Orologico Forum 3.0

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Orologi e Co... / FP Journe Quantième perpetuel: le video
« il: Ottobre 26, 2015, 12:49:25 pm »
http://www.fpjourne.com/eu/collections/en/octa/quantieme-perpetuel-1.html


Questo video chiarisce molte cose delle particolarità tecnica di questo calendario, che riesce ad essere istantaneo, con tutte le indicazioni a disco, senza semplificazioni alla Moser, con una cassa di appena più di 10 mm di spessore, un record assoluto, con un prezzo non basso in assoluto, ma meno della metà di altri istantanei parimenti sofisticati. Per me è un capolavoro, e penso che sia difficile non passare alla cassa..... Questo per dire ancora una volta che anche oggi c'è grandissima orologeria che non ripete il passato ma ha il coraggio di essere nuova. Basta saperlo.

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L'Angolo tecnico / I segreti del Vagabondage II
« il: Ottobre 16, 2015, 17:08:17 pm »
Questo saltarello di FPJourne, uno dei saltarelli più sofisticati mai realizzati, a quanto sembra, ha dei segreti meccanici, tali perché chi l'ha realizzato ha voluto tenerli nascosti. Anzi tutto c'è un rémontoir d'égalité ad un minuto di cui non si riesce a vedere il funzionamento, a differenza del tourbillon, e anche ricercando il brevetto non riesco a trovare un disegno....Secondo Tommikimi si tratterebbe del remontoir più piccolo mai costruito.
Ma la ragione che mi spinge ad aprire questo topic è altra.
Quando estraggo la corona io posso regolare l'ora avanti ed indietro indifferentemente. Prima curiosità: se muovo i dischi velocemente essi scorrono come se fossero a movimento totalmente libero....ma se rallento lo scorrimento una cifra dopo l'altra allora si sente chiaramente che le cifre scattano ad una ad una come se si agisse su una molla....Ma qui siamo ancora in qualcosa che riesco a comprendere. Ciò che non riesco a comprendere è che se a corona estratta per regolare l'ora la sfera dei secondi passa sullo zero l'indicazione dei minuti non scatta, ma non me ne sorprendo, essendo la corona aperta. Ma supponiamo che io tenga aperta la corona un tempo tale per cui la lancetta dei secondi passa sullo zero per tre volte....l'indicazione dei minuti non si aggiorna, ma appena spingo in dentro la corona istantaneamente l'orologio fa un unico salto di tre minuti. Come se recuperare con un balzo solo istantaneamente gli aggiornamenti non effettuati. Saranno i miei limiti culturali meccanici, ma io non riesco ad immaginare come si realizzi tutto questo.
Sul Lange Zeitwerk, altro orologio che possiedo, vi è un sistema tutto diverso, senza segreti. Ma anche senza questa singolare caratteristica. Qualcuno può fare ipotesi? E' come se ci fosse quasi una memoria meccanica. Magari è una banalità, ma mi incuriosisce. Non mi aspetto una spiegazione certa, essendo orologio poco conosciuto, ma qualche ipotesi che possa spiegare questo comportamento.

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Il Caffè di Orologico / Fiat news: torna la Duna?
« il: Ottobre 12, 2015, 19:59:40 pm »
In realtà torna la Tipo, ma mi pare proprio la Duna del XXI secolo, anche peggio. E ovviamente la venderanno anche da noi, sia in questa versione tre volumi che in una prossima a due: Foto definitive con caratteristiche en francais:

http://news.autojournal.fr/news/1498004/Fiat-Tipo-compacte-budget-berline

Naturalmente il successo di un simile "coso" sui mercati occidentali dipenderà dal prezzo di vendita ancora ignoto.

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Premettendo che come sempre una battuta d'asta in alto o in basso non significa nulla, credo sia di qualche interesse riportare alcuni valori di aggiudicazione comprensivi di diritti d'asta.
Ref. 1436 del 1950  con firma congiunta Patek Philippe e Tiffany, cronografo rattrapante, 304.934 euro.
Ref 2499, cronografo a calendario perpetuo, 1976 (terza serie) , 272.741 euro;
Ref. 1518, cronografo a calendario perpetuo, 1951, 251.280 euro.

Sono inclusi i diritti d'asta, è bene ribadirlo. Sono valori che mi sorprendono e mi lasciano molto perplesso. Che ne pensate?


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Orologi e Co... / Quando il nuovo è rifiutato
« il: Maggio 27, 2015, 16:21:45 pm »
Ieri sera ho visto al cinema un documentario interessante sulla lenta affermazione dei pittori impressionisti nel mercato della seconda metà dell'ottocento. Vi chiederete: cosa c'entra questo con il nuovo nell'orologeria? C'entra eccome, e chi avesse visto il documentario qualche parallelo lo avrebbe fatto. Anzitutto vi era un volto noto agli appassionati di orologi: il direttore di Sotheby's, che in diversi video di YouTube parla di orologi.
Ma ad essere non dissimile è almeno la parte iniziale della storia della loro affermazione. Infatti quando Edouard Manet, Sisley, Pissaro, poi  Claude Monet, Renoir ( straordinario), Courot e altri iniziarono a dipingere in modo totalmente diverso dal passato ( una autentica rivoluzione nella tecnica di pittura, e nel tipo di rappresentazione) i collezionisti, i critici e i mercanti fecero resistenza. Furono a lungo derisi, considerati pazzi, le opere disprezzate. Tutti fecero la fame, e fu grazie alla tenacia di un commerciante Durand Ruel francese , convintissimo del loro valore, che commerciava solo questi quadri, che si era dato la missione di rendere a questi artisti anche commercialmente il loro merito, che instancabilmente credeva in loro e comprava in blocco le loro opere fino ad arrivare alla bancarotta ( quasi), deriso da tutti, sia per conservatorismo sia per malcelato istinto di conservazione di chi aveva investito nei grandi del passato, li ha mantenuti in qualche modo. Poi ebbe l'idea di portarli negli USA e li vennero molto più facilmente compresi dal pubblico. Il successo negli USA porto poi lentamente ad un aumento dei valori anche nella vecchia Europa. Interessante osservare come quasi sempre i primi collezionisti di queste opere appartenevano ad una nuova borghesia, o all'aristocrazia che si era data alla incipiente industria, oppure a ricchi professionisti. A ceti cioè emergenti, alla parte più dinamica delle società. Ovvio che negli USA, nazione giovane in cui allora molti accumulavano immense fortune, maggiore fosse il numero di esponenti di questi nuovi ceti sociali e professionali.
Notevole la descrizione delle derisioni dei critici, della assoluta ostilità degli accademici, che non ammettevano le opere alle esposizioni dell'epoca, della incapacità dei collezionisti stessi di trovare il valore in un nuovo modo di dipingere. Resistenze culturali, professionali, pure economiche di chi temeva di rimettere dall'affermazione di nuovi artisti e di una arte che appariva giustamente rivoluzionaria. Notevole anche il fatto che molti critici in Europa pur non capendo gli impressionisti tuttavia sapevano che ormai l'arte francese ed europea era rimasta troppo ferma, sentivano il bisogno di novità, ma inizialmente non sapevano riconoscerla. Pensate anche ad un certo punto questi nuovi artisti , stanchi di essere ridotti alla fame, crearono una organizzazione denominata "artisti indipendenti" che cercò con inizialmente scarso successo a cercare di trovare lùoghi di esposizione indipendente delle loro opere, poi Durand Ruel iniziò sistematicamente ad organizzare esposizioni dedicate ad un solo pittore e poco alla volta la strategia funzionò.
Per carità, non so se oggi nell'ambito dell'orologeria abbiamo qualcosa di simile agli impressionisti per bravura e carattere rivoluzionario. Ma io penso che in una certa misura sia così, mentre certamente non so se in questo mondo globalizzato alla fine le cose finiranno bene, il merito sarà valorizzato anche commercialmente oltre che culturalmente, se alla fine un nuovo e diverso modo di concepire gli orlogi portato oggi solo da alcuni indipendenti con gli stessi argomenti di allora riuscirà a smuovere un settore fermo.
Ho scritto questo perché chi mi conosce Sa che da tempo penso e scrivo certe cose. La sensazione di un ritardo culturale, di una chiusura totale al nuovo, gli interessi costituiti che si sentono ingenuamente minacciati da chi fa semplicemente altro, in modo del tutto diverso, l'omologazione alle mode e alla cultura, il rifiuto di chi ha personalità ed autonomia di piegarsi ai facili dogmi del mercato, la voglia di non rischiare, di vivere di rendita, sono tutti tratti che io vedo forte nell'orologeria di oggi. Non solo , ma vedo il disprezzo per il nuovo, il disprezzo per chi realizza anzitutto per se stesso, di chi ha forti convinzioni estetiche non omologate. Non si tratta di affermare un nuovo contro il vecchio, ma di aggiungere all'amore per il classico l'amore per il nuovo, la capita di riconoscere valore e valori dove essi sono, la capacità di distinguere ciò che vale da ciò che non vale. Liberarsi da dogmi, preconcetti, etc.

Ma volendo essere più arditi ci sono altre affinità. Infatti l'impressionismo francese deve molto allo sviluppo della fotografia. La possibilità di avere immagini perfette, oggettive, in serie ,  anziché delle rappresentazioni percepite dal filtro dell'artista, spinse inevitabilmente a ridurre sempre più il ruolo della pittura figurativa e a valorizzare altri valori come la luce ( resa tramite colori e pittura di tocco), il movimento , la sottolineatura del carattere inevitabilmente soggettivo della percezione, la capacità con pochi tratti di rendere emozioni.  Da qui poi nasceranno in un distacco sempre maggiore dalla figurazione l'astrattismo, l'informale, il cubismo, il futurismo, la metafisica, l'arte povera, la trans avanguardia, etc.  Mutandis tutto questo a me ricorda l'affermazione del quarzo e le modificazioni che questo ha comportato per tutto il settore, la necessità di ridefinire il prodotto altro solo in parte raccolta dai pochi orologiai rimasti.

Ho sempre anche sostenuto la necessità quando si parla di orologerìa di non limitarsi ad una marca, ad un settore, ad una epoca, ad una arte. Ricordo su altri forum uno specialista di una sola marca e di un solo periodo (10 anni ) della sua storia: non ho mai pensato che una persona così amasse veramente gli orologi, ed infatti era molto attento ai commerci e al denaro. Gli orologiai, o meglio gli uomini che fanno orologeria, sono immersi in un contesto culturale e questo influenza il loro lavoro. Senza una conoscenza complessiva, profonda, non banale, della cultura difficilmente si capiscono anche fenomeni limitati nella loro interezza. La capacità di vedere in quello che è successo altrove in altri ambiti e che potrebbe succedere ancora è di vitale importanza per chi voglia avere un pensiero autonomo e non farsi imporre dagli altri le mode imperanti.

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Orologi e Co... / Cosa sarà (se la passione se ne va)
« il: Maggio 16, 2015, 13:30:45 pm »
Sarà un momento di depressione, ma per la prima volta dal 2008 avverto una attenuazione della passione per l'orologeria. Sento che avrei bisogno di maggiori stimoli. È che forse dopo aver compreso bene, temo, come funziona questo settore lo amo un po' meno. O forse ho bisogno di nuovi stimoli. Comunque ho sempre una ricetta pronta per affrontare i casi come questo: basta rimettersi a studiare e ad approfondire qualcosa e torna tutto. Pero è davvero la prima volta che avverto questo calo, d'altro canto sono stati sette anni intensi...intellettualmente.

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L'Angolo tecnico / Ripetizione minuti: la musica del tempo
« il: Aprile 25, 2015, 10:34:33 am »
Questo topic vuole raccogliere pareri, informazioni, immagini emozioni sulla complicazione denominata "ripetizione minuti" e suoi suoi derivati, la piccola e la grande suoneria.
Non ho dubbi nel ritenere la ripetizione minuti la vera regina delle complicazioni negli orologi da polso, e non solo per la complessità e l'estrema qualità delle componenti e del montaggio che richiede il suo funzionamento, ma anche per un fascino che deriva dal fatto che con essa si sconfina negli aspetti acustici, nell'analisi di una melodia semplice, del ritmo, del volume, della ricchezza e profondità delle note, della qualità del suono, della ricchezza o meno di toni. Tutti aspetti che vanno molto oltre l'ambito strettamente orologiero.
Ci vorrà tempo, anche a me lo anticipo subito, non è argomento semplice, tutt'altro.
La ripetizione minuti è una suoneria. Esistono vati tipi di suonerie: le sveglie (da polso svegliarini, orologi a due corone che ebbero molta fortuna negli anni 50, grazie a JLC e Vulcain, soprattutto), la ripetizione a ore, quella a quarti, quella a cinque minuti, quella minuti, le piccole e grandi suonerie (in ordine crescente di complessità).
La parole "ripetizione" indica che si tratta di un dispositivo a richiesta che batte le ore, i quarti, e i minuti dall'ultimo quarto. In sostanza trasforma in note musicali la posizione delle lancette sul quadrante. Lo scopo è evidente: far conoscere l'ora senza leggerla sul quadrante, al buio, quando non esisteva la luce elettrica.
Infatti se già nel 18° esimo secolo vi erano orologi a ripetizione, il 19° secolo è stato il secolo delle ripetizioni minuti. Breguet diede forma, tra la fine del 700 e l'inizio dell'800 alla ripetizione nel design moderno con cui la conosciamo, con i timbri fatti a sottili fili metallici che circondano il calibro, e su cui battono i martelletti.
La ripetizione a minuti in particolare è assai complessa. Vi sono tre camme a chiocciola di forma molto molto elaborata che si muovono assieme alle lancette dell'orologio, ruotando ad ogni minuto. Quando si aziona la slitta della ripetizione al tempo stesso accadono due cose: si carica una molla supplementare e si dà inizio al complesso e lungo movimento degli ingranaggi dedicati alla suoneria, alimentati dalla molla stessa. Vi sono tre rastrelli che hanno il compito ciascuno di leggere la posizione della camma delle ore, di quella dei quarti e di quella dei minuti. In sostanza, il numero di note eseguito sui di solito due timbri dipende da quale è la distanza con cui il dito dei rastrelli si appoggia a ciascuna delle camme sopracitate, e questo dipende dalla posizione delle stesse, che a sua volta è legata a quella delle lancette. Sull'altro lato dei rastrelli vi sono dei denti che scorrendo muovono dei nottolini che sono collegati ai gong facendo sì che colpiscano i timbri. Naturalmente i primi a colpire un gong sarà il rastrello delle ore, segue quello dei quarti, che deve azionare in sequenza entrambi i timbri, e poi quello dei minuti che aziona il martelletto sul timbro di suono più acuto. Generalmente con due timbri abbiamo: una nota grave ripetuta per il numero delle ore; un suono acuto/grave per segnalare i quarti trascorsi dall'ultima ora, ed infine una nota acuta per segnalare i minuti trascorsi dall'ultimo quarto. Ovviamente se non ci sono quarti essi non vengono suonati(ad esempio alle 8h e 7 minuti, si udiranno 8 note gravi, una pausa, e 7 note acute). Se smontiamo il quadrante di una ripetizione minuti classica, vediamo al centro sotto il centro delle sfere, le tre camme a chiocciola citate, una sull'altra. In cima quella a forma di stella di mare dei minuti, sotto quella dei quarti, e sotto ancora quella delle ore. Perifericamente notiamo i rastrelli citati. Quando spingiamo la slitta a fondo corsa, viene eseguita la posizione di lettura, cioè i rastrelli si posano con le loro dita sulle camme rispettive. Quando rilasciamo la slitta i rastrelli tornano ruotando alla posizione iniziale ma ciascuno deve prima azionare i nottolini dei gong. A seconda di quanti rintocchi sono necessari la molla si carica più o meno, e lo notiamo dalla diversa corsa della slitta.
Tutto questo fa già capire la precisione che è richiesta da questi componenti nella loro realizzazione, e nei loro movimenti ed interazioni. In particolare nelle piccole dimensioni di un orologio da polso le distanze fra un minuto e l'altro sono minime, basta un nonnulla perché l'esecuzione non sia corretta.
Ma non basta quanto descritto per comprendere come funziona la ripetizione minuti. Esiste un dispositivo chiamato sorpresa, che si attiva ogni volta che devono essere battuti 14 minuti, per impedire al rastrello di finire al quarto successivo, e che si disattiva quando si arriva al nuovo quarto. Poi vi è un meccanismo regolatore che ha il compito di regolare lo svolgimento della molla della ripetizione, che altrimenti si scaricherebbe troppo velocemente. Il ritmo va rallentato e reso costante, in genere e tradizionalmente si usa una ancora a questo scopo, ma come vedremo esistono regolatori a volano inerziale, e altri ancora più sofisticati.
Questo gioco di camme e di rastrelli si trova generalmente sotto il quadrante, mentre sul retro solitamente si vedono i martelletti e sovente si intravvedono i timbri, ma come vedremo molte altre soluzioni sono possibili.
Ma non abbiamo ancora esaurito la complessità della realizzazione di questo meccanismo. Infatti per avere un buon suono, note cristalline, bisogna accordare i timbri. Essi sono realizzati in una lega di acciaio la cui esatta composizione è un segreto di ciascuna casa. Una volta aver ricavato ciascun timbro, a mano bisogna asportare lentamente materiale finché non si ottiene la nota desiderata. Ovviamente questo procedimento è lungo, basta asportare troppo materiale per dover rifare tutto da capo, e soprattutto lo deve fare un orologiaio dotato di "orecchio assoluto", diciamo di una particolare sensibilità alle note musicali, che poche persone hanno. I martelletti poi sono un'altra sfida realizzativa: essi sono solitamente lucidati a specchio, e devono colpire i timbri in modo secco,e rapidissimo, con debole forza. I timbri devono essere perfettamente fissati altrimenti il risultato acustico è pessimo. Poi è evidente che dimensioni, materiale, e forma della cassa hanno un ruolo fondamentale sul risultato acustico. È noto che il platino è il peggiore dei metalli che si usano in orologeria, perché la sua alta densità assorbe il suono. Molto meglio l'oro rosa, ma ancora meglio è l'acciaio, e meglio ancora il titanio. Ciò nonostante per ragioni commerciali la più parte delle ripetizioni da polso sono in platino, perché è difficile spiegare ai clienti che un orologio tanto costoso sia un metallo meno nobile. Questo è un tipico esempio di deriva commerciale a giudizio di chi scrive.
In genere i ripetizione minuti non sono protetti dall'umidità, proprio per non smorzare troppo il suono già debole in una cassa di un orologio da polso. Ovviamente con le maggiori dimensioni di un orologio da tasca si ottiene un risultato migliore in termini di suono e di volume dello stesso. La velocità dei rintocchi deve essere regolata in modo da essere conteggiati con facilità da chi ascolta, ma senza impiegare troppo tempo (in genere ci vogliono una ventina di secondi per il numero di battute superiori, cioè alle 12.59).
Naturalmente con un tasto rispetto alla slitta aumenta la complessità. Perché i casi sono due:1) l'orologio, magari perché ha anche una Sonnerie grande e petite, ha un suo bariletto già carico assieme a quello del treno del tempo, e questo comporta una serie di problemi che vedremo in seguito; 2) oppure, come il JLC nuovo Master Ripetizione fly tourbillon extrapiatto presentato a Ginevra a gennaio di questo anno, l'azione sul tasto deve anche caricare la molla della suoneria...non facile ed infatti molto raro.
Più facile l'azionamento della suoneria tramite rotazione della lunetta ( esempio il Roger Dubuis Excalibur 45 perpetuo istantaneo, ripetizione minuti, tourbillon, ora non più in porduzione, ma anche altri orologi).
Un'altra variazione è la ripetizione decimale: in questo caso si suonano le ore, le decine di minuti ed in ultimo i minuti dall'ultima decina.

Da questa base poi si possono aggiungere ulteriori complicazioni. Dalla descrizione sommaria del meccanismo fatta sarà già chiaro che muovere le lancette dell'orologio mentre è in funzione la suoneria significa danneggiare seriamente il meccanismo. Per questo già molte ripetizioni minuti, le prime penso di AP, hanno un meccanismo che inibisce la regolazione dell'ora mentre la suoneria è in funzione.
Poi vi sono ripetizioni minuti ( sempre AP, ma anche JlC) che annullano la pausa quando non vi sono quarti da battere. Altre ripetizioni minuti sono dette a carillon, perché hanno almeno tre martelletti e tre timbri, cioè tre note, che in genere si ascoltano tutte quando si battono i quarti. Ci sono pure ripetizione con i timbri "cattedrale". I timbri cattedrale sono come quali normali ma più lunghi. In questo modo si ottiene una maggiore risonanza. Ovviamente questo comporta una dimensione maggiore dell'orologio ( uno dei primi con questa soluzione deve essere stato il Patek 5074, con cassa di 42 mm). A me la ripetizione con timbri cattedrale non piace come suono, troppo prolungato, e ho scoperto che non piace neppure a Philippe Stern.
Poi ci sono ripetizioni con altre differenze. Vi sono ripetizioni minuti che si attivano con un tasto anziché con la slitta.

Ma non è finita. Infatti negli ultimi anni abbiamo visto ripetizioni da polso con leveraggi di disegno diverso, soprattutto a livello di rastrelli mentre le camme sono sempre le stesse. Vi è chi come Journe, ma anche JLC, per fare due esempi, ha modificato la forma dei timbri, piatti, e la forma dei gong (martelletti) e li ha collegati a vista sul quadrante, con i timbri a contatto del vetro zaffiro. In questo modo sembra che il suono arrivi ad un volume maggiore all'orecchio, anche con orologio al polso, in quanto non vi è di mezzo il calibro.

E ora veniamo alle suonerie, grande e piccola. La grande e piccola suoneria sono ripetizioni minuti che si possono azionare in genere con un tasto, ma che suonano volendo automaticamente all'ora e ai quarti. La grande e la piccola suoneria differiscono proprio dal fatto che la piccola batte le ore allo scoccare dell'ora, e batte i quarti ad ogni quarto, senza ripetere il numero delle ore. Esistono in genere due interruttori: uno comanda la ripetizione minuti, l'altro è un selettore che consente di scegliere tra "grande", "piccola" suoneria, e "silenzio".Non stupirà che design sia quello di una ripetizione minuti, rispetto alla quale però vi sono due problemi molto molto difficili da risolvere:1) energetico. Infatti, poiché suona automaticamente, non si può usare una slitta che carica una molla al momento della richiesta, ma occorre una molla già caricata; 2) di resistenza, il meccanismo deve poter dover battere ore e quarti molte volte al giorno.
Ovviamente il vero problema è il primo, soprattutto con le dimensioni ridotte di un orologio da polso. E allora le soluzione sono due: o ci si dota di un secondo generoso bariletto per far fronte alle esigenze della suoneria che si carica preventivamente a mano, singolarmente o in contemporanea con il bariletto del treno del tempo, oppure se si usa un unico bariletto bisogna che sia molto generoso, e rimane il problema di una energia della molla sufficiente ad assicurare una buona cronometria. Qui, FPJourne ha adottato una soluzione notevole che ha portato ad una decina di brevetti: usa un unico bariletto, ma prende l'energia da due punti diversi dello stesso, dall'albero del bariletto, e dal bariletto. Una soluzione che poi ha utilizzato con lo stesso scopo anche sul Centigraphe. In questo modo, sostiene Journe, non si inficia la cronometria dell'orologio, si ha uno spessore ridotto, e comunque come quasi tutte le suoneria con un solo bariletto vi è un meccanismo che sotto un certo livello di carica inibisce la suoneria, per non fare fermare l'orologio.
Le grandi e piccole suonerie si diffusero tra le seconda metà dell'ottocento e i primi 30 anni del novecento, su orologi di grandissima complicazione, ovviamente.
Ci sono poi due suonerie di JLC che meritano di essere citate per la straordinarietà tecnica. Una è lo splendido Duomètre à Grande Sonnerie di JLC, noto anche come Hybris Mechanica Grande Sonnerie. Quì il sistema di camme e rastrelli è stato sostituito e raggruppato in una unica torre, detta "torre infernale ", quindi in verticale, con un disegno tutto nuovo. Vi sono poi la bellezza di otto tombri e martelletti, per ottenere la melodia di Westminster. Se poi si considera che ovviamente è anche una ripetizione minuti, ma vi è pure un calendario perpetuo istantaneo, il tutto in una cassa spessa poco più di 12 mm, per 44 mm di diametro, vi è da togliersi letteralmente il cappello

Poi a Ginevra ha debuttato l'undicesimo pezzo dell'Hybris Mechanica di JLC. E' un tourbillon volante a carica automatica con rotore periferico su lato quadrante, con una ripetizione minuti azionata da tasto, con soppressione dello spazio di silenzio quando non ci sono quarti da battere, il tutto in una cassa in platino di meno di otto millimetri di spessore. Un capolavoro.

Ma ora che ho apparentemente esaurito la parte tecnica veniamo ad altro, di non minore interesse.
La mia ripetizione minuti preferita? E' da polso (e spiegherò il perché) ed è un solo tempo, anche se non è la più sofisticata. Si tratta del Patek Phillippe 5078P.
Perché? Perché è il fascino di avere un orologio all'apparenza semplice il più possibile, altamente complicato, ma privatamente complicato, solo per chi sa e può vedere la slitta esterna a sinistra della cassa. Certo il costo è alto, troppo alto, ma lo preferisco al 3939H, non fosse altro per il minore spessore e la scritta tourbillon di quest'ultimo e che rompe un po' la descrizione. (continua)

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Orologi e Co... / Mia raccolta: una varietà rara....
« il: Aprile 21, 2015, 10:46:59 am »
Chiedo scusa ai forumisti, ma visto che per una volta avevo dedicato tempo a mostrare una parte della mia collezione, con le foto che ho trovato con più comodità, ora ho deciso di farne un topic. Come vedete è tutta roba non commerciale. Li ho scelti in momenti diversi, dal 2008 da quando sono appassionato di orologi. Il loro vero tratto è la raffinatezza meccanica, e vorrei cercare di spiegarla. Ma soprattutto quello che li accomuna tutti è che non sono stati fatti per inseguire e coprire quote di mercato, ma prevalentemente sulla base di una idea di orologeria . Hanno tutti qualcosa da raccontare, anche se non  tutti mi piacciono allo stesso modo. Vedrò se nei prossimi giorni potrò mostrare ed illustrare altri pezzi. Vorrei far comprendere come io utilizzi tutti a rotazione. Vorrei dire che amo l'orologeria, con dimensioni, design, epoca, importanza, le più diverse.

Questo è un MB &F HM 2 SV in oro rosa: è un orologio in cui estetica e meccanica si fondono. E' quasi una scultura meccanica cinetica. Mi piacerebbe evidenziare le finiture superbe di cui è dotato questo calibro, sopra e sotto. Questo orologio non è fatto per piacere agli altri, piace a chi lo ha creato, Max Busser, e a me. Particolarissima anche la cassa con uno speciale zaffiro che da tutti i lati avvolge il calibro per mostrarlo nella sua integralità. Solo 18 pezzi fatti. Max Busser non è un orologiaio ma un ingegnere. Lo conosco. Prima si fece le ossa in JLC, poi passò a H. Winston presso cui creò l'orologeria. Ma soprattutto Max è l'inventore degli Opus e della straordinaria idea che ci sta dietro e che è la stessa di MB&F: assegnare ogni anno un Opus alla realizzazione di un valente giovane e non conosciuto orologiaio. La serie degli Opus è straordinaria. È una autentica opera di mecenatismo che ha consento ad alcuni tra i migliori indipendenti di farsi conoscere. Se avessi una mezzi i primi 12 Opus li prenderei tutti. Senza eccezione alcuna. MB.& F funziona volutamente al contrario rispetto ad una manifattura: si avvale dei migliori artigiani indipendenti i cui nomi sono tutti pubblicati. Ma si potrebbe scrivere libri su Max, e quello che fa e ha fatto. Il settore gli deve molto.


Questo è un FP Journe Vagabondage II. Orologio altro in cui estetica e calibro sono un tutt'uno, come sempre negli Journe. Secondo molti si tratta del saltarello più avanzato mai costruito: ogni minuti aggiorna tutto istantaneamente, ed è pure dotato di un remontoir d'égalité a un minuto, necessario per assicurargli una cronometria superba (che in effetti ha) malgrado le dimensioni notevoli della molla del bariletto per fargli muovere i dischi.....  È uscito assieme al Lange Zeitwerk rispetto al quale è molto superiore, sia per la velocità con cui si muovono i dischi sia per il fatto che la cassa sarà almeno la metà di quella dello Zeiwerk ( 8mm di spessore di cassa). Poi quel calibro ha i ruotiamo nascosti sul quadrante, al punto che la riserva di carica sembra spunti nel nulla. Il vetro zaffiro è un alcuni punti fumé.  Di questi ne ha fatti e numerati solo 68, più 69 in platino. Nessun altro modello sarà mai più fatto con questo calibro straordinario


Questo è un Blanpain tourbillon otto giorni, platino, prima serie, quella fatta da Vincent Calabrese. 34 mm di diametro cassa, 3,5 mm spessore del calibro. Quando è uscito nel 1989 vantava ben 5 primati mondiali: 1) primo tourbillon volante al polso; 2) primo tourbillon volante ad un minuto; 3) primo tourbillon su cuscinetto a sfera; 3) primo tourbillon con otto giorni di riserva di carica malgrado un unico bariletto (con erogazione costante sperimentata per circa 6 giorni e mezzo); 4) tourbillon sottilissimo con gabbia eccentrica. Credo di dimenticarmi qualcosa, ma rimedierò.


Questo è un FP Journe Souverain Tourbillon platino 40 mm (sic!) , secondi morti. Su questo orologio che amo molto potrei scrivere quasi un libro. È in assoluto l'orologio più regolare nel funzionamento che possiedo. Vedere funzionare il remontoir d'égalité ad un secondo è una emozione. Il doppio suono che accompagna il suo funzionamento idem, come come l'insieme delle parti che si muovono a diversa velocità sul quadrante . Credo che sia davvero uno dei migliori tourbillon mai fatti per me. 10 mm scarsi di spessore di cassa.


Questo è un Roger Dubuis Easy Diver 48mm (importabile) titanio tourbillon ( vedere qumto da me scritto a pg. 2 in risposta a S.M.





Questo è un Patek Philippe ref. 725, calendario perpetuo  del natale 1947: è in condizioni eccellenti e anche se non si vede dalla foto ha un quadrante superbo per equilibrio e realizzazione:

 

Questo è un AP Jules Audemars calendario perpetuo con ripetizione minuti, platino,squelette 39 mm, fatto da Giulio Papi, solo 10 pezzi costruiti. Questo orologio è ciambellato ma assicuro che dal vero è molto molto meglio che in foto. Poi a volte persino la ciambella ha il suo perché. Infatti questo calibro è il ripetizione minuti più piccolo al mondo : 22 mm di diametro , poco più di sei miliimetri di spessore con il calendario perpetuo, niente male. Ha finiture e decorazioni superbe. Il calibro fu fatto per un orologio chiamato John Schaefer di forma, piccolo, bellissimo, la riedizione del primo ripetizione minuti da polso della storia, fatto da Ap nel 1906. Poi hanno pensato di scheltrarne ed incassare dieci numerati in casse da uomo. Potevano evitare, ma rimane un gran pezzo fatto da un grande sell'orolgeria.


Questo è un H. Moser &Cie Perpetual Moon, platino (fasi lunati che sbagliano un giorno solo dopo oltre mille anni). Questo orologio appartiene alla precedente proprietà di Moser . Moser è un marchio storico scomparso nei primi anni del secolo scorso, a metà anni 2000 è stato fatto risorgere. Tecnica notevole, sette giorni di riserva di carica, precisione cronometrica notevole, finiture curate ma quasi tutte a macchina, cassa troppo grande (40,8 mm) ma con un design particolare concavo sul retro che dalla foto no si può vedere. Sono quasi 41 mm che vestono molto bene. La cosa più divertente? L'ho trovato funzionare dopo ben 14 giorni dall'ultima carica. Evidentemente in Moser sono stati giustamente prudenti e hanno dato come riserva sette giorni di carica utilizzabile con ottima cronometria ( ottima davvero). E poi i Moser si compravano con veramente poco fino a due anni fa. Roba seria. Il blu è elegantissimo e scuro.


Ma spesso mi si può vedere èpure con modesti orologi da polso anni 50, come questo Zenith cronometro con il calibro capolavoro 135. Quando la cronometria era importante, negli anni 50, Zenith, grande manifattura, decise di creare un calibro di serie in pochi esemplari ( rispetto alla loro produzione) con caratteristiche cronometriche spinte. Ottenute con una serie esclusiva e costosa di soluzioni tra cui: bilanciere molto grande, con ruota di centro decentrata, finitura maniacale di ancora e scappamento, finiture notevolissime e manuali di tutto il calibro. A distanza di tanti anni le sue caratteristiche cronometriche stupiscono ancora. Metterò presto una foto di questo magnifico calibro, per molti un'ora dei più belli mai fatti. Questo in una rara versione con un quadrante guiloché al centro, cassa in acciaio da 35 mm, con una deliziosa patina rosa depositata sul quadrante. Notevole pezzo.



Questo è un H. Moser&Cie, Perpetual 1, oro rosa, calendario perpetuo istantaneo, 40,8 mm. Questo è l'orologio con cui Moser tornò sul mercato nel 2005. Vinse subito il premio della lancetta d'oro al grand Prix di Ginevra, un record per un esordiente. La ragione? Tante sul piano tecnico ed estetico. È anzittutto un perpetuo calendario istantaneo con gran data. È questa una prelibatezza tecnica perché immaginate di dover aggiornare tutte le indicazioni alla mezzanotte contemporaneamente, anche dal 28 febbraio al primo marzo. Quando lo si vede in funzione la prima volta si rimane di sasso, si pensa ad una grandissima complessità meccanica. È complesso ma il suo segreto tecnico è una invenzìone geniale: è una gran data che rispetto tutte le altre ha il numero sempre al centro della finestra, non si vedono i due dischi, ed in più il fatto che siano parzialmente sovrapposti consente la realizzazione di un meccanismo istantaneo meno complesso degli altri. Ma ci sono anche altri plus: questo perpetuo si regola tutto da una corona, avanti ed indietro, anche a mezzanotte mentre si sta aggiornando con il salto. Vi è solo un correttore a a ore 9, che serve se si deve intervenire sugli anni. Anche le indicazioni sono originali: il mese è genialmente reso da una mini lancetta coassiale a quelle di ore e minuti. Il ciclo quadriennale è sul retro ( in realtà dodici anni) come dovrebbe per me sempre essere. Sette giorni di riserva di carica, appena 12 mm di spessore per tecnica così raffinata. Opera in realtà di un grande orologiaio freelance Andreas Strehler, che ama fare  orologi complessi con una apparente semplicità. Pagato nuovo da concessionario come un Daytona d'oro appena.



Vacheron Constantin, oro bianco, 35 mm, Chronométre Royal automatico, anse Batman
Tipico esempio di orologio molto elegante ma anche originale della metà degli anni 60. Il calibro lo faceva JLC in esclusiva per Vacheron Constantin e Audemars Piguet. È un calibro bellissimo dalle finiture superbe con doppio punzone di Ginevra, con un rotore che scorre su rulli di rubino una soluzione che diventa ancora più avanzato sul JLC 920 successivo ( riservato a Vacheron , Ap, e Patek Philippe: è il calibro dei primi Royal Oak e Nautllus, il più piatto a rotore centrale mai costruito). Esemplare in condizioni quasi da concorso ma senza fibbia originale.


A. Lange&Sohne Double Split, platino, 43 mm, unico cronografo al mondo con doppia funzione sdoppiante per i secondi e per i minuti), pure con  Flyback ( doppio anche esso). Qui siamo nella tecnica pura, tecnica superba. Dirò subito che questo orologio ha un difetto che lo rende a me quasi importabile: lo spessore è enorme (15,3 mm di cassa), il platino della massiccia cassa, la complessità della meccanica, lo rendono molto molto pesante. Troppo, dovevano farlo in oro bianco. Però...che calibro. Praticamente è il calibro rattrapante più sofisticato mai prodotto. Qui oltre ad esserci una doppia lancetta dei secondi cronografici vi è pure una doppia lancetta dei minuti cronografici. Il che significa che ci sono pure due meccanismi isolatori sofisticati, e che il flyback ha due modalità di funzionamento che ne ampliano le possibilità di uso . Ma ciò che lo rende ancora più sorprndete è che l'unico rattrapante che possiedo ( ne ho altri due, nei prossimi giorni vedrete...) che è a prova di errore: impossibile metterlo in difficoltà, impossibile anche solo perturbare la inimitabile dolcezza dei tasti di funzionamento e del rattrapante. È ha una regolarità di funzionamento incedibile ancora di più su un rattrapante. Ma è anche rifinito molto bene, è solido come forse nessuno. Un giorno ha fatto una brutta caduta dalla mia mano in piedi sul pavimento di granito: non si è fatto nulla, incredibile! Poi ha un calibro da capogiro anche da vedere.


Patek Philippe ref. 96, 1951, oro giallo, calibro 12-400. La prova provata che si può comprare un superbo Patek Philippe storico a poco da un antiquario notoriamente caro nel centro storico di Roma. Un giorno passeggiando mi ci imbatto, era credo il 2012. L'ho pagato 6000 euro, è perfetto di quadrante, cassa e fibbia, con estratto Patek Philippe, con un calibro bellissimo rifinito con doppio punzone di Ginevra, anglage manuale come si deve.Provate a guardare una foto di questo calibro e confrontatelo con il 215 di oggi o con un 324. Poi mi sapete dire: se non vi accorgete del diverso censo di questo calibro evidentemente è una buona notizia: avete molta strada da percorrere ancora ( come più o meno tutti ma non tutti dallo stesso punto di partenza). Ahimè di Calatrava nuovi ne ho avuti almeno due, e anche diversi altri Patek, e altri li ho ancora. 31 mm di pura eleganza, cassa a moneta.


AP tasca, con ripetizione minuti e cronografo sdoppiante, 1919, quadrante personalizzato da Hausmann, con custodia pure originale. Le foto non rendono merito allo splendore di questo calibro, tutto lucido con finiture superbe Lo feci vedere a Benedetto Mauro di Hausmann, è stato a guardarlo molto, in condizioni perfette, la sua custodia originale è una chicca. Poi vidi il registro Ap a le Brassus e trovai sia quando l'avevano fatto che quando l'avevano venduto e anche a quanto. Sono cose che fanno piacere. Suono possente, anche troppo!


FP Journe Octa Calendrier platino 38 mm: si tratta del calendario annuale di FP Jourme. Oggi è appena andato fuori produzione per lo splendido perpetuo istantaneo che è stato anche tanto apprezzato da questo forum. Questo calendario annuale è sottile, elegante, ha per me un quadrante tra i più belli originale e classico al tempo stesso. Nessun correttore sulla carrure si fa tutto dalla corona, poi è forse con Moser l'unico calendario semi integrato, nel senso che Journe quando ha presentato la sua collezione utilitaria Octa automatica con cinque giorni di riserva di carica aveva genia previsto lo spazio per le complicazioni tutte con lo stesso spessore ridotto.


Roger Dubuis excalibur 45 mm, oro rosa, calendario perpetuo istantaneo ed in linea, 88 pezzi: lo so: è enorme, è vistoso come pochi, trasuda ricchezza, ma ci sono molte cose da dire. Anzittutto la sua tecnica: si tratta del primo perpetuo istantaneo a grandata tradizionale, con pure il secondo fuso orario. Ed indicazioni in limea del calendario. A mezzanotte tutto si aggiorna in un istante contemporaneamente con uno scatto che sembra una fucilata. Pensate soltanto a questo per percepirne la complessità rispetto ad un normale perpetuo: esso deve saltare istantaneamente e correttamente sia da, 28 febbraio al primo marzo, sia dal 31 maggio al primo giugno. Cioè, ci devono essere molle diverse tarate perfettamente per fare salti di diversa lunghezza ( quattro diversi salti). Poi quanta energia a muovere tutte assieme le indicazioni di tutti i dischi. Spero di mettere un video che lo dimostra che feci alcuni anni fa. Pazzesco. Quadrante in madreperla che con la luce del sole assume un leggero rosato di colore che contrasta amabilmente con il blu della fasi di luna.


AP Royal Oak calendario perpetuo acciaio squelette. Che dire? La foto parla da se . Qui abbiamo una base solotempo di gran pregio con il calibro AP 2120, il più piatto mai prodotto ad oggi con rotore centrale. Poi il modulo del calendario perpetuo è molto bello da vedere, e funziona anche molto bene, perché aggiorna sempre tra le 23 e le 24, salvo quando deve fare il gran salto da febbraio a marzo e allora inizia prima. Ma a mezzanotte è tutto comunque finito come è giusto che sia. Più avanti vedrete un altro celebre calendario perpetuo ultrapiatto, blasonatissimo che ci mette ore ad aggiornare....ma è altra storia. In più abbiamo pure al semicheletratura AP che a me piace, anche se non è fine come su pochi altri Vacheron e Patek ( ma anche tanti altri meno blasonati e costosi). Insomma ha il bracciale, è sottile e complicato. Se fosse anche di oro sarebbe perfetto ( io non amo l'accaio, mai).


Questo è un Vacheron Costantin degli anni 50, oro bianco, con calibro ultrapiatto 1003. Questo orologio è della metà degli anni 50 all'inizio della produzione del celebre calibro ultrapiatto fatto per VC da JLC. È veramente molto molto (troppo? ) sottile, ma la sua rarità, oltre alle anse Batman è anche data dal quadrante di un blu scuro associato alle sfere bianche . Ciò poi che amo sono le finite magnifiche del calibro.


FP. Journe Resonance, 40 mm oro rosa, quadrante oro bianco. Importante: per questo orologio e i seguenti andare a pagina 3 per le note e le ulteriori foto ( mio messaggio delle 23.35).


A. Lange&Sohne Zeitwerk, oro rosa:


Minerva, 1945, ref. 1335 cronografo con calibro 13-20CH


Zenith El Primero 38mm del 2011, ed limitata per O&P 33 esemplari

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Orologi e Co... / Presentazione
« il: Aprile 07, 2015, 21:51:48 pm »
Buonasera a tutti,
mi chiamo Marco, scrivo da Roma,  avevo già fatto la registrazione un anno e mezzo fa, ma poi non l'ho utilizzata. Ora invece ho deciso di farlo.
Sono un collezionista di orologi, o forse raccoglitore e utilizzatore di orologi, ho qualche anno di esperienza in merito, ma non  tanti.
Leggo che qui ci sono molti amici, e persone che ho imparato ad apprezzare negli anni su altri forum quindi da ora in avanti anche io proverò a contribuire, sperando di essere reciprocamente utile .

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