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Il mercato e il classicismo

ciaca

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Il mercato e il classicismo
« il: Dicembre 10, 2015, 11:29:37 am »
É un mercato, quello degli orologi, che ha ormai completamente voltato le spalle all' orologio di stampo "classico" ed "elegante".
Il gusto si é evoluto sin dagli anni 70, e sempre più nel nuovo millennio, verso orologi di stampo più casual che comunemente identifichiamo come "sportivi", al punto che anche una maglia lucida su un bracciale Rolex può parzialmente pregiudicare il gradimento commerciale di un modello, al punto che anche le case più solidamente posizionate sull'orologeria di stampo classico ed elegante, come Patek, vivono oggi più che mai con la modellistica di stampo più "sportivo" e sempre più bisogno hanno di virare la loro produzione, anche quella classica, verso una cifra stilistica più vicina a questa tipologia di prodotto, al punto che modelli classici in metallo nobile, complicati e di marchio commercialmente vivace hanno quotazioni dell'usato in alcuni casi irrisorie se paragonate a quelle di altri modelli in vile acciaio e meno pregiati/complicati ma di foggia più "sportiva", con lo stesso marchio.
I canoni di questa sportività? Grandi misure, forme geometriche nette e squadrate, quadranti scuri, acciaio o metallo nobile bianco, al limite materiali innovativi neri e/o trattamenti di "coating" votati al nero, ed in genere uno stile che evoca più il prodotto "tecnologico" di un cad che non "l'opera d'arte" della mano di un uomo.
Il messaggio che traspare da questo mercato assurdo e paradossale é che classico=vecchio, sportivo=moderno, elegante=desueto, pregiato=superfluo; schemi nei quali una massa indistinta e incapace di un proprio senso critico resta intrappolata e vi si conforma pedissequamente.
Frutto della globalizzazione del senso estetico e della ragione? Della globalizzazione dei gusti e degli stili di vita? Del conformismo trans nazionale? Della coglionaggine dilagante?
Non lo so ma trovo questo fenomeno, che sembra non conoscere confini e latitudini e sembra contagiare in modo indistinto generazioni e popoli diversi, quantomeno inquietante.
Quando a "tutti" piacciono sempre le stesse cose, e solo quelle, c'è qualcosa di vizioso; é contro natura.
« Ultima modifica: Dicembre 10, 2015, 11:37:54 am da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #1 il: Dicembre 10, 2015, 12:19:00 pm »
Le aziende si adeguano alle scelte e ai gusti delle persone. I gusti estetici sono cambiati e di conseguenza si preferiscono orologi più sportivi e così gli orologi classici hanno forme più sportiveggianti. Se le aziende producessero orologi tondi da 34 mm resterebbero invenduti, perché buona fetta del mercato attuale prediligerebbe casse più grandi, linee più squadrate,insomma una impronta più moderna e sportiva anche in quei modelli che sono "classici".
Non credo che sia stato un male anche cambiare tipologia di cassa aumentandone le dimensioni: un tempo si erano rimpicciolite le casse per far vedere la capacità dell'uomo nel saper fare orologi piccoli ( prima c'erano i tasca), poi, piano piano i gusti sono mutati ed ecco le casse più grandi e spesse. Ma è un male avere casse più grandi ? Su orologi piccoli e sottili abbiamo le stesse performance schermo che su quelli più grandi ?tipo le impermeabilità non solo all'acqua ma anche alla polvere ? Ecc? Non sono più fragili rispetto ad orologi più grandi ?
Detto ciò , da amante dell'orologeria riesco apprezzare orologi dalle casse piccole e quelli dalle casse più grandi improntati all'estetica più sportiva. Non ho preclusioni mentali, se una cosa è bella esteticamente avendo la disponibilità economica per farlo la compro, o semplicemente mi limito ad ammirarla !

GEKKO

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #2 il: Dicembre 10, 2015, 12:23:00 pm »
É sempre stato così, che ti piaccia o no. Le persone sono come le pecore.

mbelt

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #3 il: Dicembre 10, 2015, 12:34:33 pm »
I gusti, almeno di coloro che si ritengono appassionati e cultori, credo sia preferibile siano ampi. Io questa moda del tutto sportivo non l'ho mai condivisa. Penso che anche Rolex con il suo successo abbia contribuito a questa deriva.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

mbelt

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #4 il: Dicembre 10, 2015, 12:35:55 pm »
É sempre stato così, che ti piaccia o no. Le persone sono come le pecore.
In Italia poi non ne parliamo.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #5 il: Dicembre 10, 2015, 12:53:27 pm »
Le aziende si adeguano alle scelte e ai gusti delle persone. I gusti estetici sono cambiati e di conseguenza si preferiscono orologi più sportivi e così gli orologi classici hanno forme più sportiveggianti. Se le aziende producessero orologi tondi da 34 mm resterebbero invenduti, perché buona fetta del mercato attuale prediligerebbe casse più grandi, linee più squadrate,insomma una impronta più moderna e sportiva anche in quei modelli che sono "classici".
Non credo che sia stato un male anche cambiare tipologia di cassa aumentandone le dimensioni: un tempo si erano rimpicciolite le casse per far vedere la capacità dell'uomo nel saper fare orologi piccoli ( prima c'erano i tasca), poi, piano piano i gusti sono mutati ed ecco le casse più grandi e spesse. Ma è un male avere casse più grandi ? Su orologi piccoli e sottili abbiamo le stesse performance schermo che su quelli più grandi ?tipo le impermeabilità non solo all'acqua ma anche alla polvere ? Ecc? Non sono più fragili rispetto ad orologi più grandi ?
Detto ciò , da amante dell'orologeria riesco apprezzare orologi dalle casse piccole e quelli dalle casse più grandi improntati all'estetica più sportiva. Non ho preclusioni mentali, se una cosa è bella esteticamente avendo la disponibilità economica per farlo la compro, o semplicemente mi limito ad ammirarla !

Infatti io non ne faccio un rimprovero alle aziende (ne avrei anche per loro ma per altre ragioni) ma mi premeva mettere l'accento su un fenomeno di massa che ha raggiunto proporzioni per me inquietanti e si riflette su un mercato che ha ormai raggiunto paradossi tali da renderlo a dir poco una farsa.

Le casse grandi e gli orologi "sportivi" (una volta tecnici e professionali perchè usati davvero come strumenti e non solo come orpelli d'abbigliamento) esistono da quasi mezzo secolo, quello che peró non è mai esistito, almeno non con le attuali proporzioni, è la massificazione e il conformismo dei gusti che fa si che anche orologi per loro natura antitetici alla cassa grande e alla foggia tecnica, se non ce l'hanno, non li compra più nessuno.

Quello che fino a qualche decennio fa era la naturale e fisiologica norma, ossia la varianza dei gusti, delle tipologie, degli utilizzi e degli stili, è oggi stata completamente annullata da questo "conformismo" che ha caratteri di eccezionalità a me sconosciuti e per me innaturali, nella sua dimensione demografic, geografica e temporale.

P.s:
No, non è sempre stato così, è così dalla seconda metà degli anni 90 e via via sempre peggio.
E non è vero che in Italia peggio che altrove, l'orologeria meccanica è risorta negli anni 80 grazie all'Italia (e agli USA che da sempre scimmiottano ció che "va" in Italia), era in Italia che tutte le case, TUTTE, vendevano bene i loro prodotti, di forme, dimensioni, stili e fogge diversissime tra loro, dai piccoli Blancpain ai grandi IWC, dai classici Breguet ai professionali Rolex. È in Italia che è rinato il Reverso e sono nati gli Hublot (allora MDM), orologi agli antipodi per tutto, è in Italia che è nato il fenomeno Daytona, ma si vendevano altrettanto bene i chronomat, i Pasha e gli ebel 1911, è in Italia che c'era la domanda di orologi di nicchia prodotti da orologiai indipendenti che sono state le prime esperienze in tal senso.
Era quello italiano il mercato in cui tutte le case testavano i loro nuovi prodotti per sapere se avrebbero venduto nel resto del mondo, ecc ecc ecc.
« Ultima modifica: Dicembre 10, 2015, 13:10:50 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

gidi_34

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #6 il: Dicembre 10, 2015, 13:15:45 pm »
praticamente è tutto il design industriale degli ultimi anni che si muove verso quegli stilemi...non ci vedo nulla di strano.


Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #7 il: Dicembre 10, 2015, 14:05:58 pm »
Il conformismo c'è sempre stato.
Mi chiedo però se negli orientamenti estetici dell'orologeria odierna influisca il numero di persone che vi accedono.
Senza voler passare per classista, ma facendo delle considerazioni, negli anni settanta gli orologi di media-alta gamma venduti erano sicuramente molti meno (non conosco i numeri, ma credo di non sbagliare) e vi accedeva una ristretta cerchia di privilegiati (conformisti del lusso) e di pochi intenditori.
Oggi la cosiddetta "massa" è capace di mangiare pane e cipolla pur di possedere un'auto status symbol, una borsa griffata, o un orologio lussuoso (o percepito come tale).
La riprova di questo secondo me è la pubblicità (veramente poco elegante) di molti reseller che vendono orologi di lusso a rate....
Secondo me prima chi si comprava un orologio di lusso era un benestante di un certo livello, era uno tra pochi, quindi il target delle Maison era l'eleganza, quella vera, discreta, sobria, e magari con oro giallo ben in vista.
Oggi all'orologeria di lusso accedono tutti, magari i figli di quei "signori" di cui sopra, oppure giovanotti arricchitisi all'improvviso tramite bolle immobiliari, o altro. E questi tipicamente si rivolgono ai marchi soliti noti, ma con esigenze da "ragazzotti", più che da "signori".
Naturalmente a questo va aggiunto l'enorme bacino dei nuovi clienti orientali, che con i loro impressionanti capitali ormai decidono le politiche commerciali di quasi tutte le multinazionali del mercato.

Non so, forse sbaglio, ma ho l'impressione che il buon gusto e l'eleganza appartenevano ad una cerchia di pochi, e che oggi è andato un po' disperdendosi.
« Ultima modifica: Dicembre 10, 2015, 14:10:49 pm da alekoala »

gidi_34

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #8 il: Dicembre 10, 2015, 14:09:54 pm »
è il benessere diffuso signori...e meno male che c'è.

oppure vogliamo tornare indietro di 50-100 anni?



mbelt

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #9 il: Dicembre 10, 2015, 14:14:12 pm »
Le aziende si adeguano alle scelte e ai gusti delle persone. I gusti estetici sono cambiati e di conseguenza si preferiscono orologi più sportivi e così gli orologi classici hanno forme più sportiveggianti. Se le aziende producessero orologi tondi da 34 mm resterebbero invenduti, perché buona fetta del mercato attuale prediligerebbe casse più grandi, linee più squadrate,insomma una impronta più moderna e sportiva anche in quei modelli che sono "classici".
Non credo che sia stato un male anche cambiare tipologia di cassa aumentandone le dimensioni: un tempo si erano rimpicciolite le casse per far vedere la capacità dell'uomo nel saper fare orologi piccoli ( prima c'erano i tasca), poi, piano piano i gusti sono mutati ed ecco le casse più grandi e spesse. Ma è un male avere casse più grandi ? Su orologi piccoli e sottili abbiamo le stesse performance schermo che su quelli più grandi ?tipo le impermeabilità non solo all'acqua ma anche alla polvere ? Ecc? Non sono più fragili rispetto ad orologi più grandi ?
Detto ciò , da amante dell'orologeria riesco apprezzare orologi dalle casse piccole e quelli dalle casse più grandi improntati all'estetica più sportiva. Non ho preclusioni mentali, se una cosa è bella esteticamente avendo la disponibilità economica per farlo la compro, o semplicemente mi limito ad ammirarla !

Infatti io non ne faccio un rimprovero alle aziende (ne avrei anche per loro ma per altre ragioni) ma mi premeva mettere l'accento su un fenomeno di massa che ha raggiunto proporzioni per me inquietanti e si riflette su un mercato che ha ormai raggiunto paradossi tali da renderlo a dir poco una farsa.

Le casse grandi e gli orologi "sportivi" (una volta tecnici e professionali perchè usati davvero come strumenti e non solo come orpelli d'abbigliamento) esistono da quasi mezzo secolo, quello che peró non è mai esistito, almeno non con le attuali proporzioni, è la massificazione e il conformismo dei gusti che fa si che anche orologi per loro natura antitetici alla cassa grande e alla foggia tecnica, se non ce l'hanno, non li compra più nessuno.

Quello che fino a qualche decennio fa era la naturale e fisiologica norma, ossia la varianza dei gusti, delle tipologie, degli utilizzi e degli stili, è oggi stata completamente annullata da questo "conformismo" che ha caratteri di eccezionalità a me sconosciuti e per me innaturali, nella sua dimensione demografic, geografica e temporale.

P.s:
No, non è sempre stato così, è così dalla seconda metà degli anni 90 e via via sempre peggio.
E non è vero che in Italia peggio che altrove, l'orologeria meccanica è risorta negli anni 80 grazie all'Italia (e agli USA che da sempre scimmiottano ció che "va" in Italia), era in Italia che tutte le case, TUTTE, vendevano bene i loro prodotti, di forme, dimensioni, stili e fogge diversissime tra loro, dai piccoli Blancpain ai grandi IWC, dai classici Breguet ai professionali Rolex. È in Italia che è rinato il Reverso e sono nati gli Hublot (allora MDM), orologi agli antipodi per tutto, è in Italia che è nato il fenomeno Daytona, ma si vendevano altrettanto bene i chronomat, i Pasha e gli ebel 1911, è in Italia che c'era la domanda di orologi di nicchia prodotti da orologiai indipendenti che sono state le prime esperienze in tal senso.
Era quello italiano il mercato in cui tutte le case testavano i loro nuovi prodotti per sapere se avrebbero venduto nel resto del mondo, ecc ecc ecc.
Il conformismo è tradizionalmente uno dei mali italiani. Qui la gente tende ad omologarsi più che altrove. E' stato così ed è così per le automobili, i vestiti, i colori (anche delle automobili). Ed è così per gli orologi pure. Probabilmente questo non era vero finchè il mercato era numericamente ridotto, ma quando i numeri sono aumentati il desiderio di omologazione ha stravinto. Prova a togliere dalla strada Rolex sportivi e finti Rolex, cioè esteticamente di fatto un solo orologio sempre più o meno uguale, e pochi rimangono con l'orologio.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #10 il: Dicembre 10, 2015, 14:37:23 pm »
Probabilmente é vera la vostra chiave di lettura che ad una diffusione del benessere e ad un forte allargamento della domanda sia corrisposto anche un sempre maggiore conformismo, anche se per logica dovrebbe essere l'esatto contrario, ossia all'aumentare dei potenziali clienti dovrebbe corrispondere una sempre maggiore varianza dei gusti e delle richieste.
E d'altronde può mai essere che questo conformismo, orientato sempre nello stesso senso, trascenda i confini dello spazio e del tempo al punto da rendere tutte uguali le uniche cose che piacciono da oltre 20 anni a questa parte ai 4 diversi angoli del mondo?!
Non trovate che ci sia un non so che di innaturale in tutto questo?!
Perché questo appiattimento del gusto trascende il tipico provincialismo nel momento in cui é diffuso a livello planetario.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

erm2833

Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #11 il: Dicembre 10, 2015, 15:06:30 pm »
Il conformismo c'è sempre stato.
Mi chiedo però se negli orientamenti estetici dell'orologeria odierna influisca il numero di persone che vi accedono.
Senza voler passare per classista, ma facendo delle considerazioni, negli anni settanta gli orologi di media-alta gamma venduti erano sicuramente molti meno (non conosco i numeri, ma credo di non sbagliare) e vi accedeva una ristretta cerchia di privilegiati (conformisti del lusso) e di pochi intenditori.
Oggi la cosiddetta "massa" è capace di mangiare pane e cipolla pur di possedere un'auto status symbol, una borsa griffata, o un orologio lussuoso (o percepito come tale).
La riprova di questo secondo me è la pubblicità (veramente poco elegante) di molti reseller che vendono orologi di lusso a rate....
Secondo me prima chi si comprava un orologio di lusso era un benestante di un certo livello, era uno tra pochi, quindi il target delle Maison era l'eleganza, quella vera, discreta, sobria, e magari con oro giallo ben in vista.
Oggi all'orologeria di lusso accedono tutti, magari i figli di quei "signori" di cui sopra, oppure giovanotti arricchitisi all'improvviso tramite bolle immobiliari, o altro. E questi tipicamente si rivolgono ai marchi soliti noti, ma con esigenze da "ragazzotti", più che da "signori".
Naturalmente a questo va aggiunto l'enorme bacino dei nuovi clienti orientali, che con i loro impressionanti capitali ormai decidono le politiche commerciali di quasi tutte le multinazionali del mercato.

Non so, forse sbaglio, ma ho l'impressione che il buon gusto e l'eleganza appartenevano ad una cerchia di pochi, e che oggi è andato un po' disperdendosi.
Non posso che sposare la tua tesi.
Aggiungerei che non e' il pubblico a dettare le linee ma sono le case ad imporle.
In tutti i campi.
E quando un pubblico numeroso e nuovo invade un bacino a lui sconosciuto e l'orologio da concentrato di tecnica ed eleganza assurge a status symbol le case costruttrici si fregano le mani e mettono sul mercato quanto di piu' pacchiano ed inelegante possano creare.Ed il popolo dei "nuovi" e' beato.

GEKKO

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #12 il: Dicembre 10, 2015, 15:29:15 pm »
Non penso che la teoria dell'allargamento verso il popolo, che ovviamente esiste, stia in piedi. Ci sono sempre stati gli orologi economici, per le masse, e hanno sempre imitato quelli più raffinati e costosi.

mbelt

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #13 il: Dicembre 10, 2015, 15:53:13 pm »
Non penso che la teoria dell'allargamento verso il popolo, che ovviamente esiste, stia in piedi. Ci sono sempre stati gli orologi economici, per le masse, e hanno sempre imitato quelli più raffinati e costosi.
Ma che c'entra questo? Ad allargarsi a dismisura è stato il mercato degli orologi di lusso. E, così rispondo ad Angelo, è proprio nelle numerosità e nelle masse che si diffondono i conformismi. I confomismi di elite non esistono. Vale per il pensiero, per le mode. Poi gli italiani in questo sono molto molto deboli, cedono da sempre al conformismo con entusiasmo. Penso che in nessun altro paese del mondo vedi tanti Rolex o simil Rolex, in nessun altro paese del mondo il marchio, il riconoscimento sociale, contano tanto. La logica dell'italiano benestante è: ha Rolex il mio vicino? Devo averlo anche io. Da questo punto di vista gli italiani non sono dei provinciali, sono dei pecoroni. Un pensiero e un gusto raffinato, autentico ed originale, non saranno mai di massa.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

ciaca

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Re:Il mercato e il classicismo
« Risposta #14 il: Dicembre 10, 2015, 16:03:53 pm »
È vero che i fenomeni "di massa" sono tali se c'è "la massa" e quanto più ampia è.
Su questo vi seguo, quello che invece mi risulta difficile comprendere è come sia possibile che almeno due diverse genrazioni di acquirenti, e popoli con culture, storie, tradizioni e gusti completamente differenti, possano essere irretiti nel medesimo fenomeno di massa che travalica i confini e diventa "globale".
Ok che viviamo nel villaggio globale, che i media hanno avvicinato (appiattito?!) i popoli, che la moda e il trendy sono ormai fenomeni estesi a livello planetario, e forse è proprio per il fatto che anche l'orologeria è stata proiettata nel "fashon" a seguito delle grandi acquisizioni fatte dai gruppi del lusso che questo gusto univoco si è definitivamente imposto come modello di preferenza unico.
Però io nel vestire, per esempio, vedo ancora profonde differenze tra un paese e un'altro, come è logico e fisiologico che sia in quanto esoressione - in una qualche misura - del proprio modo di essere e di appartenere ad una certa cultura piuttosto che ad un'altra; un italiano a Berlino lo riconosco ancora da lontano come 20 anni fa senza sentirlo parlare, così come una cinese che ha fatto incetta di griffe nel quadrilatero della moda milanese la riconosco da lontano di spalle. Mentre al contrario mi pare che queste differenze di gusto in orologeria, se ci sono, sono assai più sfumate al punto da apparire assenti (e gli orologi che si vendono bene e male sono gli stessi a Roma come a Pechino).
Una volta un mio amico commerciante mi disse "se un orologio non si vende qui ci sarà sempre un luogo in cui si può vendere, e grazie ad internet non è più un problema venderlo la anzichè qua". Il fatto è che gli orologi che non si vendono, ossia che non piacciono, sono gli stessi "qui e la", quale che sia qui e la. E così nell'asta tal de tali ad HK vedi le stesse dinamiche che vedi all'asta tal de tali a Ginevra, come le dinamiche di prezzo e reperibilità sono uguali a Londra o a Dubai.
« Ultima modifica: Dicembre 10, 2015, 16:10:32 pm da ciaca »
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