Lo scandalo del presunto doping degli atleti USA, che sta emergendo in queste ore, mi dà lo spunto per un topic il cui titolo è ovviamente provocatorio…
Sotto la denominazione generica di “hackers russi” vengono comunemente ricondotti pirati informatici, di nazionalità presumibilmente russa, responsabili di attacchi contro obiettivi strategici occidentali (e non solo).
A dire il vero, non si può essere certi che i responsabili di questi attacchi siano sempre russi; né che siano un gruppo unico o coordinato; e nemmeno che siano effettivamente in collegamento col Governo russo (come i servizi occidentali sospettano).
Quello di cui siamo certi è che non si tratta di simpatici goliardi: sono responsabili di azioni illegali che mettono a rischio la sicurezza delle nostre istituzioni. E non per mero divertimento, o per nobili ideali, ma per garantire specifici interessi economici e strategici.
Però…
Però non possiamo nasconderci soltanto dietro il dito della “legalità” e degli “interessi nazionali” (di Italia o Usa o chicchessia).
Dobbiamo anche guardare alla realtà che emerge dalle loro azioni, cioè ad alcuni gravissimi scandali in cui risultano impelagate le nostre istituzioni.
Un po’ come accade con le famigerate intercettazioni telefoniche di cui si fa largo uso nel nostro Paese: sono eccessive (le più invasive al mondo), sono fatte filtrare per mettere in piazza fatti personali senza rilevanza penale, sono utilizzate come bomba ad orologeria per condizionare la politica. Vanno regolamentate meglio (anche se ovviamente, a differenza delle azioni degli hackers, sono “legali”). Ma non possiamo far finta di non sapere quello che in molti casi è emerso…
Va rilevato che il contenuto delle informazioni carpite e diffuse dagli "hackers russi" non è stato mai smentito dalle istituzioni che sono state vittime dei furti.
Se nel passato i servizi dell'Unione Sovietica erano specializzati nella disinformacija (la creazione di notizie false), oggi da quelle latitudini arriva la diffusione di brandelli di verità scomode (ok, i brandelli possono essere tendenziosi; le mezze verità sono pericolose. Ma si combattono con le verità intere, non con gli imbrogli occulti...).
Oggi l’intrusione degli “hackers russi” nelle banche dati della Wada (l’organizzazione mondiale anti-doping) fa emergere che moltissimi atleti USA, anche medagliati, hanno fatto uso abituale – non occasionale – di farmaci dopanti, coprendo l’eventuale positività con certificati medici attestanti la necessità curativa.
L'incursione degli hackers (ammesso che siano russi) si può considerare una vendetta per la squalifica di molti atleti russi per le Olimpiadi di Rio? Probabile.
Ma il fatto della sconcertante parzialità della Wada resta...
Nei mesi e negli anni passati avevamo appreso altre realtà sconcertanti (ne cito solo qualcuna a memoria).
Lo scandalo dei vertici del partito Democratico USA che si sono impegnati dietro le quinte per favorire irregolarmente la Clinton nelle primarie contro Sanders.
Lo scandalo delle e-mail di Hillary Clinton quand’era Segretario di Stato (mail di rilevanza pubblica fatte transitare su server privato per sottrarle a controlli).
Ancora più indietro: nel 2009 lo scandalo “climategate”, cioè le mail con cui gli scienziati della Climatic Research Unit (uno dei maggiori centri per la misurazione della temperatura terrestre) di Norwich, in Gran Bretagna, si mettevano d’accordo su come presentare i dati per enfatizzare l’entità del “riscaldamento globale” e la responsabilità umana nello stesso.
Insomma: questi hackers (russi) non saranno verginelle o puri idealisti, ma hanno messo a nudo molte menzogne elaborate da alte istituzioni occidentali.
Il tutto nell’inerzia dei nostri media, quelli che il premio Pulitzer dovrebbero guadagnarselo con inchieste serie e senza sconti per nessuno, e che invece fanno le pulci solo a chi disturba i manovratori.