I Roth e i Breguet, quelli con la R e la B maiuscola, pur nelle loro marcate specificità, si somigliano molto, stante la storia e il percorso di Daniel Roth. Se i primi (gli orologi Roth) si sono trasformati negli ultimi anni da bruco in farfalla che vola a 3/4 x e i secondi (orologi Breguet) no, secondo me è il risultato dell’ingresso dei Roth nel circolo vizioso (o chiamiamolo anche virtuoso, a seconda dei punti di vista) in cui il crescente apprezzamento funge da cassa di risonanza autoreferenziale che fa crescere le quotazioni e il numero di estimatori, che a loro volta alimentano il processo e la conseguente deriva speculativa. Io credo che per molti sia anche un processo inconsapevole, alla fine l’orologio piace (o piace di più di prima) perché se ne parla e comincia a godere di ampi consensi, prende l’inerzia e se supera la velocità di fuga, va in orbita.
Come nel marketing, direi che è un fenomeno che non crea desideri dal nulla, piuttosto “attiva delle leve” azionanti questi desideri dormienti.
In fondo anche RO o Nautilus, da sempre apprezzati, sono entrati a un certo punto della loro onorata carriera in questo percorso che li ha proiettati rapidamente su quotazioni superiori e dinamiche speculative.
Quali sia la scintilla o l’elemento catalizzatore che determina l’ingresso in questo vortice, non lo so, così come per me rimane un mistero che Breguet ancora non vi sia entrato (essendo un orologio di pregio, con tradizione, volumi contenuti, altissima riconoscibilità, con alcuni modelli che hanno segnato la storia e che, non da ultimo, hanno DNA di Roth). Forse, uno degli elementi catalizzatori è la presa di posizione dei principali e riconosciuti opinion leader che, in questa fase storica, riescono attraverso canali come i social ma non solo a indirizzare l’utenza ricettiva, specialmente quando si muovono in maniera sincrona. Ma i canali possono essere svariati, come noto gli stessi risultati delle aste possono condizionare, o avviare, il fenomeno.