La referenza 190 con il Lemania 389 è, ovviamente, il ripetizione a minuti. Di quest'orologio di fatto non esistono foto se non sugli annuari dell'epoca, mai nessuno si è visto passare ne alle più importanti aste ne tantomeno da qualche rivenditore.
Almeno io a memoria non me ne ricordo.
Ho il sospetto che ne abbiano fatti davvero pochissimi, e venduti ancora meno.
Tornando alla storia di Daniel Roth è il 1995 quando un nuovo imprevisto accade all'orologiaio di Le Sentier; la letteratura racconta che il distributore per l'Asia fallisca e questo mandi in difficoltà finanziaria l'azienda che si ritrova improvvisamente senza sbocco commerciale su alcuni mercati per lei molto importanti, altri rumors raccontano una storia diversa fatta di truffe e orologi consegnati e mai pagati, fatto sta che Daniel Roth pur con un'attività ben avviata e dal grande riscontro commerciale si ritrova improvvisamente in sofferenza con le banche.
Questo sarà un problema per tutte le aziende del redivivo settore, aziende con dimensioni tali da non avere la solidità finanziaria necessaria ad affrontare le mille sfide e difficoltà contingenti dei mercati, e sarà uno dei motivi che spingerà le proprietà di tutte queste aziende, alla fine degli anni 90, a vendere ai colossi del lusso.
Ma torniamo a Roth: l'esposizione bancaria, seppur non eccessiva, costringe Roth a trovare nuove fonti di finanziamento, in questo caso vendendo la quota di maggioranza della sua azienda ad un gruppo con sede Singapore, The Hour Glass (THG). È la mossa che sancisce, di fatto, l'inizio della fine per la sua avventura e per la sua idea imprenditoriale. E dimostra un altro limite di molte di queste piccole aziende, guidate da orologiai che poco o nulla sanno di finanza, di marketing e di strategie aziendali.
La nuova proprietà di fatto estromette Daniel Roth dall'azienda, rivede completamente tutta la strategia di prodotto, abbandona l'idea chiara e coerente del maestro e introduce nella gamma di prodotto una serie di nuovi modelli, sportivi, casual, per signora e chi più ne ha più ne metta, votati al risparmio, al contenimento dei costi e all'aumento indiscriminato della produzione.
Sono di questi anni alcune tra le creazioni oggettivamente più brutte con il nome DR sul quadrante e salvo qualche rara eccezione sono tutte modeste reinterpretazioni in chiave più casual di orologi già fatti in precedenza, o nuovi modelli di cui nessuno sentiva la "necessità".

Gli indici romani (che come detto i cinesi non amano perchè non sanno leggerli) in molti casi lasciano il posto agli indici arabi, gli opulenti quadranti in oro lavorati a guillochè lasciano il posto a sciatti quadranti stampati, spariscono le sfere azzurrate a fiamma per far spazio al trizio (!!!), fanno la loro comparsa le casse in acciaio che cominciano anche ad aumentare in volume, i movimenti automatici come lo zenith el primero, le date in finestra, i brilli per signora e pure un modello con bracciale integrato che rimarrà come una delle cose forse meno edificanti nell'intera (breve) storia della casa.

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Il disastro è ovvio e scontato, in poco tempo tutto quello che DR aveva costruito, anche in termini di immagine del marchio e del prodotto, va a farsi benedire e della coerenza formale che accomunava tutti i (pochi) modelli della gamma non resta più traccia in cambio di una gamma di prodotto sconclusionata, senza più alcun concept ad ispirarla, dispersa tra decine di modelli incomprensibili e spesso oggettivamente brutti.

I risultati commerciali ne sono la conseguenza, e quando alla fine degli anni 90 i gruppi del lusso si muovono in massa per entrare nel settore dell'orologeria e acquisire i marchi più prestigiosi, THG trova in Bvlgari (che investirà nell'acquisizione di un altro nome eccellente come quello di Gerald Genta anch'esso già di proprietà THG) l'acquirente e vende la sua quota. Per la cessione dei due marchi THG incasserà circa 4 milioni di chf, a Roth per la sua quota andranno le briciole. Bvlgari pretende infatti che non vi siano partecipazioni esterne nell'azienda e che quindi anche Roth venda la sua residuale quota. Agli inizi del 2000 finisce quindi la storia di Daniel Roth e della Daniel Roth, con l'orologiaio di fatto scippato del suo nome (e della possibilità di poterlo utilizzare in futuro) e costretto a ritornare alle proprie origini sotto le mentite spoglie della JDN (Jean, Daniel, Nicolas...Jean la moglie, Nicolas il figlio al quale Daniel tenta di trasmettere quanto più possibile del proprio saper fare).
Oggi Roth produce poche decine di pezzi del suo tourbillon a due minuti, nella mansarda della sua villetta attrezzata a laboratiorio, vendendoli soprattutto a clienti USA e Giapponesi dove gode ancora di grande fama e credito (è uscito un libro fotografico dedicato a lui e al maestro Dufour proprio sul mercato giapponese) e dove esiste l'unico importatore semi ufficiale sia per il marchio JDN che per quello Philippe Dufour (per quel che vale, visto che le liste di attesa sono lunghe e nel caso di Dufour pare addirittura eterne).