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Christian Klings: un artista solitario

mbelt

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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #165 il: Aprile 19, 2018, 08:15:21 am »
A me poco interessa se fa tutto a mano a lume di candela o al CNC, io sono più pragmatico e guardo al prodotto finale.

E come ho avuto modo di scrivere all'inizio di questo topic, gli orologi di Klings (che non conoscevo neanche io) sono davvero belli e ben fatti.

La mostra non ha fatto altro che confermare questa impressione.
Globalmente sono stati gli orologi più "completi".
Completi nel senso che mi sono piaciuti innanzi tutto come stile, hanno un bel quadrante, dimensioni giuste e sono molto molto ben curati e rifiniti.
Non ultimo i prezzi, convenienti se consideriamo la fascia a cui appartengono. Probabilmente Klings sarebbe il primo che contatterei se volessi un orologio di questo genere.

Forse non sarà il migliore in tutti gli aspetti. C'è chi rifinisce meglio, c'è chi ha maggior contenuti tecnici, chi cura di più quadrante e lancette, ma nell'insieme non sfigura accanto a nessuno.
Secondo me questo equilibrio è la sua forza.

Ce ne fossero ....
Anche io guardo e valuto il prodotto finale, non tanto come viene prodotto. Anche le finiture: se sono manuali si vedono sul prodotto come se sono a macchina. Ma ancora: se un orologiaio mi dicesse di non usare il computer in fase di progettazione, gli chiederei se e come questo impatta sul prodotto finale. E se non sapesse rispondere a questa domanda in modo convincente non sarebbe un bel segno. Per me.
« Ultima modifica: Aprile 19, 2018, 08:23:05 am da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

Istaro

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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #166 il: Aprile 19, 2018, 11:06:42 am »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…

Finalmente all’alba ho avuto la folgorazione: e se Klings lavorasse come hanno fatto prima di lui, fino agli anni ’80, gli orologiai che lo hanno preceduto? Se cioè facesse i calcoli con carta e penna (e magari l’ausilio di una piccola calcolatrice), come gli orologiai che per decenni hanno lavorato per Patek Philippe, Jaeger-LeCoultre, Girard Perregaux, Omega, Longines, Zenith, Piaget, Montblanc, Eta, Valjoux, Venus, ecc. ecc.?

Dagli anni ’50 in poi, con l’introduzione delle nuove leghe metalliche, la cronometria degli orologi è mediamente buona. Se il buon Klings non è proprio una schiappa, considerato che realizza pochi orologi l’anno cui si applica con discreto impegno, l’ “impatto” dei suoi metodi di lavoro non dovrebbe essere scadente… (Ma suppongo che qualcuno abbia già messo un suo orologio su un cronocomparatore, per cui sarebbe già emerso se questo signore era solo un bluff).  ::)
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

ilcommesso

Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #167 il: Aprile 19, 2018, 11:32:10 am »
Magari salta fuori che usa una calcolatrice.
Ora, va bene fare come i vecchi maestri, ma io non ho idea di che calcoli debbano fare, in modo preciso.

Ricordo una volta di avere visto una lavagna di Papi in cui (se ben ricordo) c'erano limiti ed integrali.

Per certi orologiaio old school forse l'uso del pc richiederebbe più tempo che non basarsi su ciò che hanno imparato.

Avevo voglia di aprire una discussione su HK, situazione prezzi ed impressioni di collezionisti e venditori, ma sarei troppo commerciale, quindi vi lascio disquisire amabilmente 🤗

corrado71

Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #168 il: Aprile 19, 2018, 11:44:02 am »
A me poco interessa se fa tutto a mano a lume di candela o al CNC, io sono più pragmatico e guardo al prodotto finale.

E come ho avuto modo di scrivere all'inizio di questo topic, gli orologi di Klings (che non conoscevo neanche io) sono davvero belli e ben fatti.

La mostra non ha fatto altro che confermare questa impressione.
Globalmente sono stati gli orologi più "completi".
Completi nel senso che mi sono piaciuti innanzi tutto come stile, hanno un bel quadrante, dimensioni giuste e sono molto molto ben curati e rifiniti.
Non ultimo i prezzi, convenienti se consideriamo la fascia a cui appartengono. Probabilmente Klings sarebbe il primo che contatterei se volessi un orologio di questo genere.

Forse non sarà il migliore in tutti gli aspetti. C'è chi rifinisce meglio, c'è chi ha maggior contenuti tecnici, chi cura di più quadrante e lancette, ma nell'insieme non sfigura accanto a nessuno.
Secondo me questo equilibrio è la sua forza.

Ce ne fossero ....
Anche io guardo e valuto il prodotto finale, non tanto come viene prodotto. Anche le finiture: se sono manuali si vedono sul prodotto come se sono a macchina. Ma ancora: se un orologiaio mi dicesse di non usare il computer in fase di progettazione, gli chiederei se e come questo impatta sul prodotto finale. E se non sapesse rispondere a questa domanda in modo convincente non sarebbe un bel segno. Per me.

Credo che il buon Klings se ne farà una ragione, potrebbe addirittura riuscire a dormire stanotte.
Ritengo che conti molto di più il prodotto finale, io guarderei più quello che non come ci si è arrivati. Poi se si vuole criticare qualcosa a priori, ognuno è libero.

Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #169 il: Aprile 19, 2018, 11:50:51 am »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…

Finalmente all’alba ho avuto la folgorazione: e se Klings lavorasse come hanno fatto prima di lui, fino agli anni ’80, gli orologiai che lo hanno preceduto? Se cioè facesse i calcoli con carta e penna (e magari l’ausilio di una piccola calcolatrice), come gli orologiai che per decenni hanno lavorato per Patek Philippe, Jaeger-LeCoultre, Girard Perregaux, Omega, Longines, Zenith, Piaget, Montblanc, Eta, Valjoux, Venus, ecc. ecc.?

Dagli anni ’50 in poi, con l’introduzione delle nuove leghe metalliche, la cronometria degli orologi è mediamente buona. Se il buon Klings non è proprio una schiappa, considerato che realizza pochi orologi l’anno cui si applica con discreto impegno, l’ “impatto” dei suoi metodi di lavoro non dovrebbe essere scadente… (Ma suppongo che qualcuno abbia già messo un suo orologio su un cronocomparatore, per cui sarebbe già emerso se questo signore era solo un bluff).  ::)


Bravo Gianni, mi hai anticipato di pochi minuti. Esattamente ciò che avrei detto io.L'orologeria fino ai recenti anni 80 non veniva calcolata ne progettata col PC. Se non sbaglio gli orologi funzionavano regolarmente e capolavori degli anni 50/60 funzionano alla grande anche oggi.
Ma perchè non si pensa un secondo prima di sputar sentenze..?!

Ora anche la "troppa artigianalità"ed il mancato ausilio dell'informatica diventano un "minus". :o
Facciamo pace col cervello e decidiamo una volta per tutte cos'è buono e cosa no. Si è sempre decantata l'assenza di totale artigianalità o quasi nei manufatti, si è sempre detto che prodotti fatti in toto o parzialmente a macchina non erano genuini e costavano troppi soldi e non andava bene.
Ora che c'è la concreta possibilità(per me è una certezza) che un artigiano artista come Christian Klings faccia i suoi orologi come accadeva negli anni 50, non va bene. Oramai ci vogliono i computer e i cad sennò non sei nessuno. Benedetti signori!
Cari bastian contrari... la mente umana è contorta e labirintica a volte...
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun'altro.
La vera nobiltà è essere superiore a chi eravamo ieri.
-Samuel Johnson-

mbelt

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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #170 il: Aprile 19, 2018, 11:52:57 am »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…

Finalmente all’alba ho avuto la folgorazione: e se Klings lavorasse come hanno fatto prima di lui, fino agli anni ’80, gli orologiai che lo hanno preceduto? Se cioè facesse i calcoli con carta e penna (e magari l’ausilio di una piccola calcolatrice), come gli orologiai che per decenni hanno lavorato per Patek Philippe, Jaeger-LeCoultre, Girard Perregaux, Omega, Longines, Zenith, Piaget, Montblanc, Eta, Valjoux, Venus, ecc. ecc.?

Dagli anni ’50 in poi, con l’introduzione delle nuove leghe metalliche, la cronometria degli orologi è mediamente buona. Se il buon Klings non è proprio una schiappa, considerato che realizza pochi orologi l’anno cui si applica con discreto impegno, l’ “impatto” dei suoi metodi di lavoro non dovrebbe essere scadente… (Ma suppongo che qualcuno abbia già messo un suo orologio su un cronocomparatore, per cui sarebbe già emerso se questo signore era solo un bluff).  ::)
Ma tu pensi davvero che fino agli anni 80 le aziende di orologeria non usassero il computer? I computer, anche se in forma meno evoluta, si usavano già anche negli anni 70. Mai sentito parlare di calcolatori ed elaboratori a schede perforate per fare un esempio? E attenzione ad un'altra differenza che rende per me non pertinente il tuo esempio: quelle erano fabbriche con tanti lavoratori, quando negli anni 50 certamente non usavano i computer, e tante macchine per fare gli orologi, sempre negli anni 50, non a controllo numerico, ovviamente. Non un artigiano da solo. Questa cambia tutto. Poi allora comunque costoro non rifiutavano la tecnologia: usavano tutta quella disponibile all'epoca. Poi allora tutti gli orologi della concorrenza erano fatti così, non si confrontavano con orologi progettati a computer .Qui c'è un rifiuto che dovrebbe avere una motivazione riconducibile al prodotto orologio.
Forse è meglio dormire la notte :-*
« Ultima modifica: Aprile 19, 2018, 12:13:55 pm da mbelt »
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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #171 il: Aprile 19, 2018, 12:00:36 pm »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…

Finalmente all’alba ho avuto la folgorazione: e se Klings lavorasse come hanno fatto prima di lui, fino agli anni ’80, gli orologiai che lo hanno preceduto? Se cioè facesse i calcoli con carta e penna (e magari l’ausilio di una piccola calcolatrice), come gli orologiai che per decenni hanno lavorato per Patek Philippe, Jaeger-LeCoultre, Girard Perregaux, Omega, Longines, Zenith, Piaget, Montblanc, Eta, Valjoux, Venus, ecc. ecc.?

Dagli anni ’50 in poi, con l’introduzione delle nuove leghe metalliche, la cronometria degli orologi è mediamente buona. Se il buon Klings non è proprio una schiappa, considerato che realizza pochi orologi l’anno cui si applica con discreto impegno, l’ “impatto” dei suoi metodi di lavoro non dovrebbe essere scadente… (Ma suppongo che qualcuno abbia già messo un suo orologio su un cronocomparatore, per cui sarebbe già emerso se questo signore era solo un bluff).  ::)


Bravo Gianni, mi hai anticipato di pochi minuti. Esattamente ciò che avrei detto io.L'orologeria fino ai recenti anni 80 non veniva calcolata ne progettata col PC. Se non sbaglio gli orologi funzionavano regolarmente e capolavori degli anni 50/60 funzionano alla grande anche oggi.
Ma perchè non si pensa un secondo prima di sputar sentenze..?!

Ora anche la "troppa artigianalità"ed il mancato ausilio dell'informatica diventano un "minus". :o
Facciamo pace col cervello e decidiamo una volta per tutte cos'è buono e cosa no. Si è sempre decantata l'assenza di totale artigianalità o quasi nei manufatti, si è sempre detto che prodotti fatti in toto o parzialmente a macchina non erano genuini e costavano troppi soldi e non andava bene.
Ora che c'è la concreta possibilità(per me è una certezza) che un artigiano artista come Christian Klings faccia i suoi orologi come accadeva negli anni 50, non va bene. Oramai ci vogliono i computer e i cad sennò non sei nessuno. Benedetti signori!
Cari bastian contrari... la mente umana è contorta e labirintica a volte...
Ma a volte è contorta la mente di chi legge. Mi citi dove avrei sparato sentenza su Klings? Mi citi anche quando mai oggi o in passato ho mai affermato che gli orologi debbano essere prodotti completamente a mano, senza macchine, e progettati senza computer? Io ancora nelle vostre risposte non trovo un argomento che spieghi come la rinuncia alla tecnologia nella progettazione migliori il prodotto. Io penso che lo peggiori. E anche di molto. Un conto sono le finiture a mano (nei vari e di diverso pregio sensi che questo termine indica) , un conto è la progettazione senza computer.
« Ultima modifica: Aprile 19, 2018, 12:06:43 pm da mbelt »
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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #172 il: Aprile 19, 2018, 12:13:43 pm »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…

Finalmente all’alba ho avuto la folgorazione: e se Klings lavorasse come hanno fatto prima di lui, fino agli anni ’80, gli orologiai che lo hanno preceduto? Se cioè facesse i calcoli con carta e penna (e magari l’ausilio di una piccola calcolatrice), come gli orologiai che per decenni hanno lavorato per Patek Philippe, Jaeger-LeCoultre, Girard Perregaux, Omega, Longines, Zenith, Piaget, Montblanc, Eta, Valjoux, Venus, ecc. ecc.?

Dagli anni ’50 in poi, con l’introduzione delle nuove leghe metalliche, la cronometria degli orologi è mediamente buona. Se il buon Klings non è proprio una schiappa, considerato che realizza pochi orologi l’anno cui si applica con discreto impegno, l’ “impatto” dei suoi metodi di lavoro non dovrebbe essere scadente… (Ma suppongo che qualcuno abbia già messo un suo orologio su un cronocomparatore, per cui sarebbe già emerso se questo signore era solo un bluff).  ::)


Bravo Gianni, mi hai anticipato di pochi minuti. Esattamente ciò che avrei detto io.L'orologeria fino ai recenti anni 80 non veniva calcolata ne progettata col PC. Se non sbaglio gli orologi funzionavano regolarmente e capolavori degli anni 50/60 funzionano alla grande anche oggi.
Ma perchè non si pensa un secondo prima di sputar sentenze..?!

Ora anche la "troppa artigianalità"ed il mancato ausilio dell'informatica diventano un "minus". :o
Facciamo pace col cervello e decidiamo una volta per tutte cos'è buono e cosa no. Si è sempre decantata l'assenza di totale artigianalità o quasi nei manufatti, si è sempre detto che prodotti fatti in toto o parzialmente a macchina non erano genuini e costavano troppi soldi e non andava bene.
Ora che c'è la concreta possibilità(per me è una certezza) che un artigiano artista come Christian Klings faccia i suoi orologi come accadeva negli anni 50, non va bene. Oramai ci vogliono i computer e i cad sennò non sei nessuno. Benedetti signori!
Cari bastian contrari... la mente umana è contorta e labirintica a volte...
Ma a volte è contorta la mente di chi legge. Mi citi dove avrei sparato sentenza su Klings? Mi citi anche quando mai oggi o in passato ho mai affermato che gli orologi debbano essere prodotti completamente a mano, senza macchine, e progettati senza computer? Io ancora nelle vostre risposte non trovo un argomento che spieghi come la rinuncia alla tecnologia nella progettazione migliori il prodotto. Io penso che lo peggiori. E anche di molto.


Ma di cosa?!
Ma non sei tu che hai detto che il Longines 13zn ed il Minerva 13-20Ch sono calibri eccezionali, tanto nella tecnica, tanto nel funzionamento, tanto nella durata del progetto, tanto nelle loro finiture? Condivido tra l'altro(e come potrei dirne il contrario)
Ebbene sono prodotti degli anni 40. Carta, penna e tanta fantasia, altro che PC.
Quando c'è genio il computer non serve a tirare fuori capolavori.
Evidentemente neanche oggi, la differenza è che prima erano tanti a farlo così, oggi pochi per forza di cose.
Forse si contano sulle dita di una mano gli artisti che lo fanno, forse. Però neanche questo ci piace.
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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #173 il: Aprile 19, 2018, 12:18:03 pm »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…

Finalmente all’alba ho avuto la folgorazione: e se Klings lavorasse come hanno fatto prima di lui, fino agli anni ’80, gli orologiai che lo hanno preceduto? Se cioè facesse i calcoli con carta e penna (e magari l’ausilio di una piccola calcolatrice), come gli orologiai che per decenni hanno lavorato per Patek Philippe, Jaeger-LeCoultre, Girard Perregaux, Omega, Longines, Zenith, Piaget, Montblanc, Eta, Valjoux, Venus, ecc. ecc.?

Dagli anni ’50 in poi, con l’introduzione delle nuove leghe metalliche, la cronometria degli orologi è mediamente buona. Se il buon Klings non è proprio una schiappa, considerato che realizza pochi orologi l’anno cui si applica con discreto impegno, l’ “impatto” dei suoi metodi di lavoro non dovrebbe essere scadente… (Ma suppongo che qualcuno abbia già messo un suo orologio su un cronocomparatore, per cui sarebbe già emerso se questo signore era solo un bluff).  ::)


Bravo Gianni, mi hai anticipato di pochi minuti. Esattamente ciò che avrei detto io.L'orologeria fino ai recenti anni 80 non veniva calcolata ne progettata col PC. Se non sbaglio gli orologi funzionavano regolarmente e capolavori degli anni 50/60 funzionano alla grande anche oggi.
Ma perchè non si pensa un secondo prima di sputar sentenze..?!

Ora anche la "troppa artigianalità"ed il mancato ausilio dell'informatica diventano un "minus". :o
Facciamo pace col cervello e decidiamo una volta per tutte cos'è buono e cosa no. Si è sempre decantata l'assenza di totale artigianalità o quasi nei manufatti, si è sempre detto che prodotti fatti in toto o parzialmente a macchina non erano genuini e costavano troppi soldi e non andava bene.
Ora che c'è la concreta possibilità(per me è una certezza) che un artigiano artista come Christian Klings faccia i suoi orologi come accadeva negli anni 50, non va bene. Oramai ci vogliono i computer e i cad sennò non sei nessuno. Benedetti signori!
Cari bastian contrari... la mente umana è contorta e labirintica a volte...
Ma a volte è contorta la mente di chi legge. Mi citi dove avrei sparato sentenza su Klings? Mi citi anche quando mai oggi o in passato ho mai affermato che gli orologi debbano essere prodotti completamente a mano, senza macchine, e progettati senza computer? Io ancora nelle vostre risposte non trovo un argomento che spieghi come la rinuncia alla tecnologia nella progettazione migliori il prodotto. Io penso che lo peggiori. E anche di molto.


Ma di cosa?!
Ma non sei tu che hai detto che il Longines 13zn ed il Minerva 13-20Ch sono calibri eccezionali, tanto nella tecnica, tanto nel funzionamento, tanto nella durata del progetto, tanto nelle loro finiture? Condivido tra l'altro(e come potrei dirne il contrario)
Ebbene sono prodotti degli anni 40. Carta, penna e tanta fantasia, altro che PC.
Quando c'è genio il computer non serve a tirare fuori capolavori.
Evidentemente neanche oggi, la differenza è che prima erano tanti a farlo così, oggi pochi per forza di cose.
Forse si contano sulle dita di una mano gli artisti che lo fanno, forse.
Conta l'obiezione già svolta nella mia risposta ad IStaro. Non erano artigiani solitari che rifiutavano la tecnologia: anzi usavano tutta quella disponibile all'epoca. Erano fabbriche con tanti dipendenti in rapporto al numero di orologi prodotti. La concorrenza allora era tutta cosi- Ti sembrano particolari trascurabili? Quando poi si giudica un calibro anche ben riuscito e di successo degli anni 20-40, non significa che abbia standard di funzionamento ancora attuali. Ed infatti non li hanno. Vanno benino, tengono il tempo, sono robusti, ma non hanno le caratteristiche di un calibro nuovo. Anche se prendi il più avanzato dell'epoca. E ancora: non costavano una fortuna come oggi.
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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #174 il: Aprile 19, 2018, 12:32:29 pm »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…

Finalmente all’alba ho avuto la folgorazione: e se Klings lavorasse come hanno fatto prima di lui, fino agli anni ’80, gli orologiai che lo hanno preceduto? Se cioè facesse i calcoli con carta e penna (e magari l’ausilio di una piccola calcolatrice), come gli orologiai che per decenni hanno lavorato per Patek Philippe, Jaeger-LeCoultre, Girard Perregaux, Omega, Longines, Zenith, Piaget, Montblanc, Eta, Valjoux, Venus, ecc. ecc.?

Dagli anni ’50 in poi, con l’introduzione delle nuove leghe metalliche, la cronometria degli orologi è mediamente buona. Se il buon Klings non è proprio una schiappa, considerato che realizza pochi orologi l’anno cui si applica con discreto impegno, l’ “impatto” dei suoi metodi di lavoro non dovrebbe essere scadente… (Ma suppongo che qualcuno abbia già messo un suo orologio su un cronocomparatore, per cui sarebbe già emerso se questo signore era solo un bluff).  ::)
Non ti sei allontanato molto. Per iniziare un progetto si deve partire da cosa si vuol fare naturalmente. Un calibro, una platina, un chrono ecc. Seconda cosa importantissima: Che frequenza avrà il calibro ed eventualmente quanti giri deve fare il tourbillon.
L'orologeria non e' una scienza oscura, vi sono precise regole da seguire e formule matematiche neppure troppo complesse. Quindi; una volta decisa la frequenza, si pensa al modulo da adottare e per ogni ruota si calcolano i diametri totali, primitivi e la base del dente che può essere curva o dritta. Dal punto di vista meccanico non cambia nulla, solo estetico. Ottenuti i diametri primitivi si dispongono i ruotismi secondo lo spazio che si ha. Per fare questo basta un foglio di carta e compasso.
 

Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #175 il: Aprile 19, 2018, 12:51:29 pm »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…

Finalmente all’alba ho avuto la folgorazione: e se Klings lavorasse come hanno fatto prima di lui, fino agli anni ’80, gli orologiai che lo hanno preceduto? Se cioè facesse i calcoli con carta e penna (e magari l’ausilio di una piccola calcolatrice), come gli orologiai che per decenni hanno lavorato per Patek Philippe, Jaeger-LeCoultre, Girard Perregaux, Omega, Longines, Zenith, Piaget, Montblanc, Eta, Valjoux, Venus, ecc. ecc.?

Dagli anni ’50 in poi, con l’introduzione delle nuove leghe metalliche, la cronometria degli orologi è mediamente buona. Se il buon Klings non è proprio una schiappa, considerato che realizza pochi orologi l’anno cui si applica con discreto impegno, l’ “impatto” dei suoi metodi di lavoro non dovrebbe essere scadente… (Ma suppongo che qualcuno abbia già messo un suo orologio su un cronocomparatore, per cui sarebbe già emerso se questo signore era solo un bluff).  ::)
Non ti sei allontanato molto. Per iniziare un progetto si deve partire da cosa si vuol fare naturalmente. Un calibro, una platina, un chrono ecc. Seconda cosa importantissima: Che frequenza avrà il calibro ed eventualmente quanti giri deve fare il tourbillon.
L'orologeria non e' una scienza oscura, vi sono precise regole da seguire e formule matematiche neppure troppo complesse. Quindi; una volta decisa la frequenza, si pensa al modulo da adottare e per ogni ruota si calcolano i diametri totali, primitivi e la base del dente che può essere curva o dritta. Dal punto di vista meccanico non cambia nulla, solo estetico. Ottenuti i diametri primitivi si dispongono i ruotismi secondo lo spazio che si ha. Per fare questo basta un foglio di carta e compasso.

Amen!! Ma secondo me anche qui si avrà qualcosa da ridire....

S.M.

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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #176 il: Aprile 19, 2018, 13:49:54 pm »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…

Finalmente all’alba ho avuto la folgorazione: e se Klings lavorasse come hanno fatto prima di lui, fino agli anni ’80, gli orologiai che lo hanno preceduto? Se cioè facesse i calcoli con carta e penna (e magari l’ausilio di una piccola calcolatrice), come gli orologiai che per decenni hanno lavorato per Patek Philippe, Jaeger-LeCoultre, Girard Perregaux, Omega, Longines, Zenith, Piaget, Montblanc, Eta, Valjoux, Venus, ecc. ecc.?

Dagli anni ’50 in poi, con l’introduzione delle nuove leghe metalliche, la cronometria degli orologi è mediamente buona. Se il buon Klings non è proprio una schiappa, considerato che realizza pochi orologi l’anno cui si applica con discreto impegno, l’ “impatto” dei suoi metodi di lavoro non dovrebbe essere scadente… (Ma suppongo che qualcuno abbia già messo un suo orologio su un cronocomparatore, per cui sarebbe già emerso se questo signore era solo un bluff).  ::)
Non ti sei allontanato molto. Per iniziare un progetto si deve partire da cosa si vuol fare naturalmente. Un calibro, una platina, un chrono ecc. Seconda cosa importantissima: Che frequenza avrà il calibro ed eventualmente quanti giri deve fare il tourbillon.
L'orologeria non e' una scienza oscura, vi sono precise regole da seguire e formule matematiche neppure troppo complesse. Quindi; una volta decisa la frequenza, si pensa al modulo da adottare e per ogni ruota si calcolano i diametri totali, primitivi e la base del dente che può essere curva o dritta. Dal punto di vista meccanico non cambia nulla, solo estetico. Ottenuti i diametri primitivi si dispongono i ruotismi secondo lo spazio che si ha. Per fare questo basta un foglio di carta e compasso.
Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno.
Grazie!

Ma allora, perché le grandi maison la mettono giu' tanto difficile (con tutta la tecnologia che hanno) fare nuovi calibri e continuano a propinarci movimenti vecchi di decenni?

È una scusa (direi quasi una truffa).
Basterebbero investimenti minimi per realizzare calibri o platine nuove come ad esempio fa JLC .

O magari adeguare i calibri alle casse (ridisegnando il layout) alle casse per evitare le antiestetiche ciambelle.
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #177 il: Aprile 19, 2018, 14:00:23 pm »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…

Finalmente all’alba ho avuto la folgorazione: e se Klings lavorasse come hanno fatto prima di lui, fino agli anni ’80, gli orologiai che lo hanno preceduto? Se cioè facesse i calcoli con carta e penna (e magari l’ausilio di una piccola calcolatrice), come gli orologiai che per decenni hanno lavorato per Patek Philippe, Jaeger-LeCoultre, Girard Perregaux, Omega, Longines, Zenith, Piaget, Montblanc, Eta, Valjoux, Venus, ecc. ecc.?

Dagli anni ’50 in poi, con l’introduzione delle nuove leghe metalliche, la cronometria degli orologi è mediamente buona. Se il buon Klings non è proprio una schiappa, considerato che realizza pochi orologi l’anno cui si applica con discreto impegno, l’ “impatto” dei suoi metodi di lavoro non dovrebbe essere scadente… (Ma suppongo che qualcuno abbia già messo un suo orologio su un cronocomparatore, per cui sarebbe già emerso se questo signore era solo un bluff).  ::)
Non ti sei allontanato molto. Per iniziare un progetto si deve partire da cosa si vuol fare naturalmente. Un calibro, una platina, un chrono ecc. Seconda cosa importantissima: Che frequenza avrà il calibro ed eventualmente quanti giri deve fare il tourbillon.
L'orologeria non e' una scienza oscura, vi sono precise regole da seguire e formule matematiche neppure troppo complesse. Quindi; una volta decisa la frequenza, si pensa al modulo da adottare e per ogni ruota si calcolano i diametri totali, primitivi e la base del dente che può essere curva o dritta. Dal punto di vista meccanico non cambia nulla, solo estetico. Ottenuti i diametri primitivi si dispongono i ruotismi secondo lo spazio che si ha. Per fare questo basta un foglio di carta e compasso.
Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno.
Grazie!

Ma allora, perché le grandi maison la mettono giu' tanto difficile (con tutta la tecnologia che hanno) fare nuovi calibri e continuano a propinarci movimenti vecchi di decenni?

È una scusa (direi quasi una truffa).
Basterebbero investimenti minimi per realizzare calibri o platine nuove come ad esempio fa JLC .

O magari adeguare i calibri alle casse (ridisegnando il layout) alle casse per evitare le antiestetiche ciambelle.

Io credo che idomeneo abbia già risposto alla tua domanda, anche se in modo indiretto.
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun'altro.
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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #178 il: Aprile 19, 2018, 14:20:35 pm »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…

Finalmente all’alba ho avuto la folgorazione: e se Klings lavorasse come hanno fatto prima di lui, fino agli anni ’80, gli orologiai che lo hanno preceduto? Se cioè facesse i calcoli con carta e penna (e magari l’ausilio di una piccola calcolatrice), come gli orologiai che per decenni hanno lavorato per Patek Philippe, Jaeger-LeCoultre, Girard Perregaux, Omega, Longines, Zenith, Piaget, Montblanc, Eta, Valjoux, Venus, ecc. ecc.?

Dagli anni ’50 in poi, con l’introduzione delle nuove leghe metalliche, la cronometria degli orologi è mediamente buona. Se il buon Klings non è proprio una schiappa, considerato che realizza pochi orologi l’anno cui si applica con discreto impegno, l’ “impatto” dei suoi metodi di lavoro non dovrebbe essere scadente… (Ma suppongo che qualcuno abbia già messo un suo orologio su un cronocomparatore, per cui sarebbe già emerso se questo signore era solo un bluff).  ::)
Non ti sei allontanato molto. Per iniziare un progetto si deve partire da cosa si vuol fare naturalmente. Un calibro, una platina, un chrono ecc. Seconda cosa importantissima: Che frequenza avrà il calibro ed eventualmente quanti giri deve fare il tourbillon.
L'orologeria non e' una scienza oscura, vi sono precise regole da seguire e formule matematiche neppure troppo complesse. Quindi; una volta decisa la frequenza, si pensa al modulo da adottare e per ogni ruota si calcolano i diametri totali, primitivi e la base del dente che può essere curva o dritta. Dal punto di vista meccanico non cambia nulla, solo estetico. Ottenuti i diametri primitivi si dispongono i ruotismi secondo lo spazio che si ha. Per fare questo basta un foglio di carta e compasso.
Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno.
Grazie!

Ma allora, perché le grandi maison la mettono giu' tanto difficile (con tutta la tecnologia che hanno) fare nuovi calibri e continuano a propinarci movimenti vecchi di decenni?

È una scusa (direi quasi una truffa).
Basterebbero investimenti minimi per realizzare calibri o platine nuove come ad esempio fa JLC .

O magari adeguare i calibri alle casse (ridisegnando il layout) alle casse per evitare le antiestetiche ciambelle.

Io credo che idomeneo abbia già risposto alla tua domanda, anche se in modo indiretto.
Si sì, la mia era piuttosto una constatazione.
La risposta la sappiamo tutti.

È che sarebbe ora di sfatare definitivamente questa scusa della difficoltà nel progettare nuovi movimenti, come tra l'altro stanno facendo brand minori (per non citare sempre gli indipendenti) come Bulgari e Piaget ad esempio.

Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #179 il: Aprile 19, 2018, 14:28:02 pm »
Le maison hanno gli archivi pieni zeppi di progetti. Il problema e' industrializzare, ciò vuol dire cambiare anche una intera catena produttiva e non conviene. Piuttosto impegnano i denari in progetti particolari e ambiziosi, alla ricerca dei primati; come fece poco tempo fa Patek o Vacheron.