Orologico Forum 3.0

Ultra piatti, ultra sottili o extra piatti...

Bertroo

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #60 il: Dicembre 31, 2017, 11:24:18 am »
Però in questo Cartier da qualche tempo ha fatto uscire belle cose.

...si è vero, la mia non vuole esser una verità assoluta. La mia è una riflessione in generale, con le dovute eccezioni, le grandi Maisons incassano su orologi nuovi di zecca, calibri praticamente vintage.

Leva il “praticamente”....e’ cosi.

marco daytona

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #61 il: Dicembre 31, 2017, 11:40:45 am »
Beh non proprio tutte  :D
Panerai monta il P.4000, che per gli standard della casa può considerarsi piatto, anche se misura 2 volte il Bulgari finissimo


I 747 stanno ai classici D.Roth come gli Offshore stanno ai 15202... "Erm"
Sarei curioso di provarlo un ultrapiatto da 43mm...praticamente un compact disc al polso "Ciaca"
I punti (sulla patente) sono come le cicatrici degli eroi di guerra "Il Falegname"

S.M.

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #62 il: Dicembre 31, 2017, 11:48:19 am »
Apriamo ora il lungo capitolo sul calibro VC1003, alias AP2003, alias (forse) PP175 e FP21, (e l’albero genealogico non è finito, state a vedere……) 8).

Dunque, se escludiamo il Lassale C1200 (perché non affidabile) ed il Piaget 900P (perché non è propriamente un movimento ultrapiatto, ma un orologio ultrapiatto), la palma del calibro manuale più sottile ancora spetta a lui con i suoi 1,64mm.






Mentre Vacheron e Audemars sono praticamente uno la fotocopia dell’altro, nel Patek ci sono modifiche (bilancere Gyromax, spirale libera, posizione della molla del cricchetto di carica, taglio dei ponti) che hanno “autorizzato” la casa a rivendicare come in house lo sviluppo del PP175.
Anche lo spessore nel Patek è diverso, salendo ad 1,75mm, identico guarda caso ad un altro famoso calibro ultrapiatto, il Frederic Piguet FP21.
Se vediamo però, tutto il layout dei quattro calibri coincide, quindi il dubbio di una genesi comune resta.

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, mantenendo però il beneficio del dubbio perché certezze non ce ne sono.
Chi avesse altre notizie è caldamente pregato di fornirle.

Allora, non è mistero che i VC1003 ed AP2003 sono stati introdotti nel 1955 e sono derivati dal JLC803. Calibro che la casa di Le Sentier non ha mai utilizzato in nessuno dei sui orologi. Probabilmente fu commissionato da loro (e forse da Patek) con un qualche accordo di esclusiva.

Però si hanno notizie di un calibro molto simile che AP utilizzava precedentemente all’AP2003 in alcuni orologi degli anni ‘40-’50 e che sembra fosse un Louis-Elysee Piguet 9 linee.

Sotto le foto di un orologio moneta Audemars dei primi anni ’50 equipaggiato con questo calibro.






Questo sembra avvalorare la tesi che il primo 9 linee (20,4mm) fosse un L.E.P. di cui però, è bene specificare, non si conosce lo spessore preciso anche se è evidente che si tratta di un ultrapiatto.

Però, rovistando nella rete, ho trovato un altro orologio da polso precedente agli anni ‘40-’50 (presumibilmente un Cartier) che incassava un movimento uguale e che era marcato EW&C (European Watch and Clock).

Siamo intorno ai primi anni 20, all’albore degli orologi da polso.





EWC era un consorzio di cui faceva parte anche JLC ed era controllato da Cartier.
Come si può notare, accanto alla scritta European Watch ci sono le iniziali JlC che fa presumere che il movimento fosse uscito dalle fabbriche Jaeger le Coultre.

Ad ingarbugliare la questione, c’è anche un altro 9 linee, il Frederic Piguet FP21 la cui data di nascita ufficiale è il 1925. Di questo però sappiamo anche spessore, che era dichiarato 1,75mm (sceso poi negli anni a 1,73mm).



Dunque, a battersi per la paternità dell’ultrapiatto manuale per orologi da polso più famoso della storia, restano in tre: EWC (JlC), Frederic Piguet (che però non è mai scesa sotto gli 1,73mm) ed Louis-Elysee Piguet.

Ora vi faccio vedere le foto di alcuni orologi da tasca ultrapiatti del 1915-1920. Si tratta di orologi da 45 e 48mm di diametro (quanto un moderno orologio da polso….. ;)) e spessi solo 4mm.
I movimenti sono sicuramente più grandi dei 20,4mm dei 9 linee di cui si stà discutendo, però guardate il layout delle ruote e l’architettura generale.






A me piace pensare che negli anni alla fine ci sia stata solo una corsa alla miniaturizzazione ed al restringimento di quello che era un movimento “patrimonio comune” degli orologi da tasca, anche se il nome di Jaeger Le Coultre è una costante ricorrente........ ;)

Non so, forse l’evoluzione dai primi calibri Lepine, ha pian piano selezionato quello che era la disposizione più razionale e semplice per ottenere il minimo spessore.
Se ci fate caso, anche il calibri ultrasottili di Vacheron (0,9mm) e JLC (1,38mm) hanno la stessa disposizione, cambia solo la forma dei ponti ed il rapporto tra le ruote. 



La maestria è stata perciò ridurre il diametro e lo spessore, più che “inventare”.
Ed a ben vedere se sono quasi 100 anni che si utilizza questa base per gli orologi da polso (di più per quelli da tasca), una ragione ci sarà.
Affidabilità, durata, sufficiente precisione, manutenzionabilità. Non è poco da ottenere in 1,64mm.
Abbiamo visto uscire da questo binario cosa comporta…….


« Ultima modifica: Dicembre 31, 2017, 12:06:54 pm da S.M. »
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Bertroo

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #63 il: Dicembre 31, 2017, 12:16:41 pm »
Credo possiamo dire senza dubbio che c'è stato un genitore dal quale sono partite là numerose varianti.
La somiglianza è incredibile, il posizionamento delle ruote e dei ponti. Non credo su questo possa esserci dubbio alcuno. Ora il punto è, chi è il padre? La madre come si suole dire è sempre certa (la casa che lo elabora e lo incassa), ma il padre iniziale chi è? Il 21 nasce nel ‘25, ma è indubbia anche la familiarità con i calibri da tasca. Quindi il vero genitore è il calibro da tasca da cui è derivato tutto, oppure il primo calibro da polso che comunque riprende le linee del calibro da tasca?

S.M.

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #64 il: Dicembre 31, 2017, 13:31:07 pm »
Io sono propenso a pensare che tutto è partito con l'ultrapiatto da tasca JLC cal.145 del 1903/1907 anche se il disegno è forse ancora precedente seppur in movimenti più spessi.

Da lì è derivato tutto.
Sia l'FP21 che il LEP 9linee che l'EW&C., tutti più o meno contemporanei, nei primi anni '20.

Difficile dire chi è arrivato prima a miniaturizzare i calibri da tasca (già ultrapiatti) per poterli incassare in piccoli orologi da polso.

Possiamo però dire con certezza che a portarli ad uno spessore di 1,64mm è stata solo JLC con l'803.
« Ultima modifica: Dicembre 31, 2017, 13:35:06 pm da S.M. »
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PESSOA67

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #65 il: Dicembre 31, 2017, 19:14:25 pm »
Grazie per gli interessantissimi approfondimenti

S.M.

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #66 il: Dicembre 31, 2017, 20:08:01 pm »
Grazie per gli interessantissimi approfondimenti
Rimani sintonizzato, presto finiremo di vedere anche gli automatici che fino ad ora abbiamo solo accennato.
 :)
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S.M.

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #67 il: Gennaio 01, 2018, 14:38:26 pm »
Per chi ancora ce la fa a seguire, dobbiamo approfondire l’argomento ultrapiatti automatici che abbiamo appena accennato.
 :)

Mentre sui manuali “slim” possiamo dire di aver scoperto che molti siano derivati da un unico antico “ceppo”, cioè siano la naturale evoluzione e "restringimento" di calibri utilizzati negli orologi da tasca, quella degli automatici è un pò più varia ma fortunatamente meno intrecciata (almeno non per tutti).

Siamo cioè di fronte a più movimenti diversi, sviluppati ognuno seguendo una propria filosofia per raggiungere lo stesso scopo: contenere lo spessore ed aggiungere la comodità non trascurabile di non doverli mai ricaricare se indossati quotidianamente.

Dunque, abbiamo visto in altro topic che Rolex si è attribuita l’invenzione del primo meccanismo di ricarica automatica per orologi da polso.
Non è proprio così, ma a lei sicuramente va il merito di averlo reso funzionante eliminando i difetti dei precedenti tentativi poco riusciti.
Suo è il brevetto del 1931, ma non possiamo dire che ciò coincida con il primo ultrapiatto automatico visto che il suo movimento è poco sotto i 6mm.

Per operare una sorta di spartiacque, bisogna partire da un presupposto. Che cosa intendiamo per automatico ultrapiatto?
Allora, un ETA2992 è spesso 3,6mm. Per carità, è uno dei movimenti più importanti della storia dell’orologeria, ma certamente non possiamo considerarlo ultrapiatto.
La soglia sotto cui bisogna scendere è tacitamente riconosciuta in 3mm.
Non lo dico io, lo dice la logica.
Perché con calibri più spessi è impossibile realizzare orologi sottili a meno che non consideriamo sottili anche solo tempo da 8mm…...

Detto questo possiamo partire.
Ebbene, dobbiamo aspettare il 1960 per avere il primo movimento che scenda sotto i 3mm ed è merito di Piaget con il suo microrotore, 12P.




E qui c’è un evento strano ed un po’ miserioso.
Solo 5 anni prima, nel 1955, la Universal Geneve deposita il brevetto per il primo movimento a microrotore.
(brev. n ° 329805 del 27 maggio 1955 - Pubblicato il 30 giugno 1958).
Ecco di cosa si tratta.



Non è il celebre UG66, ma l’UG215 che con i suoi 4,1mm (nella versione più semplice) non possiamo ancora considerare ultrapiatto, però sembra chiaro di chi sia l’invenzione del microrotore.

Allora come mai pochi anni più tardi Piaget fa uscire un suo microrotore oltretutto molto più sottile dell’Universal senza che questa ne rivendichi i diritti?
Non solo, ad ingarbugliare ancor di più la questione, ci si mette pure la Büren Watch Co.SA (Von Büren Watch Co., scomparsa negli anni '70) che solo un mese prima del maggio ’55, depositò anch’essa un brevetto (n° 345849) per una massa oscillante soprannominata Super-Slender molto simile a quello ideato dalla UG.

Ora, mentre è ufficiale che l’Universal e la Buren hanno dovuto raggiungere un accordo per sfruttare separatamente questa invenzione (ho trovato un documento di UG dove questo è ammesso chiaramente), non esistono prove di accordi fatti con Piaget.

La cosa strana è che pur in presenza di due brevetti precedenti, nel 1959, cioè ben 4 anni più tardi, Valentin Piaget brevetta (....ancora?? :o) il movimento microrotore 12P.

Non so cosa possa essere successo, però il 12P ha un layout molto diverso dai calibri UG quindi od hanno trovato un escamotage per aggirare i brevetti esistenti, oppure Piaget ha in qualche modo acquisito i diritti da Buren.
.......O magari ha incaricato lo stesso Buren di sviluppare il proprio calibro. Chi può dirlo.

Non ho trovato nulla in merito, spero che qualcuno più preparato o fortunato, possa dirimere la questione

Comunque tornando a bomba, l’UG66 che interessa la nostra disamina perché può competere per sottigliezza con il Piaget, viene presentato sei anni dopo il 12P ed è molto diverso, quindi è chiaro che non hanno la stessa matrice ma sono frutto di studi separati.



Queste le caratteristiche di uno e dell’altro:
12P
Diametro 28,1mm
Spessore 2,3mm
30 rubini
236 componenti
19.800 alt/h
Bilancere monometallico con antiurto incabloc
Riserva di carica 44h

UG66
Diametro 28mm
Spessore 2,5mm
25 rubini
19.800 alt/h
Bilancere monometallico con antiurto incabloc
Riserva di carica 46h


La cosa che possiamo affermare con sufficiente certezza, è che il famoso PP240 presentato da Patek nel 1977 è la copia sfacciata del UG66 se escludiamo il bilancere Giromax e la spirale libera.



Le misure ve le risparmio, sono le stesse.



....Ora riprendiamo un pò di fiato......
 ;D ;D ;D
« Ultima modifica: Gennaio 01, 2018, 21:23:42 pm da S.M. »
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fansie

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #68 il: Gennaio 01, 2018, 15:34:47 pm »
Il topic é bellissimo e ti ringrazio. Un unico appunto, del tutto superficiale. Avevo sempre sentito dire che qualcuno di voi considerava ultrapiatti manuali massimo 2 mm e automatici 2,5mm. Mi pare di aver capito che in questo topic si sta 0,5mm più larghi, ma in questo modo ci rientrano tanti movimenti (anche un Peseux 7001 manuale da 2,5 sarebbe da considerarsi ultrapiatto, per me invece non lo era). Ritieni per motivi di difficoltà tecnica, di considerare ultrapiatti manuali fino a 2,5 e auto fino a 3?
Federico

S.M.

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #69 il: Gennaio 01, 2018, 16:55:19 pm »
Il topic é bellissimo e ti ringrazio. Un unico appunto, del tutto superficiale. Avevo sempre sentito dire che qualcuno di voi considerava ultrapiatti manuali massimo 2 mm e automatici 2,5mm. Mi pare di aver capito che in questo topic si sta 0,5mm più larghi, ma in questo modo ci rientrano tanti movimenti (anche un Peseux 7001 manuale da 2,5 sarebbe da considerarsi ultrapiatto, per me invece non lo era). Ritieni per motivi di difficoltà tecnica, di considerare ultrapiatti manuali fino a 2,5 e auto fino a 3?
Attento, il Peseux è un manuale quindi è escluso in quanto non rientra nei 2mm.
I 3mm max sono solo per gli automatici.
Tra i manuali citati, solo il Bulgari BLV 128 supera di poco i 2mm arrivando a 2,23 (comunque con piccoli secondi ed indicatore di riserva di carica), ma è una eccezione di cui potremmo farne a meno. Mi serviva solo per completare l'esposizione di un modello di orologio moderno che molto ha puntato a rilanciare la categoria.   

Per gli automatici avremmo potuto restringe ulteriormente il campo abbassando l'asticella a 2,5mm, ma avremmo lasciato fuori movimenti di rilievo come il GP3100 che è considerato abbastanza sottile in quanto premette di realizzare orologi, se non ultrapiatti, comunque molto piatti.

E' solo una questione di convezione.
 ;)
« Ultima modifica: Gennaio 01, 2018, 17:05:10 pm da S.M. »
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

Istaro

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #70 il: Gennaio 01, 2018, 17:32:39 pm »
Innanzitutto ringrazio anch'io Stefano per questo topic (come anche Roberto e Fabrizio per i contributi precedenti), nel quale la mole di informazioni e - soprattutto - il rigore nell'approfondimento costituiscono una risorsa essenziale non solo per il forum, ma per la cultura generale su questa materia.

Topic che fa il paio con l'altro, bellissimo, su JLC... (ma ti sei licenziato per trovare il tempo di scriverli?  ;D).

Dovremo trovare a nostra volta il tempo per dedicare a questo materiale qualcosa in più che una rapida lettura: meritano di essere oggetto di studio, annotazioni, archiviazione.


Il topic é bellissimo e ti ringrazio. Un unico appunto, del tutto superficiale. Avevo sempre sentito dire che qualcuno di voi considerava ultrapiatti manuali massimo 2 mm e automatici 2,5mm. Mi pare di aver capito che in questo topic si sta 0,5mm più larghi, ma in questo modo ci rientrano tanti movimenti (anche un Peseux 7001 manuale da 2,5 sarebbe da considerarsi ultrapiatto, per me invece non lo era). Ritieni per motivi di difficoltà tecnica, di considerare ultrapiatti manuali fino a 2,5 e auto fino a 3?

Parlando di "ultrapiatti" (ma anche di "piatti" e "demiplat"...) ci si può riferire sia ai movimenti sia agli orologi.
Nell'uno e nell'altro caso, bisogna poi capire se parliamo di solotempo o di complicati, perché anche la capacità di contenere le complicazioni in spessori ridotti è indice di virtuosismo tecnico e offre un valore aggiunto di eleganza.

Insomma, sono tante le variabili da prendere in considerazione per ottenere una classificazione credibile, sia pure ovviamente orientativa, ed è anche il motivo per cui è difficile trovarne una "definitiva".

Restando all'argomento del topic, e quindi ai movimenti solo tempo, io riconoscerei la stessa qualifica di "ultrapiatto" a un automatico che abbia un  mm scarso (e non mezzo mm) di maggior spessore rispetto a un manuale.

Questo per due motivi:

1. perché l'elemento aggiuntivo - il rotore - è difficile contenerlo in uno spessore inferiore, visto che deve avere una massa sufficiente ad acquisire e trasmettere alla molla l'energia cinetica necessaria alla carica (non è detto che gli ultrapiatti debbano essere fatti per forza col microrotore, il quale costringe in ogni caso a sovrapporre altri elementi, se non si vuole accrescere troppo il diametro del movimento).
Incidono di meno (nell'ordine di mezzo mm) altri componenti, come il disco data, ecc.;

2. perché un ordine di grandezza vicino più a un mm che a mezzo mm di differenza tra manuali e automatici è quello che emerge dalla produzione storica: Piaget è l'eccezione che riuscì a differenziare di soli tre decimi di mm il suo 12P automatico, rispetto al 9P manuale, ricorrendo al microrotore e allargando di ben 8 mm il movimento... Ma Fréderic Piguet ebbe bisogno di 0,7 mm per il suo FP 71, ricorrendo a un rotore decentrato e anche qui allargando notevolmente il calibro; ecc.
Se dovessimo parlare di ultrapiatti solo per spessori inferiori a 2,5 mm, ne sarebbero stati prodotti ben pochi!

Quello che segue è secondo me uno schema attendibile (ovviamente convenzionale  e approssimativo ) per i calibri solo tempo:

Manuali:
- ultrapiatto: <2 mm
- piatto: >2 <2,5 mm
- demiplat: >2,5 <3 mm
- ordinario: >3 mm

Automatici:
- ultrapiatto: <3 mm
- piatto: >3<3,5 mm
- demiplat: >3,5<4 mm
- ordinario: >4 mm
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

S.M.

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #71 il: Gennaio 01, 2018, 17:44:20 pm »
Innanzitutto ringrazio anch'io Stefano per questo topic (come anche Roberto e Fabrizio per i contributi precedenti), nel quale la mole di informazioni e - soprattutto - il rigore nell'approfondimento costituiscono una risorsa essenziale non solo per il forum, ma per la cultura generale su questa materia.

Topic che fa il paio con l'altro, bellissimo, su JLC... (ma ti sei licenziato per trovare il tempo di scriverli?  ;D).

Dovremo trovare a nostra volta il tempo per dedicare a questo materiale qualcosa in più che una rapida lettura: meritano di essere oggetto di studio, annotazioni, archiviazione.


Il topic é bellissimo e ti ringrazio. Un unico appunto, del tutto superficiale. Avevo sempre sentito dire che qualcuno di voi considerava ultrapiatti manuali massimo 2 mm e automatici 2,5mm. Mi pare di aver capito che in questo topic si sta 0,5mm più larghi, ma in questo modo ci rientrano tanti movimenti (anche un Peseux 7001 manuale da 2,5 sarebbe da considerarsi ultrapiatto, per me invece non lo era). Ritieni per motivi di difficoltà tecnica, di considerare ultrapiatti manuali fino a 2,5 e auto fino a 3?

Parlando di "ultrapiatti" (ma anche di "piatti" e "demiplat"...) ci si può riferire sia ai movimenti sia agli orologi.
Nell'uno e nell'altro caso, bisogna poi capire se parliamo di solotempo o di complicati, perché anche la capacità di contenere le complicazioni in spessori ridotti è indice di virtuosismo tecnico e offre un valore aggiunto di eleganza.

Insomma, sono tante le variabili da prendere in considerazione per ottenere una classificazione credibile, sia pure ovviamente orientativa, ed è anche il motivo per cui è difficile trovarne una "definitiva".

Restando all'argomento del topic, e quindi ai movimenti solo tempo, io riconoscerei la stessa qualifica di "ultrapiatto" a un automatico che abbia un  mm scarso (e non mezzo mm) di maggior spessore rispetto a un manuale.

Questo per due motivi:

1. perché l'elemento aggiuntivo - il rotore - è difficile contenerlo in uno spessore inferiore, visto che deve avere una massa sufficiente ad acquisire e trasmettere alla molla l'energia cinetica necessaria alla carica (non è detto che gli ultrapiatti debbano essere fatti per forza col microrotore, il quale costringe in ogni caso a sovrapporre altri elementi, se non si vuole accrescere troppo il diametro del movimento).
Incidono di meno (nell'ordine di mezzo mm) altri componenti, come il disco data, ecc.;

2. perché un ordine di grandezza vicino più a un mm che a mezzo mm di differenza tra manuali e automatici è quello che emerge dalla produzione storica: Piaget è l'eccezione che riuscì a differenziare di soli tre decimi di mm il suo 12P automatico, rispetto al 9P manuale, ricorrendo al microrotore e allargando di ben 8 mm il movimento... Ma Fréderic Piguet ebbe bisogno di 0,7 mm per il suo FP 71, ricorrendo a un rotore decentrato e anche qui allargando notevolmente il calibro; ecc.
Se dovessimo parlare di ultrapiatti solo per spessori inferiori a 2,5 mm, ne sarebbero stati prodotti ben pochi!

Quello che segue è secondo me uno schema attendibile (ovviamente convenzionale  e approssimativo ) per i calibri solo tempo:

Manuali:
- ultrapiatto: <2 mm
- piatto: >2 <2,5 mm
- demiplat: >2,5 <3 mm
- ordinario: >3 mm

Automatici:
- ultrapiatto: <3 mm
- piatto: >3<3,5 mm
- demiplat: >3,5<4 mm
- ordinario: >4 mm

Grazie dei complimenti Gianni.... diciamo che mi sono ritrovato pò di tempo per fare delle ricerche, ma la pacchia ora è finita....
 
Mi trovo assolutamente d'accordo su tutto e specialmente sulla classificazione finale data.

Ho premesso in più di una occasione che la disamina dibatteva esclusivamente su movimenti solo-tempo escludendo ogni altra possibile complicazione che altrimenti avrebbe introdotto troppe variabili ed allargato a dismisura il discorso..
« Ultima modifica: Gennaio 01, 2018, 17:46:42 pm da S.M. »
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

diemmeo

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #72 il: Gennaio 01, 2018, 19:17:53 pm »
Ottima la classificazione, che è la ciliegina di uno splendido post.
Nella letteratura mista anglosassone/francese io ho trovato anche la distinzione tra movimenti manuali Ultra-plate ed Extra-plate (il “Piatto” di Gianni)
Per ricondurre a due esempi che conosco: il calibro K1003 di VC con spessore di 1,64mm è un Ultraplate, mentre il PP 215, con spessore di 2,55mm è al limite tra Extraplate e Plate (Plate secondo questa classificazione), anche se PP preferisce presentarlo come Extra-plate.
Secondo Cartesio, se ci mettessimo d’accordo sul significato delle parole, la maggior parte delle controversie sparirebbero ...

Istaro

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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #73 il: Gennaio 01, 2018, 19:51:49 pm »
Ottima la classificazione, che è la ciliegina di uno splendido post.
Nella letteratura mista anglosassone/francese io ho trovato anche la distinzione tra movimenti manuali Ultra-plate ed Extra-plate (il “Piatto” di Gianni)
Per ricondurre a due esempi che conosco: il calibro K1003 di VC con spessore di 1,64mm è un Ultraplate, mentre il PP 215, con spessore di 2,55mm è al limite tra Extraplate e Plate (Plate secondo questa classificazione), anche se PP preferisce presentarlo come Extra-plate.
Secondo Cartesio, se ci mettessimo d’accordo sul significato delle parole, la maggior parte delle controversie sparirebbero ...

Hai trovato più fonti univoche sull'argomento?

Dalle mie letture ho rilevato che c'è parecchia confusione, che i termini "ultra" ed "extra" sono spesso usati come sinonimi, che i confini sono arbitrari...

Per cui lo specchietto che ho condiviso è una sintesi di quello che ho ricavato da fonti diverse e frammentarie.

Se però esiste qualche fonte autorevole che ha già definito una classificazione coerente, anche parzialmente diversa, mi adeguo volentieri. In fondo si tratta di convenzioni: non esiste la "migliore", ma il primo che la definisce è quello che ha ragione!  :)
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Re:Grassi...e Magri...
« Risposta #74 il: Gennaio 01, 2018, 20:59:21 pm »
Anche in questa corsa non poteva certo mancare uno dei concorrenti di maggior spicco degli ultimi 170 anni di storia dell’orologeria: Jaeger Le Coultre.

A lei spetta ancora una volta il merito di aver creato forse il più celebre, raffinato, ammirato…. in una parola bel movimento automatico ultrapiatto che si conosca.

Signori e signore, ecco il JLC 920 del 1967.
Questa è una delle rarissime foto in cui troviamo inciso il nome di JLC in quanto non è mai stato usato in nessuno dei suoi orologi.


Commissionato dalla triade del prestigio Audemars Piguet, Vacheron Constantin e Patek Philippe, il JLC920 è più noto come AP 2120, PP 28-255, VC 1120 e loro derivati.
Probabilmente esiste un preciso accordo di uso esclusivo, anzi sembra già che da molti anni AP e VC costruiscano da soli i propri movimenti, mentre Patek lo ha abbandonato sostituendolo con il suo 335SC (molto più banale e spesso).




Ancora oggi con i suoi 2,45mm (senza modulo data) è l’automatico a rotore centrale più sottile (se si esclude il Lassale 2000 con i suoi 2,05mm di problemi) e la sua costruzione raccoglie tutto il meglio che si possa desiderare.

Patek ha concesso l’uso (tranne che per una finestra temporale) del suo celebre bilancere Giromax che ha permesso quindi di avere una sempre pregiata spirale libera. Il rotore (con massa periferica in oro) ha un anello di berillio che “striscia” su quattro rubini rotanti di supporto inseriti nella platina. Questo ha consentito di avere un rotore a sbalzo molto sottile e vicinissimo al movimento senza il pericolo vi che entrasse mai in contatto. Il caratteristico rumore di “strisciamento” quando il rotore gira è una caratteristica distintiva degli orologi che incassano questo calibro.

Platina e ponti decorati a Perlage anche nei punti più nascosti ed Anglage a profusione completano un’immagine di gran classe.




Fare un elenco di orologi che utilizzano questo calibro sarebbe improponibile.
Tranne Patek, ancora oggi quando Audemars o Vacheron hanno bisogno di un movimento automatico prestigioso, ricorrono al sempre verde 920.

Dal 1967 costituisce la base meccanica per alcuni dei loro migliori orologi, non solo ultrapiatti essenziali, ma anche complicati, in special modo calendari perpetui che giovano delle sue dimensioni contenute per mantenere basso lo spessore totale.


Uff...... e siamo arrivati al 1970.
Ancora un paio di movimenti e ci siamo.
Dopo potremmo iniziare (spero collaborino tutti ;)) a mettere le foto dei più disparati orologi ultrapiatti manuali ed automatici.
 :D
« Ultima modifica: Gennaio 01, 2018, 21:14:33 pm da S.M. »
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.