Orologico Forum 3.0

Off Topic => Il Caffè di Orologico => Topic aperto da: guagua72 - Agosto 28, 2016, 09:30:47 am

Titolo: Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: guagua72 - Agosto 28, 2016, 09:30:47 am
In altri Topic si è affacciato il discorso outlet nel caso degli orologi, poi un forumista ha detto che non comprerà più il marchio Boggi negli store cittadini perchè hanno le medesime cose all'aoutlet col 40% di sconto. Io aggiungo che anche un marchio come Ralph lauren,  ha accettato la politica dell'outlet dando una grande bastonata alla rete commerciale tradizionale.....Cosa ne pensate?
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ilcommesso - Agosto 28, 2016, 10:56:08 am
Non sanno quello che fanno, oppure hanno una rete vendita talmente disorganizzata e caotica che fanno cattiva concorrenza persino a sè stessi.
Se lo stesso oggetto, orologio o scarpe che siano, lo trovo all'outlet col 40% di sconto, in primis  mi sento preso in giro, secondo la percezione del marchio cala sensibilmente.
Di solito gli outlet vanno bene per gli stranieri, avanzi di collezioni o saldi di fine serie, quei pochi che ho visitato non mi hanno mai conquistato, troppo caos e zero assortimento, vanno bene per i pullman di turisti cui puoi rifilare ciò che vuoi, l'importante è che ci sia il nome (originale).

Penso a JLC che vende online (dubito che uno compri così, non è un LCD o un cell), con boutique monomarca e tanti concessionari.... aprirsi ad altri canali di vendita non serve a nulla, IMHO, proprio per la natura ed il prezzo di certi oggetti.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: mbelt - Agosto 28, 2016, 11:00:23 am
L'outlet diventa indispensabile per una grande firma se produce troppo. È la solita storia: molti marchi producono troppo, e questi sono i risultati.
Giorgio in un altro topic ha sciritto una cosa che non condivido assolutamente per i produttori di alta orologerìa: secondo lui avrebbero fatto bene a spingere sulla produzione quando il mercato tirava. Certo così guadagni al massimo ma sputtani il prestigio di un marchio in modo irreversibile. Guadagni oggi ma comprometti i tuoi guadagni futuri, il peggio che puoi fare al tuo capitale.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: Patrizio - Agosto 28, 2016, 11:30:25 am
nomos vende on line perchè ha pochi rivenditori.
ma i prezzi sono esattamente gli stessi e sconti non se ne fanno
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ilcommesso - Agosto 28, 2016, 12:49:35 pm
nomos vende on line perchè ha pochi rivenditori.
ma i prezzi sono esattamente gli stessi e sconti non se ne fanno
Questa infatti è una scelta logica, in italia ad esempio i rivenditori sono solo al nord.
Può essere utile avere il listino di  JLC e cartier, però davvero non riesco ad immaginare chi possa comprare questi orologi online (visto che siamo a sconto ZERO) ::)
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: leolunetta - Agosto 28, 2016, 14:48:50 pm
nomos vende on line perchè ha pochi rivenditori.
ma i prezzi sono esattamente gli stessi e sconti non se ne fanno
Questa infatti è una scelta logica, in italia ad esempio i rivenditori sono solo al nord.
Può essere utile avere il listino di  JLC e cartier, però davvero non riesco ad immaginare chi possa comprare questi orologi online (visto che siamo a sconto ZERO) ::)


In coscienza vorrei sperare che hanno una politica di vendita a sconti zero per il semplice fatto che i prezzi sono tirati all'osso in confronto ad orologi che costano di più e che non hanno la metà della cura e della qualità dei Nomos e possono neanche fregiarsi degli stessi pregi, ma non so se è così o meno.
Quel che è certo è che Nomos è manifattura dal 2005 e sono poco più di 10 anni che produce i suoi calibri in-house, inoltre ne ha una gamma per nulla limitata con diverse tipologie di calibri anche molto diversi tra loro. Dal 2015 il nuovo scappamento "swing system" di manifattura e l'automatico piatto da 3,2mm.
Per completare la gamma e fare un ulteriore salto di qualità ci vorrebbero, sempre in stile minimal, un bel crono e un perpetuo moderno. :)
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ilcommesso - Agosto 28, 2016, 15:45:52 pm
Il mio zero sconto era riferito a JLC e Cartier  ;)

Nomos ha una qualità eccellente e costa 1/5 del più semplice JLC
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ciaca - Agosto 28, 2016, 21:04:42 pm
Gli outlet servono a smaltire l'enorme esubero di produzione che il mercato retail non riesce ad assorbire. Pezze da sue soldi vendute a prezzi surreali e che passata la "stagione" devono essere fatte fuori.
Sul pronto moda non fanno canninalizzazione perché si rivolgono a clienti diversi, il/la fashonista che compra il capo della stagione prossima non potrebbe mai sopportare di andare in giro con indumenti dell'anno prima, chi compra un paio di jeans e nulla più non li pagherebbe mai la cifra che costano al retail.

In ogni caso a me pare che lavorino bene sono gli Store di pronto moda, articoli sportivi e le griffe di fascia bassa e non troppo votate al fashon, mentre gli altri sono quasi sempre deserti perché hanno merce per lo più talmente demodé da essere invendibile anche con sconti importanti (ma comunque pur sempre a prezzi folli).

Sugli orologi e la gioelleria "alta" in verità fatico davvero a capirne il senso (ed invero finché Gianluca non ha tirato fuori la storia dei Longines a castel Romano e Dario quella dei Bulgari in un altro che non ricordo) io non ne avevo mai visti. Forse mala tempora currunt?
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: guagua72 - Agosto 29, 2016, 08:49:10 am
Confermo Longines anche a Fidenza Outlet Village, con sconti vicini al 30%. Ovviamente non presenti alcuni modelli di punta. Torno sul tema outlet perchè ci sono diverse strategie da valutare. Ci sono marchi di vertice che, usano l'outlet per smaltire i veri esuberi di produzione e gli invenduti dei loro store monomarca. Penso ad esempio a Loro Piana ( molto molto caro anche negli outlet stessi) oppure Aspesi oppure Marni. Tra l'altro ho citato tre nomi che si possono contraddistinguere per la loro classicità e quindi portabilità nel tempo. Accanto a questi nomi di vertice poi troviamo altri marchi che producono merce appositamente per gli outlet, è il caso del già citato Ralph Lauren che accanto ad una gamma di prodotti veri ha tutta una gamma di prodotti corollario che produce solo per gli outlet stessi. Nel Nord Italia, essendo tale marchio presente in quasi tutti gli outlet ( fidenza, Barberino e Serravalle, forse anche Castelguelfo), si è mangiato il  sessanta per cento del mercato. Poi ci sono marchi che producono solo ed esclusivamente per gli outlet, storici marchi, semifalliti che ora non si fila più nessuno e che sono solo l'ombra di un rigoglioso passato, tipo Enrcico Coveri o Henry Cotton. Io vedo tanta robetta propinata ai ricercatori dell'affare dell'ultimo momento, i soliti italiani che pensano di essere più furbi degli altri e coloro che credono di assurgere a categorie sociali superiori con un bel marchione stampato sulla polo. In realtà, con i marchi più seri, alcuni di questi già citati, si possono ottenere sulal stagione passata sconti del 50%, che sono poi i medesimi che si ottengono al negozio durante i saldi. Unico vantaggio che alcuni marchi propongono tutta la gamma e collezione che mai potresti ritrovare al negozio. Insomma, occorre sapere discernere e sapere comprendere che sotto un certo prezzo non si può avere quella quantità di merce a tutte le stagioni. Chi sa valutare e sa dare un prezzo alle cose o sa discernere un briciolo la qualità, può anche trovarsi bene all'outlet. Chi arraffa tutto quanto è all'80% del cartellino sarà soddisfatto delle percentuali, chi invece ( chiamato da angelo fashonista, che nel gergo degli addetti ai lavori ha tutto un altro significato) è uno o una fashion victim, amerà in maniera spudorata farsi spennare nel mondo delle boutique sulle vie principali delle città. Orbene, che dire, un briciolo di cultura, un annesso di conoscenza, un minimo di informazione, aggiunto ad una sana lettura dei cartellini ( non intesa nel marchio ma nelle composizioni dei tessuti e nei luoghi di produzione) , possono aiutare a vestire in tutta onestà la famiglia. Serravalle ad esempio ha un target molto più elevato di altri, mentre Mantova non ha lo stesso appeal. Ma in generale, la creazione degli Outlet ha massacrato il piccolo commercio che si è trovato stretto nella morsa di questi ultimi e delle grandissime multinazionali ( H&M, Zara). Insomma , se si è consapevoli di ciò che gli outlet rappresentano, ben venga. Io personalmente, se avessi ancora la bottega sottocasa che mi trattava bene comunque ne farei volentieri a meno.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ciaca - Agosto 29, 2016, 10:33:49 am
Si, intendevo fashon victim (non sono pratico del gergo di settore :) )
A me per certi dettaglianti che ricaricavano il 1000 per cento sulla merce in vendita e ti facevano morire per un 10% di sconto sul prezzo di cartellino francamente non dispiace per nulla. ;)
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ilcommesso - Agosto 29, 2016, 20:12:22 pm
Il problema è sempre lo stesso, si chiama avidità.
Siamo seri, 400 euro per un paio di jeans non stanno né in cielo né in terra, si paga solo un brand e magari non c'è neppure un briciolo di materiale che giustifichi il prezzo.

Ricordo anni fa quando acquistai un paio di jey coleman (mi pare scritto così) a 100 euro... pochi mesi dopo feci il bis,  però col 50% di sconto.
Allora mi chiedevo quale fosse il ricarico del commerciante, perché era chiaro che anche in quel caso ci stava sicuramente dentro  >:(  >:(
Cotone e un 2-3% di lycra od elastan non richiedono i costi dello shuttle.

Gli outlet sono un grande calderone, meglio gli spacci aziendali, avendoli vicini
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: guagua72 - Agosto 31, 2016, 08:29:11 am
Cioò che hanno rilevato sia Commesso che Ciaca, ovvero prezzi assurdi, sono esattamente quello che accade alle vetrine delle città. Salvo poi gli stessi marchi, sono loro che impongono certe politiche, creare gli outlet e marginare molto di più suòl prodotto rispetto alla vendita ai dettaglianti.  Che futuro potrà avere un commercio al dettaglio? Siamo sicuri che morendo i tanto vituperati dettaglianti troveremo maggior vigore? Prezzi alti e qualità affatto sicure. Giustissimo. Un pò come accade anche nell'orologeria. In questo caso la colpa non è proprio "solo" dei dettaglianti ma è alla base della produzione. Se andiamo ad analizzare ciò che serve ad un dettagliante per guadagnare, vale a dire fare emergere un utile dopo avere pagato: dipendenti, affitto, utenze, manutenzioni ordinarie del negozio. Scopriamo che tendenzialmente i commercianti dei grandi marchi, chiamiamoli boutique, devono per forza moltiplicare per circa 2,5. Ciò gli permette di avere quel margine di guadagno anche in tempo di saldi. Ora, vivacchiano perchè vendono il loro prodotto pressochè solo nei saldi. A parte le vittime del fashion. Che dire, io non mi scandalizzzo del dettagliante che guadagna il 100% , mi soffermo invece su questi produttori che necessitano di ricaricare dalla produzione il 500% minimo. Ora poi ti ritrovi serenamente capi made in china, di grandi e noti marchi, che costano tranquillamente un migliaio di Euro. Vogliamo citare Moncler? Una escalation di prezzi folli. Al Fidenza Outlet, mi è stato detto da un operatore, giovedì scorso c'era un evento. Alcuni marchi sono usciti col 70% di sconto. C'era la fila fuori.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: Patrizio - Agosto 31, 2016, 12:43:43 pm
avrei scommesso che moncler avrebbe subito pesantemente la famosa puntata di report
invece la gente ha la memoria del pesce rosso e la sensibilità della pietra
francamente un piumino fatto in transnistria maltrattando persone ed animali non si può vedere...a quei prezzi
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ilcommesso - Agosto 31, 2016, 14:05:33 pm
Ho letto tempo fa una bella frase:

come consumatori vogliamo (pretendiamo) sempre il prezzo più basso possibile, allo stesso tempo come cittadini ci indigniamo per le condizioni di sfruttamento del lavoro di molti individui.

Un bel controsenso, no?
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: Patrizio - Agosto 31, 2016, 15:22:55 pm
è un controsenso parziale. perchè il prezzo basso lo vorremmo a discapito del profitto non delle condizioni dei lavoratori.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: MauroDS - Agosto 31, 2016, 15:58:08 pm
Ho letto tempo fa una bella frase:

come consumatori vogliamo (pretendiamo) sempre il prezzo più basso possibile, allo stesso tempo come cittadini ci indigniamo per le condizioni di sfruttamento del lavoro di molti individui.

Un bel controsenso, no?
La classica botte piena con la moglie ubriaca.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ciaca - Agosto 31, 2016, 18:13:37 pm
è un controsenso parziale. perchè il prezzo basso lo vorremmo a discapito del profitto non delle condizioni dei lavoratori.

Esatto, e nemmeno del profitto ragionevole che é cosa assolutamente legittima, ma dello sbafo a ganasce spianate che é un'altra cosa.
Però se uno si intrippa in queste paranoie finisce per vestirsi solo con i sacchi delle patate, perché tra tessuti fatti in Bangladesh, scarpe fatte in Thailandia e pelli conciate in Cina di fatto ormai non si salva più nulla.
È l'inarrestabile dinamica della globalizzazione che approfitta delle sperequazioni per aggiungere valore alla catena.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: Patrizio - Agosto 31, 2016, 18:28:10 pm
Porter e la sua leadership di costo hanno trovato molti, troppi entusiasti
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: guagua72 - Settembre 02, 2016, 08:45:25 am
è un controsenso parziale. perchè il prezzo basso lo vorremmo a discapito del profitto non delle condizioni dei lavoratori.

Esatto, e nemmeno del profitto ragionevole che é cosa assolutamente legittima, ma dello sbafo a ganasce spianate che é un'altra cosa.
Però se uno si intrippa in queste paranoie finisce per vestirsi solo con i sacchi delle patate, perché tra tessuti fatti in Bangladesh, scarpe fatte in Thailandia e pelli conciate in Cina di fatto ormai non si salva più nulla.
È l'inarrestabile dinamica della globalizzazione che approfitta delle sperequazioni per aggiungere valore alla catena.
Paranoie o non paranoie, so che tu sei concorde e ti cito solo per aggiungere pensiero, non trovo comunque corretto che il valore aggiunto venga conseguito per l'80% da sfruttamento. Sfruttamento di mano d'opera a basso costo, sfruttamento di  materie prime a basso costo, sfruttamento di menti ( le nostre) attraverso i guru del web e dei blog e dei twit e degli instagram. Non sono i prezzi che mi fanno scandalizzare. Cito hermes, ad esempio, che fa profitti d'oro pur utilizzando una filiera molto controllata di artigiani e di industrie terze fornitrici. Guardo le nuove Boutique Brioni e rabbrividisco al pensiero che la manifattura di Penne vada in declino. Ma tanto, che conta se un capo anzichè essere intelato diventa semi adesivato? Niente se hai la storia da raccontare.....
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ciaca - Settembre 02, 2016, 15:47:54 pm
Nessuno dotato di buonsenso può "essere d'accordo" Giorgio, ma purtroppo sono gli effetti collaterali di un mondo globalizzato in cui, per l'ennesima volta nella storia, pochi approfittano biecamente delle sperequazioni che sempre ci sono state e sempre ci saranno.
Nel '400 gli schiavisti europei con le popolazioni africane, nell'800 erano i latifondisti che sfruttavano i contadini, oggi sono le multinazionali che sfruttano le situazioni di indigenza del terzo mondo, nella storia dell'umanità c'è sempre stato sfruttamento e temo sia una condizione congenita della nostra razza della quale si può solo mestamente prendere atto ringraziando il fato (o il cielo per chi ci crede) di essere nati dal lato privilegiato della barricata.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: guagua72 - Settembre 04, 2016, 02:04:11 am
Nessuno dotato di buonsenso può "essere d'accordo" Giorgio, ma purtroppo sono gli effetti collaterali di un mondo globalizzato in cui, per l'ennesima volta nella storia, pochi approfittano biecamente delle sperequazioni che sempre ci sono state e sempre ci saranno.
Nel '400 gli schiavisti europei con le popolazioni africane, nell'800 erano i latifondisti che sfruttavano i contadini, oggi sono le multinazionali che sfruttano le situazioni di indigenza del terzo mondo, nella storia dell'umanità c'è sempre stato sfruttamento e temo sia una condizione congenita della nostra razza della quale si può solo mestamente prendere atto ringraziando il fato (o il cielo per chi ci crede) di essere nati dal lato privilegiato della barricata.
E su questo non ci sono dubbi, ma che non mi vengano a raccontare che il male sono i commercianti, rispetto alle multinazionali del lusso sono delle pecorelle
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ciaca - Settembre 04, 2016, 13:56:21 pm
Sono tutti ingranaggi di uno stesso meccanismo, la rete di vendita è parte integrante della catena del valore e quando un commerciante ricarica di 10 volte sul prezzo di acquisto della merce che vende nulla fa se non mettere le mani su una grossa fetta di quel valore, incluse sperequazioni annesse quando sperequativa è tutta la catena del valore.
Per cui trovo retorico che i vari ingranaggi dello stesso meccanismo si mettano a puntarsi il dito l'uno contro l'altro, le "colpe" o il "male", se così vogliamo chiamare le cose, stanno nel modo stesso in cui è concepito l'ingranaggio.

Quando ero bambino in paese dai miei nonni la spesa non si faceva in un supermarket dove un pomodoro costa 200 volte quello che viene pagato al contadino, il pomodoro lo si coltivava nel proprio orto (e costava il sudore della propria fronte) o dal contadino che aveva l'orto accanto al tuo, il latte dal vaccaro che ogni mattina mungeva e passava a riempire i contenitori messi dietro le porte (che si lasciavano aperte), i formaggi dal pastore che ogni mattina all'alba accendeva il suo pentolone di rame sulla legna, e infine gli abiti non si compravano in boutique ma si facevano confezionare alla sarta e gli scarponi duravano una vita e si facevano risuolare dal calzolaio, non li si gettava via ad ogni cambio stagione.

Era un altro mondo, sicuramente meno sperequativo ma certamente meno "comodo". Oggi in quei paesi non ci vive quasi più nessuno, gli orti sono sempre meno, il vaccaro ha venduto le vacche e campa di pensione minima, i pastori stanno scomparendo e la ricotta devono farla di nascosto come i ladri perché le leggi non glie lo permetterebbero, e i pochi che ancora ci vivono la spesa vanno a farla al supermarket e i vestiti li comprano all'outlet o nelle boutique in città, e pazienza se il tessuto è fatto sfruttando la povera gente del Bangladesh (che però senza quel lavoro sarebbe ancora più povera e per la quale ogni n anni raccogliamo abiti e scarpe che chiamiamo vecchi ma che spesso sono solo demodé).
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: guagua72 - Settembre 04, 2016, 18:01:06 pm
Discorso di grande pragmatismo. Che ti devo dire. .....concordo, ma sono le sfumature che diamo al quadro d'insieme che ci allontanano un tantino. Non ho nostalgia del latte del contadino ( anche se ora dalle mie parti si stanno tutti attrezzando con distributori di latte fresco). Considero un lusso allevare animali da cortile e raccogliere le verdure del proprio orto. Ma non so quanto sia questo discorso calzante per il mondo del fashion, forse è suggestivo ma non calzante. Umilmente mi sono lanciato nella difesa di un certo piccolo commercio perchè non ci sono, caro Angelo, commercianti di abbigliamento che possono decidere in maniera indipendente quanto alta alzare l'asticella del prezzo. I Bottegai, i titolari dei negozi di abbigliamento vero, di qualità, ma anche i titolari di boutique che hanno fatto storia in molte città, ora mi viene in mente Ratti a Pesaro ( forse uno dei più grandi negozi in Italia, uno dei pochi che aveva Brioni, Kiton, Attolini accanto alle griffe e poi riportò in auge Chenel, Dior , è tutt'ora uno dei pochi concessionari privati titolare di boutique Hermes, negozio di grande ricerca). Orbene solitamente il commerciante di abbigliamento di questo tipo mai, dico mai, ricarica per 10, sfatiamo questo mito. Sono le grandi Maison che hanno costretto questi commercianti o a sparire o a diventare dei semplici porgitori di prodotto. Comprare un Foulard Hermes dalla signora Ratti significava sorbirsi anche un bel pezzo di storia e non semplicemente portarsi a casa un quadrato di seta griffato. Dalla produzione le grandi multinazionali ricaricano cifre enormi, e i commercianti che infatti falliscono sono alla mercè di questi prezzi strampalati. Ridotti a meri porgitori di prodotto. Il massimo che concede Tod's ai propri rivenditori è un 2,2. Quando finirà il commercio indipendente ne riparleremo....se riusciremo ad essere vestiti ancora in modo diverso e non con la medesima tutina firmata H&M. Dichiaro di non avere alcun parente fino al terzo grado , titolare di un negozio di abbigliamento.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ciaca - Settembre 04, 2016, 18:19:53 pm
Giorgio, sono cresciuto con uno dei più grossi commercianti d'abbigliamento maschile della mia città sotto casa, con il di cui figlio sono anche amico d'infanzia. Idem con il più grosso commerciante di fashon di tutto il sud italia, con cui sono cresciuto. Un altro mio amico d'infanzia era uno dei maggiori rappresentanti, di molti dei marchi che hai citato. Il settore e i suoi numeri per eserienza indiretta li conosco bene. So quanto ricaricavano (mediamente il 400% e su alcuni articoli anche il 1000%), so che razza di provvigioni riuscivano a mettere insieme (senza considerare i ricavi delle vendite dei campionari) nei ruggenti anni 80 e fino alla metà dei primi anni 90.
So esattamente quanto costa il décolleté borchiato di Valentino Garavani al produttore e alla boutique che lo vende a 650 euro al pubblico Iva inclusa, e i margini sono semplicemente "indecenti", roba che fa impallidire pure la peggiore finanza speculativa, per tutti tranne che per chi realizza il prodotto.

È un sistema sperequativo proprio perché i produttori hanno le briciole mentre il grosso del valore se lo dividono le reti di vendita e i marchi, e questo vale per tutti i settori merceologici.
E tale sperequazione nasce proprio dal basso potere contrattuale dei produttori a seguito di altre sperequazioni legate alla globalizzazione. E in fin dei conti perché c'è un mercato disposto a pagare e quindi a legittimare tali sperequazioni.
Io non ho nulla contro il commercio indipendente, contro gli outlet, la grande distribuzione organizzata, ecc ecc.
Semplicemente sono consapevole che sono tutti ingranaggi dello stesso meccanismo che si muove con una certa dinamica grazie alle suddette sperequazioni.

settimana scorsa ho acquistato una giacca preconfezionata al prezzo di costo, ossia 20 euro. Prezzo cartellino: 230 euro.

P.s: il latte "fresco" dei distributori è una Delle tante truffe di questo meccanismo (latte industriale griffato "fresco" e pagato di conseguenza) Che nulla ha a che vedere col latte munto dalla vacca (allevata al pascolo) senza alcun trattamento. Acqua bianca il primo, latte il secondo :)
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: guagua72 - Settembre 04, 2016, 21:00:23 pm
Giorgio, sono cresciuto con uno dei più grossi commercianti d'abbigliamento maschile della mia città sotto casa, con il di cui figlio sono anche amico d'infanzia. Idem con il più grosso commerciante di fashon di tutto il sud italia, con cui sono cresciuto. Un altro mio amico d'infanzia era uno dei maggiori rappresentanti, di molti dei marchi che hai citato. Il settore e i suoi numeri per eserienza indiretta li conosco bene. So quanto ricaricavano (mediamente il 400% e su alcuni articoli anche il 1000%), so che razza di provvigioni riuscivano a mettere insieme (senza considerare i ricavi delle vendite dei campionari) nei ruggenti anni 80 e fino alla metà dei primi anni 90.
So esattamente quanto costa il décolleté borchiato di Valentino Garavani al produttore e alla boutique che lo vende a 650 euro al pubblico Iva inclusa, e i margini sono semplicemente "indecenti", roba che fa impallidire pure la peggiore finanza speculativa, per tutti tranne che per chi realizza il prodotto.

È un sistema sperequativo proprio perché i produttori hanno le briciole mentre il grosso del valore se lo dividono le reti di vendita e i marchi, e questo vale per tutti i settori merceologici.
E tale sperequazione nasce proprio dal basso potere contrattuale dei produttori a seguito di altre sperequazioni legate alla globalizzazione. E in fin dei conti perché c'è un mercato disposto a pagare e quindi a legittimare tali sperequazioni.
Io non ho nulla contro il commercio indipendente, contro gli outlet, la grande distribuzione organizzata, ecc ecc.
Semplicemente sono consapevole che sono tutti ingranaggi dello stesso meccanismo che si muove con una certa dinamica grazie alle suddette sperequazioni.

settimana scorsa ho acquistato una giacca preconfezionata al prezzo di costo, ossia 20 euro. Prezzo cartellino: 230 euro.

P.s: il latte "fresco" dei distributori è una Delle tante truffe di questo meccanismo (latte industriale griffato "fresco" e pagato di conseguenza) Che nulla ha a che vedere col latte munto dalla vacca (allevata al pascolo) senza alcun trattamento. Acqua bianca il primo, latte il secondo :)
Angelo stai confondendo il distributore col negoziante, provvigioni e guadagni che non sono più che una chimera. Credimi, Il negoziante ha prezzi imposti attualmente, non moltiplica più di 2,5. O almeno non gli lasciano moltiplicare di più. Non lo so come facciano a guadagnare il 1000% o anche il 400% su Church , ora la gente va su internet e sa il prezzo di cartellino e il gruppo Prada non fa grossi sconti all'uno piuttosto che all'altro comemrciante, magari per grandi stock acquistati ma ora sono una chimera. L'esempio della giacca è sintomo di questo tuo svarione, prendi tutta la filiera senza dividerla. Il male è alla base, al sovrarreddito che si crea alla base. Credimi, è una brutta cosa, ma di commercianti che stanno bene sull'abbigliamento ce ne sono pochi, pochissimi, quelli che hanno le spalle più robuste vivono di rendita. Un settore finito. Sul latte non mi hai nemmeno letto pertanto non mi hai capito. E' evidente perchè hai esattamente detto ciò che intendevo. Anzi, scusami, sono io che mi sono spiegato male. 
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: guagua72 - Settembre 04, 2016, 21:02:20 pm
Leggo ora che ti riferisci ai ruggenti anni 90 , ma questa era una analisi sul presente.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ciaca - Settembre 04, 2016, 23:49:00 pm
Era un'analisi sul passato su vari anelli della rete di vendita.
Tuttavia ancora oggi conosco boutique che sulle griffe della moda, prevalentemente femminile, ricaricano molto più del solo 2,5.

Ma già il 2,5 é sperequativo se pensi che un'impresa di costruzioni per un'opera pubblica ha ricarichi medi di 0,35!
Non c'è alcuna proporzione né omogenea distribuzione del valore tra manifattura e marketing e commercio, la louboutin che il calzaturificio vende a 35 euro va al pubblico a 600!
Se tutto il valore sta nel marketing e nel commercio non ci si può stupire se poi il produttore va in Bangladesh per ritagliarsi il suo pezzo di valore.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: guagua72 - Settembre 05, 2016, 00:18:22 am
Era un'analisi sul passato su vari anelli della rete di vendita.
Tuttavia ancora oggi conosco boutique che sulle griffe della moda, prevalentemente femminile, ricaricano molto più del solo 2,5.

Ma già il 2,5 é sperequativo se pensi che un'impresa di costruzioni per un'opera pubblica ha ricarichi medi di 0,35!
Non c'è alcuna proporzione né omogenea distribuzione del valore tra manifattura e marketing e commercio, la louboutin che il calzaturificio vende a 35 euro va al pubblico a 600!
Se tutto il valore sta nel marketing e nel commercio non ci si può stupire se poi il produttore va in Bangladesh per ritagliarsi il suo pezzo di valore.
il 2,5 non se lo beve più nessuno perchè poi devono vendere con lo sconto 50%. E' questo il problema, tutta la ciccia se la vogliono mangiare i grandi gruppi. Non puoi confrontare il margine di ricarico opere edili e pubbliche con il margine di ricarico di un bene commerciale, perchè nel primo si tiene conto dei costi di produzione incluso la mano d'opera oltre che le materie prime ( eccetto forse costi generali)  mentre nel secondo solo del margine sull'acquisto poi ci devi mettere gli altri costi ( utenze, dipendenti, canoni di locazione), Se ci aggiungi i costi vedrai che quel margine diverrà negativo o quasi. E' un settore in fortissima difficoltà.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: ciaca - Settembre 05, 2016, 10:47:14 am
Si ma non è in difficoltà per i margini ma per altre ragioni legate al fatto che come dici la ciccia se la vogliono mangiare altri come per tanto tempo e in altri tempi ancora di più se la sono mangiata loro. Ecco perché non mi strappo i capelli, quando c'è una catena del valore fortemente sperequativa ci sta sempre chi prova a mangiarsi tutta (o buona parte) della ciccia.
Titolo: Re:Outlet, giovano al mercato?
Inserito da: guagua72 - Settembre 07, 2016, 10:08:05 am
Allora non è vero che ridurre gli anelli della catena o i denti dell'ingranaggio serva a più di tanto.