Orologico Forum 3.0

Mondani al Corriere della Sera

Bertroo

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Mondani al Corriere della Sera
« il: Giugno 28, 2009, 19:35:40 pm »
Intervista concessa da Guido Mondani al giornalista del Corriere della Sera Augusto Veroni


Confesso che non mi piace scrivere articoli di questo tipo perché mi sembrano destinati a celebrare in maniera acritica un avvenimento commerciale, ma in questo caso la curiosità ha avuto il sopravvento: non mi interessa il lato commerciale (sarà un successo, ma per me è secondario) quanto le motivazioni di Mondani e di Patrizzi. Il primo, per quanto ne so, non è alla ricerca di un rientro economico di cui non ha bisogno perché la sua attività di editore procede tranquillamente. Il secondo perché avrebbe avuto maggiore interesse ad aspettare ancora un po’, attendendo di cadere più a ridosso del centenario Rolex, che verrà festeggiato nel 2008.

Conosco Osvaldo Patrizzi da circa vent’anni e so che la sua attività è sempre uno strano e piacevole compromesso fra passione, gioco e ovvia ricerca di un guadagno. Per chi lo conosce, anzi, è spesso evidente che per lui il guadagno è un sottoprodotto del gioco e della passione, anche quando vuol far credere il contrario. Anche per questo ho accettato di scrivere quest’articolo: questa vendita è assolutamente anomala. Dovessi ridurre tutto a semplice titolo, la sintesi direbbe che il collezionista Rolex per eccellenza e il titolare dell’unica casa d’aste specializzata in orologi organizzano “la vendita del secolo” nel momento sbagliato. Ma dal momento che né Patrizzi né Mondani sono sospettabili di stupidità o distrazione macroscopica, è chiaro che c’è dell’altro ed è proprio questo “altro” ad incuriosirmi: una tentazione irresistibile per ogni buon giornalista. E la soddisfazione di questa curiosità è l’argomento dell’intervista, come vedremo.
Quella di Mondani non è una semplice raccolta di orologi più o meno preziosi, ma qualcosa di completamente diverso. Tanto per cominciare Mondani, che pure ha iniziato come ogni altro collezionista, quasi per caso, è ormai da molto tempo conosciuto come un vero e proprio ricercatore, una specie di archeologo di tutto quel che riguarda Rolex, non solo orologi. Tanto che (loro smentirebbero: ci si può contare) qualcuno alla Rolex, interpellato per l’occasione, ammette che Mondani, in certi casi, conosce cose che loro stessi ignorano, riconoscendo che loro stessi sono interessati a materiali ed orologi della sua collezione e (ma questo proprio sottovoce) che spesso non riescono a dargli le informazioni richieste perché nessuno mai ha fatto le domande difficili che fa lui. E sempre in un clima di segretezza da confessionale si ammette sì, forse qualcosa potrebbe essere interessante per un museo Rolex che non esiste e non esisterà, ma chissà…

Un ristorante nel centro di Milano, l’occhio vigile di Osvaldo Patrizzi, che per Mondani è un solido punto di riferimento, se non un vero amico, da tanti anni.

Sì, fin dal libro del ’92 abbiamo lavorato su una documentazione che è entrata a far parte della mia collezione: cataloghi, informazioni pubblicitarie… Tutto quel che ho trovato. A quell’epoca si trattò della prima volta che veniva pubblicata una vera documentazione su Rolex, che poi è entrata a far parte della mia collezione. Materiale pubblicitario, gadget, pubblicità d’epoca… Patrizzi mi ha convinto a mettere in asta anche questo materiale.

- Sarà positivo per il mercato: maggiore conoscenza vuol dire maggiore apprezzamento. E lo stesso catalogo dell’asta sarà quindi importante, diventerà un oggetto da collezione…

Immagino di sì, ma per me non è questo il punto: la conoscenza.

- E allora perché mai ha scelto come oggetto della sua passione gli orologi di una marca conosciuta per non fornire informazioni nemmeno sotto tortura?

Già, forse proprio questo aspetto aumenta il fascino di Rolex, una marca che non ha nulla da nascondere (e lo so con certezza, dopo tutti questi anni di studio), ma cerca di nascondere tutto quel che può. Parla con i suoi orologi e la comunicazione sembra finire lì. Con me sono sempre stati gentili e devo dire che mi hanno tolto molte incertezze. Non è stato facile, è vero, ma credo che abbiano capito che a me non interessavano informazioni per fini che loro non considerano giusti, ma cercavo essenzialmente di non comprare mai un solo orologio che, in base alla documentazione disponibile, non fosse “sicuro” e nemmeno parzialmente modificato. Hanno capito che per me questa era una condizione indispensabile. In fin dei conti è una forma di intransigenza, a proposito di qualità, che è la loro principale caratteristica da sempre.

- Domanda inevitabile: com’è iniziata?

Tutto è nato con un orologio regalatomi da mia moglie. Accade spesso così. Accade per caso.

- Non conosco un solo collezionista che non abbia iniziato così. Ma poi cosa fa scattare la molla, la passione, il desiderio di approfondire oltre quello che normalmente si considera ragionevole?

Non lo so, il fascino, la virilità di questi orologi, la loro fama… Per fortuna allora, alla fine degli anni Ottanta, i Rolex costavano poco…
Patrizzi, che cerca di intervenire il meno possibile, non si trattiene: “Non è vero, i Rolex sono sempre stati cari. Sono altre le marche che hanno decollato in seguito. Sta cercando di giustificare una passione costosa, da bravo genovese”.
Dopotutto la mia collezione si è rivelata un ottimo investimento…

- E’ così che molti collezionisti giustificano la propria passione: l’investimento. Li ho pagati “poco” e ora valgono molto. E il prezzo del tempo, delle emozioni? Quanto valgono tempo ed emozioni, quanto vale la ricerca paziente di informazioni?

Sì, è vero… Ho sempre avuto la necessità di scavare, di andare oltre perché non volevo altro se non orologi “certi”. Ho sempre saputo rinunciare davanti al dubbio…

- E non le è mai capitato il “tarocco” o addirittura il falso?
Quando avevo un minimo dubbio mi limitavo a non acquistare, anche se l’orologio mi piaceva. Magari aspettavo, per informarmi, per fare ricerche, ma anche se l’orologio mi piaceva non lo compravo se non raggiungevo la certezza che era tutto originale ed integro. Basta la corona di una serie diversa per farmi considerare l’orologio non accettabile.
Sì, mi è capitato spesso, in asta, di sentir fare riferimento all’orologio “rifiutato da Mondani”. Alcuni lo hanno usato come una buona ragione per rifiutare, altri ci si sono buttati a capofitto.
Beh, altre vittime ci saranno state, perché di Rolex da evitare ce ne sono tanti, in giro. Alcuni avranno risparmiato, convinti di fare l’affare… Anche se sono genovese non ho mai cercato di fare l’affare perché so che non ha senso. Traffichini, ecco cosa sono… Mi fa piacere di essere, proprio per questo, un riferimento per i collezionisti e sapere che un orologio proveniente dalla mia collezione viene considerato con positività proprio perché ho sempre fatto una selezione feroce. Se posso dare un consiglio ai collezionisti, è proprio quello di sapersi fermare di fronte al sia pur minimo dubbio sull’autenticità o sull’integrità dell’orologio. Osvaldo Patrizzi ed altri esperti sono stati i miei punti di riferimento per fare una selezione davvero intransigente. Cerco amori sicuri, io…

- A proposito di Osvaldo, sappiamo tutti che è un diavolo tentatore, che sa, con sorridente, implacabile pazienza, convincere a collaborare anche chi non vuole. Ora lei sta per vendere la sua collezione, vent’anni di vita. Non si sente male?

Sì. Sì. Un giorno mi dico che ho fatto bene e il giorno dopo mi chiedo cosa mai ho fatto… Ero tentato di comprare un fasi lunari Rolex, recentemente, e poi mi sono fermato perché tanto sto vendendo... Devo disintossicarmi da questo malessere e mi sono fermato, ma la passione rimane. Forse stavo fare la follia perché mi ricordava il primo orologio della collezione, il “numero uno”. Ma vendo solo gli orologi: le emozioni, la conoscenza acquisita restano un mio patrimonio personale.

- Il “numero uno”... Venderà anche quello?

Sì, quello con la cassa in oro, ma forse lo ricomprerò, forse all’ultimo mi pentirò e non saprò resistere… Sì, è vero, una collezione non è soltanto una raccolta di oggetti, è di più, molto di più. Supera di gran lunga il valore venale, lo ammetto.

- E dopo? Cosa farà?

Non so bene, non ci ho ancora pensato.

- Non mi dica che abbandonerà il collezionismo e si metterà a raccogliere margherite. Ho l’impressione che lei abbia in mente qualcosa…

Sì, è vero. Sto studiando e forse la vendita della collezione è l’inizio di qualcosa di nuovo, ha ragione lei. Sto studiando una tematica nuova, sono in una fase di riflessione… Sono un po’ in confusione perché privarmi della collezione dopo vent’anni di ricerche, di viaggi, di sofferenze… Sì, certamente inizierò di nuovo o con un tema oppure… Non so, ma so che per me Rolex è ancora importante e comunque non intendo sprecare via il patrimonio di conoscenze così faticosamente acquisito.

- Insomma: proprio come un archeologo intende concentrare la “zona degli scavi” nella speranza di trovare il “tesoro”?

Forse sì… Certo, sto ancora cercando qualcosa…

- L’impressione è che alla fine l’aspetto intellettuale della ricerca stia prevalendo sul possesso degli oggetti, sul collezionismo “tipico”. Lei forse sta scegliendo di indagare: su un periodo limitato della storia Rolex, su una tipologia di orologi, ma forse il senso della ricerca sta prevalendo.

Sì, però non dirò mai di cosa si tratta perché comunque ho intenzione di comprare anche orologi, di completare la fase di studio con “prove” degli studi stessi. E ormai sono abbastanza conosciuto un po’ in tutto il mondo e poi finisce che i prezzi aumentano… Ma sì, è vero, questa vendita per me segna il momento della trasformazione da collezionista a qualcos’altro di cui l’aspetto collezionistico è solo una parte.

- Sarà lì a vedere disperdere la sua collezione?

Sì, sarò lì a soffrire. E dal momento che la condizione era di vendere l’intera collezione, ma di alcuni orologi non voglio privarmi, probabilmente ricomprerò anche qualcosa… Se non altro per limitare la sofferenza…
Patrizzi,il diavolo tentatore, torna ad intervenire: “Anch’io sono collezionista di pendole e non riesco nemmeno ad immaginare di potermi privare della collezione. Certe volte mi dico che non ho più spazio, che è una follia, continuare, ma non potrei mai vendere…”
Mondani sorride: “Prima o poi troverai il tuo Patrizzi che ti convincerà…”

- Torniamo all’asta. Tutto lascia supporre un grande successo.

Sì, sarà un’asta ricca, ma per me non solo di orologi: lo conosco bene, io, l’esemplare per il quale ho fatto cento chilometri in macchina solo per comprare la corona di carica giusta, dal momento che quella montata sull’orologio non era in perfetto stato di conservazione…

- Già: il problema dei pezzi di ricambio. Un bel problema.

Una volta era meno difficile, mentre ora è praticamente impossibile perché la Rolex, per impedire la creazione di falsi o di orologi “taroccati”, non fornisce pezzi di ricambio se non ai concessionari, e quasi sempre soltanto per orologi relativamente recenti, come prescritto dalla legge. E’ difficilissimo trovare pezzi di ricambio originali che consentano di restaurare filologicamente un orologio. Ma anche in questo caso vale il discorso fatto prima: bisogna comprare solo orologi “certi” e tecnicamente in perfetto stato. Altrimenti conviene lasciar perdere anche perché o si sceglie di raffazzonare il restauro, oppure bisogna rivolgersi ai pochi tecnici in grado di realizzare il pezzo di ricambio con tecniche artigianali. Ma in questo caso i costi del restauro salgono alle stelle. Anche per questo circolano tanti, troppo Rolex che sarebbe meglio evitare… Bisogna esaminare bene l’orologio, prima dell’acquisto. Forse anche per questo la mia collezione ha un valore particolare: quando sono intervenuto ho sempre cercato di ottenere la collaborazione degli esperti e della Rolex stessa per rispettare sempre ogni esemplare della mia collezione e farlo tornare com’era all’epoca.

- Allora qualcuno, alla Rolex, ha collaborato…

Sì, ma si è sempre trattato soltanto di informazioni per avere certezze sull’orologio o per un restauro davvero rispettoso.

- Se nessuno ha collaborato per i pezzi di ricambio si può supporre che lei abbia da parte qualche movimento non funzionante per ricavarne, appunto, ricambi.

Assolutamente no: né pezzi di ricambi né movimenti. Del resto Osvaldo mi avrebbe convinto a vendere anche quelli… Non avrò più niente.

- Lei deve avere una buona competenza tecnica, immagino, per comprare solo orologi “certi”. Perché bisogna aprirli ed esaminarli attentamente.

Sì, li so aprire, ma ho sempre preferito affidarmi al parere degli esperti: mai fidarsi di sé perché un esperto ne sa di più e non è accecato dalla passione come accade spesso ai collezionisti.

- Cosa pensa di Rolex, da un punto di vista tecnico?

 E’ impressionante quanti orologi producono e di quale quantità. Intendo dire che la Rolex ha sempre saputo produrre molti orologi, ma di una qualità tale che nessun altro riesce a raggiungere. In pratica, di solito la qualità Rolex è raggiungibile solo da fabbriche semi artigianali (“Fatta eccezione per Omega, in un certo senso”, interviene Patrizzi), ma se la produzione è quantitativamente minore e qualitativamente equivalente i costi vengono ripartiti su un numero inferiore di pezzi e i costi aumentano. Ecco, questa particolarità rende davvero unica Rolex. E in più c’è una totale intransigenza sui livelli qualitativi che la stessa Rolex si impone, e per proteggere la qualità è disposta a sacrificare il numero di pezzi prodotti, che non sarà limitato in assoluto, ma sembra sempre comunque insufficiente rispetto alle richieste del mercato. Mi sono convinto,, in tutti questi anni, che davvero il numero di orologi prodotti è determinato dalla possibilità di rispettare gli standard qualitativi desiderati, e non da altro. Se non avessero trovato tecniche per produrre molti orologi di altissima qualità produrrebbero meno, ne sono certo.

- In quale periodo situerebbe il momento in cui Rolex inizia a diventare un punto di riferimento per l’intera orologeria?

Io credo che già gli automatici degli anni ’30 fossero straordinari. (In quegli anni, aggiunge Osvaldo, i Rolex erano gli unici orologi davvero affidabili, anche per via dell’impermeabilità che proteggeva il movimento da polvere ed umido. Proprio negli anni ‘30 e proprio per la sua affidabilità nasce il mito Rolex. Oggi molti pensano ad un gioco di marketing che ha consentito a Rolex di diventare uno status symbol, ma il nome, il buon nome nasce proprio perché erano affidabili, nasce dall’affidabilità. E nessuno era ed è in grado di produrre orologi migliori a prezzi migliori, ieri come oggi). E poi quello che si chiede a Rolex non si chiede ad altri orologi. Ne ho anche di altre marche, pochi, ma con Rolex sono tranquillo, cambi le gomme alla macchina, fai cose che ucciderebbero qualunque altro orologio... Di Rolex ci si può fidare. Anche per questo sono poche le persone cui Rolex davvero non piace. Alcuni dicono di non amarli, ma lo fanno per voler essere controcorrente ad ogni costo: in fin dei conti, se sanno qualcosa di orologeria, si rendono conto che il rapporto qualità/prezzo di Rolex continua ad essere imbattibile da almeno ottant’anni.

- Nella sua collezione ci saranno esemplari “favoriti, immagino.

Sì, certo. Perché?

- Come si sentirà quando verranno venduti?

Beh, fermo restando che sarò lì a soffrire. sarò concentrato nel vedere a chi andranno, se saranno battuti in sala. Mi piacerebbe sapere a chi andranno i pezzi migliori.

- Odierà i compratori dei suoi orologi preferiti?

No, no davvero: mi complimenterò con loro. Credo sul serio che quanti comprano gli orologi della mia collezione facciano un buon affare proprio perché ho sempre fatto una selezione molto attenta, perché quegli orologi sono anche il risultato di un’esperienza di ricerca e di scelta che ho accumulato in vent’anni. La mia collezione, per me, ha avuto sempre un significato non solo quantitativo, ma soprattutto qualitativo e quelli che sono entrati in collezione, ogni singolo orologio dei 298 della mia collezione è un orologio stupendo, nel suo genere. Un esemplare davvero qualitativamente ineccepibile.

- Mi scusi se insisto: per esaminare gli orologi bisogna aprirlo e per aprirli bisogna possedere le “chiavi” originali che consentono di svitare il fondello senza rovinarlo. Lei possiede queste chiavi?

Sì, certo.

- E mette in asta anche quelle?

No, veramente no.

- Allora la sua storia d’amore con Rolex è destinata a continuare, è chiaro…

 

Augusto Veroni

Mondani al Corriere della Sera
« Risposta #1 il: Giugno 28, 2009, 23:00:47 pm »
Il personaggio è veramente notevole; quello che non riesco a capire e mi lascia perplesso, è come possa privarsi di una collezione così importante e sicuramente...sudata. Stona con il personaggio.[:D][:0]

Airangel

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  • 48907
  • Spambuster
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Mondani al Corriere della Sera
« Risposta #2 il: Giugno 29, 2009, 07:22:53 am »
potrebbe aver bisogno di realizzare....

Mondani al Corriere della Sera
« Risposta #3 il: Giugno 29, 2009, 08:05:32 am »
mah, anche io non capisco...
non credo abbia bisogno di realizzare!
chissà quali sono i 298 pezzi della collezione!
AOR

<i>Homo quisque faber ipse fortunae suae</i>

Bertroo

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Mondani al Corriere della Sera
« Risposta #4 il: Giugno 29, 2009, 08:49:37 am »
Trovo sia difficile che debba realizzare...uno perchè stiamo parlando di uno dei maggiori collezionisti al mondo di Rolex...e due perchè è un editore che và......

Andrea80

  • *****
  • 20054
  • Deluso ma non Illuso...
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Mondani al Corriere della Sera
« Risposta #5 il: Giugno 29, 2009, 09:59:36 am »
poverino... [xx(][xx(][xx(][V][V][V][V][:(][:(][:(]

L'onore dipende spesso dall'ora che segna l'orologio - Guillaume Apollinaire