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Come voterete, e perché?

SI
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Referendum costituzionale

Re:Referendum costituzionale
« Risposta #45 il: Ottobre 19, 2016, 09:43:30 am »
Caro ciaca , sono decisamente più un "lettore" che uno "scrittore" su questo forum ma negli anni , anche su altri lidi , ho sempre apprezzato i tuoi post leggendoli sempre con interesse e con rinfrancante ammirazione dovuta all'elegante sintassi . Confesso che inizialmente ero orientato per il NO come confesso senza vergognarmene che , a forza di leggere , udire ed informarmi ho letteralmente cambiato idea ed ad oggi propendo per il SI . Fondamentalmente ritengo che la paura di cambiare sia l'unico reale movente di chi vota NO senza altri interessi mentre i "nomacci" schierati per il NO già ampiamente citati credo che non abbiano nessuna paura ma bensì aspirino ad un paio di "cadreghe" politiche importanti . Il SI , volenti o nolenti , è un voto progressista di svolta che credo sia l'unica opzione contro una stasi che rischia , di fatto , di affidare definitivamente lo stivale nel fango. Detto questo avrei una domanda diretta per te e precisamente , rifacendomi ad un vecchio tuo post su altri lidi ricordo che , ancora una volta a mio avviso a ragione , citasti la classe politica italiana (compresa quella attualmente governante ) assimilandola ad un regime . Questa cosa la sostengo anche io da anni definendo il nostro paese non propriamente una dittatura ma bensì un'oligarchia mafiosa a scopo di lucro, ora , a tuo avviso e fermo restando che il SI pare essere l'unico voto quantomeno sensato , non temi che queste due definizioni di cui sopra si possano ulteriormente rafforzare ? Ovviamente tenendo sempre a mente che la solidità governativa di un paese resta fondamentale per il suo bene stare ? Grazie anticipatamente se vorrai rispondere e buona giornata.
« Ultima modifica: Novembre 28, 2016, 23:00:13 pm da LOSCIACALLO78 »

ciaca

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Re:Referendum costituzionale
« Risposta #46 il: Ottobre 19, 2016, 10:17:42 am »
Il problema del regime "dolce" non esiste solo in Italia ma un po' in tutte le post democrazie occidentali seppur in varia misura.

Io non penso che il problema delle post democrazie si possa risolvere con una qualunque riforma costituzionale ma certamente riforme in senso maggioritario che rafforzano e focalizzano le maggioranze possono aiutare a ristabilire un più equilibrato rapporto di forza tra la classe dirigente e i poteri che in qualche modo ne condizionano la selezione e la legittimazione politica.

Un leader forte capace di raccogliere un consenso tale da conferirgli potere e autonomia decisionale é meno esposto a ricatti e condizionamenti nella sua azione politica e può permettersi entro certi limiti di definire una sua agenda piuttosto che farsela dettare interamente, o doverla adattare in mille modi a mille interessi particolari. Il caso di Putin in Russia è emblematico in tal senso.

Insomma, se regime dev'essere, e inevitabilmente le post democrazie lo sono, che per lo meno sia un regime in cui la politica abbia un qualche primato sulle lobby e i molteplici portatori di interessi feudali e corporativi, come è stato in Italia per tutta la prima repubblica e ha smesso di essere nel momento in cui è crollato il muro di Berlino e anche l'italia è divenuta una post democrazia.

Questi ultimi 25 anni spesi tra ribaltamento dei poteri dello Stato e finto bipolarismo sono stati per questo paese devastanti quasi come un conflitto bellico lasciando macerie ben più difficili da ricostruire rispetto alle distruzioni di una guerra.

È tempo di cambiare, o provare a farlo, senza timori di chissà quali derive autoritarie che in questo paese, in questo mondo, in questo specifico momento della storia, non hanno alcun senso di essere evocate perché non hanno nessuna probabilità di esistere ma che sono state in altra epoca alla base della formulazione della vigente costituzione, pensata più per prevenire certe derive che non per favorire l'azione politica e la selezione della classe politica.

Si tratta solo di provare a ristabilire un rapporto meno squilibrato tra poteri dello Stato, tra interessi particolari e generali, tra classi dirigenti ed elettori, tra principi quali la rappresentatività politica e la politica propriamente detta. Da qualche parte bisognerà pur iniziare, e se da 30 anni si parla di riforma costituzionale in senso maggioritario (senza nulla stringere) un motivo di necessario cambiamento evidentemente c'è :)

E che ancora oggi si antepongano gli interessi particolari, come la strumentale lotta politica mirata ad indebolire questo o quel governo, e che feudi minoritari abbiano il potere di condizionare la vita politica anteponendo all'interesse generale di lungo periodo quello particolare e contingente di breve periodo, é l'ulteriore riprova di quanto debole e inefficace sia l'architettura costituzionale di questo paese.
« Ultima modifica: Ottobre 19, 2016, 10:26:52 am da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Re:Referendum costituzionale
« Risposta #47 il: Ottobre 19, 2016, 12:53:32 pm »
Intanto grazie per aver condiviso la tua opinione , che di fatto conferma il mio pensiero , con buona pace di coloro che , probabilmente aderendo a quelli che tu definisci feudi  minoritari, hanno paura di cambiare perché forse hanno paura di perdere qualcosa . Unico pensiero negativo che mi resta in mente è rivolto al fatto che , indipendentemente dalla oggettiva necessità di cambiare , ci possa essere sovrapposizione tra la dirigenza politica ed i poteri forti a cui ci stiamo riferendo (governo - banche). Grazie ancora e buona giornata .

ciaca

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Re:Referendum costituzionale
« Risposta #48 il: Ottobre 19, 2016, 13:12:10 pm »
La sovrapposizione di fatto c'è già e ci sarà sempre, è nell'ordine naturale delle cose.
Il problema sono i rapporti di forza in queste sovrapposizioni, un tempo nelle democrazie si diceva che era la politica a dominare il presidio di questi centri di potere, nella post democrazie tali rapporti si sono invertiti e sono questi ultimi ad essere preminenti al punto da condizionare la poltica e la stessa selezione della Classe politica.
Nel detto Che i politici sono i maggiordomi dei banchieri si nasconde questo squilibrio di rapporti di forza.

E così, giusto per rimanere all'attualità, in Russia non esiste centro di potere, di nessun tipo, che possa dettare l'agenda a Putin. È quest'ultimo, semmai, che può incidere sull'agenda di Gazprom o della tal banca o del tal fondo di investimento.
Ossia può scegliere liberamente una linea politica alla quale i "poteri" devono adattarsi.

In Europa, al contrario, è una commissione di burocrati del mondo finanziario che può dettare l'agenda politica ai governi, e addirittura decidere di far cadere un governo o formarne uno differente come accaduto nel 2011 con Berlusconi e Monti.

Negli Stati uniti sono i fondi di investimento sauditi, Che muovono l'8% del pil americano, a condizionare integralmente la politica estera statunitense e la stessa elezione del presidente.

Va da sé che tanto più la politica è forte (ossia ha il potere di decidere che gli viene da maggioranze nette e qualificate) tanto meno é ricattabile e tanto piú il consenso che la legittima è d'opinione e non clientelare o d'appartenenza corporativa.

Nella supremazia della politica non c'è, di principio, un vizio. È quando la politica assume le sue forme viziose, partitocratiche, in veti contrapposti propedeutici a grandi intrallazzi, autoreferenziale, che nascono i problemi. E anche in questo caso un sistema istituzionale che favorisce maggioranze quanto più chiare e forti si traduce in un deterrente per questi vizi.
« Ultima modifica: Ottobre 19, 2016, 13:24:52 pm da ciaca »
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Re:Referendum costituzionale
« Risposta #49 il: Ottobre 19, 2016, 16:35:28 pm »
CVD , tutto quotato e confermato compreso il fatto che saranno in parecchi e non solo tra i politici ed i potenti, ad avere paura di cambiare proprio per non perdere quegli squilibri così vantaggiosi per alcuni . Un caro saluto , c aggiorneremo il 5 dicembre per tirare le somme.

ciaca

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Re:Referendum costituzionale
« Risposta #50 il: Ottobre 19, 2016, 17:12:20 pm »
Io ho il mio pronostico, se questo è ancora un paese normale vince il si per 63 a 37.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

Re:Referendum costituzionale
« Risposta #51 il: Ottobre 19, 2016, 21:16:09 pm »
... va bene essere positivi, però il mio pronostico è SI 55 a 45 o giù di lì ... poco importa basta un 51

ALAN FORD

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Re:Referendum costituzionale
« Risposta #52 il: Ottobre 21, 2016, 15:49:45 pm »
IO non sono molto informato ma voterò si semplicemente perché tanto peggio non potrà mai essere.

Re:Referendum costituzionale
« Risposta #53 il: Ottobre 24, 2016, 23:36:49 pm »
Voterò si, per i motivi egregiamente esposti dal conterraneo Ciaca.
Sempre tutto IMHO.

Re:Referendum costituzionale
« Risposta #54 il: Ottobre 31, 2016, 15:22:31 pm »
Voterò no!
Le ragioni sono già state esposte...non serve ripeterle.
Sono le solite.
Dette e Ridette.

Quello che sarà interessante vedere sarà la percentuale dei votanti.
« Ultima modifica: Ottobre 31, 2016, 15:28:08 pm da Piero Tiepolo »

Istaro

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Re:Referendum costituzionale
« Risposta #55 il: Novembre 24, 2016, 00:24:03 am »
Il mio “No” nel referendum sulla riforma costituzionale.

Il primo motivo per votare No me lo danno, paradossalmente, gli autori stessi della riforma, giacché il loro argomento principale è: “Si tratta dell’ultima occasione per cambiare” (magari corredato la rassegna stucchevole dei personaggi politici meno popolari che appoggiano il No).
Quasi un’implicita ammissione che, nel merito, è difficile presentare valide ragioni per il Sì…

La retorica del “cambiamento” a tutti i costi ha sempre fatto danni.
I cambiamenti possono essere in meglio, ma anche in peggio (come, a mio avviso, in questa circostanza).

Ovviamente ritengo ci siano anche numerosi motivi di merito per rigettare la riforma.
I più importanti sono collegati a una serie di aspetti della riforma accomunati dall’intento di indebolire la democrazia.

Qui debbo aprire una parentesi politica, perché il diritto – e ancor più il diritto costituzionale – non è un’astrazione tecnica, ma è l’espressione di una visione politica e culturale.

Negli ultimi vent’anni, a livello mondiale, si è imposto un modello di sviluppo che ha privilegiato principalmente gli interessi dei grandi poteri industriali (quelli che hanno potuto “delocalizzare”) e finanziari.
Il popolo, i ceti borghesi, si sono impoveriti in tutto l’Occidente.
 
Oggi cresce il malcontento, anche con il voto in molte consultazioni elettorali e referendarie. Consultazioni i cui esiti possono essere discussi, ma che esprimono indubbiamente l’esasperazione popolare, la stanchezza rispetto agli slogan vuoti e ipocriti dell’establishment.

E allora si sente dire dai mass media che per superare la crisi c’è bisogno di “decisioni sempre più rapide”, che bisogna superare gli “eccessi di democrazia” (o addirittura che bisogna “filtrare” le notizie che circolano sui social media…  :o ).
 
In realtà i poteri forti cercano di ridurre le possibilità del popolo di reagire. Criticano la democrazia e la politica (“sono meglio i tecnici”, dicono), quando invece dovrebbero criticare le carenze di democrazia e la cattiva politica.
 
La riforma costituzionale che è stata approvata in Italia, e su cui si deve esprimere il referendum, esprime proprio il tentativo dei poteri forti (non solo italiani) che hanno appoggiato il governo Renzi di avere più forza per imporre la propria politica, anche con il consenso di una piccola minoranza di cittadini.
Si tratta, insomma, di accorciare la catena di comando…
 
 
Venendo dunque ai motivi specifici per cui intendo votare No:
 
 
1) Una riforma della Costituzione, che è la Legge fondamentale di uno Stato, richiederebbe un vasto consenso. Mentre questa è stata approvata da forze che rappresentano un’esigua minoranza degli Italiani.
 
La Costituzione italiana del 1948 fu approvata in un’Assemblea Costituente appositamente convocata, in cui sedevano i migliori giuristi dell’epoca; e che per due anni discusse solo di quell’argomento, senza ipoteche di Governo.
Questa riforma è stata approvata dal Parlamento, in cui la maggior parte dei membri sono persone di scarsa qualità, designate solo per la loro fedeltà ai leader; ed è stata discussa tra una legge e l’altra, sotto dettatura del Governo che ha imposto il suo progetto.
 
La Costituzione del 1948 fu approvata col voto favorevole di tutte le maggiori forze politiche: democratici-cristiani, socialisti, comunisti, liberali; 458 voti favorevoli e 62 contrari. L’Assemblea costituente, inoltre, era stata eletta con il voto di quasi il 90% degli Italiani. Quelli che votarono a favore della Costituzione, quindi, rappresentavano l’80% dei cittadini.
Questa riforma è stata approvata in Parlamento col voto della sola maggioranza (PD e partiti minori composti da parlamentari che hanno lasciato le opposizioni): 361 voti favorevoli (su 630) alla Camera e 180 (su 315) al Senato, circa il 57% dei membri del Parlamento. Ma non basta: questa maggioranza era stata eletta con un altissimo premio di maggioranza (ottenuto grazie a una legge elettorale che la Corte Costituzionale ha poi dichiarato illegittima e imposto di cambiare): il PD aveva ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari con meno del 30% dei voti. E non basta ancora: alle elezioni del 2013 si era recato a votare solo il 75% degli Italiani. Quindi la maggioranza che ha approvato la riforma rappresenta meno del 25% dei cittadini (il 30% del 75%)!!!
 
 
2) Con la riforma il Senato non sarà più eletto dai cittadini, ma sarà composto da consiglieri regionali o sindaci designati (non si sa ancora come, dovrà stabilirlo una legge futura) dai loro colleghi.
Quindi uno dei due rami del Parlamento non sarà più espressione di un voto democratico, ma di trattative interne agli apparati di partito (o ai gruppi di potere che li controllano). I suoi membri non lavoreranno per il Senato a tempo pieno, perché dovranno continuare a svolgere contemporaneamente la loro attività di consiglieri o sindaci (quindi non potranno far bene nessuna delle due). E saranno personale politico di seconda scelta, perché i consiglieri e sindaci più importanti dovranno pensare agli incarichi locali, per cui non si faranno nominare senatori.
 
 
3) Con la riforma la maggioranza di Governo avrà un potere eccessivo, perché diventerà più facilmente autonoma anche nell’elezione delle cariche di garanzia (Presidente della Repubblica, giudici della Corte Costituzionale, membri del Consiglio Superiore della Magistratura, Autorità indipendenti), che venivano finora elette in accordo con l’opposizione.
Per di più si tratta di una “maggioranza” espressione di una minoranza di cittadini, perché non più eletta con una legge elettorale proporzionale (come ai tempi dell’Assemblea Costituente), ma con una legge fortemente maggioritaria: anche quella recentemente approvata – il cosiddetto “Italicum” – è di questo tipo.
 
 
4) Con la riforma aumenta la possibilità di far approvare leggi frettolose o espressione di interessi particolari.
Viene infatti abolito – tranne che per alcune materie – l’obbligo di approvazione delle leggi in entrambi i rami del Parlamento (la cosiddetta “navetta”).
Si dice che in questo modo la produzione di leggi sarà più veloce. Ma la riduzione dei tempi, come dirò oltre, è solo di facciata.
La verità è che l’approvazione da parte di una sola Camera aumenta il rischio di leggi votate in fretta, con scarso approfondimento, o addirittura con “colpi di mano” (magari in una seduta notturna d’estate, sotto la dettatura di lobbies) per favorire interessi particolari. Col doppio voto questo rischio è molto inferiore, perché già con l’approvazione da parte della prima Camera la proposta di legge va sotto i riflettori dell'opinione pubblica.
Una soluzione migliore sarebbe stata quella di mantenere per tutte le materie la possibilità che una minoranza qualificata del secondo ramo del Parlamento – quando il primo ha già approvato una proposta di legge – entro un periodo prefissato possa richiedere la discussione.
 

I motivi che ho sin qui descritto sono i più gravi e pericolosi per la democrazia.
 
Esistono altri validi motivi per il “No”, derivanti anche dal fatto che la riforma è stata frettolosa e pasticciata.
Li elenco brevemente:
 
5) Sorgeranno inevitabili conflitti istituzionali.
Ad esempio, non è stata ben definita la divisione di competenze tra Camera e Senato per l’approvazione delle leggi che prevedono la doppia lettura. La riforma prevede almeno otto tipi diversi di approvazione delle leggi ordinarie (mentre nella Costituzione attuale è solo uno!) e attribuisce ai Presidenti di Camera e Senato il compito di sciogliere i casi dubbi (con la possibilità che, qualora non si accordino, nasca un conflitto).
 

6) I risparmi di cui si parla sono insignificanti.
La riduzione del numero dei senatori porterà a risparmiare 50 milioni di euro. Che, rispetto alla spesa pubblica italiana, rappresentano lo 0,006%...
Dicono: “È pur sempre qualcosa, è un inizio”.
Ma è come se un padre di famiglia, di fronte alla necessità di rimettere in sesto il bilancio familiare, proponesse: “Cominciamo col risparmiare 10 centesimi al mese”. Una presa in giro! (E l’hanno messa pure nel testo della domanda referendaria stampata sulle schede…  >:( ) Soprattutto tenendo conto che i costi di una cattiva politica saranno ben maggiori.
 

7) La riduzione dei tempi di approvazione delle leggi è solo di facciata.
La riforma abolisce l’obbligo di approvazione delle leggi in due Camere. Ma non è questo che causa i tempi lunghi per l’approvazione di alcune leggi. Nel Parlamento attuale, quando una legge già approvata da un ramo (Camera o Senato) non viene approvata dall’altro, è solo perché ci sono litigi nella maggioranza. Se non ci fosse il doppio voto, i litigi anticiperebbero semplicemente il primo voto.
La riforma, inoltre, consente al Governo di imporre un massimo di 120 giorni per far approvare dal Parlamento le leggi di iniziativa governativa. Ma già adesso il tempo medio per l’approvazione di queste leggi è di 116 giorni!

Aggiungiamo che al Senato non sarà più possibile per il Governo porre il voto di fiducia. Il che, se da un lato presenta il vantaggio di non esporre il Governo al pericolo di far dipendere la propria esistenza da due maggioranze diverse nelle due Camere, dall’altro non facilita certo la velocità di approvazione delle leggi a doppia lettura: in caso di dissidi interni alla maggioranza alcune leggi potrebbero bloccarsi del tutto (inoltre, ciò attribuisce un potere di ricatto paralizzante a gruppi di potere interni alla maggioranza).
 

8 ) La riforma contiene disposizioni contorte, contraddittorie, confuse.
Ho già ricordato l’indeterminatezza su un aspetto centrale come la modalità di elezione/designazione dei senatori.
Vengono ridotti in maniera notevole i poteri delle Regioni a statuto ordinario (disegnando una sorta di nuovo centralismo), con la bizzarra finzione di presupporre un potere legislativo originario delle Regioni e fare quindi un lunghissimo elenco delle materie di competenza statale.
Allo stesso tempo non vengono toccati i poteri ben più ampi delle Regioni a statuto speciale.
Vengono cambiate le quote di senatori spettanti a ogni Regione, senza tener conto che per le Regioni a statuto speciale queste quote sono definite dagli statuti, i quali devono essere cambiati con legge costituzionale. Quindi non si potrà andare a votare sino a quando non saranno state effettuate queste revisioni…

L’attuale Costituzione, inoltre, è chiara e lineare: non solo perché lo richiede la razionalità di questo tipo di fonte (la normazione di dettaglio deve essere demandata alle leggi speciali), ma anche i perché i Padri costituenti la vollero accessibile a tutti i cittadini.
Oggi l’articolo 70 consta di nove (9) parole.
Domani diventerebbe un ginepraio inestricabile di 438 parole (!).
 

Non mi dilungo oltre nei tecnicismi.
 
Nella riforma ci sono anche novità positive, come la correzione di molti conflitti di competenza tra Stato e Regioni determinati dalla sciagurata riforma del 2001 (un precedente in cui il “cambiamento” fece solo danni...); ma questi aspetti non mutano il giudizio complessivo, che è negativo.
 
Significa che la Costituzione è perfetta e non va cambiata?
 
Nulla è perfetto, e cambiamenti si possono fare. Ma devono essere in meglio, non in peggio.
 
Un’occasione è stata persa con la riforma del 2006 (bocciata anch’essa dal referendum confermativo), che a mio avviso era una discreta riforma.
Una nuova occasione si potrà trovare solo se le attuali forze politiche (e i poteri che le guidano) si "rassegneranno" al fatto di non poter imporre unilateralmente la propria volontà (e i loro interessi).
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

Re:Referendum costituzionale
« Risposta #56 il: Novembre 24, 2016, 04:27:43 am »
È un po' che ci penso, perché sovente la mia pigrizia nello scrivere mi induce a desistere dall'esporre la mia sul forum e la cosa mi annoia (seppur comunque meno di quanto mi annoi scrivere quanto altri, qui, hanno tempo e voglia di fare); ho deciso: quando non trovate un mio commento nei vari topic (qualora lo cercaste, eh :P ) prendete come mio quello di Gianni.
Sarà sicuramente meglio argomentato, più doviziosamente scritto e - quasi certamente - perfettamente esplicativo del mio pensiero.

Grazie del sollevarmi spesso della noia di scrivere (così tanto)! ;)
« Ultima modifica: Novembre 24, 2016, 04:32:41 am da AleArturo »
"Dum differtur, vita transcurrit" (L. A. Seneca)

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Re:Referendum costituzionale
« Risposta #57 il: Novembre 24, 2016, 10:27:14 am »
Complimenti davvero Gianni. io per il momento sono un astenuto, ma se votassi il mio sarebbe un NO.

ciaca

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Re:Referendum costituzionale
« Risposta #58 il: Novembre 24, 2016, 10:56:17 am »
Sono ovviamente di opinione diametralmente opposta a quella di Gianni, che critica la retorica mass mediatica ma nell'esposizione puntuale delle sue ragioni sembra averne fatta sua una buona parte, quella prevalente che ha sostenuto le ragioni del no.
Ragioni che continuo a considerare capziose, strumentali e scarsamente attinenti alla realtà oltre che poco rilevanti.
Argomentare altrettanto puntualmente sarebbe lungo e ridondante perché tanto alla fine in un modo o nell'altro gli argomenti sono sempre gli stessi e sono quelli con i quali in queste settimane i due schieramenti si sono confrontati su tutti i media. E per ognuno di quelli esposti da Gianni ce n'è uno contrario pronto a smentirlo.

A me resta solo la convinzione che dopo quasi 70 anni di vita di un'architettura dei poteri dello Stato nata in un'altra epoca e congegnata sotto altri presupposti completamente differenti e incoerenti con quelli dei tempi in cui viviamo, già fortemente criticata dagli stessi costituzionalisti che vararono quella legge nel 48 e che dovettero accettare una serie di compromessi tra veti contrapposti, il tentativo di dare al paese un nuovo assetto non solo più moderno ma soprattutto meno singolare e più in linea con quello di tutte le più avanzate democrazie occidentali non sia pretesa peregrina ma atto di ragionevole buonsenso, conscio comunque del fatto che i vizi della nostra politica e della relativa classe dirigente non si risolvono certo con una legge, nemmeno quella costituzionale, come nessun altro problema di questo paese, e che al meglio come al peggio non ci sia mai fine.

Di sicuro sorgerà il sole anche se vincesse il no, come è sicuro che se anche vincesse il si questo paese non avrebbe certo risolto I suoi problemi, ma è altrettanto certo che una vittoria del no chiuderebbe per almeno un altro trentennio (un tempo abnorme in rapporto alla velocità con cui cambia il mondo in questa epoca) ogni spiraglio per una possibile rirofma costituzionale e condannerebbe il paese in una sorta di sarcofago politico fatto di proporzionale, larghe intese, e frazionamento partitocratico del consenso e della vita istituzionale che in alcun modo possono rappresentare un modello politico sostenibile per il futuro.

Resto anche convinto che dare un segnale reazionario e di retroguardia, quale sarebbe la vittoria del no, in un momento così delicato e cruciale della vita politica internazionale, aprendo il paese ad una nuova stagione di incertezza e turbolenza nel momento in cui Sta beneficiando di seppur timidi segnali di ripresa, sia un atto di irresponsabilitá abnorme, irresponsabilità alla quale siamo tuttavia già abituati e che grazie a questa follia ideologica della democrazia diretta abbiamo già sperimentato più volte in passato pagandone prezzi elevatissimi (per esempio in materia energetica).

Come ritengo irresponsabile prestare il fianco a tutta l'accozzaglia di trombati e rancorosi che hanno fatto carne di porco di questo paese nell'ultimo 30ennio, da Berlusconi a D'Alema per citare solo i due capipopolo più illustri del fronte del NO, rischiando di legittimarli a riprendersi le poltrone del comando.

Alla fine, comunque vada, non si potrá dire che l'italiano non sarà stato artefice del suo destino, né piove governo ladro.
"A megghiu parola è chidda ca un si dici"

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Re:Referendum costituzionale
« Risposta #59 il: Novembre 24, 2016, 16:36:54 pm »
Però Angelo perdonami,
se quella a cui si è chiamati a dare il voto è una riforma che per tanti punti non è solo imperfetta ma carente mi spieghi perchè dovrei appoggiarla?
Io sono stanco di votare tappandomi il naso.
Se le altre democrazie funzionano al contrario della ns non è certo solo per merito della loro Costituzione, è perchè il suo popolo non è perdonami profondamente mafioso dentro come noi italiani che siamo sempre alla ricerca di una scorciatoia, di un sorpasso sulla destra e di una mano che lava l'altra.
Non faccio di tutta l'erba un fascio plaudo ai tantissimi onesti italiani che si spaccano la schiena ogni giorno ma io credo nelle percentuali e queste sono quasi sempre tutte a ns sfavore, se noi possiamo rovinare una cosa sta certo che ci riusciamo.
Sono forse colpa della Costituzione 30 e passa anni Salerno-Reggio C? Della mafia arrivata in Valle d'Aosta? Del genitore che contesta il maestro (qualche volta ahimè che a sua volta non sa neanche parlare italiano) del proprio figlio invece di dare uno sberlone al figlio se se lo merita? Dov'è che lo Stato e le sue istituzioni mi insegnano l'educazione civica necesseria per camminare a testa alta?
In Roma ladrona già scomparsa dai titoli dei giornali?
Qui non va tutto lo Stato e non funzioniamo noi cittadini.
Perchè devo votare per modificare con una riforma che si presenta già sulla  carta malfatta perchè figlia del solito scontro sinistra-destra-lobbies?
Una cosa tanto importante non può essere partorita da un Governo per il mio modo di vedere, ci vuole la più ampia partecipazione e non un testa a testa come anche questa volta sono riusciti a fare.