Orologico Forum 3.0

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Bertroo

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« il: Dicembre 30, 2009, 13:18:51 pm »
Vi prego di leggere con attenzione.....qui c'è da indignarsi, vergognarsi e pensare a quanto possa essere cattiva la gente....la notizia è verissima e non falsa, basta andare sul sito di Repubblica:


http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/cronaca/ragazzo-braccia/ragazzo-braccia/ragazzo-braccia.html


Quel ragazzo senza braccia
sul treno dell'indifferenza
di SHULIM VOGELMANN

 CARO direttore, è domenica 27 dicembre. Eurostar Bari-Roma. Intorno a me famiglie soddisfatte e stanche dopo i festeggiamenti natalizi, studenti di ritorno alle proprie università, lavoratori un po' tristi di dover abbandonare le proprie città per riprendere il lavoro al nord. Insieme a loro un ragazzo senza braccia.

Sì, senza braccia, con due moncherini fatti di tre dita che spuntano dalle spalle. È salito sul treno con le sue forze. Posa la borsa a tracolla per terra con enorme sforzo del collo e la spinge con i piedi sotto al sedile. Crolla sulla poltrona. Dietro agli spessi occhiali da miope tutta la sua sofferenza fisica e psichica per un gesto così semplice per gli altri: salire sul treno. Profondi respiri per calmare i battiti del cuore. Avrà massimo trent'anni.

Si parte. Poco prima della stazione di (...) passa il controllore. Una ragazza di venticinque anni truccata con molta cura e una divisa inappuntabile. Raggiunto il ragazzo senza braccia gli chiede il biglietto. Questi, articolando le parole con grande difficoltà, riesce a mormorare una frase sconnessa: "No biglietto, no fatto in tempo, handicap, handicap". Con la bocca (il collo si piega innaturalmente, le vene si gonfiano, il volto gli diventa paonazzo) tira fuori dal taschino un mazzetto di soldi. Sono la cifra esatta per fare il biglietto. Il controllore li conta e con tono burocratico dice al ragazzo che non bastano perché fare il biglietto in treno costa, in questo caso, cinquanta euro di più. Il ragazzo farfugliando le dice di non avere altri soldi, di non poter pagare nessun sovrapprezzo, e con la voce incrinata dal pianto per l'umiliazione ripete "Handicap, handicap".

I passeggeri del vagone, me compreso, seguono la scena trattenendo il respiro, molti con lo sguardo piantato a terra, senza nemmeno il coraggio di guardare. A questo punto, la ragazza diventa più dura e si rivolge al ragazzo con un tono sprezzante, come se si trattasse di un criminale; negli occhi ha uno sguardo accusatorio che sbatte in faccia a quel povero disgraziato. Per difendersi il giovane cerca di scrivere qualcosa per comunicare ciò che non riesce a dire; con la bocca prende la penna dal taschino e cerca di scrivere sul tavolino qualcosa. La ragazza gli prende la penna e lo rimprovera severamente dicendogli che non si scrive sui tavolini del treno. Nel vagone è calato un silenzio gelato. Vorrei intervenire, eppure sono bloccato.

La ragazza decide di risolvere la questione in altro modo e in ossequio alla procedura appresa al corso per controllori provetti si dirige a passi decisi in cerca del capotreno. Con la sua uscita di scena i viaggiatori riprendono a respirare, e tutti speriamo che la storia finisca lì: una riprovevole parentesi, una vergogna senza coda, che il controllore lasci perdere e si dedichi a controllare i biglietti al resto del treno. Invece no.
Tornano in due. Questa volta però, prima che raggiungano il giovane disabile, dal mio posto blocco controllore e capotreno e sottovoce faccio presente che data la situazione particolare forse è il caso di affrontare la cosa con un po' più di compassione.

Al che la ragazza, apparentemente punta nel vivo, con aria acida mi spiega che sta compiendo il suo dovere, che ci sono delle regole da far rispettare, che la responsabilità è sua e io non c'entro niente. Il capotreno interviene e mi chiede qual è il mio problema. Gli riepilogo la situazione. Ascoltata la mia "deposizione", il capotreno, anche lui sulla trentina, stabilisce che se il giovane non aveva fatto in tempo a fare il biglietto la colpa era sua e che comunque in stazione ci sono le macchinette self service. Sì, avete capito bene: a suo parere la soluzione giusta sarebbe stata la macchinetta self service. "Ma non ha braccia! Come faceva a usare la macchinetta self service?" chiedo al capotreno che con la sua logica burocratica mi risponde: "C'è l'assistenza". "Certo, sempre pieno di assistenti delle Ferrovie dello Stato accanto alle macchinette self service" ribatto io, e aggiungo che le regole sono valide solo quando fa comodo perché durante l'andata l'Eurostar con prenotazione obbligatoria era pieno zeppo di gente in piedi senza biglietto e il controllore non è nemmeno passato a controllare il biglietti. "E lo sa perché?" ho concluso. "Perché quelle persone le braccia ce l'avevano...".

Nel frattempo tutti i passeggeri che seguono l'evolversi della vicenda restano muti. Il capotreno procede oltre e raggiunto il ragazzo ripercorre tutta la procedura, con pari indifferenza, pari imperturbabilità. Con una differenza, probabilmente frutto del suo ruolo di capotreno: la sua decisione sarà esecutiva. Il ragazzo deve scendere dal treno, farsi un biglietto per il successivo treno diretto a Roma e salire su quello. Ma il giovane, saputa questa cosa, con lo sguardo disorientato, sudato per la paura, inizia a scuotere la testa e tutto il corpo nel tentativo disperato di spiegarsi; spiegazione espressa con la solita esplicita, evidente parola: handicap.

La risposta del capotreno è pronta: "Voi (voi chi?) pensate che siamo razzisti, ma noi qui non discriminiamo nessuno, noi facciamo soltanto il nostro lavoro, anzi, siamo il contrario del razzismo!". E detto questo, su consiglio della ragazza controllore, si procede alla fase B: la polizia ferroviaria. Siamo arrivati alla stazione di (...). Sul treno salgono due agenti. Due signori tranquilli di mezza età. Nessuna aggressività nell'espressione del viso o nell'incedere. Devono essere abituati a casi di passeggeri senza biglietto che non vogliono pagare. Si dirigono verso il giovane disabile e come lo vedono uno di loro alza le mani al cielo e ad alta voce esclama: "Ah, questi, con questi non ci puoi fare nulla altrimenti succede un casino! Questi hanno sempre ragione, questi non li puoi toccare". Dopodiché si consultano con il capotreno e la ragazza controllore e viene deciso che il ragazzo scenderà dal treno, un terzo controllore prenderà i soldi del disabile e gli farà il biglietto per il treno successivo, però senza posto assicurato: si dovrà sedere nel vagone ristorante.

Il giovane disabile, totalmente in balia degli eventi, ormai non tenta più di parlare, ma probabilmente capisce che gli sarà consentito proseguire il viaggio nel vagone ristorante e allora sollevato, con l'impeto di chi è scampato a un pericolo, di chi vede svanire la minaccia, si piega in avanti e bacia la mano del capotreno.

Epilogo della storia. Fatto scendere il disabile dal treno, prima che la polizia abbandoni il vagone, la ragazza controllore chiede ai poliziotti di annotarsi le mie generalità. Meravigliato, le chiedo per quale motivo. "Perché mi hai offesa". "Ti ho forse detto parolacce? Ti ho impedito di fare il tuo lavoro?" le domando sempre più incredulo. Risposta: "Mi hai detto che sono maleducata". Mi alzo e prendo la patente. Mentre un poliziotto si annota i miei dati su un foglio chiedo alla ragazza di dirmi il suo nome per sapere con chi ho avuto il piacere di interloquire. Lei, dopo un attimo di disorientamento, con tono soddisfatto, mi risponde che non è tenuta a dare i propri dati e mi dice che se voglio posso annotarmi il numero del treno.

Allora chiedo un riferimento ai poliziotti e anche loro si rifiutano e mi consigliano di segnarmi semplicemente: Polizia ferroviaria di (...). Avrei naturalmente voluto dire molte cose, ma la signora seduta accanto a me mi sussurra di non dire niente, e io decido di seguire il consiglio rimettendomi a sedere. Poliziotti e controllori abbandonano il vagone e il treno riparte. Le parole della mia vicina di posto sono state le uniche parole di solidarietà che ho sentito in tutta questa brutta storia. Per il resto, sono rimasti tutti fermi, in silenzio, a osservare.

opeltiz

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« Risposta #1 il: Dicembre 30, 2009, 13:40:31 pm »
Senza parole...veramente..[V][V]

Elen

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« Risposta #2 il: Dicembre 30, 2009, 13:58:13 pm »
idem..non so davvero cosa dire..
[V][V][V][V][V][V][V][V][V][V]
Facciamo si che il miglior Amico dell'uomo,abbia nell'uomo il suo migliore Amico.

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« Risposta #3 il: Dicembre 30, 2009, 14:08:15 pm »
Una specie di "trionfo della stupidità". alle volte e questa è una di quelle volte, mi vergogno di essere italiano.[:D][;)]

Bertroo

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« Risposta #4 il: Dicembre 30, 2009, 14:10:32 pm »
mariol4749 ha scritto:

Una specie di "trionfo della stupidità". alle volte e questa è una di quelle volte, mi vergogno di essere italiano.[:D][;)]


Più che italiano mi vergogno del genere umano![V][V][V]

Manu

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« Risposta #5 il: Dicembre 30, 2009, 14:46:29 pm »
senza andare troppo lontano o sugli eurostar

metropolitana milanese 15gg fa
entra in vagone un signore rom claudicante e con una caviglia "girata"
chiede l'elemosina..con un bicchiere
niente di strano..passa tra le gente silenzioso

dopo un paio di fermate scende

altre due fermate e sale un signore, questa volta anzianotto, con le stampelle e un sola gamba

solito bicchierino al collo per l'elemosina

fa lo stesso giro
arrivato davanti a una signora che era sul metro da qusndo ero salito io
si è sentito dire, dalla suddetta:
"eehhh ma basta...ne è appena sceso uno COME TE!..non è possibile!!"

lui, un po' sorpreso, le ha risposto: come?..chi..come me!!?

e lei, gesticolando: "sì...è sceso prima...era come te...era uno come te.."
con la voce e le faccia irretite dal fatto che ci fossero degli sfortunati che chiedono l'eleomosina

disgraziatamente ero alla fermata in cui dovevo scendere
perchè avrei tanto voluto avvicinarmi e darle un ceffone
« Ultima modifica: Dicembre 30, 2009, 14:48:17 pm da manuele »

Bertroo

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« Risposta #6 il: Dicembre 30, 2009, 14:51:27 pm »
[V][V][V][V][V][V][V][V][V][V] Mi auguro mai che queste persone non soffrano le stesse cose.............................................

Airangel

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« Risposta #7 il: Dicembre 30, 2009, 18:23:31 pm »
facile dirlo....ma forse dovevano chiamare i carabinieri per farsi dare le generalità del controllore visto che è obbligata a darle, essendo un pubblico ufficiale.

siamo messi molto male in italia ragazzi.......

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« Risposta #8 il: Dicembre 30, 2009, 18:56:58 pm »
Quoto Airangel, era obbligata a dare le proprie generalità. Comunque le F.S. hanno aperto un'inchiesta sulla vicenda dopo che l'articolo è stato pubblicato su Repubblica.
 

massotto

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« Risposta #9 il: Dicembre 30, 2009, 19:46:43 pm »
Ho sentito la notizia attentamente per il telegiornale ...una vera tristezza quando accadono di questi fatti....

Purtroppo non c'è limite alla ottusità ...e alla mancanza di rispetto.

alanford

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« Risposta #10 il: Dicembre 30, 2009, 19:59:54 pm »
Che bel regalo sarebbe vedere quei due idioti, ma anche i poliziotti, sputtanati in televisione
e dopo licenziati in tronco!!!
Ma siamo in italia, non si licenziano neanche quelli beccati a rubare, figuriamoci per questa
"sciocchezzuola"![:(!]

"il Batterista"

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« Risposta #11 il: Dicembre 30, 2009, 23:33:25 pm »
che stranezza alla fin fine non fanno male a nessuno perché li si tratta così...
..::Il Batterista::..

Airangel

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« Risposta #12 il: Dicembre 31, 2009, 11:15:19 am »
alanford ha scritto:

Che bel regalo sarebbe vedere quei due idioti, ma anche i poliziotti, sputtanati in televisione
e dopo licenziati in tronco!!!
Ma siamo in italia, non si licenziano neanche quelli beccati a rubare, figuriamoci per questa
"sciocchezzuola"![:(!]


quoto........

Manu

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« Risposta #13 il: Dicembre 31, 2009, 13:06:47 pm »
bisogna essere dei frustrati..per avre certi atteggimaneti..e agire in certi modi

4868lv

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« Risposta #14 il: Gennaio 24, 2010, 10:07:40 am »
non sono riuscito a leggere tutto il racconto perchè mi è preso un attacco di ira feroce!
persone del genere (controllori) dovrebbero essere espulsi .....non solo dal posto di lavoro.
l'ignoranza è un conto la crudeltà deve essere ripagata con la stessa moneta!