Ne volete un altro?
Il nostro valoroso presidente della Repubblica non va alla prima della Scala.
Popolo di pulcinella
La “Prima” alla Scala è uno degli eventi culturali più importanti in Italia.
Il fatto che la “buona società” milanese ne abbia fatto anche l’evento mondano per eccellenza non dovrebbe essere visto negativamente, in un Paese “normale”: si tratta in effetti dell’ossequio – sincero o ipocrita, meno importa – che la borghesia produttiva rende alla cultura.
E invece in Italia (che infatti non è un Paese “normale”) l’antipatia che certi moralisti riservano alla mondanità finisce col travolgere una delle nostre più belle tradizioni culturali.
Per cui ogni volta che c’è da “contestare” qualcosa o qualcuno ci si dà convegno alla Scala: slogan e uova contro le orrende “signore impellicciate” (che magari hanno anche un Cartier al polso… sciagurate!).
Ed ogni volta che i nostri politici vogliono dimostrarsi “sensibili” a un evento luttuoso (almeno finché dura l’ondata emotiva…), ecco che scatta il gesto politicamente corretto di rinunciare all’evento “mondano” per eccellenza.
Che poi si tratti – ripeto - di uno degli eventi culturali più importanti in Italia, poco importa.
Con questi gesti “forti” e coraggiosi il nostro Paese è sicuramente più pronto ad affrontare ogni minaccia, terroristica e non!
P.S.: io quest’anno alla Scala non ci sarei andato in ogni caso, ma per altri motivi.
Va in scena la
Giovanna d'Arco di Verdi, che è stata così presentata dai registi Moshe Leiser e Patrice Caurier, in un'intervista rilasciata al mensile
Classic Voice: “La storia di Giovanna e del Jihad hanno tante affinità. La struttura è la stessa, di là c'è il Cattolicesimo, di qua l'Islam, ma la filosofia è la stessa. Oggi il fanatismo religioso e il nazionalismo distruggono l'Europa e noi sentiamo la responsabilità di raccontare questa storia di follia, questo desiderio di sangue per la glorificazione di Dio”.
Sappiamo tutti che Giovanna d’Arco – che spronò il suo re alla liberazione della Francia dall’occupazione inglese - non era una “terrorista” religiosa, non ha mai invocato o praticato lo sterminio di civili inermi.
Lo sanno anche quei registi… che però ritengono - in malafede - di fare un’operazione utile assimilando la nostra cultura e la nostra tradizione religiosa a quella dei terroristi islamisti. L’esigenza più impellente, per loro, sarebbe quella di alimentare i sensi di colpa di un Occidente già in profonda crisi di identità.
Insomma, le nostre
élites (?) culturali la violenza non la combattono, la… esorcizzano!