Torno sul discorso perchè anche alcuni terzisti italiani della zona dellla lombardia e qui in emilia stanno letteralmente sentendo i morsi della crisi, sono delle società commerciali, asemblatori, ora non vorrei fare nomi in pubblico ma se volete in privato. Comunque analizzando anche gli scritti di alcuni esperti, da ultimo questo Sig. Gregory Pons, analista che si definisce indipendente e non finanziato dalle grandi maison.
L’industria orologiera ha sicuramente dissipato i suoi profitti in budget di marketing allucinanti, in manifatture con ambienti fastosi e in capacità produttive inutili. Tuttavia, ha dovuto cavalcare il cavalcabile, alle volte penso che gli uomini di marketing ( e me ne sono fatta un'esperienza nel settore moda con alcuni clienti) non precorrano i tempi, bensì si limitino a stimolare ciò che già avviene naturalmente , loro si limitano ad amplificare le tendenze spesso. Dire che le case non hanno investito in ricerca mi pare fuorviante, diciamo che è un settore dove la ricerca e lo sviluppo di prodotto sono importanti ma non determinanti per un successo. Gli orologi sono quelli, le astronavi o gli iphone sono altra cosa. Il settore invece ha completamente trascurato la formazione degli orologiai, qui sì che ha sbagliato, anzi , io credo che troppa tecnologia sia stata messa al soldo delle grandi maison. Quindi mettetela come volete, io tutte le cause che si vanno a ricercare: mercato asiatico, russo, in crisi, problemi valutari del Franco e leggi anticorruzione Cinesi sono tutte motivazioni ad adiuvandum. Il mercato era sovraccarico, sovraccarico di prodotti, stanco e saturo, stanco anche di novità inutili. Il più grande del settore, per poco ancora vi dirò, ha fatto un'altro grave errore: se in passato il gruppo Swatch, tramite l’intermediario del suo ramo industriale ETA, non voleva più fornire le sue componenti di orologi alla concorrenza, ora tenta invece di cederle con ogni mezzo a chi è interessato. Alcune marche stanno decidono persino di acquistare i loro orologi dai dettaglianti per salvare le loro nuove collezioni e non sono certamente i grandi colossi o i soliti marchi che invece, da quanto si sente e si vede alcuni pezzi li vendono ancora molto bene. Perchè nei momenti i crisi ci si rifugia sul sicuro. Detto questo le nicchie e le esclusività rimarranno, certe aziende, se saranno capaci, potranno riuscire a ridursi strutturalmente, mentre altre no non ce la faranno. Come si dice: quando il gioco si fa duro......una bella sfida, ma non vedo cataclismi, anzi spero sempre in un ridimensionamento positivo, complice anche lo Stato Svizzero, che sta già intervenendo. Il lusso scriteriato muore? Tornerà il gusto del bello.