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Fuga di professionalità (dall'italia)

ciaca

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Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #15 il: Gennaio 27, 2016, 16:53:18 pm »
In sintesi il problema è tutto qui.
E la causa, come sempre, è la totale assenza di una qualunque "politica", sia essa industriale, economica o della scuola e della formazione, nel senso proprio e alto del termine.
Perché una politica propriamente detta richiede statisti (che non abbiamo) e soprattutto coraggio, prima di tutto nel cambiare lo status quo e tutto l'apparato feudale che vi afferisce. Che nella scuola non è diverso da ogni altro apparato pubblico.
Come può "riformare" tutto questo chi dello status quo è espressione e referente allo stesso tempo, e il suo consenso e la sua legittimazione li fonda proprio sulla "conservazione"? Non può, nemmeno se si fa chiamare "riformista" (cambiare tutto per non cambiare niente Cit.).
Manca poi, clamorosamente, l'opinione pubblica, che dovrebbe essere il motore di ogni riforma e cambiamento.
Meglio pensare a piazzare il figlio o il nipote riscuotendo crediti nel complesso meccanismo delle clientele su cui è fondato questo paese.

Alla fine degli anni 80, quando l'informatica personale era già una realtà consolidata e i PC iniziavano a popolare le scrivanie, anche quelle impolverate delle università, e quando giovani studenti programmavano già in assembler e compilavano sulle più recenti architetture x86 (80286 e 80386), i corsi di informatica dell'università degli studi di Parermo vertevano sui processori Intel 4004 dei primi anni 70.
E così uno di questi studenti, la cui cultura e preparazione in materia era superiore a quella dei professori che si ritrovava dietro la cattedra, all'università ci andava solo per gestire le BBS pirata che giravano sui server del dipartimento, che professori e assistenti erano a mala pena in grado di accendere :D
E per il "pezzo di carta", altro polveroso retaggio di un paese fermo ancora al latifondo del gattopardo.
Uno di quelli era un mio fraterno amico, che oltre a permettermi di usare qualunque software volessi perché era in grado di crakkare qualunque protezione hardware o software in meno di mezza giornata, oggi parla americano, ha moglie e figli americani, di daytona può permettersene uno al giorno e per non andare a mordere la mela quelli della finestra sono pronti a ricoprirlo d'oro.
Il che non deve stupire in un paese che era tra i più avanti nel campo della ricerca informatica ma che in un decennio ne è rimasto completamente tagliato fuori. Che fa un ingegnere informatico oggi in Italia?  Se gli va bene scrive qualche buona app per smartphone o disegna il sito internet dello zio Peppino.

Citerei anche il caso di altro amico che a 16 anni venne mandato negli USA per un anno di scambio (una specie di Erasmus).
Peccato che al suo ritorno la scuola italiana, la stessa che lo aveva mandato negli usa, non era disposta a riconoscergli l'anno trascorso all'estero.
Per non perdere un anno i genitori lo mandarono a Roma in una scuola parificata alle high School statunitensi, conseguì il suo diploma e da li iniziò un percorso che lo ha portato ad essere, lontano da questo paese di imbecilli, quello che volgarmente chiamiamo un "top manager".

Di casi così, noi terroni storicamente senza alcuna prospettiva, ne possiamo citare a dozzine ciascuno.
Abbiamo pure dei premi appositi che con orgoglio ogni anno conferiamo a testa alta a questi terroni d'esportazione di successo, quando sono la prova provata del nostro fallimento e della nostra mediocrità. Idioti fino in fondo.
« Ultima modifica: Gennaio 27, 2016, 17:16:24 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #16 il: Gennaio 27, 2016, 19:19:30 pm »
Clap clap clap
"Dum differtur, vita transcurrit" (L. A. Seneca)

guagua72

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Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #17 il: Gennaio 27, 2016, 23:33:29 pm »
Se si è giovani e non si hanno legami affettivi tutto diventa più facile, ma non crediamo che tutto ciò che stia fuori sia eccelso. Prova a trovare un buco a Londra per abitare

ciaca

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Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #18 il: Gennaio 28, 2016, 00:23:38 am »
Dipende da come ci vai a Londra, e soprattutto perché.
In molti casi è anche probabile che il buco te lo trovi chi è disposto ad assumerti, ovviamente non per fare il cameriere part time :)

"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

ilcommesso

Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #19 il: Gennaio 28, 2016, 07:23:52 am »
Mi capita di leggere di rimborsi spesa per il trasporto, fino a veri e propri alloggi forniti: possibile che io qui, in qualità di dipendente, debba pagarmi anche l'aria che respiro? (Scarico solo l'acqua del cesso)

I camerieri londinesi e quelli del resto del mondo possono dormire sonni tranquilli, non intendo fargli concorrenza.

Tornando al mio lavoro, quanti di voi pongono o ricevono domande in fase di acquisto di una comune aspirina, ad esempio?
Perché interferisce con talmente tanti farmaci che spesso non si danno informazioni basilari... ecco la differenza tra un droghiere ed un farmacista :D :'(

guagua72

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Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #20 il: Gennaio 28, 2016, 07:51:33 am »
Purtroppo, carissimo, il problema dei dipendenti ultraqualificati e dei loro stipendi è assai annoso. L'ingegnere dipendente, il giurista dipendente, hanno stipendi alle volte più bassi degli operai specializzati nelle medesime  industrie. Il farmacista dipendente è "il commesso" per eccellenza di una bottega per eccellenza. Probabilmente, come si diceva qualche post fa, impiegandosi nella ricerca e nell'industria farmaceutica, si potrebbe realizzare una strada di maggiore prestigio e soddisfazione economica, ma non da giovane quarantenne. Paradossalmente, gli stessi padroni delle "botteghe" farmacie tengono tanto alla loro indipendenza, quanto tengono al loro portafoglio. Se la farmacia fosse un'associazione professionale anziché una bottega da possedere,  forse le cose cambierebbero anche per i "non titolari" .

ilcommesso

Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #21 il: Gennaio 28, 2016, 08:19:44 am »
Purtroppo, carissimo, il problema dei dipendenti ultraqualificati e dei loro stipendi è assai annoso. L'ingegnere dipendente, il giurista dipendente, hanno stipendi alle volte più bassi degli operai specializzati nelle medesime  industrie. Il farmacista dipendente è "il commesso" per eccellenza di una bottega per eccellenza. Probabilmente, come si diceva qualche post fa, impiegandosi nella ricerca e nell'industria farmaceutica, si potrebbe realizzare una strada di maggiore prestigio e soddisfazione economica, ma non da giovane quarantenne. Paradossalmente, gli stessi padroni delle "botteghe" farmacie tengono tanto alla loro indipendenza, quanto tengono al loro portafoglio. Se la farmacia fosse un'associazione professionale anziché una bottega da possedere,  forse le cose cambierebbero anche per i "non titolari" .

La ricerca, almeno quella italiana, non esiste; l'università sappiamo tutti come funzioni e ne sono ovviamente tagliato fuori  ;)

Visto che io, come individuo, non posso modificare lo status quo di una categoria, ho una scelta, che è di andare altrove: non biasimo chi mi paga attualmente lo stipendio, c'è un contratto e poco altro da aggiungere.

Venendo però all'industria straniera, per mie competenze potrei essere comunque un profilo interessante; ho trascorso un anno di tesi lavorando con HPLC (metodo di analisi) e, a detta del mio amico expat adesso a zurigo, dovrei mandare curricula a destra e a manca.
Lui è stato il responsabile del laboratorio anti doping per le olimpiadi di londra (in tesi  gli insegnai io ad usare l'HPLC  :D  ), per dire che dispongo di un quadro abbastanza esaustivo della realtà inglese, che però non è la mia mèta ultima.

guagua72

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Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #22 il: Gennaio 28, 2016, 08:29:22 am »
Certo la Svizzera, come anche la Germania e altri paesi del Nord Europa hanno fior di industrie farmaceutiche e molte meno barriere all'ingresso che in Italia. La tua professionalità non è "in fuga", sta trovando la sua dimensione probabilmente. Ma attenzione a non commettere l'errore di emulare l'amico o il vicino che hanno fatto fortuna "in America" per poi accorgersi che l'America sta qua….Cit. Toto Cutugno, noto cervello in fuga.

tick

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Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #23 il: Gennaio 28, 2016, 13:45:02 pm »
Certo la Svizzera, come anche la Germania e altri paesi del Nord Europa hanno fior di industrie farmaceutiche e molte meno barriere all'ingresso che in Italia. La tua professionalità non è "in fuga", sta trovando la sua dimensione probabilmente. Ma attenzione a non commettere l'errore di emulare l'amico o il vicino che hanno fatto fortuna "in America" per poi accorgersi che l'America sta qua….Cit. Toto Cutugno, noto cervello in fuga.

L'industria farmaceutica, quella vera che fa le ricerche sul serio, esiste anche in Italia.
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tick

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Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #24 il: Gennaio 28, 2016, 13:55:37 pm »
La ricerca, almeno quella italiana, non esiste; l'università sappiamo tutti come funzioni e ne sono ovviamente tagliato fuori  ;)

Non sono del tutto d'accordo. Ricerca e università devono andare insieme, non ci piove, ma c'è un aspetto che molti non considerano proprio perchè viziati dalla mentalità italiana. Mi spiego: fare ricerca, in molti ambiti, significa mettere un sacco di tempo e lavoro scavando montagne di roccia per estrarre, forse, un piccolo diamante prezioso.
Questo significa che i soldi li fai se e quando il diamante lo trovi. Poi magari nei fai tanti, o anche no.
I "ricercatori" all'italiana sono aspiranti stipendiati, faccio le mie 8 ore e poi chi s'è visto s'è visto.
Il fervore che si trova nei campus negli US parte da una radice culturalmente differente: la voglia di mettersi in gioco. Ci sono un sacco di joint venture in cui università e aziende costruiscono nuove entità in cui ci mettiamo del nostro tempo, sapendo che se troviamo il diamante ne gioveremo tutti. SE. Nella bay area un sacco di aziende sono nate da persone che hanno provato a fare impresa, hanno scommesso su se stesse e a volte hanno vinto, qualche volta hanno pure trovato il jackpot. Tanti sono falliti e questo è l'immancabile  reciproco della vittoria. Però in quella cultura provare è d'obbligo e fallire è una cosa che ci sta.
La nostra testa, anzi no, io mi ci tiro fuori, la testa italiana prevede 1000 euro al mese e timbrare alle 18 come massima espressione della ricerca, con annessa la lamentela che si prende una miseria e blah blah blah.
Ogni ambito ha le sue particolarità e spesso barriere all'entrata potenti, ma le buone idee non si trovano sotto i ponti, bisogna cercarle per bene essendo disposti a rischiare il proprio prima di lamentarsi. Cadere, e rialzarsi.
The quieter you become, the more you can hear

PESSOA67

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Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #25 il: Gennaio 28, 2016, 14:16:20 pm »
Basta vedere negli USA quanti progetti oggi partono da una semplice idea supportata da crowdfounding...molti riescono a realizzare proptotipi e commercializzano poi con internet...
Quante operazioni simili in Italia?

tick

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Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #26 il: Gennaio 28, 2016, 14:24:27 pm »
Basta vedere negli USA quanti progetti oggi partono da una semplice idea supportata da crowdfounding...molti riescono a realizzare proptotipi e commercializzano poi con internet...
Quante operazioni simili in Italia?

Hai fatto la battuta. Ti spiego come passare 6 mesi della tua vita:
1. Pensa a un'idea che non sia la 3000000esima identica su kickstarter (si, crowd funding e buone idee sono cose diverse)
2. Prendi lo studio di commercialisti con cui lavori
3. Prendi il notaio
3.5 chiudetevi tutti nella stessa sala riunioni
4. Prova a spiegargli cosa vuoi fare
5. Itera su 4 per almeno un mesetto sgranando gli occhi a ogni obiezione dell'avvocato e scossone di testa del notaio
6. Fai finta di niente e spiega che il tuo capitale non arriva da soci propriamente detti
7. Attendi
8. Attendi
9. Attendi
10. Provate a contattare camera di commercio, ordini vari e amici
11. Attendete mesi
12. Ottenere risposte "che valgono solo a titolo informativo e non costituiscono alcuna indicazione e procedere in tal senso"
13. Prova a percorrere una delle ricette che trovi in rete a riguardo
14. Riguarda in faccia commercialisti e notaio (a cui si aggiungeranno AdE ed altri successivamente)

Craud chi?
The quieter you become, the more you can hear

ciaca

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Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #27 il: Gennaio 28, 2016, 14:34:35 pm »
Pensare di poter far girare l'italia nello stesso verso e con la stessa velocità del resto del mondo è pura utopia.
Ho 46 anni e da che ho memoria sento paragoni con il resto del mondo, Germania e stati uniti i paradigmi più gettonati.
Se avessimo copiato anche solo l'1x1000 delle cose di cui da mezzo secolo facciamo paragoni con il resto del mondo avremmo fatto un balzo in avanti secolare nella storia.
Invece siamo di fatto lo stesso paese di sempre, con sempre le stesse tare.
Passano i decenni, cambiano le generazioni, ma i limiti sono sempre gli stessi.
Arriva un momento, fisiologico, in cui l'italiano smette di sperare/sognare e scappa o impara a sopravvivere in questo letamaio stantio.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

ilcommesso

Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #28 il: Gennaio 28, 2016, 14:39:26 pm »
@tick: la ricerca universitaria italiana è avvilente perchè, una volta raggiunto il posto fisso (adesso stop alle assunzioni), si bada solo a pubblicare e ottenere il miglior impact factor, in modo da ricevere più fondi (pubblici).  ;)

E' raro che si faccia impresa privata rischiando il proprio, perchè in italia sai bene che quando si generano utili, questi rimangono privati, mentre le perdite diventano della collettività.

Ripeto, voglio mantenere il mio interesse ad un miglior inquadramento economico, in primis, perchè, nella mia piccola presunzione di bottegaio in camice bianco, ritengo di aver studiato per gli altri, più che per me  8)
Spero che si capisca il senso, ovvero che il sapere fine a sè stesso è appagante, ma trovo che l'utilità e la condivisione per un qualche scopo lo siano ancora di più.

Per fortuna non vendo solo supposte :P... e spesso anche dietro quelle si possono spendere due parole per consigliare al meglio.  ;D

ciaca

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Re:Fuga di professionalità (dall'italia)
« Risposta #29 il: Gennaio 28, 2016, 17:39:15 pm »
Io mi sento solo di dirti che se credi di essere in un vicolo cieco e razionalmente ritieni di avere prospettive lontano da qui fai bene a correre via e a gambe levate, anche con quella piccola dose di coraggio e incoscienza che ci vuole per fare grandi passi.

E credo sia il consiglio che ti darebbe chiunque, anche chi getta acqua sul fuoco del facile entusiasmo, a condizione appunto che non sia un salto nel vuoto o un viaggio della speranza. :)
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"