Orologico Forum 3.0

Gli Orologi => Orologi e Co... => Topic aperto da: Tudor 79180 - Settembre 29, 2016, 12:46:23 pm

Titolo: «La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Tudor 79180 - Settembre 29, 2016, 12:46:23 pm
https://www.letemps.ch/economie/2016/09/28/crise-horlogere-nest-une-crise-economique
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Beppe - Settembre 29, 2016, 14:33:00 pm
https://www.letemps.ch/economie/2016/09/28/crise-horlogere-nest-une-crise-economique

Ho letto l'intervista a M.Bennahmias, il patron di AP.     
Poche parole, franche e convincenti, coerenti con i risultati della Marca che dirige.
Complimenti.
Beppe.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Istaro - Settembre 29, 2016, 15:38:37 pm
L’articolo postato in apertura mi ha dato lo spunto di rovistare un po’ nel sito della FHS (Federazione dell’industria orologiera svizzera), ricco di statistiche interessanti (aggiornate mese per mese!) sulle esportazioni di orologi svizzeri, sia per quantitativo sia per valore: suddivisione per i principali mercati, per fascia di prezzo, per materiale (metallo prezioso o meno), per tipologia di movimento (“elettronici” o meccanici).
http://www.fhs.swiss/fre/statistics.html (c’è anche la versione in inglese).

Il sito rammenta che i dati sugli orologi “esportati” (che sono ovviamente il grosso della produzione svizzera) non corrispondono a quelli effettivamente venduti. Bisogna tenerne conto, perché se di norma lo scostamento non sarebbe significativo, sappiamo che negli ultimi due anni non è così, viste le ingenti partite di invenduto che le case stanno riacquistando, soprattutto dal mercato orientale.

Mancano le cifre per singola maison, per i quali resta insostituibile, allo stato, il contributo di Antonio (Croix_de_Malte_®), relativo però al 2014 (non gliene sono arrivati di più recenti?  :P ): http://www.orologico.info/index.php?topic=20351.0

Un fatto mi è balzato agli occhi: il mercato italiano è il quarto al mondo per valore delle esportazioni. Dopo Honk Kong , Stati Uniti e – di un’incollatura – Cina; e davanti a “colossi” come Giappone, Germania, Singapore, Francia, Regno Unito ed… Emirati Arabi (!). La Russia non è tra i primi dieci: ricordiamo l’importante svalutazione del rublo, ma anche il fatto che molti cinesi e russi acquistano all’estero, per evitare i forti dazi sull’importazione.

Il dato dell’Italia mi sembra in ogni caso molto interessante (e accresce la mia irritazione quando vado nel sito internet di una maison  e non trovo la versione in lingua italiana!  >:( ).
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Istaro - Settembre 29, 2016, 18:16:06 pm
https://www.letemps.ch/economie/2016/09/28/crise-horlogere-nest-une-crise-economique

Nel merito dell'intervista a Bennahmias, bisogna annotare che il timoniere di una delle poche aziende che crescono, in questo frangente di crisi, segue ricette di tenore diverso da quelle più volte invocate - mi sembra - in questo forum.

Non ritiene che ci sia una carenza di idee e innovazione (anche se ha in pancia Renaud & Papi), ma che bisogna principalmente "ricreare desiderio, sedurre i clienti, realizzare lusso emozionale".

Non è per niente preoccupato del peso preponderante che ha per il marchio il Royal Oak.

Non ritiene che i prezzi esagerati siano un freno, anzi sottolinea che la maison  supporta i concessionari "che fanno sforzi per vendere i pezzi più cari".

Non ritiene che si stia contraendo il mercato potenziale per l'orologeria di lusso, il quale anzi "si accresce senza sosta". Se "l'alto di gamma dell'orologeria svizzera ha prodotto nel 2015 tra i 500.000 e i 600.000 orologi", noi "abbiamo 40 milioni di potenziali clienti".

Sottolinea semmai l'importanza di crescere con prudenza e diversificando i mercati.

Ma il nodo della questione, secondo lui, è la politica distributiva.
Nei punti vendita deve essere più selettiva: meno operatori (per accrescere l'immagine di esclusività), più qualificati.
Inoltre, si interroga su nuovi canali per raggiungere i potenziali utenti "davvero ricchi che non frequentano più le boutiques".

Insomma: i valori di contenuto del prodotto, e di un più equilibrato rapporto qualità/prezzo, non sono nemmeno menzionati.


Secondo me il suo discorso è valido a breve/medio termine, perché i clienti "davvero ricchi" si orienteranno sul bene orologio, come oggetto di "lusso emozionale", solo finché questo oggetto sia socialmente riconoscibile. Cioè fino a che rimarrà in piedi un mercato più vasto, di fascia media e anche medio-bassa, che utilizza l'orologio, ha concrete possibilità di accesso ad orologi di buona fattura, e guarda come ad un oggetto del desiderio gli orologi di lusso.

Però non so se il CEO di una grande azienda debba farsi carico di sostenere settori di mercato in cui non opera e non fa profitti...
(Casomai potremmo dire che dovrebbe cercare di ampliare il suo specifico bacino di utenza, quello dei potenziali clienti "davvero ricchi", puntando non solo su quanti guardano al fattore emozionale, ma anche su coloro che guardano a qualità e innovazione. Ma è difficile quantificare il numero di coloro che, oggi come oggi, ritengono questi elementi determinanti per spendere decine di migliaia di euro/dollari...)
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: tick - Settembre 29, 2016, 18:38:08 pm
Non è per niente preoccupato del peso preponderante che ha per il marchio il Royal Oak.

Io non sono francofono e ho capito poco e male del testo, ma questo l'ho letto anche io. Il fatto che il signore in questione lo dica però non ne fa una verità assoluta. Mi sembra anzi una cosa evidentemente preoccupante avere una tale percentuale della tua attività legata ad una sola linea.
Mi sembra più una di quelle cose evidenti che non puoi negare e provi a passare come normale. Poi però dice anche che i punti vendita più interessanti sono quelli che vendono anche gli "ossi", segno evidente che spererebbero bene di vendere anche altro.
Rolex potrebbe scampare con il Sub, il Daytona e qualche GMT. Tuttavia invece di produrre quelli a rotta di collo "perde tempo" anche con il resto della gamma ed anche Rolex da sempre ha politiche che favoriscono i concessionari che diversificano. Se ho risorse per produrre 10 orologi, che senso avrebbe farne 6 che brucio in un pomeriggio e 4 che nessuno considera se non al 40% di sconto? Che senso ha produrre e spedire i "complicati" YM e Sky Dweller che evidentemente nessuno vuole?
La realtà è che oltre alle parole nessuno vuole essere trainato da un solo cavallo e che ogni sera si accende un bel cero perchè la salute del cavallo sia preservata.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Istaro - Settembre 29, 2016, 18:55:11 pm
Non è per niente preoccupato del peso preponderante che ha per il marchio il Royal Oak.

Io non sono francofono e ho capito poco e male del testo, ma questo l'ho letto anche io. Il fatto che il signore in questione lo dica però non ne fa una verità assoluta. Mi sembra anzi una cosa evidentemente preoccupante avere una tale percentuale della tua attività legata ad una sola linea.
Mi sembra più una di quelle cose evidenti che non puoi negare e provi a passare come normale. Poi però dice anche che i punti vendita più interessanti sono quelli che vendono anche gli "ossi", segno evidente che spererebbero bene di vendere anche altro.
Rolex potrebbe scampare con il Sub, il Daytona e qualche GMT. Tuttavia invece di produrre quelli a rotta di collo "perde tempo" anche con il resto della gamma ed anche Rolex da sempre ha politiche che favoriscono i concessionari che diversificano. Se ho risorse per produrre 10 orologi, che senso avrebbe farne 6 che brucio in un pomeriggio e 4 che nessuno considera se non al 40% di sconto? Che senso ha produrre e spedire i "complicati" YM e Sky Dweller che evidentemente nessuno vuole?
La realtà è che oltre alle parole nessuno vuole essere trainato da un solo cavallo e che ogni sera si accende un bel cero perchè la salute del cavallo sia preservata.

Beh, oltre ad "accendere un cero" ha sottolineato anche lo sforzo di ringiovanimento, perché "il peggior rischio, per un design, è invecchiare con la sua clientela".

Ha anche fatto capire che hanno qualche progetto per le altre linee di prodotto.

Ad ogni modo, non sto dicendo che abbia ragione lui.

Però mi sembra interessante annotare come una maison possa andar bene, e meglio di molti altri nel suo settore, facendo l'esatto contrario - o quasi - di quello che tutti (me compreso) suggeriamo nel forum.

Possiamo pensare che nel lungo periodo si tratti di una politica miope. Ma "nel lungo periodo - diceva Keynes - saremo tutti morti..."

Insomma, non è mai facile insegnare il mestiere a chi lo fa di professione. Si può sempre far meglio (tanti CEO fanno danni), ma non è mai facile individuare con precisione dove e perché...
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: incursore61 - Settembre 30, 2016, 09:05:10 am
una curiosità: ma è davvero lui quello in foto con i guantoni.....???? :o :o :o

io lo ricordavo così: (foto recente...)


(http://www.watchtime.com/cms/wp-content/uploads/2012/05/AP_Benhmaias_560.jpg)
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: leolunetta - Settembre 30, 2016, 10:19:41 am
E' la stessa persona, ma sulla foto coi guantoni sembra invecchiato di 20 anni... forse più che i guantoni era meglio indossare la panciera! ;D
Il ringiovanimento avrà forse giovato ad AP, ma a lui ha fatto l'effetto contrario...
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: tizioecaio - Settembre 30, 2016, 18:10:47 pm
Soliti bla bla di gente lontana dalla realta' un anno luce....e mezzo... :o :o
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: gidi_34 - Settembre 30, 2016, 19:19:28 pm
voi non appassionati di fotografia non avete notato nulla?

Io subito ho notato che li c'è tanto di quel photoshop che il volto ha altri connotati...guardate la foto con i guantoni (non modificata)...guardate in mezzo alla fronte che cosa ha...poi guardate la foto per le riviste patinate...quell'escrescenza in mezzo alla fronte è scomparsa...come tutto il volto è stato tirato e levigato.

:D

Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: leolunetta - Settembre 30, 2016, 21:11:48 pm
Al di là di qualche ritocco che ci può stare sulle foto da copertina, le immagini appartengono a due periodi diversi. Ho fatto una carrellata ed ho visto Francois-Henry in tutte le salse, a volte magro e giovane, a volte più grasso e vecchio.
Ad oggi comunque è così:
(http://i67.tinypic.com/59zlvm.jpg)
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: incursore61 - Ottobre 04, 2016, 19:12:48 pm
Sembra Prodi.... :o
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: leolunetta - Ottobre 04, 2016, 23:50:19 pm
Sembra Prodi.... :o


Allora Audemars è in buone mani... :D :D :D
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: ciaca - Ottobre 05, 2016, 14:13:16 pm
A me pare assomigli ad Hollande, il che è anche un peggior presagio.
Comunque puntare su un solo modello (declinato ormai in una variegata gamma di varianti) non è stata una scelta e nemmeno una scelta sbagliata.

É il mercato che ha deciso questo, premiando il Royal Oak e ignorando le alte proposte "classiche".
Case come Rolex si sono costruite la loro fortuna allo stesso modo (l'oyster è di fatto sempre lo stesso orologio declinato in vari modelli al pari del Royal Oak), ed è stata la salvezza di AP che praticamente ormai da 30 anni vive e prolifera grazie al Royal Oak, che l'ha prima salvata dal fallimento negli anni 70 e 80 e poi portata al grande successo commerciale nel seguito.

La storia dimostra che avere una gamma di prodotti accomunati da un unico "family feeling" del modello iconico, in orologeria, é  una scelta premiante e chi non è riuscito a farlo è sempre andato male.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: mbelt - Ottobre 05, 2016, 15:33:13 pm
Non è per niente preoccupato del peso preponderante che ha per il marchio il Royal Oak.

Io non sono francofono e ho capito poco e male del testo, ma questo l'ho letto anche io. Il fatto che il signore in questione lo dica però non ne fa una verità assoluta. Mi sembra anzi una cosa evidentemente preoccupante avere una tale percentuale della tua attività legata ad una sola linea.
Mi sembra più una di quelle cose evidenti che non puoi negare e provi a passare come normale. Poi però dice anche che i punti vendita più interessanti sono quelli che vendono anche gli "ossi", segno evidente che spererebbero bene di vendere anche altro.
Rolex potrebbe scampare con il Sub, il Daytona e qualche GMT. Tuttavia invece di produrre quelli a rotta di collo "perde tempo" anche con il resto della gamma ed anche Rolex da sempre ha politiche che favoriscono i concessionari che diversificano. Se ho risorse per produrre 10 orologi, che senso avrebbe farne 6 che brucio in un pomeriggio e 4 che nessuno considera se non al 40% di sconto? Che senso ha produrre e spedire i "complicati" YM e Sky Dweller che evidentemente nessuno vuole?
La realtà è che oltre alle parole nessuno vuole essere trainato da un solo cavallo e che ogni sera si accende un bel cero perchè la salute del cavallo sia preservata.

Beh, oltre ad "accendere un cero" ha sottolineato anche lo sforzo di ringiovanimento, perché "il peggior rischio, per un design, è invecchiare con la sua clientela".

Ha anche fatto capire che hanno qualche progetto per le altre linee di prodotto.

Ad ogni modo, non sto dicendo che abbia ragione lui.

Però mi sembra interessante annotare come una maison possa andar bene, e meglio di molti altri nel suo settore, facendo l'esatto contrario - o quasi - di quello che tutti (me compreso) suggeriamo nel forum.

Possiamo pensare che nel lungo periodo si tratti di una politica miope. Ma "nel lungo periodo - diceva Keynes - saremo tutti morti..."

Insomma, non è mai facile insegnare il mestiere a chi lo fa di professione. Si può sempre far meglio (tanti CEO fanno danni), ma non è mai facile individuare con precisione dove e perché...
Ma è qui il problema, la conoscenza....AP non va bene, nel modo più assoluto. Se ora sta andando leggermente meglio è perché ha ridotto ad un terzo prima di altri le referenze (ripeto "ad un terzo") e ha ridotto moltissimo la produzione. Ha fatto cioè proprio quello che alcuni di noi dicono da anni. L'ha fatto prima di altri perché l'azienda è stata prima delle altre sull'orlo del fallimento, e anche gli assetti proprietari sono mutati oltre ai vertici. Quindi credo che leggendo l'intervista del CEO AP conoscendo questa realtà il quadro che emerge è tutto diverso da quello che descrivi.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Istaro - Ottobre 05, 2016, 20:10:36 pm
Beh, oltre ad "accendere un cero" ha sottolineato anche lo sforzo di ringiovanimento, perché "il peggior rischio, per un design, è invecchiare con la sua clientela".

Ha anche fatto capire che hanno qualche progetto per le altre linee di prodotto.

Ad ogni modo, non sto dicendo che abbia ragione lui.

Però mi sembra interessante annotare come una maison possa andar bene, e meglio di molti altri nel suo settore, facendo l'esatto contrario - o quasi - di quello che tutti (me compreso) suggeriamo nel forum.

Possiamo pensare che nel lungo periodo si tratti di una politica miope. Ma "nel lungo periodo - diceva Keynes - saremo tutti morti..."

Insomma, non è mai facile insegnare il mestiere a chi lo fa di professione. Si può sempre far meglio (tanti CEO fanno danni), ma non è mai facile individuare con precisione dove e perché...

Ma è qui il problema, la conoscenza....AP non va bene, nel modo più assoluto. Se ora sta andando leggermente meglio è perché ha ridotto ad un terzo prima di altri le referenze (ripeto "ad un terzo") e ha ridotto moltissimo la produzione. Ha fatto cioè proprio quello che alcuni di noi dicono da anni. L'ha fatto prima di altri perché l'azienda è stata prima delle altre sull'orlo del fallimento, e anche gli assetti proprietari sono mutati oltre ai vertici. Quindi credo che leggendo l'intervista del CEO AP conoscendo questa realtà il quadro che emerge è tutto diverso da quello che descrivi.


Lo sai che non ho mai conosciuto un "fenomeno" come te?
Sei capace di capovolgere la realtà con una noncuranza incredibile!  :o

Se tu avessi letto davvero  l'intervista a Bennahmias, avresti letto che la produzione di AP negli ultimi anni è cresciuta, passando - nel periodo 2011/2015 - da 33.000 a 40.000 orologi l'anno. Oltre il 20% in più. (Una crescita che lui ha definito "ragionevole".)

Se poi tu avessi letto anche i miei interventi (che sono meno importanti... ma almeno si potrebbe evitare di replicare a ciò che non si legge), avresti letto che io non ho descritto nessun "quadro", ma mi sono limitato a fare una sintesi degli elementi che mi sembravano più rilevanti nell'intervista (che io  ho letto), interrogandomi sul loro significato.
Però, a ben riflettere, se non hai letto l'intervista, questo ti può essere sfuggito...
Diciamo che l'hai buttata lì a casaccio, come fai di solito  ;D 
(E poi ti metti a distribuire patenti di "conoscenza"...  ::) )
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: mbelt - Ottobre 05, 2016, 20:40:41 pm
Beh, oltre ad "accendere un cero" ha sottolineato anche lo sforzo di ringiovanimento, perché "il peggior rischio, per un design, è invecchiare con la sua clientela".

Ha anche fatto capire che hanno qualche progetto per le altre linee di prodotto.

Ad ogni modo, non sto dicendo che abbia ragione lui.

Però mi sembra interessante annotare come una maison possa andar bene, e meglio di molti altri nel suo settore, facendo l'esatto contrario - o quasi - di quello che tutti (me compreso) suggeriamo nel forum.

Possiamo pensare che nel lungo periodo si tratti di una politica miope. Ma "nel lungo periodo - diceva Keynes - saremo tutti morti..."

Insomma, non è mai facile insegnare il mestiere a chi lo fa di professione. Si può sempre far meglio (tanti CEO fanno danni), ma non è mai facile individuare con precisione dove e perché...

Ma è qui il problema, la conoscenza....AP non va bene, nel modo più assoluto. Se ora sta andando leggermente meglio è perché ha ridotto ad un terzo prima di altri le referenze (ripeto "ad un terzo") e ha ridotto moltissimo la produzione. Ha fatto cioè proprio quello che alcuni di noi dicono da anni. L'ha fatto prima di altri perché l'azienda è stata prima delle altre sull'orlo del fallimento, e anche gli assetti proprietari sono mutati oltre ai vertici. Quindi credo che leggendo l'intervista del CEO AP conoscendo questa realtà il quadro che emerge è tutto diverso da quello che descrivi.


Lo sai che non ho mai conosciuto un "fenomeno" come te?
Sei capace di capovolgere la realtà con una noncuranza incredibile!  :o

Se tu avessi letto davvero  l'intervista a Bennahmias, avresti letto che la produzione di AP negli ultimi anni è cresciuta, passando - nel periodo 2011/2015 - da 33.000 a 40.000 orologi l'anno. Oltre il 20% in più. (Una crescita che lui ha definito "ragionevole".)

Se poi tu avessi letto anche i miei interventi (che sono meno importanti... ma almeno si potrebbe evitare di replicare a ciò che non si legge), avresti letto che io non ho descritto nessun "quadro", ma mi sono limitato a fare una sintesi degli elementi che mi sembravano più rilevanti nell'intervista (che io  ho letto), interrogandomi sul loro significato.
Però, a ben riflettere, se non hai letto l'intervista, questo ti può essere sfuggito...
Diciamo che l'hai buttata lì a casaccio, come fai di solito  ;D 
(E poi ti metti a distribuire patenti di "conoscenza"...  ::) )
Il problema è solo uno: che esistono più interviste di questo signore che : 1) dice che la produzione di orologi è stata fortemente ridotta, non solo dalla riduzione ad un terzo delle referenze in  catalogo, ma anche dalla riduzione della produzione del RO, una riduzione i cui effetti si sono persino visti sul mercato con innalzamento dei prezzi; 2) AP prima della crisi del lusso era quasi fallita...capisci? Quindi non può oggi fare 40.000 pezzi l'anno. Forse bisognerebbe capire che in questo settore si mente spesso. L'unica cosa vera di quella intervista che hai pubblicato è che oggi sono di nuovo in lieve crescita, ma se va bene faranno la metà degli orologi che facevano prima, forse anche meno.
Quindi ribadisco: informazione, conoscenza delle cose, non delle fole di un CEO che certa di dipingere una realtà dell'azienda che era quella di tre quattro anni fa, non quella di oggi. Ma per questo non basta una singola intervista. bisogna leggere con continuità e conoscere le cose.
E' chiaro che se uno non sa niente di AP oggi e legge questa intervista si beve le balle e da una interpretazione impossibile degli eventi. Peraltro giò al frase con cui apre l'intervista che è stata quotata dice tutto, perché espressamente lui afferma che nel settore si dice che va tutto male, invece AP va bene....è una intervista che appunto omette che AP la sua crisi l'ha già avuta, molto grave, e ha dovuto dimezzare la produzione...
Infine per capovolgere una realtà (azione intenzionale di cui mi accusi a sproposito) bisogna prima conoscerla. Cosa che tu non fai mai, e quindi non ti accuso di capovolgere niente. Ancora una volta personalizzi, mentre io cercavo di dare informazioni. Se non sei d'accordo contestale con altre informazioni, non con accuse e personalizzazioni, grazie. (sempre il solito).
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: ciaca - Ottobre 05, 2016, 20:42:17 pm
AP andava male con Meylan, che infatti ad un certo punto è stato segato e con la buonuscita s'é comprato Moser.
Meylan con politiche commerciali folli stava distruggendo l'immagine del marchio, era il periodo in cui sui 15202 si faceva il 30% e sui pezzi in metallo nobile il 50 (!!!)

Con l'avvento di Bennahmias hanno raddrizzato un po' la barca, ridato smalto al Royal Oak a cui hanno cambiato la politica distributiva per quel che riguarda il 15202, con una bella operazione di promozione per il 40mo che insieme al contingentamento delle consegne ha ridato smalto e interesse a tutta la linea, ridotto la scontistica e fatto impennare la domanda (come dimostra la crescita delle quotazioni dell'usato, per alcune referenze addirittura più che raddoppiate in pochissimo tempo).
Hanno anche corretto i listini dell'oro sempre al fine di eliminare la scontistica selvaggia.

Royal Oak e affini vendono bene e fanno quadrare i conti.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: mbelt - Ottobre 05, 2016, 20:59:50 pm
Peraltro, Istaro, ma tu il francese lo conosci, lo sai leggere? Mi sa di no, perché infatti il CEO di AP non dice che produce 40.000 orologi l'anno, dice che nei prossimi cinque anni non prevede di farne più di 40.000 che è cosa del tutto diversa. Non  parla della produzione attuale ma di un limite massimo che intende porre alla produzione futura.. Nel 2017 prevede 33.000 pezzi con cento referenze (considera che erano ben oltre le duecento prima della crisi), altra previsione peraltro già molto lontana dalle quarantamila, e per quello che so lontanissima dalla realtà...Non ho parole.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Istaro - Ottobre 05, 2016, 21:18:22 pm
Ma è qui il problema, la conoscenza....AP non va bene, nel modo più assoluto. Se ora sta andando leggermente meglio è perché ha ridotto ad un terzo prima di altri le referenze (ripeto "ad un terzo") e ha ridotto moltissimo la produzione. Ha fatto cioè proprio quello che alcuni di noi dicono da anni. L'ha fatto prima di altri perché l'azienda è stata prima delle altre sull'orlo del fallimento, e anche gli assetti proprietari sono mutati oltre ai vertici. Quindi credo che leggendo l'intervista del CEO AP conoscendo questa realtà il quadro che emerge è tutto diverso da quello che descrivi.


Lo sai che non ho mai conosciuto un "fenomeno" come te?
Sei capace di capovolgere la realtà con una noncuranza incredibile!  :o

Se tu avessi letto davvero  l'intervista a Bennahmias, avresti letto che la produzione di AP negli ultimi anni è cresciuta, passando - nel periodo 2011/2015 - da 33.000 a 40.000 orologi l'anno. Oltre il 20% in più. (Una crescita che lui ha definito "ragionevole".)

Se poi tu avessi letto anche i miei interventi (che sono meno importanti... ma almeno si potrebbe evitare di replicare a ciò che non si legge), avresti letto che io non ho descritto nessun "quadro", ma mi sono limitato a fare una sintesi degli elementi che mi sembravano più rilevanti nell'intervista (che io  ho letto), interrogandomi sul loro significato.
Però, a ben riflettere, se non hai letto l'intervista, questo ti può essere sfuggito...
Diciamo che l'hai buttata lì a casaccio, come fai di solito  ;D 
(E poi ti metti a distribuire patenti di "conoscenza"...  ::) )
Il problema è solo uno: che esistono più interviste di questo signore che : 1) dice che la produzione di orologi è stata fortemente ridotta, non solo dalla riduzione ad un terzo delle referenze in  catalogo, ma anche dalla riduzione della produzione del RO, una riduzione i cui effetti si sono persino visti sul mercato con innalzamento dei prezzi; 2) AP prima della crisi del lusso era quasi fallita...capisci? Quindi non può oggi fare 40.000 pezzi l'anno. Forse bisognerebbe capire che in questo settore si mente spesso. L'unica cosa vera di quella intervista che hai pubblicato è che oggi sono di nuovo in lieve crescita, ma se va bene faranno la metà degli orologi che facevano prima, forse anche meno.
Quindi ribadisco: informazione, conoscenza delle cose, non delle fole di un CEO che certa di dipingere una realtà dell'azienda che era quella di tre quattro anni fa, non quella di oggi. Ma per questo non basta una singola intervista. bisogna leggere con continuità e conoscere le cose.
E' chiaro che se uno non sa niente di AP oggi e legge questa intervista si beve le balle e da una interpretazione impossibile degli eventi.
Infine per capovolgere una realtà (azione intenzionale di cui mi accusi a sproposito) bisogna prima conoscerla. Cosa che tu non fai mai, e quindi non ti accuso di capovolgere niente. Ancora una volta personalizzi, mentre io cercavo di dare informazioni. Se non sei d'accordo contestale con altre informazioni, non con accuse e personalizzazioni, grazie. (sempre il solito).

Tu hai scritto - e l'ho evidenziato in neretto - che avrei potuto capire che la produzione di AP era calata moltissimo "leggendo l'intervista del CEO AP". Il quale, nell'intervista, dice l'esatto contrario.

Adesso  vuoi cambiare le carte in tavola sostenendo che Bennahmias sta dicendo il falso (tesi interessante, se dimostrata  con fonti precise e documentate, non con i tuoi "ragionamenti").

Però in precedenza non l'hai fatto. Per il semplice fatto che non avevi letto l'intervista (o l'avevi appena scorsa), e non pensavi ci fosse scritto niente di "falso" da confutare...
E su questa presunzione ti sei messo a distribuire le solite, gratuite, patenti di conoscenza.


Peraltro, Istaro, ma tu il francese lo conosci, lo sai leggere? Mi sa di no, perché infatti il CEO di AP non dice che produce 40.000 orologi l'anno, dice che nei prossimi cinque anni non prevede di farne più di 40.000 che è cosa del tutto diversa. Non  parla della produzione attuale ma di un limite massimo che intende porre alla produzione futura.. Nel 2017 prevede 33.000 pezzi con cento referenze (considera che erano ben oltre le duecento prima della crisi), altra previsione peraltro già molto lontana dalle quarantamila, e per quello che so lontanissima dalla realtà...Non ho parole.

L’intervista hai iniziato a leggerla solo adesso, ma non sei arrivato a metà… Ma perché cavolo senti il bisogno di scrivere senza nemmeno averla finita?  :o  :'(

Se continui, leggerai che Bennahmias afferma:  “[Entre 2011 et 2015], en termes de production, nous sommes passés de 33 000 à 40 000 montres par an. C’est raisonnable”.

Io il francese lo so leggere (dai anche le patenti di lingue?  ;D ). E so anche accendere il cervello prima di scrivere.

Dacci un taglio, per una volta, che ci fai più bella figura.  ::)
Riposati, vai in un centro benessere.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Patrizio - Ottobre 05, 2016, 21:27:04 pm
Ok ci diamo una calmata?
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: mbelt - Ottobre 05, 2016, 21:46:12 pm
Ma è qui il problema, la conoscenza....AP non va bene, nel modo più assoluto. Se ora sta andando leggermente meglio è perché ha ridotto ad un terzo prima di altri le referenze (ripeto "ad un terzo") e ha ridotto moltissimo la produzione. Ha fatto cioè proprio quello che alcuni di noi dicono da anni. L'ha fatto prima di altri perché l'azienda è stata prima delle altre sull'orlo del fallimento, e anche gli assetti proprietari sono mutati oltre ai vertici. Quindi credo che leggendo l'intervista del CEO AP conoscendo questa realtà il quadro che emerge è tutto diverso da quello che descrivi.


Lo sai che non ho mai conosciuto un "fenomeno" come te?
Sei capace di capovolgere la realtà con una noncuranza incredibile!  :o

Se tu avessi letto davvero  l'intervista a Bennahmias, avresti letto che la produzione di AP negli ultimi anni è cresciuta, passando - nel periodo 2011/2015 - da 33.000 a 40.000 orologi l'anno. Oltre il 20% in più. (Una crescita che lui ha definito "ragionevole".)

Se poi tu avessi letto anche i miei interventi (che sono meno importanti... ma almeno si potrebbe evitare di replicare a ciò che non si legge), avresti letto che io non ho descritto nessun "quadro", ma mi sono limitato a fare una sintesi degli elementi che mi sembravano più rilevanti nell'intervista (che io  ho letto), interrogandomi sul loro significato.
Però, a ben riflettere, se non hai letto l'intervista, questo ti può essere sfuggito...
Diciamo che l'hai buttata lì a casaccio, come fai di solito  ;D 
(E poi ti metti a distribuire patenti di "conoscenza"...  ::) )
Il problema è solo uno: che esistono più interviste di questo signore che : 1) dice che la produzione di orologi è stata fortemente ridotta, non solo dalla riduzione ad un terzo delle referenze in  catalogo, ma anche dalla riduzione della produzione del RO, una riduzione i cui effetti si sono persino visti sul mercato con innalzamento dei prezzi; 2) AP prima della crisi del lusso era quasi fallita...capisci? Quindi non può oggi fare 40.000 pezzi l'anno. Forse bisognerebbe capire che in questo settore si mente spesso. L'unica cosa vera di quella intervista che hai pubblicato è che oggi sono di nuovo in lieve crescita, ma se va bene faranno la metà degli orologi che facevano prima, forse anche meno.
Quindi ribadisco: informazione, conoscenza delle cose, non delle fole di un CEO che certa di dipingere una realtà dell'azienda che era quella di tre quattro anni fa, non quella di oggi. Ma per questo non basta una singola intervista. bisogna leggere con continuità e conoscere le cose.
E' chiaro che se uno non sa niente di AP oggi e legge questa intervista si beve le balle e da una interpretazione impossibile degli eventi.
Infine per capovolgere una realtà (azione intenzionale di cui mi accusi a sproposito) bisogna prima conoscerla. Cosa che tu non fai mai, e quindi non ti accuso di capovolgere niente. Ancora una volta personalizzi, mentre io cercavo di dare informazioni. Se non sei d'accordo contestale con altre informazioni, non con accuse e personalizzazioni, grazie. (sempre il solito).

Tu hai scritto - e l'ho evidenziato in neretto - che avrei potuto capire che la produzione di AP era calata moltissimo "leggendo l'intervista del CEO AP". Il quale, nell'intervista, dice l'esatto contrario.

Adesso  vuoi cambiare le carte in tavola sostenendo che Bennahmias sta dicendo il falso (tesi interessante, se dimostrata  con fonti precise e documentate, non con i tuoi "ragionamenti").

Però in precedenza non l'hai fatto. Per il semplice fatto che non avevi letto l'intervista (o l'avevi appena scorsa), e non pensavi ci fosse scritto niente di "falso" da confutare...
E su questa presunzione ti sei messo a distribuire le solite, gratuite, patenti di conoscenza.


Peraltro, Istaro, ma tu il francese lo conosci, lo sai leggere? Mi sa di no, perché infatti il CEO di AP non dice che produce 40.000 orologi l'anno, dice che nei prossimi cinque anni non prevede di farne più di 40.000 che è cosa del tutto diversa. Non  parla della produzione attuale ma di un limite massimo che intende porre alla produzione futura.. Nel 2017 prevede 33.000 pezzi con cento referenze (considera che erano ben oltre le duecento prima della crisi), altra previsione peraltro già molto lontana dalle quarantamila, e per quello che so lontanissima dalla realtà...Non ho parole.

L’intervista hai iniziato a leggerla solo adesso, ma non sei arrivato a metà… Ma perché cavolo senti il bisogno di scrivere senza nemmeno averla finita?  :o  :'(

Se continui, leggerai che Bennahmias afferma:  “[Entre 2011 et 2015], en termes de production, nous sommes passés de 33 000 à 40 000 montres par an. C’est raisonnable”.

Io il francese lo so leggere (dai anche le patenti di lingue?  ;D ). E so anche accendere il cervello prima di scrivere.

Dacci un taglio, per una volta, che ci fai più bella figura.  ::)
Riposati, vai in un centro benessere.
Come sempre, dopo aver personalizzato, mi imputi di aver scritto cose che non ho scritto. Anzi ho scritto il contrario. Mai ho scritto che dall'intervista avresti dovuto dedurre che ha ridotto la produzione. Perché questo lui non lo dice espressamente. Apparentemente (vedremo il perché) lui dice il contrario. Lo può capire (che invece produzione e referenze sono diminuite in modo drastico) chi sa che prima della crisi, AP faceva circa 45.000 orologi l'anno e aveva a catalogo oltre 200 referenze Ma questo non lo dice l'intervista, o uno lo sa perché magati ha letto interviste precedenti, anche di precedenti CEO di AP, oppure perché conosce l'azienda AP e ha delle informazioni in proposito.
Ma torniamo al testo dell'intervista. Noterai che sulla produzione si contraddice, perché lui dice che l'azienda è in forte crescita, poi dice che la produzione a suo dire sarebbe aumentata da 33.000 a 40.000 orologi (dal 2011 al 2015, quando invece ha dovuto ridurre al massimo da quello che so....). Però poco prima aveva scritto che prevedeva per il 2017 33.000 pezzi con 100 referenze. Come si spiega questa evidente contraddizione? Lui dice che l'azienda va benissimo cresce tanto, e l'anno prossimo stando alle sue parole prevede di fare 7000 orologi in meno? Non solo: aggiunge anche, a conferma di un trend che in una parte dell'intervista afferma che sarebbe in crescita che nei prossimi cinque anni mette un tetto a 40.000 pezzi. E che bisogno c'è di questo tetto se stando a quello che dice già nel 2017 la produzione dovrebbe passare da 40.000 a 33.000 ? E nota bene che in genere questi CEO esagerano sulla buona salute delle loro aziende. Anche questo dovrebbe dirci che: 1) questo CEO non ha detto la verità, anzi si contraddice vistosamente; 2) oppure il giornalista ha riportato male.
Quello che è sicuro e che stiamo cercando di dirti, di informarti, non di insultarti come tu stai facendo con me (e chiedo alla moderazione di intervenire) è che AP sta forse crescendo perché non per scelta, ma per condizione di necessità, ha già affrontato una pesantissima ristrutturazione con pesantissima riduzione di produzione e di referenze, di cui lo stesso CEO parla in altre interviste apparse in questi anni, e che corrisponde a quello che conosco dell'azienda. Cioè oggi è in vantaggio non perché le cose vanno bene sul mercato ma perché si avvantaggia del fatto che la crisi l'ha dovuta affrontare con anni di anticipo perché andava molto peggio delle altre aziende....Capisci che è completamente diverso? Come poi tutto questo, incluso quello che lui direbbe nell'intervista si concilii con il dichiarato aumento di fatturato è un ulteriore mistero che mi conferma che probabilmente questa intervista è stata riportata male.
Allora calmati, smettila di personalizzare e di insultare, non dire cose che io non ho mai scritto, ho detto che non conosci la condizione di AP e quindi ti sei fatto ingannare da una intervista peraltro contraddittoria. Punto. Poi pensa come ti pare, ma comportati educatamente se riesci, non personalizzare e non offendere. E cerca anche di capire quello che scrivono gli altri, non la tua fantasia. C'è una sola cosa si quelle che io ho riportato dell'intervista che non è nell'intervista? Assolutamente no. Quindi se hai informazioni o interpretazioni divergenti portale ma senza personalizzare, senza grazie.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: ciaca - Ottobre 05, 2016, 22:16:40 pm
AP nel 2014 ha fatto 35.000 orologi (come da topic di Antonio) quindi cifre assolutamente coerenti con quelle dichiarate da Bennhamias.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Istaro - Ottobre 05, 2016, 22:19:22 pm
Ma è qui il problema, la conoscenza....AP non va bene, nel modo più assoluto. Se ora sta andando leggermente meglio è perché ha ridotto ad un terzo prima di altri le referenze (ripeto "ad un terzo") e ha ridotto moltissimo la produzione. Ha fatto cioè proprio quello che alcuni di noi dicono da anni. L'ha fatto prima di altri perché l'azienda è stata prima delle altre sull'orlo del fallimento, e anche gli assetti proprietari sono mutati oltre ai vertici. Quindi credo che leggendo l'intervista del CEO AP conoscendo questa realtà il quadro che emerge è tutto diverso da quello che descrivi.


Lo sai che non ho mai conosciuto un "fenomeno" come te?
Sei capace di capovolgere la realtà con una noncuranza incredibile!  :o

Se tu avessi letto davvero  l'intervista a Bennahmias, avresti letto che la produzione di AP negli ultimi anni è cresciuta, passando - nel periodo 2011/2015 - da 33.000 a 40.000 orologi l'anno. Oltre il 20% in più. (Una crescita che lui ha definito "ragionevole".)

Se poi tu avessi letto anche i miei interventi (che sono meno importanti... ma almeno si potrebbe evitare di replicare a ciò che non si legge), avresti letto che io non ho descritto nessun "quadro", ma mi sono limitato a fare una sintesi degli elementi che mi sembravano più rilevanti nell'intervista (che io  ho letto), interrogandomi sul loro significato.
Però, a ben riflettere, se non hai letto l'intervista, questo ti può essere sfuggito...
Diciamo che l'hai buttata lì a casaccio, come fai di solito  ;D 
(E poi ti metti a distribuire patenti di "conoscenza"...  ::) )
Il problema è solo uno: che esistono più interviste di questo signore che : 1) dice che la produzione di orologi è stata fortemente ridotta, non solo dalla riduzione ad un terzo delle referenze in  catalogo, ma anche dalla riduzione della produzione del RO, una riduzione i cui effetti si sono persino visti sul mercato con innalzamento dei prezzi; 2) AP prima della crisi del lusso era quasi fallita...capisci? Quindi non può oggi fare 40.000 pezzi l'anno. Forse bisognerebbe capire che in questo settore si mente spesso. L'unica cosa vera di quella intervista che hai pubblicato è che oggi sono di nuovo in lieve crescita, ma se va bene faranno la metà degli orologi che facevano prima, forse anche meno.
Quindi ribadisco: informazione, conoscenza delle cose, non delle fole di un CEO che certa di dipingere una realtà dell'azienda che era quella di tre quattro anni fa, non quella di oggi. Ma per questo non basta una singola intervista. bisogna leggere con continuità e conoscere le cose.
E' chiaro che se uno non sa niente di AP oggi e legge questa intervista si beve le balle e da una interpretazione impossibile degli eventi.
Infine per capovolgere una realtà (azione intenzionale di cui mi accusi a sproposito) bisogna prima conoscerla. Cosa che tu non fai mai, e quindi non ti accuso di capovolgere niente. Ancora una volta personalizzi, mentre io cercavo di dare informazioni. Se non sei d'accordo contestale con altre informazioni, non con accuse e personalizzazioni, grazie. (sempre il solito).

Tu hai scritto - e l'ho evidenziato in neretto - che avrei potuto capire che la produzione di AP era calata moltissimo "leggendo l'intervista del CEO AP". Il quale, nell'intervista, dice l'esatto contrario.

Adesso  vuoi cambiare le carte in tavola sostenendo che Bennahmias sta dicendo il falso (tesi interessante, se dimostrata  con fonti precise e documentate, non con i tuoi "ragionamenti").

Però in precedenza non l'hai fatto. Per il semplice fatto che non avevi letto l'intervista (o l'avevi appena scorsa), e non pensavi ci fosse scritto niente di "falso" da confutare...
E su questa presunzione ti sei messo a distribuire le solite, gratuite, patenti di conoscenza.


Peraltro, Istaro, ma tu il francese lo conosci, lo sai leggere? Mi sa di no, perché infatti il CEO di AP non dice che produce 40.000 orologi l'anno, dice che nei prossimi cinque anni non prevede di farne più di 40.000 che è cosa del tutto diversa. Non  parla della produzione attuale ma di un limite massimo che intende porre alla produzione futura.. Nel 2017 prevede 33.000 pezzi con cento referenze (considera che erano ben oltre le duecento prima della crisi), altra previsione peraltro già molto lontana dalle quarantamila, e per quello che so lontanissima dalla realtà...Non ho parole.

L’intervista hai iniziato a leggerla solo adesso, ma non sei arrivato a metà… Ma perché cavolo senti il bisogno di scrivere senza nemmeno averla finita?  :o  :'(

Se continui, leggerai che Bennahmias afferma:  “[Entre 2011 et 2015], en termes de production, nous sommes passés de 33 000 à 40 000 montres par an. C’est raisonnable”.

Io il francese lo so leggere (dai anche le patenti di lingue?  ;D ). E so anche accendere il cervello prima di scrivere.

Dacci un taglio, per una volta, che ci fai più bella figura.  ::)
Riposati, vai in un centro benessere.
Come sempre, dopo aver personalizzato, mi imputi di aver scritto cose che non ho scritto. Anzi ho scritto il contrario. Mai ho scritto che dall'intervista avresti dovuto dedurre che ha ridotto la produzione. Perché questo lui non lo dice espressamente. Apparentemente (vedremo il perché) lui dice il contrario. Lo può capire (che invece produzione e referenze sono diminuite in modo drastico) chi sa che prima della crisi, AP faceva circa 45.000 orologi l'anno e aveva a catalogo oltre 200 referenze Ma questo non lo dice l'intervista, o uno lo sa perché magati ha letto interviste precedenti, anche di precedenti CEO di AP, oppure perché conosce l'azienda AP e ha delle informazioni in proposito.
Ma torniamo al testo dell'intervista. Noterai che sulla produzione si contraddice, perché lui dice che l'azienda è in forte crescita, poi dice che la produzione a suo dire sarebbe aumentata da 33.000 a 40.000 orologi. Però poco prima aveva scritto che prevedeva per il 2017 33.000 pezzi con 100 referenze. Come si spiega questa evidente contraddizione? Lui dice che l'azienda va benissimo cresce tanto, e l'anno prossimo stando alle sue parole prevede di fare 7000 orologi in meno? E nota bene che in genere questi CEO esagerano sulla buona salute delle loro aziende. Anche questo dovrebbe dirci che: 1) questo CEO non ha detto la verità, anzi si contraddice vistosamente; 2) oppure il giornalista ha riportato male.
Quello che è sicuro e che stiamo cercando di dirti, di informarti, non di insultarti come tu stai facendo con me (e chiedo alla moderazione di intervenire) è che AP sta forse crescendo perché non per scelta, ma per condizione di necessità, ha già affrontato una pesantissima ristrutturazione con pesantissima riduzione di produzione e di referenze, di cui lo stesso CEO parla in altre interviste apparse in questi anni, e che corrisponde a quello che conosco dell'azienda. Cioè oggi è in vantaggio non perché le cose vanno bene sul mercato ma perché si avvantaggia del fatto che la crisi l'ha dovuta affrontare con anni di anticipo perché andava molto peggio delle altre aziende....Capisci che è completamente diverso? Come poi tutto questo, incluso quello che lui direbbe nell'intervista si concilii con il dichiarato aumento di fatturato è un ulteriore mistero che mi conferma che probabilmente questa intervista è stata riportata male.
Allora calmati, smettila di personalizzare e di insultare, non dire cose che io non ho mai scritto, ho detto che non conosci la condizione di AP e quindi ti sei fatto ingannare da una intervista peraltro contraddittoria. Punto. Poi pensa come ti pare, ma comportati educatamente se riesci, non personalizzare e non offendere. E cerca anche di capire quello che scrivono gli altri, non la tua fantasia.

Il topic era sull'intervista (postata dall'opener), non sulla storia di AP.
Io ho semplicemente riportato, nei miei interventi precedenti, alcuni passi dell'intervista. Sollevando domande, e non improvvisando risposte.

Vuoi aggiungere le tue considerazioni su Bennahmias e AP? Fai pure (se ti riesce di tirar fuori qualche tesi non preconcetta).

Ma non ti sei limitato a fare questo.

Tu hai insinuato che io avrei capito il contrario di quello che c'è scritto nell'intervista, condendo l'insinuazione con offese (scarsa conoscenza, non saper leggere, ecc.).
E ti ho dimostrato, con citazioni puntuali, che lo hai fatto con superficialità e pregiudizio, senza aver letto l'intervista.
Poi ti degni di leggerla (potevi farlo prima!), e hai la fregola di commentarla prima di averla finita (come ti ho di nuovo dimostrato, citandoti la parte che non avevi ancora letto).
Quando infine l'hai letta tutta, inizi nei tuoi ragionamenti acrobatici per difendere le tue gaffes  precedenti...

Ad una persona educata potrei anche sforzarmi di far capire dove sta fraintendendo (quando Bennahmias parla di 40.000 orologi, indica la produzione totale; quando parla di 33.000 nel 2017, si riferisce a "meno di 100 referenze", rimarcando lo sforzo di sfoltire un'offerta troppo diversificata. Lo dice nello stesso periodo: "Pour les cinq prochaines années, nous n’allons pas produire plus de 40.000 montres. Et en 2017, moins de cent références représenteront 33.000 montres". ).

Ma il problema non è se Bennahmias dice il vero o il falso, o se tu sei in grado di "smascherarlo".
Sei libero di sostenere tutte le tue tesi (anche se eviti sempre di suffragarle con qualche riferimento concreto)

Il problema è che tu accusi gli altri di ignoranza - io avrei frainteso un'intervista che non  ho frainteso (la storia di AP non c'entra, se Bennahmias ha detto il falso neanche, perché nessuno ha detto che è il Vangelo) - capovolgendo i fatti con spudoratezza.
E quando ciò ti viene fatto rilevare - con la fermezza che il tuo comportamento così grave merita - ti permetti pure di atteggiarti a vittima e di invocare l'intervento dei moderatori.

Evita di offendere e di esporti al ridicolo, nessuno ti risponderà a brutto muso ed eviteremo di appestare il forum con polemiche inutili (che hai riattizzato non appena rientrato).
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: mbelt - Ottobre 05, 2016, 22:25:24 pm
Ma è qui il problema, la conoscenza....AP non va bene, nel modo più assoluto. Se ora sta andando leggermente meglio è perché ha ridotto ad un terzo prima di altri le referenze (ripeto "ad un terzo") e ha ridotto moltissimo la produzione. Ha fatto cioè proprio quello che alcuni di noi dicono da anni. L'ha fatto prima di altri perché l'azienda è stata prima delle altre sull'orlo del fallimento, e anche gli assetti proprietari sono mutati oltre ai vertici. Quindi credo che leggendo l'intervista del CEO AP conoscendo questa realtà il quadro che emerge è tutto diverso da quello che descrivi.


Lo sai che non ho mai conosciuto un "fenomeno" come te?
Sei capace di capovolgere la realtà con una noncuranza incredibile!  :o

Se tu avessi letto davvero  l'intervista a Bennahmias, avresti letto che la produzione di AP negli ultimi anni è cresciuta, passando - nel periodo 2011/2015 - da 33.000 a 40.000 orologi l'anno. Oltre il 20% in più. (Una crescita che lui ha definito "ragionevole".)

Se poi tu avessi letto anche i miei interventi (che sono meno importanti... ma almeno si potrebbe evitare di replicare a ciò che non si legge), avresti letto che io non ho descritto nessun "quadro", ma mi sono limitato a fare una sintesi degli elementi che mi sembravano più rilevanti nell'intervista (che io  ho letto), interrogandomi sul loro significato.
Però, a ben riflettere, se non hai letto l'intervista, questo ti può essere sfuggito...
Diciamo che l'hai buttata lì a casaccio, come fai di solito  ;D 
(E poi ti metti a distribuire patenti di "conoscenza"...  ::) )
Il problema è solo uno: che esistono più interviste di questo signore che : 1) dice che la produzione di orologi è stata fortemente ridotta, non solo dalla riduzione ad un terzo delle referenze in  catalogo, ma anche dalla riduzione della produzione del RO, una riduzione i cui effetti si sono persino visti sul mercato con innalzamento dei prezzi; 2) AP prima della crisi del lusso era quasi fallita...capisci? Quindi non può oggi fare 40.000 pezzi l'anno. Forse bisognerebbe capire che in questo settore si mente spesso. L'unica cosa vera di quella intervista che hai pubblicato è che oggi sono di nuovo in lieve crescita, ma se va bene faranno la metà degli orologi che facevano prima, forse anche meno.
Quindi ribadisco: informazione, conoscenza delle cose, non delle fole di un CEO che certa di dipingere una realtà dell'azienda che era quella di tre quattro anni fa, non quella di oggi. Ma per questo non basta una singola intervista. bisogna leggere con continuità e conoscere le cose.
E' chiaro che se uno non sa niente di AP oggi e legge questa intervista si beve le balle e da una interpretazione impossibile degli eventi.
Infine per capovolgere una realtà (azione intenzionale di cui mi accusi a sproposito) bisogna prima conoscerla. Cosa che tu non fai mai, e quindi non ti accuso di capovolgere niente. Ancora una volta personalizzi, mentre io cercavo di dare informazioni. Se non sei d'accordo contestale con altre informazioni, non con accuse e personalizzazioni, grazie. (sempre il solito).

Tu hai scritto - e l'ho evidenziato in neretto - che avrei potuto capire che la produzione di AP era calata moltissimo "leggendo l'intervista del CEO AP". Il quale, nell'intervista, dice l'esatto contrario.

Adesso  vuoi cambiare le carte in tavola sostenendo che Bennahmias sta dicendo il falso (tesi interessante, se dimostrata  con fonti precise e documentate, non con i tuoi "ragionamenti").

Però in precedenza non l'hai fatto. Per il semplice fatto che non avevi letto l'intervista (o l'avevi appena scorsa), e non pensavi ci fosse scritto niente di "falso" da confutare...
E su questa presunzione ti sei messo a distribuire le solite, gratuite, patenti di conoscenza.


Peraltro, Istaro, ma tu il francese lo conosci, lo sai leggere? Mi sa di no, perché infatti il CEO di AP non dice che produce 40.000 orologi l'anno, dice che nei prossimi cinque anni non prevede di farne più di 40.000 che è cosa del tutto diversa. Non  parla della produzione attuale ma di un limite massimo che intende porre alla produzione futura.. Nel 2017 prevede 33.000 pezzi con cento referenze (considera che erano ben oltre le duecento prima della crisi), altra previsione peraltro già molto lontana dalle quarantamila, e per quello che so lontanissima dalla realtà...Non ho parole.

L’intervista hai iniziato a leggerla solo adesso, ma non sei arrivato a metà… Ma perché cavolo senti il bisogno di scrivere senza nemmeno averla finita?  :o  :'(

Se continui, leggerai che Bennahmias afferma:  “[Entre 2011 et 2015], en termes de production, nous sommes passés de 33 000 à 40 000 montres par an. C’est raisonnable”.

Io il francese lo so leggere (dai anche le patenti di lingue?  ;D ). E so anche accendere il cervello prima di scrivere.

Dacci un taglio, per una volta, che ci fai più bella figura.  ::)
Riposati, vai in un centro benessere.
Come sempre, dopo aver personalizzato, mi imputi di aver scritto cose che non ho scritto. Anzi ho scritto il contrario. Mai ho scritto che dall'intervista avresti dovuto dedurre che ha ridotto la produzione. Perché questo lui non lo dice espressamente. Apparentemente (vedremo il perché) lui dice il contrario. Lo può capire (che invece produzione e referenze sono diminuite in modo drastico) chi sa che prima della crisi, AP faceva circa 45.000 orologi l'anno e aveva a catalogo oltre 200 referenze Ma questo non lo dice l'intervista, o uno lo sa perché magati ha letto interviste precedenti, anche di precedenti CEO di AP, oppure perché conosce l'azienda AP e ha delle informazioni in proposito.
Ma torniamo al testo dell'intervista. Noterai che sulla produzione si contraddice, perché lui dice che l'azienda è in forte crescita, poi dice che la produzione a suo dire sarebbe aumentata da 33.000 a 40.000 orologi. Però poco prima aveva scritto che prevedeva per il 2017 33.000 pezzi con 100 referenze. Come si spiega questa evidente contraddizione? Lui dice che l'azienda va benissimo cresce tanto, e l'anno prossimo stando alle sue parole prevede di fare 7000 orologi in meno? E nota bene che in genere questi CEO esagerano sulla buona salute delle loro aziende. Anche questo dovrebbe dirci che: 1) questo CEO non ha detto la verità, anzi si contraddice vistosamente; 2) oppure il giornalista ha riportato male.
Quello che è sicuro e che stiamo cercando di dirti, di informarti, non di insultarti come tu stai facendo con me (e chiedo alla moderazione di intervenire) è che AP sta forse crescendo perché non per scelta, ma per condizione di necessità, ha già affrontato una pesantissima ristrutturazione con pesantissima riduzione di produzione e di referenze, di cui lo stesso CEO parla in altre interviste apparse in questi anni, e che corrisponde a quello che conosco dell'azienda. Cioè oggi è in vantaggio non perché le cose vanno bene sul mercato ma perché si avvantaggia del fatto che la crisi l'ha dovuta affrontare con anni di anticipo perché andava molto peggio delle altre aziende....Capisci che è completamente diverso? Come poi tutto questo, incluso quello che lui direbbe nell'intervista si concilii con il dichiarato aumento di fatturato è un ulteriore mistero che mi conferma che probabilmente questa intervista è stata riportata male.
Allora calmati, smettila di personalizzare e di insultare, non dire cose che io non ho mai scritto, ho detto che non conosci la condizione di AP e quindi ti sei fatto ingannare da una intervista peraltro contraddittoria. Punto. Poi pensa come ti pare, ma comportati educatamente se riesci, non personalizzare e non offendere. E cerca anche di capire quello che scrivono gli altri, non la tua fantasia.

Il topic era sull'intervista (postata dall'opener), non sulla storia di AP.
Io ho semplicemente riportato, nei miei interventi precedenti, alcuni passi dell'intervista. Sollevando domande, e non improvvisando risposte.

Vuoi aggiungere le tue considerazioni su Bennahmias e AP? Fai pure (se ti riesce di tirar fuori qualche tesi non preconcetta).

Ma non ti sei limitato a fare questo.

Tu hai insinuato che io avrei capito il contrario di quello che c'è scritto nell'intervista, condendo l'insinuazione con offese (scarsa conoscenza, non saper leggere, ecc.).
E ti ho dimostrato, con citazioni puntuali, che lo hai fatto con superficialità e pregiudizio, senza aver letto l'intervista.
Poi ti degni di leggerla (potevi farlo prima!), e hai la fregola di commentarla prima di averla finita (come ti ho di nuovo dimostrato, citandoti la parte che non avevi ancora letto).
Quando infine l'hai letta tutta, inizi nei tuoi ragionamenti acrobatici per difendere le tue gaffes  precedenti...

Ad una persona educata potrei anche sforzarmi di far capire dove sta fraintendendo (quando Bennahmias parla di 40.000 orologi, indica la produzione totale; quando parla di 33.000 nel 2017, si riferisce a "meno di 100 referenze", rimarcando lo sforzo di sfoltire un'offerta troppo diversificata. Lo dice nello stesso periodo: "Pour les cinq prochaines années, nous n’allons pas produire plus de 40.000 montres. Et en 2017, moins de cent références représenteront 33.000 montres". ).

Ma il problema non è se Bennahmias dice il vero o il falso, o se tu sei in grado di "smascherarlo".
Sei libero di sostenere tutte le tue tesi (anche se eviti sempre di suffragarle con qualche riferimento concreto)

Il problema è che tu accusi gli altri di ignoranza - io avrei frainteso un'intervista che non  ho frainteso (la storia di AP non c'entra, se Bennahmias ha detto il falso neanche, perché nessuno ha detto che è il Vangelo) - capovolgendo i fatti con spudoratezza.
E quando ciò ti viene fatto rilevare - con la fermezza che il tuo comportamento così grave merita - ti permetti pure di atteggiarti a vittima e di invocare l'intervento dei moderatori.

Evita di offendere e di esporti al ridicolo, nessuno ti risponderà a brutto muso ed eviteremo di appestare il forum con polemiche inutili (che hai riattizzato non appena rientrato).
Ancora offese, ancora insulti, ancora polemiche , ancora personalizzazioni. Andiamo avanti così, o si prendono provvedimenti? Giusto per capire. Tutto questo solo perché mi sono permesso di portare informazioni su AP, che consentono : 1) di svelare evidenti contraddizioni contenute dell'intervista che comunque si vedono; 2) che in realtà si parte da una condizione diversa da quella che appare nella intervista.
E' giusto quello che scrivo? E' sbagliato? Pretendo di poterlo scrivere senza insulti e senza personalizzazioni. Che qui sono state fatte da una sola persona. Allora basta.
Peraltro a riprova che non esiste miglior sordo di chi non vuol sentire, basterebbe osservare l'ennesima FORZATURA (sono stato buono) interpretativa di quello che scrive il CEO di AP (sempre se ben riportato): lui dice che l'anno prossimo prevede cento referenze per 33.000 pezzi. Certo letteralmente si potrebbe interpretare ANCHE come fa Istaro, peccato che : 1) così la cosa perderebbe ogni senso nell'ambito del discorso che sta facendo: che senso avrebbe precisare che con cento referenze farebbe 33.000 pezzi quindi secondo Istaro con altre referenze (che nel listino non ci sono più, peraltro) farebbe altre migliaia di pezzi? Boh, per me alcuno; 2) soprattutto non si può credere che davvero AP faccia 33.000 pezzi con cento referernze. Forse fa 33.000 pezzi con 20 referenze, o forse pure con meno visto che come noto vendono vendute solo pochissime referenze, le altre vengono prodotte e vendute pochissimo....quindi anche in questo senso è impossibile e scorretto interpretare in questo modo il passaggio dell'intervista del CEO di AP. E ad ulteriore conferma della correttezza di quanto sopra vi è il fatto che subito prima di questa affermazione il CEO ne fa un'altra: cioè che ha fatto pulizia nei listini.....cosa assolutamente vera.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Istaro - Ottobre 05, 2016, 23:11:49 pm
è impossibile e scorretto interpretare in questo modo il passaggio dell'intervista del CEO di AP.

Io mi ero limitato a evocare i brani dell'intervista in cui Bennahmias dice chiaramente, senza nessuna possibilità di equivoci o interpretazioni, che la produzione AP è salita in quattro anni da 33.000 a 40.000 pezzi.

Il gioco delle "interpretazioni" (se Bennahmias mente, se è sconnesso mentalmente e quindi si contraddice, ecc.) lo hai introdotto tu; se ti diverte fallo.

Evita però di accusare gli altri di non aver capito interviste che tu non ti eri nemmeno degnato di leggere.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: ciaca - Ottobre 05, 2016, 23:19:42 pm
Citazione
che la produzione AP è salita in quattro anni da 33.000 a 40.000 pezzi.

Cosa che è perfettamente in linea coi dati pubblicati l'anno scorso (e riferiti al 2014) da Antonio e che danno AP a 35k orologi prodotti.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: mbelt - Ottobre 05, 2016, 23:20:34 pm
è impossibile e scorretto interpretare in questo modo il passaggio dell'intervista del CEO di AP.

Io mi ero limitato a evocare i brani dell'intervista in cui Bennahmias dice chiaramente, senza nessuna possibilità di equivoci o interpretazioni, che la produzione AP è salita in quattro anni da 33.000 a 40.000 pezzi.

Il gioco delle "interpretazioni" (se Bennahmias mente, se è sconnesso mentalmente e quindi si contraddice, ecc.) lo hai introdotto tu; se ti diverte fallo.

Evita però di accusare gli altri di non aver capito interviste che tu non ti eri nemmeno degnato di leggere.
Ma è possibile su un forum che ciascuno possa esprimere le sue opinioni e le sue interpretazioni, le sue informazioni, senza personalizzare chi non la pensa come lui, senza insultare, senza insolentire, senza accusare di non aver letto una intervista (cosa evidentemente impossibile dato quello che ho scritto)? Cioè un forum se è un luogo di discussione è un luogo in cui si confrontano opinioni, valutazioni, gusti, informazioni diverse. So che la cosa ti turba ma funziona così. Sai perché io raramente cito le fonti? Perché io non ne ho alcun bisogno di farlo. E una persona che ha credibilità non ha bisogno di appellarsi all'ultima sciocchezza di Wilkipedia, oppure ad uno scritto di chissà chi su internet. Non siamo in tribunale, non devo convincere nessuno, ma anche tu non devi convicere nessuno. E' possibile limitarsi ad esporre le proprie idee informazioni opinioni senza insultare, personalizzare, insolentire gli altri? Se no basta saperlo, e si va altrove.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Istaro - Ottobre 05, 2016, 23:49:47 pm
è impossibile e scorretto interpretare in questo modo il passaggio dell'intervista del CEO di AP.

Io mi ero limitato a evocare i brani dell'intervista in cui Bennahmias dice chiaramente, senza nessuna possibilità di equivoci o interpretazioni, che la produzione AP è salita in quattro anni da 33.000 a 40.000 pezzi.

Il gioco delle "interpretazioni" (se Bennahmias mente, se è sconnesso mentalmente e quindi si contraddice, ecc.) lo hai introdotto tu; se ti diverte fallo.

Evita però di accusare gli altri di non aver capito interviste che tu non ti eri nemmeno degnato di leggere.
Ma è possibile su un forum che ciascuno possa esprimere le sue opinioni e le sue interpretazioni, le sue informazioni, senza personalizzare chi non la pensa come lui, senza insultare, senza insolentire, senza accusare di non aver letto una intervista (cosa evidentemente impossibile dato quello che ho scritto)? Cioè un forum se è un luogo di discussione è un luogo in cui si confrontano opinioni, valutazioni, gusti, informazioni diverse. So che la cosa ti turba ma funziona così. Sai perché io raramente cito le fonti? Perché io non ne ho alcun bisogno di farlo. E una persona che ha credibilità non ha bisogno di appellarsi all'ultima sciocchezza di Wilkipedia, oppure ad uno scritto di chissà chi su internet. Non siamo in tribunale, non devo convincere nessuno, ma anche tu non devi convicere nessuno. E' possibile limitarsi ad esporre le proprie idee informazioni opinioni senza insultare, personalizzare, insolentire gli altri? Se no basta saperlo, e si va altrove.

Tu, inizialmente, l'intervista non l'avevi letta (o l'avevi appena scorsa), perché sostenevi che leggendola con attenzione si poteva capire che la produzione di AP si è "ridotta moltissimo" ed emergeva un "quadro tutto diverso" da quello che avrei descritto io.
Quindi non hai "espresso un'opinione", ma hai accusato altri di cose inesistenti (con le solite battutine infantili sulla "conoscenza").

E nell'accusa di essermi inventato le dichiarazioni di Bennahmias (io non saprei leggere il francese...) hai insistito anche dopo aver letto... metà intervista (!), prima di arrivare alle dichiarazioni esplicite del CEO sulla produzione.

Solo dopo che hai finito di leggere (o rileggere con attenzione) l'intervista ti sei accorto che le dichiarazioni sull'aumento di produzione c'erano, ed erano chiarissime, e hai iniziato i ragionamenti sulla "corretta interpretazione".

(Si potrebbe aggiungere che nel periodo in questione, secondo l'intervistatore, il fatturato è aumentato da 550 a 800 milioni di franchi: incremento del 50%. Saranno anche questi dati "falsi", l'intervistatore è stato "ovviamente" imbeccato... ma il senso dell'intervista è chiarissimo).

Per cui ripeto: esprimi tutte le opinioni che ti pare, accusa Bennahmias di dire il falso, ma non accusare a sproposito altri forumisti di ignoranza o di analfabetismo.
E non fare la vittima , se chi offendi deve rimarcare il tuo comportamento.

Chiudiamola qui (se ti riesce).
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: mbelt - Ottobre 06, 2016, 07:30:41 am
è impossibile e scorretto interpretare in questo modo il passaggio dell'intervista del CEO di AP.

Io mi ero limitato a evocare i brani dell'intervista in cui Bennahmias dice chiaramente, senza nessuna possibilità di equivoci o interpretazioni, che la produzione AP è salita in quattro anni da 33.000 a 40.000 pezzi.

Il gioco delle "interpretazioni" (se Bennahmias mente, se è sconnesso mentalmente e quindi si contraddice, ecc.) lo hai introdotto tu; se ti diverte fallo.

Evita però di accusare gli altri di non aver capito interviste che tu non ti eri nemmeno degnato di leggere.
Ma è possibile su un forum che ciascuno possa esprimere le sue opinioni e le sue interpretazioni, le sue informazioni, senza personalizzare chi non la pensa come lui, senza insultare, senza insolentire, senza accusare di non aver letto una intervista (cosa evidentemente impossibile dato quello che ho scritto)? Cioè un forum se è un luogo di discussione è un luogo in cui si confrontano opinioni, valutazioni, gusti, informazioni diverse. So che la cosa ti turba ma funziona così. Sai perché io raramente cito le fonti? Perché io non ne ho alcun bisogno di farlo. E una persona che ha credibilità non ha bisogno di appellarsi all'ultima sciocchezza di Wilkipedia, oppure ad uno scritto di chissà chi su internet. Non siamo in tribunale, non devo convincere nessuno, ma anche tu non devi convicere nessuno. E' possibile limitarsi ad esporre le proprie idee informazioni opinioni senza insultare, personalizzare, insolentire gli altri? Se no basta saperlo, e si va altrove.
J
Tu, inizialmente, l'intervista non l'avevi letta (o l'avevi appena scorsa), perché sostenevi che leggendola con attenzione si poteva capire che la produzione di AP si è "ridotta moltissimo" ed emergeva un "quadro tutto diverso" da quello che avrei descritto io.
Quindi non hai "espresso un'opinione", ma hai accusato altri di cose inesistenti (con le solite battutine infantili sulla "conoscenza").

E nell'accusa di essermi inventato le dichiarazioni di Bennahmias (io non saprei leggere il francese...) hai insistito anche dopo aver letto... metà intervista (!), prima di arrivare alle dichiarazioni esplicite del CEO sulla produzione.

Solo dopo che hai finito di leggere (o rileggere con attenzione) l'intervista ti sei accorto che le dichiarazioni sull'aumento di produzione c'erano, ed erano chiarissime, e hai iniziato i ragionamenti sulla "corretta interpretazione".

(Si potrebbe aggiungere che nel periodo in questione, secondo l'intervistatore, il fatturato è aumentato da 550 a 800 milioni di franchi: incremento del 50%. Saranno anche questi dati "falsi", l'intervistatore è stato "ovviamente" imbeccato... ma il senso dell'intervista è chiarissimo).

Per cui ripeto: esprimi tutte le opinioni che ti pare, accusa Bennahmias di dire il falso, ma non accusare a sproposito altri forumisti di ignoranza o di analfabetismo.
E non fare la vittima , se chi offendi deve rimarcare il tuo comportamento.

Chiudiamola qui (se ti riesce).
Ancora insulti, ancora attacchi personali. Ancora distorsioni di ciò che ho scritto io, ancora distorsioni di ciò che è scritto nell'intervista. Mi rifiuto di scendere sul tuo terreno. E confido che si intervenga a far cessare questo modo di discutere
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Patrizio - Ottobre 06, 2016, 08:49:03 am
ragazzi basta. Istaro basta, mbelt basta. Basta tutti.
un'altra parola fuori luogo e chiudo
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: guagua72 - Ottobre 06, 2016, 08:52:45 am
Non è per niente preoccupato del peso preponderante che ha per il marchio il Royal Oak.

Io non sono francofono e ho capito poco e male del testo, ma questo l'ho letto anche io. Il fatto che il signore in questione lo dica però non ne fa una verità assoluta. Mi sembra anzi una cosa evidentemente preoccupante avere una tale percentuale della tua attività legata ad una sola linea.
Mi sembra più una di quelle cose evidenti che non puoi negare e provi a passare come normale. Poi però dice anche che i punti vendita più interessanti sono quelli che vendono anche gli "ossi", segno evidente che spererebbero bene di vendere anche altro.
Rolex potrebbe scampare con il Sub, il Daytona e qualche GMT. Tuttavia invece di produrre quelli a rotta di collo "perde tempo" anche con il resto della gamma ed anche Rolex da sempre ha politiche che favoriscono i concessionari che diversificano. Se ho risorse per produrre 10 orologi, che senso avrebbe farne 6 che brucio in un pomeriggio e 4 che nessuno considera se non al 40% di sconto? Che senso ha produrre e spedire i "complicati" YM e Sky Dweller che evidentemente nessuno vuole?
La realtà è che oltre alle parole nessuno vuole essere trainato da un solo cavallo e che ogni sera si accende un bel cero perchè la salute del cavallo sia preservata.

Beh, oltre ad "accendere un cero" ha sottolineato anche lo sforzo di ringiovanimento, perché "il peggior rischio, per un design, è invecchiare con la sua clientela".

Ha anche fatto capire che hanno qualche progetto per le altre linee di prodotto.

Ad ogni modo, non sto dicendo che abbia ragione lui.

Però mi sembra interessante annotare come una maison possa andar bene, e meglio di molti altri nel suo settore, facendo l'esatto contrario - o quasi - di quello che tutti (me compreso) suggeriamo nel forum.

Possiamo pensare che nel lungo periodo si tratti di una politica miope. Ma "nel lungo periodo - diceva Keynes - saremo tutti morti..."

Insomma, non è mai facile insegnare il mestiere a chi lo fa di professione. Si può sempre far meglio (tanti CEO fanno danni), ma non è mai facile individuare con precisione dove e perché...
Ma è qui il problema, la conoscenza....AP non va bene, nel modo più assoluto. Se ora sta andando leggermente meglio è perché ha ridotto ad un terzo prima di altri le referenze (ripeto "ad un terzo") e ha ridotto moltissimo la produzione. Ha fatto cioè proprio quello che alcuni di noi dicono da anni. L'ha fatto prima di altri perché l'azienda è stata prima delle altre sull'orlo del fallimento, e anche gli assetti proprietari sono mutati oltre ai vertici. Quindi credo che leggendo l'intervista del CEO AP conoscendo questa realtà il quadro che emerge è tutto diverso da quello che descrivi.
Però vedi Marco, qui non stavamo sentenziando su quanto noi sappiamo di Audemars Piguet, si stava discutendo sulla base di ciò che era scritto in quell'articolo. Partendo da quell'articolo ciascuno di noi dava poi la propria interpretazione ai dati sciorinati dal Signore che è a capo del marchio.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: mbelt - Ottobre 06, 2016, 09:34:21 am
Non è per niente preoccupato del peso preponderante che ha per il marchio il Royal Oak.

Io non sono francofono e ho capito poco e male del testo, ma questo l'ho letto anche io. Il fatto che il signore in questione lo dica però non ne fa una verità assoluta. Mi sembra anzi una cosa evidentemente preoccupante avere una tale percentuale della tua attività legata ad una sola linea.
Mi sembra più una di quelle cose evidenti che non puoi negare e provi a passare come normale. Poi però dice anche che i punti vendita più interessanti sono quelli che vendono anche gli "ossi", segno evidente che spererebbero bene di vendere anche altro.
Rolex potrebbe scampare con il Sub, il Daytona e qualche GMT. Tuttavia invece di produrre quelli a rotta di collo "perde tempo" anche con il resto della gamma ed anche Rolex da sempre ha politiche che favoriscono i concessionari che diversificano. Se ho risorse per produrre 10 orologi, che senso avrebbe farne 6 che brucio in un pomeriggio e 4 che nessuno considera se non al 40% di sconto? Che senso ha produrre e spedire i "complicati" YM e Sky Dweller che evidentemente nessuno vuole?
La realtà è che oltre alle parole nessuno vuole essere trainato da un solo cavallo e che ogni sera si accende un bel cero perchè la salute del cavallo sia preservata.

Beh, oltre ad "accendere un cero" ha sottolineato anche lo sforzo di ringiovanimento, perché "il peggior rischio, per un design, è invecchiare con la sua clientela".

Ha anche fatto capire che hanno qualche progetto per le altre linee di prodotto.

Ad ogni modo, non sto dicendo che abbia ragione lui.

Però mi sembra interessante annotare come una maison possa andar bene, e meglio di molti altri nel suo settore, facendo l'esatto contrario - o quasi - di quello che tutti (me compreso) suggeriamo nel forum.

Possiamo pensare che nel lungo periodo si tratti di una politica miope. Ma "nel lungo periodo - diceva Keynes - saremo tutti morti..."

Insomma, non è mai facile insegnare il mestiere a chi lo fa di professione. Si può sempre far meglio (tanti CEO fanno danni), ma non è mai facile individuare con precisione dove e perché...
Ma è qui il problema, la conoscenza....AP non va bene, nel modo più assoluto. Se ora sta andando leggermente meglio è perché ha ridotto ad un terzo prima di altri le referenze (ripeto "ad un terzo") e ha ridotto moltissimo la produzione. Ha fatto cioè proprio quello che alcuni di noi dicono da anni. L'ha fatto prima di altri perché l'azienda è stata prima delle altre sull'orlo del fallimento, e anche gli assetti proprietari sono mutati oltre ai vertici. Quindi credo che leggendo l'intervista del CEO AP conoscendo questa realtà il quadro che emerge è tutto diverso da quello che descrivi.
Però vedi Marco, qui non stavamo sentenziando su quanto noi sappiamo di Audemars Piguet, si stava discutendo sulla base di ciò che era scritto in quell'articolo. Partendo da quell'articolo ciascuno di noi dava poi la propria interpretazione ai dati sciorinati dal Signore che è a capo del marchio.
E io cosa avrei fatto di diverso? In un discorso non puoi isolare una frase dal resto del testo. In una intervista non puoi , per capirla davvero, isolarla da informazioni su cosa sia Ap, su cosa sia stata Ap cinque anni fa, su cosa sia Ap oggi. Chiaro che il Ceo non lo dice, ma in realtà il successo molto relativo di Ap oggi non riporta Ap a quello che era anche solo cinque anni fa. Ora aumenta le vendite? Si, ma resta molto sotto a quello che era solo pochi anni fa, e lo può fare perché ha affrontato una crisi prima degli altri, cioè, paradossalmente, perché andava peggio degli altri. Poi, lo ripeto, basta leggere e si vedono patenti contraddizioni in quello che è riportato proprio sui numeri di produzione e sui bilanci. Allora visto che è la prima volta che vedo questo Ceo contraddirsi vistosamente nella stessa intervista, devo pensare sia stata riportata male, o in parte, perché così non regge. Solo questo ho inteso evidenziare. Non si è d'accordo? Lo si scrive, o meglio si scrivono le proprie ragioni. Ma se si fanno attacchi personali, insulti, accuse ridicole di non leggere, poi diventa una rissa. Allora ripongo il problema: la si smette o si continua ad andare avanti così? Io non sono disponibile, grazie. Ognuno esponga le sue idee senza attaccare gli altri. E non mi riferisco a te Giorgio.
Ps: peraltro è totalmente sbagliato farsi una opinione sull'andamento del mercato solo dalle interviste dei Ceo. Infatti se oggi intervistassero tutti i Ceo di tutti i marchi dell'orologeria elvetica non ce ne sarebbe uno disposto ad ammettere che le cose vanno molto male e devono ristrutturarsi. Tutto direbbero quello che dice il Ceo di Ap, cioè che il mercato  va male, ma la propria azienda va benissimo. Ma poi sulle cifre ci si contraddice.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: Patrizio - Ottobre 06, 2016, 10:13:19 am
esattamente
parlate discutete ma senza darvi reciprocamente dei minus habentes
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: mbelt - Ottobre 06, 2016, 15:54:31 pm
Peraltro se AP dopo la pesante ristrutturazione si è ripresa o si sta riprendendo, questo a me può solo fare piacere. Continuo a pensare che sia un marchio con una potenzialità straordinaria che è solo stato gestito per tanti anni molto ma molto male.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: ciaca - Ottobre 06, 2016, 17:08:35 pm
AP fa oggi esattamente quello che aveva iniziato a fare 30 anni fa, vive di Royal Oak Che è l'unico modello commerciale e quindi vendibile in decine di migliaia di pezzi/anno.
Ovviamente per farne a decine di migliaia servono più linee e una moltitudine di modelli, ed in questo la salvifica presenza degli Offshore (una grande intuizione che la casa ebbe negli anni 90) che vendono benissimo e hanno margini enormi vista la loro pochezza di pregio meccanico.

I classici li fanno solo per scena e per riempire un catalogo Che non può avere solo Royal Oak, come Rolex fa i Cellini.
A differenza di Patek, che vive anche dei complicati, AP non ha lo stesso appeal su quella fascia di mercato nonostante abbia le potenzialità di R&P alle spalle, perché non ha saputo investire sulla valorizzazione del suo patrimonio storico di splendidi e rarissimi complicati d'epoca (cosa che hanno invece fatto gli Stern con Patrizzi per tutti gli anni 80 e 90), e quindi sulla tenuta del valore dell'usato e del "valore collezionistico" che su quella fascia di prezzo diventa indispensabile. I complicati AP a differenza di quelli PP non si vendono nemmeno al 50% del listino, sono praticamente degli ossi invendibili anche perché sono un bagno di sangue assicurato, e il mercato ormai si è capito che bada a questo fattore più di ogni altro.

È una casa ormai prigioniera della sua icona e della sua dimensione, come Rolex su scala diversa, che non può o non deve fare nulla di diverso da quello che già fa. Finché dura è fortuna.
Titolo: Re:«La crise horlogère n’est pas une crise économique»
Inserito da: guagua72 - Ottobre 07, 2016, 08:04:51 am
Quello che dice Angelo, in particolare il paragone con Rolex, sebbene ci siano profonde  ed ovvie differenze con la casa coronata è quantomai azzeccata. E' un'iperbole che però ci fa pensare quanto possa essere accettabile economicamente decidere di sfruttare un solo stilema.
Detto questo, trovo desolante appoggiarsi ad un solo modello, ed in questo Rolex è sempre molto brava a riuscire a fare percepire agli utenti tanti modelli sostanzialmente con la stessa cassa. Ma Rolex qui riesce a fare pesare l'enorme bagaglio immaginifico riconosciutogli nel tempo. Audemars Piguet ha tutta un'altra storia che paradossalmente è stata affossata col Royal Oak, modello talmente iconico che ha fatto impallidire gli altri oggetti classici che pure avevano una loro storia e qualità intrinseca. Ricordo come già negli anni novanta i concessionari AP esponevano all'esterno una targa col simbolo del marchio circoscritto all'interno di una cassa Royal Oak, quasi fosse quello il vero logo del marchio.