Ecco vedete Angelo e AleArturo, tra i primi mi sento di rispondere a Voi perché avete giustamente infilato questo lungo coltello avvelenato in una piaga oramai più che purulenta. Angelo ha prima ribattuto alle motivazioni che stavano alla base della norma sulla maggiore indeducibilità dell'auto. Questo era l'intento del legislatore e questo ho tenuto a dire. Molto spesso, per potere giustificare certe norme che paiono farneticanti, occorre poi leggere le relazioni a tali norme che spesso farneticanti lo sono ma in misura minore. Premetto che a mio parere la deducibilità dovrebbe riguardare tutto e tutti, aziende e privati, premetto che bolli e tasse locali diventano sovrattasse patrimoniali inutili e anticostituzionali laddove vanno a colpire una ricchezza che era già stata tassata. Le tasse sul possesso sono mediovali rotatici arrivati come dinosauri assetati di sangue fino ai giorni nostri. Detto questo, vorrei puntualizzare, perché si è confusa, la deducibilità del costo aziendale con ciò che è la libertà dell'imprenditore di investire la propria liquidità. L'imprenditore è libero di tradurre la propria ricchezza nei beni che vuole, ma per il legislatore italiano ( giusto o sbagliato che sia non mi interessa, ho già detto come la penso, mi interessa che venga chiarito il concetto) sono pienamente deducibili solo quei beni che sono strettamente inerenti all'azienda o all'impresa. Tutti quei beni che si possono prestare ad un uso "promiscuo" aziendale/personale passano per le forche caudine di una deducibilità parziale. Quindi , per il concetto di inerenza economica, vengono premiati con la piena deducibilità solo quei beni che possono essere impiegati pienamente e in maniera totalizzante nel ciclo produttivo. Questo principio vale per tutti i costi. E quindi: piena deducibilità ad impianti, macchinari, attrezzature, autocarri ( veri), mezzi d'opera, arredamenti da ufficio, via via a scendere con la deducibilità partendo da spese per alberghi e ristoranti ( quando non vi sono le caratteristiche di mero conforto e nutrimento ma si accentuano quelle della pura rappresentanza) passando per la telefonia e finendo con le auto. Questo solo per chiarire la posizione dello stato, sul quale abbiamo già ampiamente dibattuto, e darne una lettura più lucida possibile e libera dai soliti moralismi che alla fine non sortiscono alcun effetto se non quello di demoralizzare ancora di più i lettori. Perché esiste poi anche il non imprenditore che, non potendo dedurre alcunché, avrebbe per il medesimo bene un costo maggiore. da ciò il principio propagatore delle idee fiscali di inerenza.