Orologico Forum 3.0

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Orologi e Co... / Patek Philippe 5531 (e altro su ripetizione minuti)
« il: Maggio 02, 2018, 20:21:35 pm »
Come sapete, dopo i 10 esemplari realizzati da Patek Philippe per la sua eccezionale mostra a new york, con  ripetizione minuti e ore del mondo, e con quadrante smaltato al centro, è ora arrivata la versione di serie che differisce per aver smaltato al centro una immagine svizzera, anziché lo skyline di New York.
Vi allego questo bel video realizzato da Patek Philippe su questo orologio. Bel video per diversi aspetti.
https://www.youtube.com/watch?v=TxLGvd2MIQI

C'è però qualcosa che non capisco: viene presentata come prima mondiale la ripetizione minuti dell'ora locale. Non comprendo questa affermazione. Penso che la prima mondiale sia aver associato ripetizione minuti con ore del mondo: non ne ricordo altri. Ma è ovvio che suoni l'ora locale, anche perché altrimenti quale altra ora dovrebbe suonare, visto che ve ne sono altre 23 corrispondenti agli altri fusi orari? In un gmt almeno teoricamente si potrebbe far suonare l'ora corrispondente alla home time. Ma in un ore del mondo non c'è una home time selezionata a meno che non coincida con l'ora locale.
Resta comunque uno splendido pezzo, con un prezzo sicuramente non da meno.

Allego anche questo video bello sulla supersonnerie sviluppata da Giulio Papi in cui viene spiegato in un modo molto molto più completo e soddisfacente tutto il carico di novità e primizie tecniche presenti nei nuovi AP supersonnerie. E' molto di più di quanto era stato detto alla presentazione:
https://www.youtube.com/watch?v=ghazOR4_4GA


Ma ancora: Grebuel Forsay con la sua sonnnerie tourbillon:https://www.youtube.com/watch?v=hwwRGeuk0xk


Ripetizione minuti: che fascino!

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Orologi e Co... / Cosa non va nel cronografo rattrapante di Journe
« il: Maggio 01, 2018, 00:10:40 am »
Come saprete tutti, è stato presentato a gennaio di quest'anno un cronografo rattrapante con gran data di FP Journe.
Si tratta in realtà della versione di serie di quel bellissimo chrono che era stato battuto per una cifra molto alta ad Only Watch 2017.
E' un orologio che ha fatto molto discutere. Non l'ho ancora visto di persona, ma non mi dispiace esteticamente, anche se forse manca un po' della originalità di Journe. Cioè stavolta ha voluto fare un cronografo classico rattrapante, e quindi è anche più classico nell'estetica. Compreso il bellissimo lato B.
Certo, se lo avessi fatto io lo avrei fatto con innesto laterale, malgrado il "saltino". Lui ha dichiarato che ha scelto un innesto a pignone oscillante per evitarlo. Non so giudicare della validità del pignone oscillante, che proprio non conosco. Ma avrei comunque scelto l'innesto laterale.
Ma non è tanto questo a non avermi convinto di questo orologio. Quello che non mi ha convinto tanto è la politica dei prezzi. Certo il prezzo base è buono per un rattrapante di pregio. Ma quello in Platino di circa 30K superiori è un prezzo che per me rompe una politica di Journe che io ho sempre molto apprezzato: il non far pagare il metallo prezioso cifre iperboliche.
Non mi piace che Journe abbandoni questo tipo di politica neppure per un solo modello. Gli orologiai non campano della vendita di casse in metallo prezioso ma di grandi orologi.

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Tutti noi sappiamo che esiste un pregio indiscutibile dell'innesto verticale: l'eliminazione del famoso saltino che tutti i cronografi ad innesto laterale hanno, anche quelli più pregiati e accurati. Certo il saltino non è bello da vedere, e non si accorda ad una idea di precisione cronometrica. Ma il saltino non è tutto.
Ci sono cose che sull'innesto verticale non si dicono. Proviamo a dirle. Esiste uno studio in mio possesso, firmato Stefano Farina, notissimo forumista ed esperto delle questioni più tecniche dell'orologeria. Questo studio, che è un libro, contiene tante cose utilissime sulla cronometria, e su come ottenerla, ma anche sui cronografi con diverso innesto. Così lui dimostra con tabelle alla mano quello che già un famoso orologiaio mi aveva detto anni fa: non è assolutamente vero che l'innesto verticale assorbe meno energia. Anzi, lui dimostra che su cinque orologi ad innesto laterale e cinque ad innesto verticale l'assorbimento dell'innesto verticale è maggiore, non di tantissimo, ma di una misura piuttosto ampia. E allora quale è il famoso vantaggio energetico o di uso dell'innesto verticale? C'è e non c'è. Nel senso che grazie all'innesto verticale non esiste un limite ulteriore dell'innesto laterale: non c'è quell'usura meccanica dei denti dei cronografi ad innesto laterale che di fatto impediscono o "sconsigliano" ad un cronografo di questo tipo di tenerlo sempre in funzione. Con l'innesto verticale si può  meccanicamente tenere il cronografo sempre in funzione senza danno. Ed è per questo che allora i costruttori, in misura diversa, tarano la cronometria per tenerlo sempre in funzione.
A me tenere un cronografo sempre in funzione non piace affatto. Amo utilizzare il cronografo solo quando mi è utile (ebbene sì: per me il cronografo è una delle complicazioni più utili, ma è un altro discorso). E allora i casi sono due: o si tara la cronometria per il cronografo non in funzione, cercando di ridurre la caduta dell'ampiezza di rotazione del bilanciere a cronografo inserito, oppure lo si tara con il verticale a cronografo sempre inserito. Ed in questo caso l'utente per avere un orologio preciso dovrà avere il cronografo sempre attivato, perché se lo spegne in termini di danno alla cronometria esso è maggiore di quello che si avrebbe azionando un cronografo ad innesto laterale , perché gli assorbimenti sono superiori.
Ma esiste un altro aspetto che a me non piace dell'innesto verticale. Il fatto è che il blocco frizione verticale è un componente economico, costoso da progettare ma poi si può produrre a bassissimo costo, tanto è vero che sui cronografi ad innesto verticale, persino sul Patek, alla revisione buttano il blocco vecchio e mettono il nuovo: costa meno. E questo forse non sarà bello neppure per la coevità quando si valuteranno questi orologi come vintage. Non corrisponde a quell'idea per cui il movimento meccanico lo si tiene  in manutenzione costante, senza per forza cambiare pezzi. Non ha bisogno di tanta attenzione alla forma dei denti delle ruote come sull'innesto laterale. Non ha bisogno di quella messa a punto certosina degli innesti quasi sempre manuale dei cronografi ad innesto laterale. Sarà un caso: ma mai mi è capitato sinora di provare un innesto verticale con innesti con quella pastosità degna di un orologio di gran pregio: i migliori che ho sentito sono quelli degli FP 1185 et similia, ma sempre inferiori e di molto ai migliori laterali. Non so se sia questo un caso o un limite forse solo di accuratezza di messa a punto.
In ultimo l'estetica: su questo penso non ci sia molto da dire. Ed infatti non è un caso che siano quasi tutti automatici. Ed anche questa cosa per un cronografo non è il massimo. Perché il cronografo consuma molto se si usa molto, e già ho sperimentato che anche costruttori prestigiosi ed insospettabili hanno difficoltà con un solotempo automatico a prova di ufficio, figurarsi con un cronografo.

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Voglio fare un esperimento, onde vedere se questa sezione sia rianimabile. No, non intendo e mai più scriverò di politica su un forum di orologeria, neppure di automobili voglio scrivere, a meno che qualcuno non mi solleciti a farlo (dico le automobili, la politica no, comunque).
Provo a farlo raccontando le non poche novità che su questo caso si sono manifestate dall'ultima volta che ne ho scritto qui. Tanto ha fatto quel giornalista che ha dimostrato scientificamente che Pacciani non era sul luogo del delitto nel settembre 1985, e tanto manifeste erano le prove che ha addotto, che in silenzio ed in imbarazzo la Procura di Firenze ha dovuto riaprire l'inchiesta per cercare l'assassino delle coppiette, ammesso che sia vivo. Sono finiti sul registro degli indagati con tutte le accuse connesse ai duplici omicidi due persone, un medico e un ex legionario ed ex militare, persona di statura molto alta (e naturalmente in là negli anni). La cosa curiosa è che non si riesce a capire quali indizi abbiano portato a queste incriminazioni. Ho ascoltato diverse interviste all'ex legionario, e alcune delle cose che dice sono curiose. Sembra sapere qualcosa, o almeno afferma di sapere qualcosa, ma non dice ovviamente cosa (speriamo lo abbia detto agli inquirenti). Si sa che nel 1985 fu perquisito e furono trovate tante cartucce della serie H Winchester, come quelle del mostro, ma ovviamente non essendo esplose è impossibile stabilire se sono quelle del mostro. Aveva quattro armi denunciate, tra cui una Beretta 22, ma gli sono state rubate e lui ha fatto regolare denuncia. Ma le cartucce erano rimaste.  Ma ci sarebbe dell'altro....
Un altro colpo di scena si è verificato grazie al solito giornalista (e regista) che ha pure trovato vivo in Spagna Salvatore VInci. Che in Italia risultava scomparso nel nulla e non più reperibile dal lontano 1988. Allora era uno dei maggiori sospettati per i delitti di Firenze, e non mancavano elementi indiziari, legati al suo profilo, e anche ad inquietanti reperti trovati a casa sua dopo uno dei duplici omicidi, un reperto che purtroppo non venne esaminato come avrebbe dovuto e potuto per ragioni ancora oggi misteriose. Salvatore Vinci non si nascondeva: risiede legalmente in Spagna e nessuno lo ha mai cercato dall'Italia! Pazzesco, veramente, già questo dovrebbe dire molte cose di come sono andate le indagini.
C'è chi sostiene , ma io non ne ho certezza, che Vinci stia raccontando delle cose e che questo sia alla base delle accuse di cui sopra.
MA c'è anche un altro colpo di scena, di cui forse avevo già scritto tempo fa. La pistola, la mitica e famigerata Berretta Calibro 22 che ha sparato dal 1968 è saltata fuori. Non è una notizia ufficiale ma è una notizia di cui sono a conoscenza.  Gli esami degli esperti balistici avrebbero confermato che proprio questa è l'arma dell'assassino. Come è stata trovata, e quando? Nel Mugello, il 15 agosto 2016, una turista tedesca trova sul greto di un torrente la pistola. E' mezza arruginita, ha persino il numero di matricola non abraso. Le circostanze del ritrovamento sono tale da rendere certo che qualcuno l'ha fatta trovare. Il Mostro? Oppure qualcuno che ha accesso al deposito di memorabilia dell'assassino. Il che aumenta ulteriormente l'inquietudine. Penso sia un suo modo, nel momento in cui riprendono le indagini per dire agli inquirenti che lui è ancora libero e il mistero è ancora intatto.
Questa pistola ha la matricola. Stanno faticosamente cercando di capire chi l'ha posseduta. Un fatto significativo è che questa arma non risulta negli elenchi e nel censimento delle Berretta 22 di quel tipo che fu fatto nel 1982 in Toscana, proprio al fine di trovare l'arma dei delitti. Come è possibile? Si starebbero cercando anche alla Berretta notizie su quest'arma. Qualcuno dice che qualche registro fu perso nell'alluvione di Firenze....
Infine. I bossoli esplosi. Qualcuno sta provando di nuovo a sostenere che forse le pistole che sparavano erano due. Io penso che non sia possibile, ma non posso tacere un fatto che desta dubbi da tanti anni: in nessuna scena del delitto furono mai trovati bossoli in numero pari ai colpi esplosi. Tutti i bossoli ritrovati sono sempre stati solo ed unicamente di una arma, la famigerata calibro 22 di cui sopra. Su questo non ci sono dubbi. Ma perché in tutti i delitti i bossoli non corrispondono ai colpi esplosi? Nei primi delitti la ricerca non fu accurata, qualcuno non fu trovato, la scena del delitto non era delimitata (come si vede anche da foto dell'epoca), qualcuno poteva anche metterseli in tasca e portarli via. Ma negli ultimi come è possibile? E non sono piccole differenze, sono grandi differenze. Nel delitto dell'85 addirittura i pochi bossoli trovati erano ammucchiati, quindi non espulsi dalla Beretta. Come ce li avesse messi qualcuno. Perché? Ha forse sparato una pistola a tamburo oltre alla 22 automatica nei delitti del mostro? Non si sa, non se ne trova traccia, non sembra compatibile con la scena dei delitti. Ma qualcuno lo ipotizza ancora, e comunque resta il mistero del numero dei bossoli.
A proposito del censimento delle Berretta 22 nel 1982 vendute in Toscana, Emilia Romagna ed Umbria, all'appello mancavano quattro beretta 22 di cui non si riusciva a sapere niente vendute tutte in Toscana. Si è sempre pensato che una di queste fosse la famigerata arma dei delitti, In realtà questa Berretta poteva essere stata acquistata fuori dalle tre regioni prese in esame, e il possesso non essere stato denunciato.
In sintesi estrema, non mi aspetto molto da questa nuova inchiesta, e magari mi sbaglio: sarei lieto di sbagliare. Ma è passato tanto tempo, tanti reperti sono stati distrutti, altri che si stanno analizzando con le nuove tecniche mi dicono non abbiano dato risultati attendibili (e ci sarebbe da aprire un altro capitolo a proposito, ma lasciamo stare), ma soprattutto non so se esiste una vera volontà di trovare il colpevole.
Se questo messaggio non troverà almeno una risposta, considererò chiuso definitivamente l'argomento.

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Ricordate quando due anni fa Jean Claude Biver presentò il suo T02,un calibro a tourbillon con cronografo, ad un prezzo di sedicimila euro? Ricorderete la polemica denuncia di Thierry Stern: così si svilisce il tourbillon.
Quest’anno a Basilea una nuova versione di questo cronografo tourbillon un po’ piu cara a 20 K euro.
A parte il fatto che le vendite di questi orologi sarebbero andate molto ma molto bene, più delle aspettative ( si poteva avere dubbi a riguardo), sicuramente però la provocazione di Tag Heuer ha colpito nel segno, perché da allora i prezzi di listino dei tourbillon sono scesi, non proprio di poco.  Anche di quelli con tutti i crismi delle finiture manuali.
A Baselworld 2018 ancora un esempio: Vacheron Costantin, casa da splendide finiture ma anche da listini diventati negli ultimi anni pazzeschi per improponibilità, ha presentato un bellissimo tourbillon in oro rosa, automatico con rotore periferico, per il qualeVacheron avrebbe richiesto prima della provocazione di Biver, complice anche probabilmente la lunga crisi che ha attraversato il mercato dell’orologeria, circa 200 k o 180k. Grazie Biver: scandala ut veniat oportet!

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Orologi e Co... / Su arte ed orologeria, un diverso punto di vista
« il: Aprile 27, 2018, 12:36:30 pm »
Mi limiterò a postare questo video molto recente, dove Tim Mosso e il mitico Wei Koh parlano di arte ed orologeria e fanno esempi concreti che rinviano ad una concezione diversa da quella proposta da altri. Mi sembra tema interessante.
Buona visione.

https://www.youtube.com/watch?v=mh8hCn5LcX4&feature=share

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Orologi e Co... / Cosa succede al mercato USA?
« il: Aprile 25, 2018, 19:41:02 pm »
Come sapete da circa un anno è iniziata una ripresa del mercato mondiale dell'orologeria meccanica, dopo anni di grande crisi. Il riavvio è stato la conseguenza della ripresa notevolissima dei mercati Cinesi, di Singapore, di Hong Kong, del Giappone e della South Korea. Certamente da soli questi mercati per le loro dimensioni sono in grado di cambiare di segno il mondo dell'industria elvetica della orologeria meccanica (mentre ora quella elettronica al quarzo non sembra andare tanto bene...). Poi la Russia e i Paesi Arabi, in misura minore, grazie alla risalita del prezzo del petrolio, hanno incrementato le vendite.
L'Europa va male, non tanto, ma i mercati suoi principali perdono, almeno sino a Marzo era così, ma contano poco, relativamente.
Ciò che invece non comprendo è il letterale tracollo del mercato USA che in passato era uno di quelli che andava meglio. La perdita è grande e costante mese su mese da tempo ormai. Certo non è un problema di crescita economica che continua, o del ristagno del potere di acquisto, che certo può in parte riguardare come in tutto il mondo la fascia media, che però non tocca la fascia di redditto superiore. E, allora, quali le cause? Nei tanti articoli in lingua inglese che si trovano vedo che nessuno azzarda ipotesi interpretative e la cosa mi incuriosisce.
L'unica cosa che so, e che non so se e quanto stia impattando, è il successo pazzesco negli USA dell'APPle Watch connected lanciato lo scorso settembre. Una roba pazzesca, perché con le stesse dimensioni ora di fatto lo smartwatch APPLE può funzionare autonomamente senza dipendere da un cellulare. E I consumatori USA sono impazziti. Si parla di circa quattro o cinque volte di volumi maggiori rispetto ai già rispettabili del passato. E per fortuna in Europa ancora non è presente, se non in pochi mercati (tra cui non c'è l'Italia, ma è solo un fatto di tempo). E ' questo il problema ? Non lo so proprio. Sarebbe però interessante saperlo, perchè fosse così la tempesta credo sarebbe solo destinata ad espandersi.

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Orologi e Co... / 36.000 a/h : perché quasi scomparse?
« il: Aprile 25, 2018, 12:25:09 pm »
Ricorderete tutti che dalla seconda metà degli anni 60 fiorirono frequenze alte negli orologi meccanici: le 36.000 a/h   . Le fecero Omega, Zenith, Longines, Seiko. Oggi a parte Seiko e Zenith, e credo anche qualche tourbillon di De Bethune, tale frequenza è caduta in disuso. Posso solo dire che sugli Zenith ad alta frequenza in mio possesso una notevole cronometria c’è, poi è sempre difficile attribuirla ad un fattore più che ad un altro. Oggi grandi orologiai tendono ad usare alta frequenza ( decisamente più alta) abbinata a scappamenti alternativi rispetto all’ancora svizzera. Ma l’alta frequenza con ancora Svizzera perché non esiste più, o quasi? Certo , consuma più energia. Certo, maggiori problemi di lubrificazione ( comunque da lungo tempo totalmente risolti). Certo ci sono i materiali alternativi ad alto fattore di qualità ( silicio, che io non amo,anzi un po’ detesto). Certo la cronometria si può ottenere in altri modi, certo a molti collezionisti non importa.
Eppure io vedo anche in questo una sorta di arretramento rispetto agli anni 70. O ci sono effettive ragioni tecniche a sconsigliarne l’uso, e se si quali?

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Novità Orologi / Urwerk Atomic (ovvero orologio "simpatico" atomico)
« il: Aprile 11, 2018, 21:46:38 pm »
https://www.youtube.com/watch?v=GZ-CL-LhFB0

Ieri sera presentavo quello che secondo me è l'ibrido geniale e perfetto. Poi ci sarebbe un falso ibrido, ma definito ibrido dalla casa, di Fredrique Constant, che non è ibrido perché la parte meccanica e la parte elettronica non interagiscono mai tra loro, poi abbiamo quello che definirei l'ibrido folle, l'ibrido atomico.
In realtà non è un ibrido, e correttamente Urwerk non lo definisce come tale.
Voi sapete cosa è la pendola simpatica, una delle migliori invenzioni di Breguet, anche se fra le meno note. Era un orologio a pendolo in cui alla sera si collegava (meccanicamente) un orologio da tasca, il quale dalla pendola veniva ricaricato e rimesso all'ora. Una complicazione considerata da molti in assoluto la più complicata.
Tanto che dopo Breguet non si hanno notizie di altre pendole simpatiche, o almeno io non ne trovo, sino al solito Journe che prima di fondare la sua casa di orologeria, fabbrico 6 pendole simpatiche complicate ulteriormente per Asprey London, avendo la Maison Breguet rifiutato il progetto. Ora so che anche Breguet ne ha fatte alcune in anni recenti.
Urwerk allora ha sviluppato e presentato tra SIHH e Baselworld 2018 la versione attuale della pendola simpatica sotto forma di orologio simpatico a controllo atomico (sic) , cioè un orologio da polso meccanico che si collega meccanicamente ad una cassetta che contiene un orologio atomico portatile , che lo rimette all'ora, lo ricarica, e credo corregga anche la marcia dell'orologio.
Immagino la complicazione del collegamento meccanico, e mi affascina, ma mi sembra una idea francamente non condivisibile, inutilmente complicata. Credo veramente che Ressence abbia fatto tutto quello che era necessario, nulla di più nulla di meno, con il Type 2.

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Novità Orologi / L'ultima di Voutilainen
« il: Aprile 11, 2018, 21:23:58 pm »
Lo sapevate che ora personalizza anche cellulari di gran lusso? O meglio contribuisce al disegno di non meglio precisati cellulari di lusso.  lo trovate in questo video di TheWatchtv:https://www.youtube.com/watch?v=GZ-CL-LhFB0

Incredibile, non commento.

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Novità Orologi / Ressence Type 2: ibrido perfetto?
« il: Aprile 10, 2018, 22:51:28 pm »
Lo so, ancora non è ancora definitivo, ma questo orologio , presentato al SIHH mi ha molto colpito in positivo. E non mi riferisco all'estetica, ma al concetto e ad una innovazione secondo me importante che porta con sé.
Voi sapete che sono anni che alcuni valenti Maestri cercano l'ibrido meccanico ed elettronico. Cioè il modo di dare al meccanico la precisione di un quarzo ma di quelli veramente buoni, diciamo almeno termocompensati. Abbiamo la soluzione di Seiko, che è raffinatissima, è che è un livello di ibridazione molto spinta e molto felice. Certo c'è chi un po' come me dice che alla fine un organo regolatore che non è un bilanciere e che è controllato da un circuito al quarzo con energia elettrica autoprodotta, lo fa un po' somigliare al quarzo troppo. Ma è comunque una grande impresa e prima o poi avrò uno Spring Drive di Seiko. Poi abbiamo Urwerk che addirittura , dopo l'EMC, arriva a creare un orologio da polso "simpatico" che si collega meccanicamente ad un orologio atomico portatile, per la ricarica e la messa all'ora. Notevole, ma non entusiasmante per me.
Invece che fa il grande Benoit di Ressence? Prende un type 1, e ci  mette sopra un modulo al quarzo. Tutto qui? Non proprio. Perchè con le dimensioni di un normale Ressence tu hai tutto quello che un appassionato di meccanica orologiera può desiderare. Cioè hai un orologio Ressence Type 1, con una estetica un po' diversa (andrebbe vista dal vivo per un giudizio), meccanico con normale bilanciere e normale molla motrice, che però ricarica anche un modulo digitale che interviene ed interagisce col meccanico solo quando e se tu lo vuoi. Quindi, per esempio, se  la sera si desidera mettere all'ora al secondo il proprio Ressence, basta un doppio tap sul vetro e l'orologio in un istante viene rimesso all'ora. Il modulo al quarzo ha anche una batteria, sicché anche se il Ressence si fermasse perché non indossato (è un automatico) basta un doppio tap e si rimette all'ora, e poi fino ad una settimana provvede anche a ricaricare il meccanismo automatico. Ma non è finita. Perché questo orologio è anche gmt. Quindi un'altra gesture sul vetro ed ecco che abbiamo l'indicazione tramite il quadrante del secondo fuso orario, idem per tornare all'ora di casa. Insomma per me una soluzione abbastanza semplice e geniale. Quello esposto al SIHH è un prototipo ma presto ci sarà la versione definitiva, più cara rispetto ad altri Ressence, circa 30K da quello che ho capito.

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Orologi e Co... / Nuovo arrivo: Gronefeld 1941 remontoir
« il: Aprile 10, 2018, 20:54:16 pm »
Come alcuni sanno da un anno è in mio possesso un Gronefeld 1941 remontoir otto secondi.
Questo orologio, oltre a finiture manuali davanti e dietro, molto accurate, oltre ad uno studio molto attento delle proporzioni, monta un remontoir d'égalité a otto secondi, cioè uno di quei dispositivi che si incaricano di mantenere l'erogazione della coppia motrice al bilanciere costante mentre la molla del bariletto si scarica (con le conseguenti oscillazioni di coppia erogata). E' un dispositivo di solito molto molto utile per la cronometria. Il remontoir di Gronefeld è dichiaratamente ispirato da quello di un orologio da torre che il padre dei due fratelli olandesi curava personalmente. Era un remontoir a 30 secondi, che aveva la caratteristica anche di provocare ogni trenta secondi il movimento di aggiornamento della sfera dei minuti (che quindi avanzava ogni trenta secondi di mezzo minuto).
Non è la prima volta che ho che fare con questi dispositivi che ho su due Lange e anche su due Journe. Questo di Gronefeld mi appariva insolitamente complesso, ricco di parti, leve, cuscinetti a sfera, etc, e mi ero inizialmente detto che Journe aveva lavorato meglio, ottenendo lo stesso risultato ma con molti meno pezzi. I remontoir d'égalité in genere sono semplici, ma difficili da realizzare e mettere a punto, e quindi costosi, come ricordava il grande George Daniels.
Questo dall'osservazione sul fondello mi aveva completamente ingannato. All'apparenza riconoscevo alcuni componenti ma non altri. In realtà ho impiegato giorni per capire come funziona e scoprire quasi tutti i suoi segreti (uno ancora è rimasto tale).
Vediamo alcune immagini:
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BKDGpm
Sotto il ponte con la scritta in rilievo remontoir (con finitura frosted) si vede una sorta di piccolo bariletto. Esso contiene una molla. Prima sorpresa di questo remontoir: i Gronefeld sono riusciti a far vedere il caricamento della molla del remontoir durante gli otto secondi. Infatti dentro questo bariletto si vede che durante gli otto secondi un segmento interno si muove: è l'energia che viene dal bariletto principale che mentre il sistema è bloccato carica la molla. Ad un certo punto la molla scatta e rilascia tutta l'energia. Questa fa muovere quella apparentemente strana ancora a tre braccia che ha suscitato in me molti dubbi. Non capivo a cosa serviva: normalmente in questi dispositivi simili dispositivi sono il cuore del remontoir, ma qui è diverso. E lo si capisce perché un braccio è posato sul bariletto del remontoir, un braccio è distaccato da una camma di forma strana che si vede sulla destra del remontoir sotto un altro ponte, un terzo braccio sembra invece posato su un altro lato di questa camma (durante l'intervallo degli otto secondi). Quando la molla scatta libera l'energia che fa si che il braccio dell'ancora a contatto con il bariletto del remontoir oscilli verso destra per poi ricadere dopo pochi istanti su un altro dente dello stesso. Ma questa oscillazione fa sì che il secondo braccio dell'ancora colpisca con una certa velocità un dente della camma di forma particolare, la quale innesca il movimento rapido del dissipatore di energia a ore nove sul quadrante. Ma il terzo braccio entra in funzione in un istante ancora successivo: esso frena la camma sagomata e quindi il dissipatore di energia, oltre a frenare il ruotismo e consentire il caricamento della molla del remontoir che infatti inizia subito dopo. Sicché come quasi accade con gli automi meccanici questa ancora a tre bracci esercita diverse funzioni sequenziate in modo temporale. Non va dimenticato che la rotazione del dissipatore sul quadrante è bella esteticamente, ma ha anche il compito di rendere più dolce lo scatto del remontoir ogni otto secondi. Dal quadrante si capisce che la rotazione viene innescata e poi improvvisamente frenata, con precisione.
Ora rimane da capire se è il remontoir stesso che provoca il movimento della sfera dei minuti ogni otto secondi e in che modo. Io non credo che questo accada, ma sono pronto a ricredermi, penso semplicemente che sia sincronizzato il tutto per permettere questo piccolo avanzamento.






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Orologi ... Vintage / El Primero, me e mio padre
« il: Aprile 10, 2018, 20:31:50 pm »
Agli inizi degli anni 70, si ritiene nel 1971, mio padre acquistò per se un nuovo orologio Zenith El Primero A385, con bracciale originale. Non aveva, e non ha, alcun interesse per gli orologi, ma voleva comprare qualcosa di un minimo di pregio, e il suo rivenditore di fiducia gli consigliò questo orologio.
MIo padre lo indossò poco, ma l'orologio non ebbe vita facile, e neppure felice. Io ero nato il 18 aprile del 1969. Non so dire quando, ma sicuramente molto prima che andassi a scuola l'orologio era già nelle mie mani. Ricordo che mio padre mi diceva che era un oggetto di un certo valore, che era meccanico e automatico, ma per me erano parole che non significavano niente. Tranne la magia della ricarica con il movimento del polso che suscitava in me curiosità. Ricordo in casa tante mattine e pomeriggi a giocare con questo orologio, a cui facevo qualsiasi cosa, tranne sbatterlo a terra (spero), ma certamente lo mettevo in funzione (il cronografo), lo azzeravo, lo facevo ripartire. Di tutto di più senza alcun riguardo. Ricordo ancora che una volta distrussi la sua scatola originale . Ricordo ancora pomeriggi miei con la febbre mentre guardavo gare di sci alla tv mentre giocavo ad emulare con il cronografo il cronografo di gara. Qui siamo già nella seconda metà degli anni 70 e avevo iniziato la scuola elementare. Poi di questo orologio perdo ogni ricordo e traccia per tanti e tanti anni. Questo perché avevo miei orologi ma naturalmente erano al quarzo, allora, nel 1978, mai avrei accettato un orologio meccanico. Salto agli anni 90. Un mio amico già appassionato di orologi (il mio interesse allora era pari a zero), soprannominato Tinto, venuto a sapere di questo cronografo, mi dice che poteva avere una sua importanza spiegandomi che probabilmente si trattava di uno dei primi El Primero, che aveva una importanza storica e meccanica. Chiedo a mio padre se si ricordava dove potesse essere stato messo. Ma purtroppo nulla. Pensavo fosse perso, finché un giorno scopro - con orrore - che si trovava in una curiosa scatola di madreperla rossa che viene usata come ripostiglio per tutte le chiavi di casa! Lì praticamente ci si buttava sopra le chiavi. L'orologio non è in ottimo stato: il vetro è segnato, la cassa e il bracciale idem, e naturalmente ricordavo che il mio amico mi aveva raccomandato di portarlo a far revisionare. Cosa che feci, e da quel momento quell'orologio è sempre stato curato nella meccanica. Mio padre me lo regalò, avendogli io spiegato significato e valore storico. Io scelsi di non toccare l'esterno,neppure il plexi con i profondi graffi perché li ritenevo appartenenti alla mia storia, forse con qualche ragione. L'ho riscoperto circa un mese fa e ora sta sempre sul mio polso con grande soddisfazione e....malgrado tutto va ancora bene e non è mai stato cambiato un pezzo, ma solo la manutenzione ordinaria. Mi da' soddisfazione indossarlo.
Ora ho appurato dai numeri di cassa e del bracciale che si tratta di un orologio fatto all'inizio del terzo batch di produzione, cioè nel 1970,
Il bracciale è il suo G.F. originale, ed è leggero, direi estivo, perfetto con il caldo. Certo è meno ricercato della versione A384 , quella più colorata, ma è raffinato, e anche leggermente meno prodotto, e meno conservato. Con una cassa di forma anni 70.
Da quando la passione per gli orologi meccanici è scoppiata, mi sono sentito ancora più legato a questo orologio. Il fatto che ci abbia giocato tanto in età prescolare; forse un segno del destino. Così poi mi sono dotato anche di El primero più moderni ma questa è un'altra storia.
La mia famiglia è sempre stata molto disordinata. Poco famiglia, ad essere sinceri. Non per disinteresse dei mei genitori, penso un po' per superficialità soprattutto. Per loro andava sempre tutto molto bene, anche troppo, era tutto semplice. In realtà non andava sempre così tanto tutto bene ma questo si è scoperto molti anni dopo. Era una famiglia con pochi riti. Quindi anche poche foto, pochi filmati. Degli oggetti di allora non rimane gran traccia se non nelle memorie nostre, quando ci sono. Ma l'orologio è rimasto lì, nascosto e trascurato da tutti, e forse proprio per questo si è salvato. Ecco, anche in questa particolare vicenda un orologio meccanico ha dimostrato una durata che altri oggetti non hanno, forse non è un caso.

E' un orologio, se vogliamo, anche un po' simbolo dell'apice della orologeria meccanica, prima della crisi, anzi con la crisi già in corso, appena iniziata. Non è l'unico simbolo, l'unica vetta tecnica di quegli anni, ma è una delle ultime, una delle più importanti. I suoi numeri di produzione bassi, malgrado un calibro tecnicamente notevolissimo, ed un prezzo all'epoca ragionevole, testimoniano che dall'inizio il suo destino era di fare i conti con questa crisi. E come sapete tutti, e io non ne ho fatto cenno, anche la storia di questo calibro è intrigante da tutti i punti di vista. Ecco, lo considerò, mi si perdonerà, un altro segno del destino: cioè proprio l'unico orologio che parla della mia famiglia e della mia vita negli anni 70, è anche un orologio che ha una storia così intrigante nella storia dell'orologeria. Forse una grande passione sarebbe comunque dovuta scoppiare ad un certo punto. E forse neppure è un caso che abbia deciso di indossarlo proprio in questo momento, ma qui mi richiudo nella mia privacy. Certo è che è quasi magico il potere che hanno certi oggetti di legarsi alla storie delle persone, in una maniera niente affatto banale, distribuita nei decenni, con ruoli diversi,




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Orologi e Co... / Nuovo arrivo: HYT H3
« il: Aprile 10, 2018, 13:04:41 pm »
Dopo l’H2, e dopo una trattativa sul prezzo durata ben oltre un anno, ho preso anche l’H3 che diversi di voi hanno visto di persona al vernissage.
È un orologio che è anche un esperimento: estetico, in quanto è la dimostrazione di quanto ci si possa spingere esteticamente lontano dai canoni dell’alta orologeria con le indicazioni a fluido, e tecnico, perché in questo caso  - a differenza di tutti gli altri HYT -  i liquidi non vengono usati solo per indicare l’ora ma anche per trasferire energia accumulata in modo da svolgere una funzione ( cioè la rotazione dei parallelepipedi delle ore ogni sei). Quindi questo orologio per la prima volta utilizza un vero e proprio comando idraulico per far azionare una sua funzione essenziale.
L’orologio è stato progettato e realizzato interamente da Giulio Papi ( eccetto parte del modulo idraulico) con l’aiuto anche di Dominque Renaud.
La sua estetica tridimensionale a me ricorda la vecchia macchina da scrivere. Ha 7 giorni di riserva di carica, ha indicatore di riserva di carica sul fondello e indicatore di posizione della corona sul davanti in basso a destra, come da tradizione di Giulio Papi. Certamente è ingombrante ma leggero, poiché è tutto in titanio a parte poche placche in platino.
https://imageshack.us/i/pot4hC15j

https://imageshack.us/i/pmb4CP9nj

https://imageshack.us/i/pohl0zccj


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Orologi e Co... / HYT 2, finalmente arrivato
« il: Novembre 06, 2016, 20:20:15 pm »






Con un po' di ritardo è certamente non solo per colpa mia eccolo in tutte le sue dimensioni eccessive.

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