Orologico Forum 3.0

Costruzione di un Tourbillon a Parigi

ciaca

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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #60 il: Luglio 24, 2015, 19:41:28 pm »
Marco, io ricordo solo una generica affermazione che fare orologi ultrapiatti, ancora oggi, é una delle cose più difficili per quest'industria. E ci credo, perché per fare un ultra piatto e farlo funzionare bene non bastano le frese a cnc.
Va da sé che spessori ultra piatti si portano dietro diametri proporzionati di conseguenza.
Non é un caso che ancora oggi i calibri ultra piatti si contano sulle dita di due mani (a voler essere di manica larga) e che VC per uno dei suoi orologi più belli, pregiati, e rappresentativi abbia scelto la strada dell'ultrapiatto (in quel caso cronografo).
Ripeto, oggi a fare movimenti da tasca son buoni tutti, anche con tourbillon.
Ovviamente non pretendo da un ragazzo di 18 anni che faccia ciò che dovrebbero fare i grandi maestri, mi limito solo a non emozionarmi più di tanto di fronte a questo lavoro, e ad encomiarlo più per il metodo che non per il progetto in sé che non mi pare avere alcuna particolare rilevanza.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

mbelt

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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #61 il: Luglio 24, 2015, 20:57:29 pm »
Marco, io ricordo solo una generica affermazione che fare orologi ultrapiatti, ancora oggi, é una delle cose più difficili per quest'industria. E ci credo, perché per fare un ultra piatto e farlo funzionare bene non bastano le frese a cnc.
Va da sé che spessori ultra piatti si portano dietro diametri proporzionati di conseguenza.
Non é un caso che ancora oggi i calibri ultra piatti si contano sulle dita di due mani (a voler essere di manica larga) e che VC per uno dei suoi orologi più belli, pregiati, e rappresentativi abbia scelto la strada dell'ultrapiatto (in quel caso cronografo).
Ripeto, oggi a fare movimenti da tasca son buoni tutti, anche con tourbillon.
Ovviamente non pretendo da un ragazzo di 18 anni che faccia ciò che dovrebbero fare i grandi maestri, mi limito solo a non emozionarmi più di tanto di fronte a questo lavoro, e ad encomiarlo più per il metodo che non per il progetto in sé che non mi pare avere alcuna particolare rilevanza.
Io non ho letto una cosa di Papi , con Papi ci ho parlato a voce direttamente e mi disse che vi erano le basi tecniche per riaprire il discorso degli ultrapiatti ma su spessori molto molto più ridotti di quelli che noi oggi consideriamo ultrapiatti e mi disse - anche lui- che il freno era commerciale. Infatti le sue parole sono state dimostrate dal Bulgari Tourbillon finissimo che ha infranto non di poco vari primati precedenti. Fare oggi un ultrapiatto come quel Bulgari è una sfida credo per il montaggio più che per la produzione ( tutta a macchina e le macchine non hanno problemi a rimpicciolire oggi). Ma fare oggi un ultrapiatto come il 240 Pp o come i Blancpain dei tempi d'oro non è un problema per nessuno e non è neppure più un virtuosismo tecnico. E, comunque, il problema gente come Viot neppure se lo pone perché se poi gli orologi non piacciono, non attirano l'attenzione, e non vendono, non si vede perché farli, tanto più per uno alle prime armi , ma aggiungo anche per qualsiasi piccolo indipendente che non ha potere di far mutare le mode. Tra l'altro il Bulgari evidenzia un ulteriore ostacolo: il diametro, che oggi comunque si vuole abbondante, e a maggior ragione questo mal si concilia con l'ultrapiatto. Quindi la risposta di Viot è perfetta. Peraltro anche io penso che l'epica d'oro degli orologi da polso siano stati gli anni 50 del secolo scorso.
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ciaca

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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #62 il: Luglio 24, 2015, 21:59:50 pm »
Citazione
Peraltro anche io penso che l'epica d'oro degli orologi da polso siano stati gli anni 50 del secolo scorso.

Questo lo pensano, credo, tutti.
Quando si parla di epoca d'oro a quegli anni si fa implicito riferimento.
Contrapposta a quella contrmporanea, che Ermanno ha più volte (imho giustamente) definito dei nuovi barbari.
Quanto a Papi io pubblicamente ho letto altro, e mi basta. Se poi vuole produrre movimenti dello spessore di un foglio di carta velina non posso che esserne contento, nell'attesa mi accontenterei anche di qualcosa di meno "estremo" :)

Quanto al vendere, continuo a non capire su che presupposti un ragazzo che fa un pezzo singolo si debba preoccupare di venderlo. Io lo vedo come una sorta di esame finale, un Po come quei prototipi che gli orologiai fanno alla fine di un corso di studi come il wostep. Che devono vendere?

Mica stiamo parlando di una produzione in serie, seppur piccola, come quella di Coyon (per esempio).
« Ultima modifica: Luglio 24, 2015, 22:08:44 pm da ciaca »
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mbelt

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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #63 il: Luglio 24, 2015, 22:09:32 pm »
Citazione
Peraltro anche io penso che l'epica d'oro degli orologi da polso siano stati gli anni 50 del secolo scorso.

Questo lo pensano, credo, tutti.
Quando si parla di epoca d'oro a quegli anni si fa implicito riferimento.
Contrapposta a quella contrmporanea, che Ermanno ha più volte (imho giustamente) definito dei nuovi barbari.

Quanto al vendere, continuo a non capire su che presupposti un ragazzo che fa un pezzo singolo si debba preoccupare di venderlo. Io lo vedo come una sorta di esame finale, un Po come quei prototipi che gli orologiai fanno alla fine di un corso di studi come il wostep. Che devono vendere?

Mica stiamo parlando di una produzione in serie, seppur piccola, come quella di Coyon (per esempio).
Scusa, ma tu pensi non costruirà e non venderà orologi? A me sembra che la sua risposta dica esattamente il contrario. Lui sta cercando prima con un prototipo di attirare giustamente l'attenzione su quello che fa. Altrimenti, peraltro, non avrebbe fatto un pezzo così elaborato, lo si vede anche da come è fatto...no? Se fai un orologio da 34 mm non se lo fila nessuno, neppure tu, secondo me, forse me lo filo io ( dico forse, ma con me non campa).
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ciaca

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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #64 il: Luglio 24, 2015, 22:14:32 pm »
E cosa c'entra? Se io voglio fare vedere al mondo quanto sono bravo con un prototipo lo faccio al massimo delle mie capacità, se sono stato capace di farlo piccolo e sottile a maggior ragione saprò farlo più grande e spesso quando poi dovrò avviare la produzione in serie per assecondare i gusti dei clienti.
La storia che non si vende, con questo prototipo non c'entra nulla. Per questo la risposta almeno nella sua prima parte, mi è sembrata tirata per i capelli, pur conscio che stiamo parlando di un ragazzino.
« Ultima modifica: Luglio 24, 2015, 22:17:16 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Istaro

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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #65 il: Luglio 25, 2015, 00:12:43 am »
Ad ogni modo, l'indulgenza che si può avere per un giovane - pur capace - alle prime esperienze, il realismo rispetto alle tendenze di mercato, non devono indurci ad "ammorbidire" le nostre opinioni, adeguandole al contesto.

Le opinioni libere e schiette, soprattutto se ben fondate e argomentate, forse non possono invertire un trend generale, ma certo possono essere utili a tenere vive "oasi" di buon gusto e competenza...

Aggiungo che - pur comprendendola per certi versi - non riesco a giustificare la timidezza eccessiva nel proporre orologi di stampo classico, evidenziata da molti produttori e, soprattutto, da molti artigiani.

Gli amanti dei diametri contenuti e dello stile equilibrato esistono ancora (forse sono davvero pochi quelli che uniscono anche la competenza tecnica).
Perché non coltivare questa nicchia di mercato, almeno con parte della propria produzione?

Secondo me, chi insegue soltanto la tendenza prevalente manifesta anche una certa miopia imprenditoriale: perché la tendenza prevalente sembra quella più ricca di occasioni, ma è anche quella più affollata di concorrenti...
« Ultima modifica: Luglio 25, 2015, 00:16:45 am da Istaro »
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #66 il: Luglio 25, 2015, 07:22:54 am »
Ad ogni modo, l'indulgenza che si può avere per un giovane - pur capace - alle prime esperienze, il realismo rispetto alle tendenze di mercato, non devono indurci ad "ammorbidire" le nostre opinioni, adeguandole al contesto.

Le opinioni libere e schiette, soprattutto se ben fondate e argomentate, forse non possono invertire un trend generale, ma certo possono essere utili a tenere vive "oasi" di buon gusto e competenza...

Aggiungo che - pur comprendendola per certi versi - non riesco a giustificare la timidezza eccessiva nel proporre orologi di stampo classico, evidenziata da molti produttori e, soprattutto, da molti artigiani.

Gli amanti dei diametri contenuti e dello stile equilibrato esistono ancora (forse sono davvero pochi quelli che uniscono anche la competenza tecnica).
Perché non coltivare questa nicchia di mercato, almeno con parte della propria produzione?

Secondo me, chi insegue soltanto la tendenza prevalente manifesta anche una certa miopia imprenditoriale: perché la tendenza prevalente sembra quella più ricca di occasioni, ma è anche quella più affollata di concorrenti...

Parole sacrosante Gianni, AMEN

mbelt

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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #67 il: Luglio 25, 2015, 08:45:32 am »
Ad ogni modo, l'indulgenza che si può avere per un giovane - pur capace - alle prime esperienze, il realismo rispetto alle tendenze di mercato, non devono indurci ad "ammorbidire" le nostre opinioni, adeguandole al contesto.

Le opinioni libere e schiette, soprattutto se ben fondate e argomentate, forse non possono invertire un trend generale, ma certo possono essere utili a tenere vive "oasi" di buon gusto e competenza...

Aggiungo che - pur comprendendola per certi versi - non riesco a giustificare la timidezza eccessiva nel proporre orologi di stampo classico, evidenziata da molti produttori e, soprattutto, da molti artigiani.

Gli amanti dei diametri contenuti e dello stile equilibrato esistono ancora (forse sono davvero pochi quelli che uniscono anche la competenza tecnica).
Perché non coltivare questa nicchia di mercato, almeno con parte della propria produzione?

Secondo me, chi insegue soltanto la tendenza prevalente manifesta anche una certa miopia imprenditoriale: perché la tendenza prevalente sembra quella più ricca di occasioni, ma è anche quella più affollata di concorrenti...
Con l'ultimo periodo non sono d'accordo per nulla. Sarebbe miope imprenditorialmente fare oggi un orologio da uomo di 36 mm, o piatto, perché non si vende. Il numero di appassionati che apprezzano queste cose è talmente basso che lo vedi dalle quotazioni attuali degli orologi di piccole dimensioni: te li tirano dietro, qualunque marchio abbiano sopra. E allora una persona agli inizi che deve vivere su un solo modello, con un nome sconosciuto, con un pezzo che per come è lavorato e costruito sarà già molto costoso, figurati se razionalmente può mettersi pure a rischiare su diametri piccoli...non capire questo vuole dire per me essere accecati da fissazioni per cui si pensa che il proprio sia il gusto di tutti.  Ma così non è.
Come è stato spiegato molte volte oggi costruire orologi più piccoli è molto ma molto più facile che in passato. Ma per affermarli sul mercato ci vuole una forza di mercato. Non è mai un marchio piccolo o giovane che crea una moda. Pertanto è incomprensibile avere pretese verso questi artigiani che non si hanno verso i grandi costruttori: loro sì che avrebbero teoricamente la forza di imporre un ritorno alle piccole dimensioni, forse. Se non lo fanno loro, come si può pretendere che lo possa fare un piccolo artigiano? Se qualcuno me lo spiega lo ringrazio.
« Ultima modifica: Luglio 25, 2015, 08:52:37 am da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #68 il: Luglio 25, 2015, 10:03:15 am »
Ad ogni modo, l'indulgenza che si può avere per un giovane - pur capace - alle prime esperienze, il realismo rispetto alle tendenze di mercato, non devono indurci ad "ammorbidire" le nostre opinioni, adeguandole al contesto.

Le opinioni libere e schiette, soprattutto se ben fondate e argomentate, forse non possono invertire un trend generale, ma certo possono essere utili a tenere vive "oasi" di buon gusto e competenza...

Aggiungo che - pur comprendendola per certi versi - non riesco a giustificare la timidezza eccessiva nel proporre orologi di stampo classico, evidenziata da molti produttori e, soprattutto, da molti artigiani.

Gli amanti dei diametri contenuti e dello stile equilibrato esistono ancora (forse sono davvero pochi quelli che uniscono anche la competenza tecnica).
Perché non coltivare questa nicchia di mercato, almeno con parte della propria produzione?

Secondo me, chi insegue soltanto la tendenza prevalente manifesta anche una certa miopia imprenditoriale: perché la tendenza prevalente sembra quella più ricca di occasioni, ma è anche quella più affollata di concorrenti...
Con l'ultimo periodo non sono d'accordo per nulla. Sarebbe miope imprenditorialmente fare oggi un orologio da uomo di 36 mm, o piatto, perché non si vende. Il numero di appassionati che apprezzano queste cose è talmente basso che lo vedi dalle quotazioni attuali degli orologi di piccole dimensioni: te li tirano dietro, qualunque marchio abbiano sopra. E allora una persona agli inizi che deve vivere su un solo modello, con un nome sconosciuto, con un pezzo che per come è lavorato e costruito sarà già molto costoso, figurati se razionalmente può mettersi pure a rischiare su diametri piccoli...non capire questo vuole dire per me essere accecati da fissazioni per cui si pensa che il proprio sia il gusto di tutti.  Ma così non è.
Come è stato spiegato molte volte oggi costruire orologi più piccoli è molto ma molto più facile che in passato. Ma per affermarli sul mercato ci vuole una forza di mercato. Non è mai un marchio piccolo o giovane che crea una moda. Pertanto è incomprensibile avere pretese verso questi artigiani che non si hanno verso i grandi costruttori: loro sì che avrebbero teoricamente la forza di imporre un ritorno alle piccole dimensioni, forse. Se non lo fanno loro, come si può pretendere che lo possa fare un piccolo artigiano? Se qualcuno me lo spiega lo ringrazio.

Gianni ed io dicevamo una cosa diversa, Marco, non si diceva che un giovane ragazzo al primo orologio con un (o più) modello dovesse invertire la tendenza di mercato, anzi io sono pienamente d'accordo con te quando dici che con tutta probabilità non ci sarà mai un ritorno alle misure piccole (anche se ritengo che misure 35/39 non siano poi così piccole). Si diceva però che il più delle volte il successo di un imprenditore deriva dal sapersi ritagliare una nicchia di mercato, trovare un piccolo bacino di clienti che però al livello mondiale può esser più che soddisfacente.
 Anzi perdonami riflettendoci bene mi sembra molto meno strategico per un giovane realizzare un orologio che debba rubare spazio a multinazionali e molti indipendenti famosi piuttosto che fare un prodotto di altissima qualità per un piccolo target di appassionati insoddisfatti dal  mercato generalista.
« Ultima modifica: Luglio 25, 2015, 10:05:26 am da claudio969 »

ciaca

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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #69 il: Luglio 25, 2015, 11:55:12 am »
Si ma io continuo a non vedere il nesso tra questo orologio ed un'eventuale idea imprenditoriale.
Stiamo parlando di un apprendista al suo terzo anno di scuola che ha deciso di realizzare UN orologio in modo artigianale nella speranza di farsi conoscere. Non deve vendere niente, almeno per adesso, deve solo far vedere quello che da fare.
Quello che poi farà o meno in futuro, come lo farà, a chi e in che misura lo venderà, con questo unico prototipo non ha niente a che vedere. Ecco perché tutta questa discussione non ha nessun rilievo sulle scelte fatte dal ragazzo.

Quanto all'idea imprenditoriale e alla scelta delle caratteristiche (tra cui le dimensioni) del prodotto io penso che ci siano già fin troppi orologi di tutti i tipi, forme e dimensioni, per fin troppo pochi clienti. É un mercato dal destino segnato, grandi, medi, piccoli, non vedo nessun futuro che non sia la decadenza dell'usa e getta. Il fatto che ci siano ancora i Viot che formano gli Auffret mi da una debole tenue speranza di sbagliarmi.
Ermanno dice che tra 30 anni non verrà ricordata nessuna produzione contemporanea, io temo che tra 30 anni non verrà ricordato proprio nulla di nessuna epoca, ma mi fa sorridere che a preoccuparsene sia un ragazzino di 18 anni. Beata gioventù e ingenuità...
« Ultima modifica: Luglio 25, 2015, 11:59:15 am da ciaca »
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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #70 il: Luglio 25, 2015, 12:45:04 pm »
Ad ogni modo, l'indulgenza che si può avere per un giovane - pur capace - alle prime esperienze, il realismo rispetto alle tendenze di mercato, non devono indurci ad "ammorbidire" le nostre opinioni, adeguandole al contesto.

Le opinioni libere e schiette, soprattutto se ben fondate e argomentate, forse non possono invertire un trend generale, ma certo possono essere utili a tenere vive "oasi" di buon gusto e competenza...

Aggiungo che - pur comprendendola per certi versi - non riesco a giustificare la timidezza eccessiva nel proporre orologi di stampo classico, evidenziata da molti produttori e, soprattutto, da molti artigiani.

Gli amanti dei diametri contenuti e dello stile equilibrato esistono ancora (forse sono davvero pochi quelli che uniscono anche la competenza tecnica).
Perché non coltivare questa nicchia di mercato, almeno con parte della propria produzione?

Secondo me, chi insegue soltanto la tendenza prevalente manifesta anche una certa miopia imprenditoriale: perché la tendenza prevalente sembra quella più ricca di occasioni, ma è anche quella più affollata di concorrenti...
Con l'ultimo periodo non sono d'accordo per nulla. Sarebbe miope imprenditorialmente fare oggi un orologio da uomo di 36 mm, o piatto, perché non si vende. Il numero di appassionati che apprezzano queste cose è talmente basso che lo vedi dalle quotazioni attuali degli orologi di piccole dimensioni: te li tirano dietro, qualunque marchio abbiano sopra. E allora una persona agli inizi che deve vivere su un solo modello, con un nome sconosciuto, con un pezzo che per come è lavorato e costruito sarà già molto costoso, figurati se razionalmente può mettersi pure a rischiare su diametri piccoli...non capire questo vuole dire per me essere accecati da fissazioni per cui si pensa che il proprio sia il gusto di tutti.  Ma così non è.
Come è stato spiegato molte volte oggi costruire orologi più piccoli è molto ma molto più facile che in passato. Ma per affermarli sul mercato ci vuole una forza di mercato. Non è mai un marchio piccolo o giovane che crea una moda. Pertanto è incomprensibile avere pretese verso questi artigiani che non si hanno verso i grandi costruttori: loro sì che avrebbero teoricamente la forza di imporre un ritorno alle piccole dimensioni, forse. Se non lo fanno loro, come si può pretendere che lo possa fare un piccolo artigiano? Se qualcuno me lo spiega lo ringrazio.

Gianni ed io dicevamo una cosa diversa, Marco, non si diceva che un giovane ragazzo al primo orologio con un (o più) modello dovesse invertire la tendenza di mercato, anzi io sono pienamente d'accordo con te quando dici che con tutta probabilità non ci sarà mai un ritorno alle misure piccole (anche se ritengo che misure 35/39 non siano poi così piccole). Si diceva però che il più delle volte il successo di un imprenditore deriva dal sapersi ritagliare una nicchia di mercato, trovare un piccolo bacino di clienti che però al livello mondiale può esser più che soddisfacente.
 Anzi perdonami riflettendoci bene mi sembra molto meno strategico per un giovane realizzare un orologio che debba rubare spazio a multinazionali e molti indipendenti famosi piuttosto che fare un prodotto di altissima qualità per un piccolo target di appassionati insoddisfatti dal  mercato generalista.
Secondo me non tieni conto di un fatto: sicuramente si tratterà di produzione di super nicchia , ma questo non risolve il problema comunicativo , ma lo aggrava. Perché devi giungere a tutta la comunità di grandi appassionati e collezionisti per trovare la nicchia, e per chi si affaccia sul mercato è un bel problema. Questo orologio d'altro canto avrà già una sua forte caratterizzazione,  per le costose e rare modalità  con cui è costruito, ma anche per scelte estetiche .  È un bel prodotto che se è 40mm per me non è un problema. Bisogna anche tenere conto che quando si ha un quadrante decentrato delle ore anche un minimo di dimensione conta perché non sia troppo piccolo, problema che con le ore centrali ovviamente non si ha. Quindi la mia opinione è positiva.
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Istaro

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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #71 il: Luglio 25, 2015, 13:22:05 pm »
Gli amanti dei diametri contenuti e dello stile equilibrato esistono ancora (forse sono davvero pochi quelli che uniscono anche la competenza tecnica).
Perché non coltivare questa nicchia di mercato, almeno con parte della propria produzione?

Secondo me, chi insegue soltanto la tendenza prevalente manifesta anche una certa miopia imprenditoriale: perché la tendenza prevalente sembra quella più ricca di occasioni, ma è anche quella più affollata di concorrenti...
Con l'ultimo periodo non sono d'accordo per nulla. Sarebbe miope imprenditorialmente fare oggi un orologio da uomo di 36 mm, o piatto, perché non si vende. Il numero di appassionati che apprezzano queste cose è talmente basso che lo vedi dalle quotazioni attuali degli orologi di piccole dimensioni: te li tirano dietro, qualunque marchio abbiano sopra. E allora una persona agli inizi che deve vivere su un solo modello, con un nome sconosciuto, con un pezzo che per come è lavorato e costruito sarà già molto costoso, figurati se razionalmente può mettersi pure a rischiare su diametri piccoli...non capire questo vuole dire per me essere accecati da fissazioni per cui si pensa che il proprio sia il gusto di tutti.  Ma così non è.
Come è stato spiegato molte volte oggi costruire orologi più piccoli è molto ma molto più facile che in passato. Ma per affermarli sul mercato ci vuole una forza di mercato. Non è mai un marchio piccolo o giovane che crea una moda. Pertanto è incomprensibile avere pretese verso questi artigiani che non si hanno verso i grandi costruttori: loro sì che avrebbero teoricamente la forza di imporre un ritorno alle piccole dimensioni, forse. Se non lo fanno loro, come si può pretendere che lo possa fare un piccolo artigiano? Se qualcuno me lo spiega lo ringrazio.

Io non sostenevo che i marchi piccoli o gli artigiani debbano "creare una moda" o invertire le tendenze (anche se a volte accade...).
A me sembra, semplicemente, che una nicchia di mercato per gli orologi “classici” esista ancora: alcuni modelli di diametro contenuto sono ancora in catalogo delle maisons, e qualcosa vendono.

Peraltro, il cane si morde la coda: esistono clienti (pochi, ma esistono) che vorrebbero diametri o spessori contenuti per certe tipologie di orologio; e, non trovando tali orologi, sono costretti a ripiegare su dimensioni più grandi (con il negoziante che non vuole avere troppe giacenze e ti fa il lavaggio del cervello: “ormai si usano solo così!”). Clienti, quindi, arruolati loro malgrado nel novero di quelli che richiederebbero dimensioni eccessive…

Questa nicchia, che esiste, sicuramente potrebbe essere meglio coltivata.
Teniamo conto che parliamo di prodotti i cui costi variabili (spese di lavorazione per il singolo pezzo) hanno incidenza molto maggiore dei costi fissi, anche a causa dello scarso contenuto di innovazione tecnologica applicato allo sviluppo dei singoli modelli (lo constatiamo con scarso entusiasmo, ma così è).

Prendendo in considerazione innanzitutto le grandi maisons, queste hanno costi fissi di tipo generale (impianti, personale, marketing, assistenza, ecc.) che possono agevolmente spalmare sul complesso della loro produzione.
Sono in grado, quindi, di destinare “parte della produzione” (come scrivevo) a prodotti classici, senza che questo comporti costi marginali rilevanti e senza eccessive preoccupazioni sui livelli di queste vendite (ricordiamo anche i margini di profitto di ogni esemplare…).
Alcune già lo fanno, ma solo per poche referenze. Costituirebbe davvero un piccolo sforzo allargare il numero delle referenze disponibili, magari proponendo lo stesso modello in versioni diverse: un solotempo in versione 34 e 37 mm; un complicato in versione 36 e 40 mm. Alle versioni più piccole… basta non mettere la ciambella!

Altro discorso – che richiederebbe altro tipo di investimenti – è l’impegno a rilanciare su larga scala la moda dell’orologio classico. In teoria si può fare (proponendolo come nuovo standard di esclusività, coinvolgendo testimonial di prestigio, ecc.), ma i margini di rischio imprenditoriale sono in questo caso considerevolmente più alti, per cui la riluttanza è comprensibile.

Se parliamo poi degli indipendenti o degli artigiani, questi hanno costi fissi sensibilmente minori. Cosicché il discorso, mutatis mutandis, non cambia molto…

Capisco la riluttanza di un piccolo produttore a proporre solo orologi classici, perché per farsi un nome bisogna proporre anche articoli della tipologia (dimensioni) più richiesta. Ma, trattandosi di produttori che già nascono per coprire nicchie di marcato (quella degli amanti di un’orologeria particolarmente raffinata con lavorazione semiartigianale), dovrebbero essere mentalmente attrezzati anche per coprire “sottonicchie” come quella degli orologi classici.

Attenzione: si tratta di riuscire a piazzare alcune decine di pezzi! Non è certo impossibile, neanche in un mercato che ha un surplus di offerta (ma il punto è proprio quello di differenziare l’offerta…), se teniamo conto che il bacino di utenza è … tutto il mondo!

Non è impossibile, ma non è neanche facile, perché questa utenza di nicchia è molto frammentata e deve essere intercettata. Vent’anni fa non sarebbe stato possibile. Ma oggi c’è internet e la vendita per corrispondenza è ormai consuetudine…

Servono certamente capacità imprenditoriali, oltre che di tecnica orologiera: bisogna costruire un sito internet ben fatto, in più lingue, con contenuti capaci di esaltare il pregio dell’orologeria classica; bisogna saper organizzare una presenza sui social network; bisogna entrare in contatto con realtà associative che hanno un potenziale interesse per questa tipologia di prodotto “classico” (cultori dell’antiquariato, amanti del ben vestire, ecc.), magari proponendo accordi commerciali; bisogna saper offrire una personalizzazione spinta del prodotto…

E servono, infine, grande passione per un certo tipo di orologeria e un pizzico di coraggio (che, se accompagnato alle capacità, non è incoscienza).

Insomma, servono doti che sicuramente non possiamo chiedere al diciottenne che ci ha dato l’occasione per questo ragionamento (tralasciando la questione se la sua opera prima debba o meno avere un obiettivo commerciale). Ma, per esempio, le chiederei a Coyon…
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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #72 il: Luglio 25, 2015, 13:51:50 pm »
...si,  anch'io non parlavo del ns giovanissimo orologiaio alla sua prima creazione bensì agli indipendenti e creatori dalle spalle più forti e dalla personalità maggiormente formata proprio come Papi, Calabrese, Voutilainen, Smith, Journe, Halter....per non dire poi le grandi Maisons che però forse per loro natura generalista sono meno interessati alle nicchie di mercato.


ciaca

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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #73 il: Luglio 25, 2015, 14:23:48 pm »
Papi non fa orologi, costruisce macchine. Lui ha sempre dichiarato di non avere alcuna passione per gli orologi, ma di averla per la meccanica che li anima.
Calabrese ha fatto molto, basti pensare all'A.H.C.I. e ai suoi tourbillon volanti in un'epoca in cui quelli capaci di costruire e montare un tourbillon si potevano contare sulle dita di una mano, ma ha poi scelto strade che l'hanno portato a scaldare poltrone più che a creare orologi.
Molti degli attuali indipendenti sono figli, a livello imprenditoriale, dell'epoca oversize ed é scontato che a questo si conformino, ad alcuni come Voutilainen va riconosciuto il merito di aver saputo tradurre in modo convincente gli stilemi dell'orologeria classica di stampo britannico, quella che nella sua epoca ispirò breguet per intendersi, in modo conforme alle mutate tendenze, molto meglio di quanto non abbiano saputo fare le grandi case, Breguet in primis. Nessuno, salvo Dufour, ha avuto il coraggio di essere anticonformista fino in fondo, duro e puro, nemmeno quelli come baumgartner e frei che dietro l'apparente anti conformismo delle loro produzioni celano in realtà li stesso conformismo di tanti altri, semplicemente in modo diverso.
Ma anche indipendenti di lungo corso, come Roth, per vendere hanno dovuto cedere qualcosa alla moda dell'oversize, come dimostra l'attuale produzione JDN. Nessuno può cambiare il verso in cui gira il mondo dell'orologeria e non mi sento di biasimare chi vi si conforma magari cercando di metterci comunque del pregio vero e d'altri tempi, dovendo campare del proprio lavoro, specie se anche case con granitica nomea come Patek hanno dovuto arrendersi e cavalcare la moda per vendere i propri orologi.
Però, almeno questo si, all'esame di maturità di un apprendista un po' di "rigore" teorico e concettuale me lo aspetto, per darsi al pratico conformismo paraculo c'è poi tutta la vita davanti :)
« Ultima modifica: Luglio 25, 2015, 14:37:44 pm da ciaca »
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Re:Costruzione di un Tourbillon a Parigi
« Risposta #74 il: Luglio 25, 2015, 15:42:06 pm »
Papi non fa orologi, costruisce macchine. Lui ha sempre dichiarato di non avere alcuna passione per gli orologi, ma di averla per la meccanica che li anima.
Calabrese ha fatto molto, basti pensare all'A.H.C.I. e ai suoi tourbillon volanti in un'epoca in cui quelli capaci di costruire e montare un tourbillon si potevano contare sulle dita di una mano, ma ha poi scelto strade che l'hanno portato a scaldare poltrone più che a creare orologi.
Molti degli attuali indipendenti sono figli, a livello imprenditoriale, dell'epoca oversize ed é scontato che a questo si conformino, ad alcuni come Voutilainen va riconosciuto il merito di aver saputo tradurre in modo convincente gli stilemi dell'orologeria classica di stampo britannico, quella che nella sua epoca ispirò breguet per intendersi, in modo conforme alle mutate tendenze, molto meglio di quanto non abbiano saputo fare le grandi case, Breguet in primis. Nessuno, salvo Dufour, ha avuto il coraggio di essere anticonformista fino in fondo, duro e puro, nemmeno quelli come baumgartner e frei che dietro l'apparente anti conformismo delle loro produzioni celano in realtà li stesso conformismo di tanti altri, semplicemente in modo diverso.
Ma anche indipendenti di lungo corso, come Roth, per vendere hanno dovuto cedere qualcosa alla moda dell'oversize, come dimostra l'attuale produzione JDN. Nessuno può cambiare il verso in cui gira il mondo dell'orologeria e non mi sento di biasimare chi vi si conforma magari cercando di metterci comunque del pregio vero e d'altri tempi, dovendo campare del proprio lavoro, specie se anche case con granitica nomea come Patek hanno dovuto arrendersi e cavalcare la moda per vendere i propri orologi.
Però, almeno questo si, all'esame di maturità di un apprendista un po' di "rigore" teorico e concettuale me lo aspetto, per darsi al pratico conformismo paraculo c'è poi tutta la vita davanti :)

Perdonami Angelo ma il nuovo 2 minuti Roth JDN è un Tourbillon da 38mm, sono certo che tu lo sai molto meglio da me, non possiamo chiamarlo oversize, credo per un turbo sia un'ottima dimensione, considerando anche la forma delle anse ritengo che possa vestire il polso benissimo, aggiungo poi che questo particolarissimo tourbillon mi fa piacere vederlo un po più grande (solo 1/2mm in più=38mm senza esagerare !!  ;D)