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Omicidi, seriali e no

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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #30 il: Dicembre 17, 2015, 20:33:13 pm »
Altra e ultima questione sul maniaco fiorentino. Ho già accennato al fatto , problematico, e su cui molto si è riflettuto e si riflette, se l'autore di questi delitti sia una unica persona, o siano più persone. Credo che a questo quesito si possa rispondere con una certa sicurezza: era un solo individuo. O meglio, ad agire sulla scena del delitto vi era una sola persona. Come si fa a sostenerlo? Molti dicono, con apparente buon senso, che il maniaco si è mosso senza fare errori ( e senza farsi vedere, ma ....non è proprio così a ben vedere) al buio anche della luna, su terreni scoscesi, in una scena del delitto che in realtà prevede il compimento di una serie di operazioni che durano certamente diversi minuti. Ma il fatto certo di chi ha tracciato il profilo di questi delitti e del maniaco è che MaI una scena del crimine dei duplici omicidi richiedeva la presenza di un complice. Neppure nel delitto più complesso tecnicamente quello del 1985. Una persona poteva bastare. Ma c'è di più. Infatti gli esperti americani con analisi sofisticate tendono ad escludere una seconda presenza. Questo perché si dice che in otto scene del crimine due persone avrebbero fatto le cose diversamente. Cioè in otto duplici omicidi nel concatenarsi dell'azione omicidiaria e di scempio dei corpi una seconda persona avrebbe lasciato tracce della sua presenza. Ma ancora. Lo sparatore dal 1974 sembra sempre lo stesso, oltre ad essere la stessa l'arma e dallo stesso lotto confezione le cartucce: è un pessimo sparatore, usa troppi colpi per uccidere, ma è determinatissimo, ha un sangue freddo non comune, e agli ostacoli reagisce freddamente e con rabbia notevole. Molto molto lucido e attento. Non solo: anche colui che usa sempre la stessa lama da sub è secondo i periti la medesima persona, di cui ricostruiscono lo stesso modo operandi ( ad esempio nel verso da cui taglia la carne) lo stesso modo di ferire, e persino una patologia psichiatrica molto evidente e affatto inedita, con una capacità non indifferente di autoapprendimento e di evoluzione delle patologia. Un unico sparatore è un unico tagliatore. Una unica arma, cartucce provenienti dallo stesso lotto. Ma sono due persone oppure è solo una, che spara e taglia? Secondo gli esperti è una soltanto.
 E sul profilo socio culturale di questa persona? Certamente non è un analfabeta come ha cercato di far credere. Certamente è una personalità  complicata, complessa, solitaria....potrebbe appartenere ad ogni fascia sociale, ma la propensione è di ritenerlo una persona socialmente marginale. Probabilmente un contadino con cervello fino, non dotato di grande cultura, non dotato di competenze anatomiche o mediche. Non si allena si poligoni di tiro. Probabilmente viveva solo, o forse con una sola presenza familiare, più probabilmente in una casa autonoma, e non in condominio. La persona che vive con lui - se esiste - come minimo non può non sapere che è malato e ha problemi. E forse ha anche sospetti che sia il maniaco delle coppiette. Viene ritenuto possibile ma poco probabile che nessun segno ad un familiare sia trapelato.
Non l'ha mai visto nessuno? Eppure doveva muoversi nei campi e nei boschi. In realtà a livello di verbali di testimonianze ce ne sono state molte. Chi ha sentito i colpi di pistola, chi ha visto qualcosa passando all'ora giusta nei luoghi dei delitti, chi ha creduto di vedere qualche auto o persona subito prima o subito dopo , con comportamenti sospetti. Come ho spiegato con comportamenti in alcuni casi molto sospetti. E poi c'è il capitolo "guardoni". Si dice che in quegli anni , primi ottanta, le campagne fiorentine fossero molto frequentate da queste persone. Difficile che nessuno lo abbia visto in azione. A meno che non si travestisse da uno di loro. Ed infatti forse Enzo Spalletti vide qualcosa. Cosa non lo ha mai detto a nessuno. Ma ci sono testimonianze che dicono che la sua auto era lì nella zona del delitto all'ora giusta. Lui stesso ammise che c'era, ma disse che non aveva visto. Non è stato creduto, credo giustamente. Ma il punto che io trovo intrigante è: ma come ha fatto il maniaco a fidarsi del silenzio di Spalletti? E come ha fatto Spalletti a fidarsi di un simile assassino che non lasciava testimoni? Si potrebbe ipotizzare che abbia visto il delitto a distanza . Ma anche questa spiegazione non convince del tutto date le attrzzature di queste persone. Ma soprattutto: chi ha chiamato a casa Spalletti mentre lui era in carcere facendo quella promessa alla moglie che da in realtà era il semplice preannuncio del prossimo ed imminente delitto? Credo che queste domande meritassero alcune ipotetiche risposte. Non può essere successo per caso.
Sempre dai miei colloqui con uno dei protagonisti indiscussi delle indagini posso riferire che questa persona durante le indagini più volte condivise con il suo capo un pensiero: non è una persona banale o semplice.......
Altra domanda sul suo profilo: poteva questa persona decidere di non uccidere per anni? La risposta è sì, ma con una postilla: può non uccidere per anni, ma se ne è in grado prima o poi torna in azione. Non era possibile escludere, data la personalità n questione, che potesse uccidere anche con altre modalità oltre che con quelle note.
« Ultima modifica: Dicembre 17, 2015, 20:54:11 pm da mbelt »
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #31 il: Dicembre 17, 2015, 22:55:33 pm »
Ma il crimine seriale non sono solo delitti gravi e violenti contro le persone. Esistono anche forme più subdole ma molto inquietanti di queste persone che hanno vizi o ossessioni occulte. Cito ora due vicende avvolte dal mistero, poco note, che si sono verificate in Italia negli ultimi anni.
Una , quella più recentemente emersa nella cronaca nera riguarda un inquietante anonimo che è stato soprannominato " Il Consolatore". Ad un certo punto in una delle ultime vicende di scomparsa di donne ( di cui solo più tardi si troverà il corpo ucciso, con forti sospetti sul consorte) arriva al marito ( che la consegna lalla polizia) una lettera anonima in cui vi sono molte citazioni bibliche e dei Vangeli che ad un esame superficiale sembrano di tono consolatorio verso il consorte dello scomparso. In realtà una lettura un po' più approfondita ne svela una possibile interpretazione assai minacciosa più che consolatoria. Ma siamo nell'ambito delle ipotesi , il testo contiene una raffinata ambiguità. La cosa molto sconcertante di quello che sembra lo scherzo di un mitomane è che un famigliare di un 'altra donna uccisa, ma oltre dieci anni fa, ricorda di aver ricevuto lettera non identica ma analoga. Stiamo parlando di zone d'Italia molto distanti tra loro, e i due casi non hanno collegamenti tranne una lettera, questa lettera anonima che pare scritta dalla stessa persona con le citazioni e il tono ambiguo tra minaccia e consolazione. Ne usciranno altre di queste lettere per casi anche più vecchi. Cosa si deve pensare? Che siamo in presenza di un consolatore minaccioso seriale che scrive a apparenti di un certo numero di conviventi di vittime di scomparse o omicidi. Veramente sconcertante che va avanti da tantissimi anni nel silenzio dei media.
Ma molto spesso la realtà supera la fantasia dei più raffinati giallisti. Voi conoscerete almeno il titolo di un libro, " il collezionista di ossa" che credo sia di jeffrey Deaver, un famoso giallista americano. Ma la storia che racconto è che si è verificata a Roma è assai peggiore di quella del libro, almeno a giudizio di chi vi parla. Un giorno di tarda primavera, alla periferia di Roma. Siamo verso il 2007-2008. In una zona residenziale di condomini con una certa quantità di verde ( non ricordo il quartiere di Roma) . Verso sera in una aiuola vicino ai palazzi scoppia un incendio, piccolo. Intervengono i vigili del fuoco e vedono subito che queste erbacce che stanno bruciando sono state incendiate dolosamente. Ma ovviamente non è questo il problema. Il problema è che in questo rogo si trova un mazzo di chiavi e i resti ancora leggibili di una carta di identità. Ma soprattutto a pochi metri dal rogo una scoperta spaventosa: vi è uno scheletro umano quasi completo. O meglio, come si scoprirà dopo vi sono ossa che formano uno scheletro umano quasi completo. Il problema è che queste ossa appartengono almeno ad otto corpi diversi, non identificati, di donne ed uomini di diversa età che qualcuno, chi ha acceso il fuoco, voleva fossero trovate disposte a comporre uno scheletro praticamente completo. E sono ossa , si comprende, di persone che sono morte ( non si sa come e dove) in periodi assai diversi. Un profanatore di cimiteri, uno scherzo macabro? Si potrebbe rispondere di sì, ma c'è qualcosa che rende il tutto più inquietante. Ed è proprio quel mazzo di chiavi mezze briciate e. quella carta di identità. Entrambi, si scoprirà appartengono ad un uomo pensionato che è scomparso nel nulla in pieno giorno alcuni anni prima proprio in quella zona, e che abitava proprio in uno dei palazzi di fronte al rogo. Di lui non si è mai più saputo nulla. Questi resti sono gli unici indizi suoi che si siano mai trovati. Tutti i giorni scendeva a passeggiare. Ovviamente quella aiuola grande fu perlustrata ai tempi della scomparsa senza trovare nulla. Quindi chi ha acceso il rogo ha fatto ritrovare questi resti. A pochi metri dalla macabra rappresentazione- composizione cimiteriale. Il caso mi risulta ancora aperto, le indagini proseguono nel segreto, non ci capisce se perché non si trova nulla o peggio.
« Ultima modifica: Dicembre 17, 2015, 23:00:37 pm da mbelt »
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #32 il: Dicembre 17, 2015, 23:38:52 pm »
Passiamo ad un altro anonimo che ha operato in Italia in un modo che mi mette i brividi. Qui mi riferisco ad un caso complessissimo forse più di quello già molto molto complesso del mostro di Firenze. Mi riferisco a quei due stranissimi sequestri di persona, di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. È un caso di cui mi sono occupato in anni recenti per ragioni strettamente professionali, in amicizia ed in contatto con i famigliari, grandissimi, di Emanuela e di Mirella.
Noterete nelle mie parole, non scelte a caso, una prima stranezza. Io scrivo di un caso unico, ma sono due scomparse avvenute a pochi mesi di distanza, sempre a Roma, di due adolescenti che abitavano in due zone diversissime: il centro di Roma nel caso Gregori, una cittadina dello Stato Città del Vaticano nell'altro caso. Siamo nel 1983. Il caso è unico, perché c'è qualcosa che li unisce in una maniera sinistra e indubitabile. Come saprete nel caso Orlandi vi sono una serie di telefonate anonime di una voce che con accento americano inglese  fa promesse alla famiglia, e al tempo stesso chiede la liberazione di Ali Agca . Queste telefonate , precedute da altre due, di cui solo una purtroppo registrata, di altre voci interessanti per quello che dicono, sono molto molto strane. Qualcuna la potete trovare su Youtube. Io sono venuto a conoscenza del contenuto e delle date di tutte queste telefonate. Il primo fatto da tenere presente è che questa persona secondo gli inquirenti ha a che fare con il rapimento Orlandi, perché fornisce elementi e prove che solo  Emanuela poteva conoscere, e la sua famiglia. Ma al tempo stesso è ufficiLe e noto che questo stesso personaggio chiamava anche il Vaticano, tanto è che l'allora Segretario di Stato, monsignor Casaroli, ufficialmente dedicò una linea di telefono diretta appositamente per questo telefonista. Fu subito chiaro alla famiglia, e l'anonimo lo dice quasi subito, che esistevano due trattative: una con la famiglia, l'altra parallela e più vera con monsignor Casaroli. Bene, che ci crediate o no, ancora oggi la famiglia Orlandi non sa che cosa veniva chiesto a Casaroli. Casaroli e le autorità del Vaticano lo hanno sempre taciuto, e non hanno mai risposto alle deboli rogatorie italiane. Potrei scrivere diversi libri su questa storia quindi non posso scrivere tutto quello che so. Ma il telefonista, di cui si scoprirà che la Procura aveva tracciato le molte telefonate giunte a casa Orlandi, e venivano da diverse cabine sparse per la città. Una veniva da un bar che allora si trovava in una piazza a me nota, Piazza S. Claudio. Non si sa bene per quale coincidenza o influsso astrale, quella telefonata è l'unica che ufficialmente fu tracciata in tempo reale dalle forze dell"'ordine mentre la chiamata era in corso. Le Fdo si precipitarono al bar, m arrivarono circa pochi secondi dopo che la persona aveva interrotto la telefonata. Il verbale disse che videro in lontananza una persona che si allontanava velocemente con un cappello in testa, troppo tardi per essere raggiunta. Questa persona non parla mai di Mirella Gregori, scomparsa anche lei in pieno giorno qualche tempo prima. Fino al settembre del 1983. Al bar gestito dalla famiglia Gregori arriva una telefonata anonima di una persona con il solito accento inglese anglosassone che dice di essere dell'organizzazione che aveva rapito sia Mirella che Emanuela. La telefonata è breve, non ci sono dubbi che sia la medesima persona che tormenta la famiglia Orlandi. Il problema che getta la famiglia Gregori nel panico è che il telefonista descrive esattamente e con precisione dove sono e cosa stanno facendo i diversi componenti la famiglia Gregori nel bar., ed è tutto esatto, quindi chi chiamava li teneva sotto controllo visivo. Quando uno della famiglia esce dal bar a cercare di capire da dove sta spiando il bar non vede nessuno che attiri la sua attenzione. Ma questa volta il telefonista da un appuntamento telefonico per il giorno successivo. I Gregori vanno dalla polizia, viene messo il telefono sotto controllo, e qualche volante si apposta in borghese nei dintorni del bar tenendolo d'occhio. La telefonata arriva quasi puntuale, ed è breve ma terribile: sarà un elenco minuzioso dettagliato delle marche e della tipologia del vestiario indossato da Mirella il giorno della scomparsa comprese le scarpe e gli indumenti intimi. Ovviamente era tutto esatto. Il telefonista ha fretta e riattacca. Non si farà mai più sentire dai Gregori.
« Ultima modifica: Dicembre 17, 2015, 23:42:40 pm da mbelt »
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #33 il: Dicembre 17, 2015, 23:55:16 pm »
Questa persona, questo telefonista, verrà descritto da quello che sarà poi il capo della Polizia Parisi come persona colta, molto informata di cose Vaticane, e della religione e dei riti sacri. Farà trovare diverse oggetti interessanti in giro per Roma. Vi assicuro che in anni più recenti queste telefonate sono state passate al microscopio, sono tutte registrate. Su ognuna di esse, su quello che accade, sui rumori che si sentono e le voci che si sentono in sottofondo ci sarebbe da scrivere un libro.
Però ora vorrei dirvi di Ali Agca di cui l'anonimo telefonista chiedeva la liberazione. È stato detto e scritto che era una richiesta impossibile, ed infatti in se lo è. Ma questa era la richiesta fatta alla famiglia, quella fatta al Vaticano non si è mai saputa. Però se si conosce bene tutta l'intricatissima vicenda si può fare una ipotesi molto molto fondata, a mio avviso. Agca non poteva essere liberato, ma come sapete non dirà mai molto sul perché avesse attentato alla vita del pontefice su chi lo aveva aiutato. Ma lo scenario che sta dietro a questo attentato è molto complesso quanto ufficialmente poco compreso dalle autorità. Lui vive oggi in libertà in Turchia, graziato dall'Italia. Vive in uno stato di paura, per cui si finge pazzo, in modo tale che chi teme le sue rivelazioni sia certo che non sarà creduto, perché negli anni ha detto tutto e il contrario di tutto. È la sua unica garanzia per la vita. In questo scenario noi oggi sappiamo che Agca era minacciato anche in carcere in Italia, che riceveva strane visite non autorizzate. Allora in questo quadro il sequestro serviva non a liberare Agca cosa impossibile nel 1983 ma a tranquilizzarlo, cioè a dirgli che i suoi complici stavano facendo il possibile per liberarlo e che quindi stess bene zitto su cosa era successo a piazza San Pietro. È la minaccia promessa funzionò. Poi dopo molti anni è arrivata la liberazione, una coincidenza? Non ci credo e non solo il solo a non crederci.
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #34 il: Dicembre 18, 2015, 00:37:04 am »
Tutto quello che sta dietro quell'attentato è molto complesso è pericoloso ancora oggi. Io mi limito a dirvi che tutti guardano ad est per capire chi sono i mandanti. Io se li volessi cercare, non credo sbagliando, andrei invece ad ovest, ma su questo avrei troppo da dire. Ma tutta questa premessa serve per darvi conto di un paio di lettere anonime giunte ad Orlandi e Gregori un anno e mezzo fa, di cui vi parlerò, perché dimostrano che questa faccenda così l tana nel tempo fa ancora una paura bestiale A tante persone ed ambienti. Resterete stupiti ed increduli, ma è tutto vero ( purtroppo).
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #35 il: Dicembre 18, 2015, 09:35:57 am »
Sono passato oltre 33 anni dalla scomparsa ( rapimento anomalo, poi spiegherò perché questo è certo) senza che di loro si sia mai saputa la sorte nè si siano mai indviduati tutti i responsabili ( perché qualche responsabile lo si è trovato ma non saranno mai processati), senza capire cosa volevano e chiedevano i rapitori. L'Amerikano dopo oltre un anno di telefonate sparisce nel nulla. Ma un anno e mezzo fa arrivano a casa Gregori, e ad una compagna di scuola due lettere anonime scritte dalla stessa persona. Appena posso e riesco intendo pubblicare qui il testo e le foto di queste lettere che sono pubblico. Linguaggio e grafia sono criptici come le telefonate dell'americano. Un buontempone che ancora vuole speculare sulla questione? Direi proprio di no, è qualcosa di molto peggio. Il testo breve della lettera analizzato con cura non solo dietro i riferimenti religiosi si riferisce ad una serie di misteriosi delitti irrisolti, non solo vengono allegate alle lettere pezzi di giornali tedeschi che parlano del Vaticano, una ciocca di capelli per lettera. Pezzi di tessuto insanguinato, foto di quello che sembra un teschio. Una serie di note su questi pezz di giornale che fann rifermento al sequestro Orlandi, che che solo chi conosce a menadito i dettagli della vicenda può sapere. Ma c'è di molto peggio nella lettera a Gregori. Sul retro della lettera , in stampatello, vi il numero di una targa ( di una vespa si scoprirà), e un percorso con orari, molto dettagliato dal centro di Roma verso la periferia. All'inizio la famiglia Gregori e gli inquirenti non capiscono, ma il mistero nn durerà molto, e farà rizzare i capelli agli interessati: quella è la targa della Vespa e il percorso con gli orari che ogni mattina quello che era il compagno di Mirella Gregori compie per andare al lavoro. Notare che questa persona non ha più niente a che fare con la famiglia Gregori, ha la sua vita, ha messo su famiglia, ma chi ha scritto queste lettere lo ha pedinato e controllato. Chi e pèrchè? Si tratta di una oscura minaccia, come tutto il resto della lettera criptica. In realtà il testo è stato decodificato e anch'esso non rassicura, in abbinamento ai reperti inclusi nelle due missive.
« Ultima modifica: Dicembre 18, 2015, 09:51:57 am da mbelt »
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #36 il: Dicembre 18, 2015, 13:17:56 pm »
A questo link trovate le immagini della lettera, il testo, e anche gli ammenicoli mandati. Sono stati mandati non a caso hanno tutti riferimenti precisi.
Ma chi è che è così sofisticato dal fare e dal poter fare una cosa del genere, e perché? Dietro quel testo vi sono riferimenti alle due scomparse, e vi è un riferimento ad un delitto misterioso di una 17 enne trovata morta a Grottaferrata nel 1984, al dimenticato caso della morte della baronessa De Rothslid e della sua assistente, sempre nei primi ottanta, giallo mai chiarito. Tutto questo ha a che fare con il Varicano, o con ambienti vaticani. Ancora oggi qualcuno vuole impedire che si conosca quello che è accaduto e che evidentemente nasconde qualcosa di molto grave sullo Stato Vaticano che in Italia non si vuole scoprire.
Aggiungo che queste vicende sono strane da qualunque parte le si affronti. In primo luogo, le modalità dei sequestri. Avvengono a Roma davanti a testimoni. Emanuela Orlandi fu attirata in un trappola proprio di fronte al Senato in Corso Rinascimento. Ed infatti furono due agenti che stazionavano lì davanti a vederla salire su una BMW verde. Era pedinata , si scoprirà dopo, da alcuni giorni da più persone. Lo aveva detto in casa. Ma se uno vuole fare un rapimento a sfondo sessuale, come è stato ipotizzato in alcuni momenti, perché far sparire una persona lasciando tante tracce , proprio in quel luogo? È chiaro che si voleva  che si vedesse, ed ecco perché la pista sessuale chiara a Nuzzi non regge. Poi certamente per uno scandalo sessuale non si sarebbero mobilitate tante persone e tanti mezzi. Ma poi segnali in vita della Orlandi fino a settembre 1983 ci sono, e sarà proprio l'Amerikano a fornirli. E vediamo la scomparsa di Mirella Gregori. Anche questa ha dell'incredibile, dell'inverosimile, ma è successa. Era il primo pomeriggio di un giorno di festa. A casa Gregori non nel centro storico ma vicinissimo al centro storico e al bar gestito, suona il campanello. Va a rispondere Mirella. Quando riaggancia il ricevitore, dice che è il suo compagno Alessandro che l'aspetto di sotto. Si veste ed esce. Da quel momento nessuno la vedrà mai più. Anche qui la cosa che colpisce è il giorno , l'ora. Ovviamente questo Alessandro non era vero, quindi o la ragazza fu ingannata, oppure usò il nome di Alessandro come pretesto per scendere da qualcuno che aveva conosciuto e che voleva tenere segreto. Certamente è caduta in una trappola. Se al citofono avesse risposto la madre il piano avrebbe dovuto essere diverso. Ma poi....se si vuole prelevare qualcuno è farlo sparire perché non aspettare che la ragazza esca, perché suonare al citofono? Anche in questo caso si è voluto far sapere subito che era un rapimento....con rischi an he corsi.
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #37 il: Dicembre 18, 2015, 23:16:55 pm »
Per farvi capire con che razza di persone gli Orlandi e i Gregori ebbero a che fare, racconto un episodio. L'amerikano aveva promesso al l'avvocato ( unico, ahimè) delle due famiglie di fare una telefonata in un certo giorno ad una certa ora. Naturalmente tutte le autorità erano allertate pronte ad intercettare e ad intervenire. Nello studio dell'avvocato vi erano Fdo. Passa l'ora della chiamata e non succede niente, dopo alcune ore si pensa che il telefonista non chiamerà più. Appena tutto l'arsenale fu smobilitato arrivò la telefonata. L'amerikano fece anche arrivare importanti lettere da Boston....una città che dovrebbe dire qualcosa a chi segue le vicende Vaticane. Boston anni 80....
Questa era gente con molti mezzi e molte coperture.
C' è un importante magistrato che ha indagato sulla vicenda e sostiene la tesi dei servizi dell'est che avevano mandato Agcca ad uccidere Giovanni Paolo II, e che poi avrebbero sequestrato le ragazze per dare pressione sul Papa e il Presidente Pertini. Altri magistrati, quelli di Roma, hanno fatto una scoperta, grazie ad alcune telefonate anonime, e cioè che due esponenti della banda della Magliana hanno fatto le prime due telefonate a casa Orlandi. Non solo c'è una perizia fonica che lo conferma, ma c'è qualcosa di più decisivo. C'è che si è venuto a sapere che uno di questi due a signori era stato sottoposto verso il 2007, quando non esisteva ancora il suo coinvolgimento nelle indagini sui sequestri, ad intercettazioni telefoniche. È così si scoprì l'audio di una intercettazione in cui  il sospettato conferma all'ex moglie di essere coinvolto nel rapimento Orlandi, dice che lo ha fatto per soldi e che lo rifarebbe. Quindi non esistono dubbi sul fatto che materialmente a fare il sequestro sono stati esponenti della Magliana, quella di De Pedis, che ne hanno gestito almeno le prime fasi prima dell'entrata in scena dell"amerikano. Esiste una tesi che dice che la Orlandi fu sequestrata dalla mafia perché molti soldi di Pippo Calo, il cassiere delle cosche vincenti, sarebbero stati investiti nello Ior, e usati per finanziare Solidarnosh in Polonia, ed ad un certo punto la mafia non li riusciva ad avere. Possibile. Ma io penso che il nodo sia Agca, e che in qualche modo sequestratori sono stati accontentati, non subito, ma dopo anni, dal Papa e pure dallo Stato italiano. Agca doveva tornare libero perché avrebbe potuto raccontare troppo. Lui lo ha capito e si è finto pazzo, e così vive libero ma protetto in Turchia. Diciamo che esistono alcuni Cardinali, di almeno uno dei quali potrei fare il nome, che sono ancora in vita e che sanno tutto di questa vicenda.
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #38 il: Dicembre 19, 2015, 20:58:50 pm »
A proposito della pista Agca esiste anche un altro fatto certo. Il Natale 1983 Giovanni Paolo II che già aveva fatto appello ai rapitori durante molti Angelus a San Pietro si reca in visita a casa Orlandi. E tutti ricordano quello che disse: " purtroppo vostra figlia è vittima di un caso di terrorismo internazionale" . Questo era quello che sapeva lui, e che a lui avevano detto, e io penso che sia vero.
Così come è certo che ad un certo punto il SISMI intervenne con un comunicato stampa. Fu un dirigente del SISMI a rivelarlo agli Orlandi. Quel comunicato, firmato Phoenix, oggi mette i brividi. Perché si capisce che chi lo ha scritto sapeva bene chi erano i sequestratori e li minacciava in un modo che letto oggi alla luce di quello che si è scoperto lascia senza parole.
Ancora una curiosità sull' Amerikano. Chi l'ha visto prese l'audio di una delle telefonate e analizzo i suoni e i rumori che si sentono durante la conversazione. Si sente un fischio che sembra quello di una locomotiva, ma non è questo a lasciare perplesso. Ciò che colpisce è che questo criminale durante una telefonata anonima di un sequestro che ha contribuito a fare e a gestire ad un certo punto si interrompe e si sente che parla in inglese a voce bassa ad una persona , donna, che sembra che gli chieda qualcosa, e lui risponde in inglese " il numero è ( segue numero di quattro cifre che non si riesce a comprendere ), poi riprende a parlare con gli Orlandi come se nulla fosse. È incredibile perché sembra che lui sia in un ufficio, nel suo ufficio, mentre fa questa telefonata e viene interrotto da una collega che gli chiede un numero, e lui lo da'. La cosa risulta tanto più strana perché a posteriori si è saputo che la polizia aveva tracciato tutte queste telefonate , e partivano tutte, eccetto una, da diverse cabine telefoniche di Roma. Ma chi poteva fare telefonate di questo tipo, senza preoccuparsi di dare addirittura appuntamenti telefonici? Siamo sicuri che quel tracciamento a posteriori corrisponde ai luoghi di partenza delle chiamate?
Poi ci sarebbe tanto da dire su quell'attentato in cui una delle poche cose abbastanza certe è che Agca sarebbe dovuto rimanere ucciso....
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #39 il: Dicembre 19, 2015, 21:07:46 pm »
Lasciatemi poi dire qualcosa delle famiglie Orlandi e Gregori. Gli Orlandi sono una forza delle natura. Non si arrenderanno mai, non c'è dubbio alcuno. Natalina, il marito, ma sopratutto Pietro, fratello di Emanuela, sono persone di valore assoluto. Pietro é instancabile, lucidissimo, e è abbastanza aperto da capire tante cose....io so che questa verità emergerà, e forse stava già emergendo se il Procuratore Capo di Roma, in polemica con il pM che conduceva le indagini, non avesse chiesto ed ottenuto dal GiP l'archiviazione dell'indagine su una serie di persone per me alcune delle quali sicuramente coinvolte nel misfatto. Ma ancora troppi hanno paura a dire quello che sanno, e il Vaticano è.... scandaloso perché ha fatto il possibile per confondere le acque e non dare giustizia ad una famiglia di cittadini vaticani, e lo Stato italiano nn ha preteso neppure il minimo della collaborazione.
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #40 il: Dicembre 20, 2015, 20:33:23 pm »
Ma vediamo in dettaglio cosa è successo il giorno della scomparsa di Emnuela Orlandi, come fu rapita. Vedete che il metodo usato è sostanzianlmente quello usato con la Gregori. Un metodo che suppone che le vittime siano state attirate in una trappola, che certamente chi le ha rapite si era già presentato loro, e che c'era la volontà di far sapere "subito" che erano state rapite.
Sono i ricordi molto dettagliati del fratello Pietro, che dicono come il destino di una povera ragazzina siano stati giocati. Emanuela aveva una delle ultime lezioni, o ultima addirittura, di musica presso la scuola di musica gestita dalla curia e attigua alla Basilica di Sant'Appolinare. Siamo a due passi dal Senato La lezione è nel tardo pmeriggio. Emanuela chiese insolitamente al fratello Pietro di accompagnarla quel giorno. Pietro non poteva farlo, e ancora oggi si sente in colpa per questo. Emanuela era pedinata negli ultimi giorni: lei è alcune amiche sè ne erano accorte, ma purtroppo lo diranno solo dopo il sequestro. Quello che sappiamo è che Emanuela aveva preso il solito autobus che l'avrebbe accompagnata lungo Corso Vittorio Emanuele II dove scende all'altezza di Corso Rinascimento che percorre a piedi in direzione del palazzaccio , passando davanti all'entrata di Palazzo Madama. Quello che sappiamo è che arriva alla scuola e segue la lezione. Ma nel l'intervallo telefona a casa, dove eccezionalmente quel pomeriggio non c'era il padre Ercole Orlandi, ma sua sorella maggiore. Raccontò di una donna ed un uomo che la avevano fermata. Avevano detto che erano della Avon e che cercavano ragazze come lei per vendere prodotti, e che per un pomeriggio di lavoro le avrebbero dato 300.000 ( una cifra molto, troppo alta nel 1983). Loro la avrebbero attesa all'uscita della scuola e volevano una risposta. La sorella disse che il padre non c'era e che sembrava troppo alta quella offerta. Ma purtroppo per sua stessa ammissione non le consigliò con energia di lasciare perdere, per questo si sente in colpa. Se a casa Orlandi ci fosse stato Ercole sicuramente avrebbe dissuaso la figlia, o forse sarebbe andata a prenderla. Ma non andò così. Emanuela esce dalla scuola con 10 minuti di anticipo perché dice di dover vedere qualcuno. Da quel momento, dopo che sue amiche la vedono nel primo tratto di corso Rinascimento mentre camminava in direzione di casa, di lei non si saprà nulla. Tranne che due vigili che erano davanti a Palazzo Madama raccontarono dopo giorni di aver visto Emanuale in corsia Agonale ( proprio davanti al Senato) che saliva con due persone su una BMW verde.
Gli Orlandi non vedendola arrivare sì allarmano subito molto e cominciano a percorrere avanti ed indietro la strada che Emanuela faceva. Dopo due giorni arrivò una prima telefonata anonima a casa Orlandi: è un uomo che con accento romano si presenta con un nome comune, dice di aver conosciuto Emanuela che si fa chiamare Barbarella, e che l'hanno vista a Trastevere che vendeva collanine, che lei aveva detto che se ne era andata da casa. La notizia della scomparsa di Emanuela era stata data ai romani con manifesti con il suo volto e con il numero di telefono di casa per chi avesse notizie. Questa telefonata non sembra molto verosimile e non convince. Poi uno zio di Emanuela fa mettere in casa Orlandi un regiatratore collegato al telefono. A quel punto arriva la telefonata di un sedicente Mario che dice di aver parlato con Emanuela, che si fa chiamare Barbara, che è scappata di casa, che segue un corso di musica ( questo era un particolare non detto ) che la sorella si stava per sposare ( altro particolare vero ) e che Emanuela doveva suonare al suo matrimonio . Voleva stare qualche giorno lontano da casa, poi sarebbe rientrata.  Questa telefonata venne registrata , ed è molto importante perché molte cose dimostravano che questa persona aveva avuto a che fare con Emanuela...Poi il disastro: il 5 luglio arriva la prima telefonata dell'Amerikano che dirà che Emanuela era stata da loro rapita, che lui si muoveva per farla liberare, che Mario e il precedente che aveva chiamato erano parte della stessa organizzazione, che Emanuela sarà liberata solo se Ali Agca sarà liberato anche io 20 luglio. Dice ad Ercole Orlandi che in Vaticano sanno già tutto, e hanno già ricevuto la richiesta, e che loro avranno due trattative parallele: quella pubblica con la famiglia, quella privata con il Vaticano. Anzi le loro prime richieste le avevano rivolte al Vaticano, ma visto che non avevano pubblicato un annuncio su un certo giornale in un certo giorno, l'organizzazione si era decisa ad avvertire la famiglia ( a cui nessuno del Vaticano aveva detto nulla..,).
Questa telefonata cambia tutto. Prima notizia: l'amerikano conosce le due telefonate dei sedicenti Mario e Pierluigi, e dice che appartengono alla stessa organizzazione. La notizia delle due precedenti telefonate anonime non era pubblica. Qui sorge un primato problema: perché vistosamente rapire Emanuela e per due giorni rassicurare la famiglia Orlandi con la balla verosimile della fuga volontaria? Avevano forse bisogno di tempo per nascondere Emanuela? O forse il piano iniziale era diverso?
Da quel momento e per oltre un anno l'Amerikano farà innumerevoli telefonate a casa Orlandi, farà ascoltare la voce riconosciuta dalla madre di Emanuela Orlandi registrata, farà trovare copie degli spartiti di musica di Emanuela e della sua carta di identità. Erano pacchi che lui faceva trovare e che erano nascosti o nella Città del Vaticano oppure in centro a Roma. Una volta fece arrivare due lettere molto importanti da Boston.
Da notare un elemento decisivo.: fu Ercole Orlandi a far testimoniare i due agenti di polizia davanti al Senato che fecero anche un identikit dei due uomini che avevano fatto salire Emanuela sulla BMW verde. La cosa è per me fondamentale, perché se fosse vera la tesi di Nuzzi, cioè di un incontro sessuale con un alto prelato finito male, e quindi tutto il resto sarebbe stato una messa in scena , allora non sarebbero stati gli Orlandi a trovare di due testimoni.
« Ultima modifica: Dicembre 20, 2015, 22:02:50 pm da mbelt »
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #41 il: Dicembre 20, 2015, 21:16:02 pm »
Ma solo tempo dopo gli Orlandi apprenderanno una circostanza che assesterà un colpo decisivo alla loro fiducia nel loro stato, la Città del Vaticano. Ercole Orlandi è un funzionario del Vaticano non importante. Ma nello stesso palazzo abita la famiglia Gugel, il cui capofamiglia è il segretario di stanza di Giovanni Paolo II. Hanno un figlia della stessa età di Emanuela, ma lei in quei giorni non è a Roma. Perché ? Perché, diranno i Gugel agli Orlandi e agli inquirenti, una informativa giunta dalla Francia, dai servizi francesi, un mese prima del sequestro Orlandi, avvisava i responsabili del Vaticano che terroristi stavano per sequestrare una giovane ragazza vaticana. E la giovane Gugel fu mandata lontano dall'Italia proprio mentre veniva sequestrata Emanuela. Gli Orlandi non erano  stati informati del pericolo imminente, purtroppo.
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #42 il: Dicembre 21, 2015, 14:41:14 pm »
Ora una riflessione più generale. Io andrei negli USA a sentire il direttore della Cia a Roma negli anni 70-80 che sta in carcere con accuse gravissime, e reoconfesso di spionaggio a favore dell'URSS. Qualcosa potrebbe avere voglia di dire, se gli si fanno le domande giuste. Poi devo dire che qui in Italia io sentirei il bisogno per chiarire una serie di fatti, anche solo per escludere alcune ipotesi, di porre delle domande a Pippo Calò, ovviamente in carcere. Su tanti fatti italiani, compresa questa vicenda Orlandi Gregori. Io mi sorprendo di come non si sia capito chi e cosa è stato Pippo Calò in Italia fino a che è stato in libertà. Se esiste qualcuno che le carte processuali descrivono come punto nodale dei rapporti più incoffesabili fra la mafia vincente, certa politica compromessa e corrotta, il vaticano nei suoi aspetti finanziari, stragismo, Banda Magliana (De Pedis) e servizi vari, questi è Pippo Calò. Poi io penso che il caso Orlandi Gregori abbia bisogno di risposte di Calò, fosse anche solo per escludere ipotesi che sono state fatte.
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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #43 il: Dicembre 21, 2015, 17:38:45 pm »
Complimenti!
Lettura molto interessante e gradita.
In tutti questi casi è evidente come siano stati commessi "errori" macroscopici durante le indagini e vi siano state coperture ... la mancata prova del secondo fucile AR70 legalmente detenuto da Savi è passata alla storia ...
http://www.ilrestodelcarlino.it/imola/cronaca/2011/05/01/498388-indagini_fossero_state_approfondite_prima_padre_sarebbe_ancora_vivo.shtml
inoltre il secondo Beretta AR70 (222 Rem e non 223 Rem o 5,56 Nato come sostenuto in maniera errata da molti in quanto allora calibri vietati) fu acquisito in fretta e furia non appena si diffuse la voci di controlli su tutti i possessori di quel fucile ... sembra che volontariamente venissero anche abbandonati bossoli in 223/5,56 sulla scena dei delitti per depistare le indagini quando invece i fucili usati erano in 222 e con raccogli bossoli ... visto che la palla è la medesima per il 222 e 223/5,56 in caso di recupero della stessa nei corpi o in qualche materiale colpito è impossibile capire se è stato sparato da un fucile in 222 o in 223/5,56 ...
http://www.misteriditalia.it/unobianca/campo-nomadi/CampinomadiSantaCaterina.pdf

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Re:Omicidi, seriali e no
« Risposta #44 il: Dicembre 21, 2015, 20:53:58 pm »
Complimenti!
Lettura molto interessante e gradita.
In tutti questi casi è evidente come siano stati commessi "errori" macroscopici durante le indagini e vi siano state coperture ... la mancata prova del secondo fucile AR70 legalmente detenuto da Savi è passata alla storia ...
http://www.ilrestodelcarlino.it/imola/cronaca/2011/05/01/498388-indagini_fossero_state_approfondite_prima_padre_sarebbe_ancora_vivo.shtml
inoltre il secondo Beretta AR70 (222 Rem e non 223 Rem o 5,56 Nato come sostenuto in maniera errata da molti in quanto allora calibri vietati) fu acquisito in fretta e furia non appena si diffuse la voci di controlli su tutti i possessori di quel fucile ... sembra che volontariamente venissero anche abbandonati bossoli in 223/5,56 sulla scena dei delitti per depistare le indagini quando invece i fucili usati erano in 222 e con raccogli bossoli ... visto che la palla è la medesima per il 222 e 223/5,56 in caso di recupero della stessa nei corpi o in qualche materiale colpito è impossibile capire se è stato sparato da un fucile in 222 o in 223/5,56 ...
http://www.misteriditalia.it/unobianca/campo-nomadi/CampinomadiSantaCaterina.pdf
Ero a conoscenza di queste vicende. Ti invito io invece, sul caso Uno Bianca, a cercare su Google cosa ha scritto in merito Mauro Zani. Mauro Zani è stato il capo del Pci PDs in Emilia Romagna sino a pochi anni fa, io lo conosco bene, è stato anche un parlamentare, è una persona molto seria. Quello che racconta sui Savi fa capire quanto la vicenda Uno Bianca, con quella della strage di Bagnara, e strage alla stazione di Bologna, siano i veri misteri investigativi della regione. Nel senso che ovviamente non ci sono dubbi che la  Uno Bianca fossero le persone condannate. Li però il problema è la ricostruzione di alcuni delitti, le motivazioni mai chiarite od illogiche fornite....è una vicenda molto molto misteriosa. Quello che scrive Zani ne è ulteriore conferma.
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