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Cartello o normali logiche di mercato?

Airangel

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Cartello o normali logiche di mercato?
« il: Maggio 31, 2016, 14:27:00 pm »
Lo scorso venerdì si è svolta a Milano, nel quadrilatero della moda e delle maison orologiere, una manifestazione degli orologiai indipendenti italiani, per chiedere l'intervento del governo in sede europea, per obbligare le varie case di orologeria a fornire anche gli orologiai indipendenti, quindi non legati a marchi in esclusiva.
Attualmente le case non forniscono i ricambi a meno di non soddisfare tutta una serie di requisiti che risultano quasi insormontabili dagli artigiani.

Il modello sembra essere quello dei produttori di automobili, che sono stati costretti a fornire anche meccanici multimarca.

Voi cosa ne pensate?

ciaca

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Re:Cartello o normali logiche di mercato?
« Risposta #1 il: Maggio 31, 2016, 14:39:44 pm »
Penso che di questa cosa si parla da anni ma i primi a non volere alcun cambiamento sono proprio gli orologiai che pensano di cavarsela all'italiana (con l'amico dell'amico) come hanno fatto fino ad oggi e credono, furbescamente, di potersi così avvantaggiare sulla concorrenza che l'amico non ce l'ha.
Insomma la solita mentalità (furba e stupida) italiana.
Ad ogni modo la sola associazione di categoria non può fare nulla perché la problematica dovrebbe essere affrontata a livello politico, cosa che credo non sia in agenda tra le massime priorità del paese.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Patrizio

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Re:Cartello o normali logiche di mercato?
« Risposta #2 il: Maggio 31, 2016, 15:21:14 pm »
premesso che contingentare i pezzi di ricambio è una distorsione del mercato che una authority sveglia dovrebbe sanzionare senza bisogno di manifestazioni, voglio immaginare che la supposizione di ciaca si applichi a piccole minoranze di una categoria di persone in generale oneste..
non farei di tutta l'erba un fascio come si suol dire
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ALAN FORD

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Re:Cartello o normali logiche di mercato?
« Risposta #3 il: Maggio 31, 2016, 15:26:47 pm »
Si ma poi non credo che possiamo restringere il tutto al mercato italiano.
Se Rolex decide di dare i ricambi solo ai suoi centri assistenza sarà a livello mondiale mica solo da noi.

mbelt

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Re:Cartello o normali logiche di mercato?
« Risposta #4 il: Maggio 31, 2016, 16:32:23 pm »
Approfondii la questione anni fa, anche perché con il mio incarico istituzionale, oltre che avendo io una storia di rapporti molto buoni con l'allora Presidente dell'Autorità per la Concorrenza e il Mercato, che è un caro amico, volevo essere di aiuto alla categoria, per una questione che senza tenere conto delle norme vigenti vedeva una chiara ragione degli orologiai indipendenti. Appurai che: 1) non esiste purtroppo una normativa, neppure a livello comunitario, che obblighi le aziende svizzere (la Svizzera non fa parte della UE), a fornire agli orologiai i ricambi degli orologi che vendono legalmente in Europa; 2) non esiste normativa italiana che ponga tale obbligo.
Queste carenze normative sono gravi, pesano gravemente sui consumatori di orologi, e alterano la concorrenza tra i riparatori, a vantaggio dei soli ufficiali. Purtroppo occorre dire che l'Europa in termini di garanzia dei consumatori è indietro anni luce, e all'interno di questa UE, l'Italia è ancora più scandalosamente indietro.
Allora pensavo che se gli orologiai si fossero fatti sentire si poteva agire a livello politico. Intanto il Presidente dell'AGCM da me allertato cominciò ad esercitare qualche pressione politica a riguardo. Ma né io, né lui, riuscimmo a vincere la partita. Le ragioni sono tante ed è inutile stare a spiegarle. Fare approvare una legge è molto difficile, soprattutto farla mettere all'ordine del giorno. Sarebbe servito come minimo, forse non come condizione sufficiente, di avere dalla propria la categoria degli orologiai indipendenti. Ma con somma sorpresa e sconcerto non solo mio, scoprii che in realtà la categoria degli orologiai era tutt'altro che unita: tante parole, ma neppure una manifestazione si riuscì ad organizzare, se non molti anni dopo (peraltro di dimensioni minime). Capii in seguito il perché: il fatto è che accanto a tanti orologiai in difficoltà ce ne sono circa altrettanti che hanno tutti i ricambi possibili ed immaginabili. Come? Ovviamente dai concessionari delle varie case che anche volendo non possono gestire all'interno le riparazioni e le manutenzioni di tanti orologi di prestigio, oltrettutto sopravvenute di colpo. Sicchè ogni grande concessionario ha i suoi laboratori esterni i quali non lavorano solo con la concessionaria....ahimè, il resto lo si può immaginare. Sicchè alla fine sono diversi gli orologiai che non lamentano un calo, ma da questa situazione purtroppo guadagnano perché pone paletti ai giovani concorrenti e a chi non ha questi rapporti con le concessionarie. Una roba triste e pazzesca. Quindi una categoria professionale poco numerosa, l'assenza di tutele legislative, la divisione all'interno della stessa categoria tra chi guadagna e chi rimette dalla situazione, la sordità e lentezza della politica anche italiana, la non protesta dei consumatori che tanto se vogliono hanno chi ripara e fa manutenzione ai loro orologi anche al di fuori delle reti ufficiali, hanno prodotto questo risultato triste e sconfortante. Solo la UE,  a mio avviso, potrebbe efficacemente porre alla Svizzera l'aut aut, così come è accaduto per tanti altri settori merceologici.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

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Re:Cartello o normali logiche di mercato?
« Risposta #5 il: Maggio 31, 2016, 16:52:06 pm »
In sintesi avevo scritto la stessa cosa.
Non saranno tutti, ma una buona parte su questa cosa ci marcia da anni, in vario modo.
Primo perché appunto ne fa uno strumento di concorrenza sleale e secondo perché su questi "introvabili ricambi" fa spesso una cresta indecente.

Sono d'accordo che dovrebbe essere la UE a fissare delle regole uniformi per tutti i paesi ma in assenza di essa (che mi pare latiti clamorosamente anche su temi di ben altra rilevanza) sono i singoli stati a dover tutelare i propri consumatori. E in effetti alcuni lo fanno, come per esempio l'UK e gli USA, dove questi problemi esistono ma in misura molto inferiore proprio per gli obblighi imposti alle case che esportano su quei mercati, quale che sia il settore merceologico.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

mbelt

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Re:Cartello o normali logiche di mercato?
« Risposta #6 il: Maggio 31, 2016, 17:23:36 pm »
In sintesi avevo scritto la stessa cosa.
Non saranno tutti, ma una buona parte su questa cosa ci marcia da anni, in vario modo.
Primo perché appunto ne fa uno strumento di concorrenza sleale e secondo perché su questi "introvabili ricambi" fa spesso una cresta indecente.

Sono d'accordo che dovrebbe essere la UE a fissare delle regole uniformi per tutti i paesi ma in assenza di essa (che mi pare latiti clamorosamente anche su temi di ben altra rilevanza) sono i singoli stati a dover tutelare i propri consumatori. E in effetti alcuni lo fanno, come per esempio l'UK e gli USA, dove questi problemi esistono ma in misura molto inferiore proprio per gli obblighi imposti alle case che esportano su quei mercati, quale che sia il settore merceologico.
Certo, ma essendo una vicenda di cui mi sono personalmente occupato e su cui ho sbattuto le corna, purtroppo, ho ritenuto di essere più esaustivo nella risposta. Per capire bene come sia difficile uscirne a livello nazionale basterebbe sapere come è difficile per categorie numerose, combattive e unite, ottenere una modifica legislativa: ci vogliono anni, se va bene. Figurati per una categoria di poche persone, divisa al proprio interno, dove ovviamente chi guadagna sono i più importanti e reputati, a scapito degli altri e del merito, sovente, e hanno pure più voce, con gli utenti che come sai non sono molto propensi s farsi sentire pubblicamente come possessori di orologi costosi (altro vizio italico, la fobia a mostrare ricchezza, in parte motivata, ma in buona parte no, se è legale), e comunque trovano il modo di riparare sempre, magari spendendo di più....tutto concorre a questo risultato. Bisognerebbe che gli orologiai veramente ostacolati si rivolgessero agli omologhi in Europa e facessero pressioni sul Parlamento UE, anzitutto.
Ma sarebbe bastata porre la questione direttamente alla Svizzera, perché sono convinto che di fronte alla minaccia di non poter più esportare i loro orologi in Italia (o nella Ue, e la cosa è ben diversa) non ho dubbi che l'industria ceda come ha dovuto cedere. Ma il livello nazionale è debole anche nella minaccia, non solo per ragioni quantitative: perché ognuno dei nostri Paesi fa parte dell'Organizzazione del Commercio Mondiale, e facciamo pure parte della UE, e in materia commerciale comportamenti di singole nazioni sono facilmente sospettabili di essere in violazione delle regole del commercio mondiale e dei trattati che le istituiscono e pure di norme UE. E comunque potrebbe dar luogo a ritorsioni svizzere, ed ecco perché serve il livello politico come minimo della UE.
« Ultima modifica: Maggio 31, 2016, 17:28:22 pm da mbelt »
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guagua72

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Re:Cartello o normali logiche di mercato?
« Risposta #7 il: Giugno 01, 2016, 08:01:50 am »
La ricerca esasperata e costante delle grandi maison, controllate dalle multinazionali del lusso è, ovviamente, quella di massimizzare costantemente il profitto. Sebbene molti orologiai meritino di avere accesso al materiale di ricambio, credo che non se ne uscirà mai. Non biasimo quindi le maison, nè urlo allo scandalo. Nemmeno possiamo considerare tutto questo un cartello.