2.359.296Hz – raggiungendo una precisione di circa +/- 1 sec/mese – e Citizen, che con il suo Crystron 4 Mega arriva a far lavorare il cristallo di quarzo a 4 MHz, attestandosi su una precisione dichiarata di soli +/- 3 sec/anno. Affascina sapere che le tecnica utilizzata per moltiplicare gli Hertz richiama l’arte del taglio delle pietre preziose, giacché l’oscillazione del cristallo di quarzo dipende dalla sua dimensione, dalla sua forma e dalla sua orientazione, e serve solo un piccolo slancio di fantasia per immaginarlo alla stregua di un diamante con maestria tagliato e incastonato che ora vibra di luce propria (leggasi elettricità). Sottolineo maestria: agli albori i calibri al quarzo erano interamente assemblati a mano, pezzo per pezzo. Solo un problema affliggeva la loro scalata verso frequenze sempre più alte, ossia il forte consumo di energia che tale scalata comporta.

HPIM1989
Un Omega Megaquartz

LU4mega12
Un Citizen Crystron 4 Mega


In un orologio al quarzo l’aumento della frequenza di funzionamento costituisce il metodo più semplice per ovviare al principale fattore che ne inficia la precisione, vale a dire il variare della temperatura. Tuttavia, il dispendio energetico che grava su questa soluzione obbliga la ricerca di strade alternative. L’ostacolo è superato in modi diversi, e Attilio fa notare che alcune soluzioni sono chiare e ben conosciute, altre meno. Ad esempio, cosa faccia oggi Seiko con la famiglia dei calibri 9F o Citizen con l’A660 – calibro che equipaggiava i Chronomaster – non è dato sapere. Fatto sta che per noi corre l’anno 1979 ed è oramai da un anno che l’alta gamma Seiko è animata e termocompensata dal più limpido Twin Quartz. La novità? Non uno ma due cristalli, di cui il primo lavora a 32kHz e il secondo, si dice, lavora probabilmente tra i 192 e i 196 kHz. Al variare della temperatura ciascuno di questi subisce una variazione del numero di oscillazioni differente rispetto all’altro. Fatto cruciale, a ogni valore di questa differenza corrisponde sempre una certa temperatura, che è quindi conosciuta in digitale dal circuito sulla base degli impulsi elettrici rilevati. E’ sulla base di questo dato, ottenuto senza l’ausilio del rilevamento analogico operato da un termostato, che il cristallo a 32 kHz viene regolato per mantenere una oscillazione costante. Questa lettura digitale permette un margine di errore minore, attestando la precisione di questi orologi sul notevole valore di soli +/- 5 sec/anno. Infine, i calibri sono muniti della possibilità di regolazione manuale, che a lungo andare diviene una funzione importante; infatti, il cristallo di quarzo, sebbene non soggetto a usura, dopo un lungo periodo di utilizzo subisce delle variazioni di elasticità, le quali hanno chiaramente ripercussioni sulla sua normale frequenza di funzionamento. La conclusione di Attilio, assolutamente condivisibile, è pertanto la seguente:

CITAZIONE (My name is Bond… James Bond! @ 27/4/2012, 15:18)
Quest'ultimo sistema descritto rimane, anche attualmente, uno di quelli più interessanti ed evoluti che sia stato mai proposto e pur nella mia suprema ignoranza, trovo che le soluzioni più affascinanti ed interessanti tra tutte quelle di cui si è sinora parlato siano questa e quella di Rolex: entrambe hanno cercato di unire tutte le caratteristiche richieste per arrivare ad un giusto equilibrio nel produrre un calibro massimamente preciso, non molto dispendioso in termini di consumi e che rimanesse performante negli anni.

L’opener evidenzia infatti che il Twin Quartz rappresenti di fatto la grande risposta di Seiko all’ingresso in scena degli Oysterquartz di Rolex, immessi in commercio nel 1977, esattamente un anno prima della loro comparsa.

Finalmente un po’ di immagini (ho provato a giocare con gli effetti perché proprio non son capace a farne di decenti, ma forse ho peggiorato la situazione :lol: ):

Metto anche una foto



Costi irrisori
Interessante la possibilità di regolazione manuale , come sui Rolex Oyster Quartz .
Chissa come ce se ne poteva accorgere ( +/- qualche sec/anno) , come si interveniva e come si faceva a verificare l'avvenuta regolazione.
« Ultima modifica: Giugno 12, 2015, 23:05:49 pm da Bonimba »

Re:Iniziare bene una collezione
« Risposta #31 il: Giugno 12, 2015, 22:58:11 pm »
Io la penso come Marco più o meno, in genere sono un patito dei meccanici, ma se devo scegliere tra un Eta base o un Miyota, preferisco un quarzo di buona fattura.
L'unico problema è che i quarzi che mi solleticano costano abbastanza e alla fine con quei soldi cado sempre sui meccanici, ma mai dire mai. :)
Questo qui ad esempio è stato rifinito meglio dei meccanici dello stesso marchio.





« Ultima modifica: Giugno 13, 2015, 06:31:33 am da leolunetta »
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun'altro.
La vera nobiltà è essere superiore a chi eravamo ieri.
-Samuel Johnson-

erm2833

Re:Iniziare bene una collezione
« Risposta #32 il: Giugno 12, 2015, 23:34:41 pm »
Secondo voi tutti i quarzi non sono degni di attenzione?
Provare per credere.

Il Vacheron della foto riporta sul quadrante la scritta "automatic"...  ??? Che significa?

Nel merito degli esemplari riprodotti, domando (da "non intenditore"): i loro movimenti hanno caratteristiche di pregio particolari, o si trattava soprattutto di un tentativo delle case svizzere, in un certo momento storico, di "tener botta" alla marea montante dei quarzi (cosicché il pregio di questi orologi sarebbe solo nelle casse e nel brand)?

Se dobbiamo guardare agli orologi non meccanici (o non esclusivamente meccanici), non sono più interessanti quelli che hanno introdotto innovazioni tecnologiche significative?
Potremmo pensare al Bulova Accutron, al primo quarzo di serie (mi sembra il Seiko Quartz Astron), al Seiko Spring Drive...
L'Ap,il PP ed il Vacheron sono automatici,l'Iwc un quarzo.
Nel mio caso "avevo bisogno" di un Big Ingenieur che fosse pero' sottile come i compagni di avventura;essendo il modello automatico troppo spesso (per i miei gusti) ho "ripiegato" sul modello al quarzo.
Uno degli orologi esteticamente piu' belli della mia raccolta.