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Topics - ciaca

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Orologi e Co... / Panerai e "manifattura"
« il: Novembre 03, 2015, 17:03:00 pm »
Apro questo topic a seguito del mio relativamente recente interesse per questa casa che negli ultimi anni sembra avere investito parecchio nella produzione di nuovi calibri per svincolarsi dalle forniture ETA destinate ad esaurirsi.
A ben guardare, tra le case commerciali del gruppo Richemont, e più in generale nell'intero panorama dell'orologeria industriale, è tra le case che più ha investito in nuovi meccanismi, alcuni anche con interessanti soluzioni tecniche e un livello generale di finiture, seppur indistriali e non rilevanti in senso assoluto, allineato al livello della migliore concorrenza nello stesso segmento di mercato, il che va almeno in parte a rispondere ad uno dei principali motivi di critica che venivano generalmente mossi agli orologi della casa equipaggiati con movimenti Unitas, ossia lo scarso pregio delle meccaniche adottate in rapporto ai prezzi di listino di questi orologi.

Tra i movimenti più interessanti attualmente a catalogo della casa vorrei segnalarne 3.

Il P999,



un calibro relativamente sottile (in rapporto alle generose dimensioni tradizionalmente adottate dalla casa per le sue casse) di 3,4 mm e di diametro relativamente contenuto (12 linee), manuale basato sul progetto 838P di Piaget, con una piacevole architettura dei ponti di tipo separato e tradizionale sistema di regolazione con racchetta a vite e molla a collo di cigno. Architettura tradizionale anche nel singolo bariletto di carica che offre una riserva di carica di 60 ore.

Il P4000 e il P1000,





rispettivamente automatico e manuale da 13"' e 3/4 e 12"', entrambi con spessore di poco inferiore ai 4mm e con architettura del ponte appoggiato da ambo le parti per una migliore regolazione del gioco dell'asse del bilanciere, con spirale libera e bilanciere ad inerzia regolabile tramite viti concentriche all'asse del bilanciere, sulla falsa riga di quanto fatto da Rolex già in passato.
Il P4000 si fa notare per la sua architettura a micro rotore che lo rende tecnicamente pregiato e piacevole alla vista mentre il più economico e meno piacevole P1000 è il primo dei calibri Panerai ad adottare il sistema di azzeramento dei secondi una volta estratta la corona, entrambi con doppio bariletto in serie e riserva di carica di 3 giorni.

Direi che con queste ultime realizzazioni (credo sempre opera di manifatture Valfleurier, la consociata preposta a realizzare i calibri in esclusiva per Panerai) la casa abbia colmato il sostanziale gap tecnico che la separava dai principali concorrenti (Rolex e Omega in primis)

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Orologi e Co... / Il journe più bello
« il: Ottobre 28, 2015, 17:45:21 pm »
Apro questo sondaggio libero da vincoli per sapere da voi quale considerate il journe più "bello" e perché (se un perché c'è).
Nell'accezione di bello intendo appetibile, in rapporto sia ai contenuti tecnici (che in varia misura ci sono in tutti gli orologi del maestro francese) che estetici che di originalità rispetto al panorama dell'orologeria attuale e passata.
Eviterei edizioni introvabili e/o pezzi unici o irraggiungibili e mi concentrerei sulle sole produzioni di serie :)

I miei due modelli preferiti sono l'octa calendar, che trovo formalmente quasi perfetto e tra i modelli ad affissione decentrata a destra (cosa che da sola mi ha sempre affascinato) uno dei meglio concepiti, e i due vagabondage che sono un raro concentrato di originalità, gusto e pregio. Bello anche il tourbillon, ca va sans dire :P

Purtroppo ora non posso allegare foto, provvederò in serata.

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Prendendo spunto dall'altro 3d sulla ristorazione pentastellata, e sull'onda di una discreta fame, propongo di citare almeno un piatto della propria tradizione culinaria regionale che considerate imprescindibile nella vita gastronomica di un essere umano, insomma una di quelle cose che almeno una volta nella vita SI DEVONO assolutamente assaggiare perchè se no non sai che ti perdi. :)
Ma anche più di uno, se volete, e ancora meglio se con indicazione dei posti dove poterlo fare.
Potrebbe venirne fuori una piccola guida regionale, una sorta di mini-guida del gambero "rotto" per intenderci :D

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Il Caffè di Orologico / Imageshack dall'1 novembre
« il: Ottobre 17, 2015, 11:32:32 am »
Chiunque fosse abituato ad appoggiarsi ad imageshack per scaricare le proprie foto per renderle poi visibili sul forum sappia che dall'1 novembre non sarà più possibile linkare quelle foto sui vari forum perché imageshack ha cambiato politica e lo permette solo agli account a pagamento. Di conseguenza tutte le foto linkate nei vari post diverranno automaticamente invisibili se appunto non appartenenti ad utenti premium.
Bisognerà appoggiarsi ad altri siti.

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Il Caffè di Orologico / Nuova Ferrari: F12tdf
« il: Ottobre 13, 2015, 22:52:27 pm »
Nasce la Ferrari F12tdf, estrema da strada con 780 cv



MARANELLO - Ferrari lancia la F12tdf. Ed è omaggio al Tour de France, leggendaria gara di durata che la vide protagonista assoluta negli anni '50 e '60, in particolare con la 250 GT Berlinetta del 1956 che si impose per quattro anni consecutivi, quando le vetture dovevano abbinare le prestazioni massime a un eccellente comfort al pilota impegnato allo stremo per ore su strade impervie. La F12tdf rappresenta il concetto più avanzato di vettura estrema per la strada e viene prodotta in serie speciale limitata di 799 esemplari.



La F12tdf è definita un concentrato di innovazioni tecnologiche di motore, aerodinamica e dinamica veicolo e promette di non avere eguali in termini di accelerazione. Del resto conta sui 780 cv del V12 aspirato derivato direttamente dal pluripremiato propulsore della F12berlinetta da cui è nato anche il motore endotermico de LaFerrari. Il comportamento dinamico in termini di accelerazione laterale in curva è da primato, grazie a un nuovo rapporto delle dimensioni tra gli pneumatici posteriori e anteriori, quest'ultimi più grandi dell'8%.



Il conseguente naturale sovrasterzo che ne deriva è compensato dall'innovativo Passo Corto Virtuale, ovvero il sistema di ruote sterzanti posteriori che, accoppiato ai sistemi di controllo, consente di raggiungere tempi di risposta al comando sterzo e valori di agilità propri di una vettura da corsa, mantenendo allo stesso tempo la stabilità della vettura ad alta velocità. Alle performance eccezionali contribuisce anche un incremento sostanziale del carico aerodinamico del +87%, raggiungendo livelli senza precedenti per una vettura.



La revisione di carrozzeria, interni, motore, trasmissione e meccanica e l'utilizzo di materiali compositi hanno permesso una riduzione di peso di 110 kg. Risultato: accelerazione longitudinale 0-100 km/h in 2,9", da 0-200 in 7,9" oltre al sostanziale incremento della accelerazione laterale. Il giro di Fiorano viene coperto dalla F12tdf in soli 1'21". Con la pinza monoblocco 'Extreme Design' già installata su LaFerrari la vettura frena da 100-0 km/h in 30,5 m e da 200-0 in 121 m.
Il motore è il 6262cc 65° V12 della F12berlinetta su cui i tecnici sono intervenuti per aumentare la potenza da 740 cv a 780 cv a 8.500 giri/min per una potenza specifica di 125 cv/l. La sportività della risposta del motore è assicurata da una coppia massima di 705 Nm (incrementato da 690 Nm) a 6.750 giri/min, 80% del quale è già disponibile a 2500 giri, che garantisce una spinta costante fino al limitatore a 8900 giri con una progressione ineguagliabile. La F12tdf è equipaggiata con una versione del cambio F1 DCT realizzata appositamente con i rapporti di tutte le marce accorciati del 6% e una riduzione nel tempo di cambiata in 'up' del 30% e del 40% in 'down'.



Per permettere anche al gentlemen driver di godere appieno delle performance della vettura è stato introdotto il Passo Corto Virtuale (PCV), che sulla F12tdf trova la sua prima applicazione, che rende attivo l'asse posteriore consentendo alle ruote di ruotare sull'asse verticale. L'asse posteriore sterzante, mediante una logica di controllo sviluppata interamente in Ferrari, prevede che le ruote posteriori siano regolate automaticamente definendo l'angolo di sterzo ottimale in funzione di angolo volante, velocità di sterzata volante e velocità. Il Passo Corto Virtuale aiuta la vettura a essere più agile dando una maggiore sensazione di compattezza che viene apprezzata soprattutto sulle strade più tortuose e i circuiti più tecnici, mantenendo una perfetta stabilità ad alta velocità.



Le prestazioni aerodinamiche della F12tdf sono da primato: l'efficienza aerodinamica è 1,6, quasi il doppio della F12berlinetta. Il carico è di 230 kg a 200 km/h, ossia +107 kg rispetto al modello su cui è basata. Ferrari non rende noto il prezzo della nuova vettura.
fonte:http://www.ansa.it/canale_motori/not...856be7e62.html

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Il Caffè di Orologico / Si è dimesso
« il: Ottobre 08, 2015, 20:15:24 pm »
E alla fine, il buon sindaco di Roma, si è dimesso. :)
Pescato, per l'ennesima volta (come ad alcuni di voi avevo anticipato di persona), a fare la cresta sui rimborsi spese. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, in questo caso il lupo si conferma il ladro di polli che già sapevo.
Questa è la "classe dirigente" che sa selezionare questo paese, questo popolo, questo sistema politico.
Lasciatemelo dire per l'ennesima volta: siamo senza speranza.

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Orologi e Co... / L'ultimo dei Daniel Roth: il papillon
« il: Settembre 25, 2015, 22:49:25 pm »
Traggo spunto da questo approfondimento di AlbertoS scritto su thepurists nel 2003
http://www.tp178.com/ag/dr_papillon/papillonreviewrevised.htm
Che condivido e vi offro liberamente tradotto e riassunto.

Nel 1998, per celebrare il 10° anniversario della fondazione della casa, nasce un orologio che avrebbe dovuto rappresentare quelli che erano i capisaldi dell'idea di Daniel Roth, ossia coniugare i valori e le abilità dell'orologeria tradizionale con un design e un concept innovativo: il Papillon, a conti fatti l'ultimo dei modelli firmati col nome dell'orologiaio di Le Sentier prima che l'azienda venisse ceduta definitivamente a Bvlgari e in un'epoca di già forte declino dopo che, qualcha anno prima, lo stesso Roth era stato costretto a vendere ai cinesi di THG la maggioranza delle quote dell'azienda nella quale era stato progressivamente messo ai margini.



Vennero prodotti solo 250 esemplari di cui 110 in oro bianco, 110 in oro rosa e 30 in platino, con gli ultimi che si distinguono per via del contatore dei secondi più chiaro rispetto a quelli in oro bianco e in oro rosa.

Ad una prima occhiata il Papillon si potrebbe confondere con un tipico orologio ad ore saltanti e minuti retrogradi ma in realtà c'è molto di più in quest'orologio, come lo stesso Roth ebbe modo di dire durante la fiera di Basilea del 1997 nel corso di un'intervista in cui ne offrì alcune anticipazioni:

"Quest'orologio è stato per me una grande sfida. È un lavoro più di precisione matematica che di fini aggiustamenti. È quasi come un piccolo automa, un giocattolo attraente e utile" (traduzione libera, sappiamo che DR non parla bene l'inglese n.d.r.) *

*    “Daniel Roth, Performance and Style”, Fabienne Reybaud, Temps International, Special Daniel Roth Edition, 1997



L'orologio come detto offre la lettura digitale delle ore a salterello, da 1 a 12 senza distinzione tra notte e giorno, e all'epoca era anche una delle indicazioni di misura più grande mai vista unitamente alle prima affissioni a grandata che andavano affermandosi sul mercato.



Ma la parte più interessante e originale di come è congegnata l'affisione dell'orologio sta sicuramente nell'indicazione dei minuti, che è quella alla quale Roth si riferisce quando parla di "piccolo automa", ossia il meccanismo che estrae e nasconde i 4 triangoli preposti all'indicazione sulla scala a 180°.
in sintesi, citando un estratto del brevetto originale:

"I minuti sono indicati attraverso un disco che trasporta due indicatori a forma di losanga e ruota continuativamente in un solo verso. Gli indicatori sono sono azionati in modo che quando uno indica i minuti l'altro è retratto"

Si viene a creare così un continuo balletto al rallentatore sul quadrante dell'orologio, l'illusione di un indicazione retrograda e un effetto misterioso di continua comparsa e scomparsa degli indicatori che diventa ancora più affascinante una volta che si comprende come funziona il meccanismo che lo anima. 



Il calibro DR113 è l'ottimo Girard Perregaux 3000, sottile e particolarmente adatto ad ospitare platine per complicazioni aggiuntive, a cui si aggiunge il modulo per le ore saltanti e per il meccanismo retrattile dell'indicatore dei minuti.

Il movimento osservato dal fondello appare ben decorato a cotes de geneve con buona profusione di perlage anche nelle parti più recondite e nascoste ed anglages di buona fattura, con un bel rotore in oro decorato a guilloche e inciso con il numero individuale dell'orologio.



Grazie alla sua costruzione il meccanismo del salterello offre sensazioni soddisfacenti: mentre si regola l'ora si riesce a sentire la massa del disco che scatta e va a posizionarsi con precisione nella sua nuova posizione, probabilmente grazie alla sua generosa dimensione, e la sensazione che si percepisce è quella di un meccanismo di precisione che entra in funzione.
Personalmente trovo questo effetto molto utile quando indosso l'orologio, dato che attraverso questa percezione tattile vengo avvisato del passaggio dell'ora quasi come se stessi indossando una soneria al passaggio silenziosa.



Dopo ciascun salto dell'ora, una ruota a chiocciola (mostrata nella figura sopra in blu) inizia a muovere lentamente una leva (anch'essa mostrata in blu) attraverso un tastatore (in verde immediatamente a sinistra della chiocciola). Si vede come allo scorrere dell'ora il tastatore tende a raggiungere il punto più estremo della chiocciola oltre il quale improvvisamente disingaggia la stessa chiocciola, momento nel quale il dito montato sulla leva (in verde all'estremità in basso della leva in blu) si sposta verso la ruota a stella (in giallo) che è montata sul disco delle ore. Al contatto del dito con la ruota a stella il primo tenderà a spingere la seconda verso destra provocando così il salto dell'ora.
Un cricco (mostrato in verde sul lato destro della figura) assicura di bloccare il disco nella sua nuova posizione fin quando non si ripete nuovamente l'intero processo. È interessante notare che il tastatore che si appoggia alla ruota a chiocciola è montato in modo che si possa ruotare il treno del tempo all'indietro durante la rimessa all'ora esatta dell'orologio senza che ciò arrechi alcun danno al meccanismo dell'ora saltante. Quando l'estremità del tastatore entra in contatto con la parte retta della ruota a chiocciola torna indietro finchè non libera l'estremità superiore della stessa ruota e va a ricollocarsi nella corretta posizione.



Il meccanismo che governa l'indicazione dei minuti è altrattanto ingegnoso. Si basa su un disco rotante (mostrato in viola nella soprastante figura) sul quale sono montate le due losanghe in acciaio azzurrato a fiamma (mostrate, ovviamente, in blu). Man mano che il disco con gli indicatori avanza, compiendo un giro completo in esattamente due ore, due dita (mostrati in verde) ingaggiano le ruote a croce di malta (in giallo) montate sugli indicatori, che li fanno ruotare come richiesto in modo da risultare estratti (posizione orizzontale) o retratti (posizione verticale) a seconda della loro posizione sul quadrante. Non sono necessarie molle per tenere in posizione gli indicatori visto che la porzione piatta di ciascuno dei quattro bracci delle ruote a croce di malta scivola lungo il bordo del disco statico, così impedendo agli indicatori di cambiare posizione fin quando le ruote non raggiungono le parti recesse che circondano le dita, liberandosi e potendo quindi nuovamente ruotare. A differenza di buona parte dei sistemi di indicazione retrograda, che assorbono una notevole quantità di energia per caricare la molla preposta allo spingimento dell'indicatore nella sua posizione di partenza, e quindi hanno una limitata riserva di carica, questo sistema è appena più energivoro di una normale affissione a sfere tradizionali. Complimenti a Daniel Roth per aver pensato ad un sistema così semplice, efficace, efficiente ed allo stesso tempo ingegnoso.



Nel brevetto in effetti esistono due diverse versioni di questo meccanismo: la prima, già descritta, è quella usata nel Papillon. Soluzione più elegante ma che richiede tolleranze più stringenti nella realizzazione delle parti. L'altra, mostrata nella figura sopra, è una variante che può essere realizzata in modo più economico con tolleranze maggiori e mediante l'utilizzo di più convenzionali molle (mostrate in viola). Non risulta che fino ad oggi (2003 n.d.r.) tale variante sia mai stata utilizzata.

Tanto si è detto nel corso del tempo circa la tipica forma della cassa Daniel Roth, che sin dall'inizio è sempre stato uno dei simboli distintivi del marchio ed è una delle pochissime innovazioni in tal senso introdotte sul mercato nell'ultimo mezzo secolo. La combinazione di tratti ellittici e rettilinei fa apparire l'orologio circolare, rettangolare e a botte nello stesso tempo ed è uno degli elementi per i quali questi orologi o li si ama, o li si detesta.



Le anse sono saldate individualmente alla cassa in due parti, le cui dimensioni (35x38) sono le classiche della sua produzione tradizionale, individuate in quel periodo dalla sigla L nella compilazione della referenza. La referenza completa dell'orologio è 317.L.60.015.CN.BA dove 317 e il numero identificativo del modello, L il codice della misura (35x38), 60 indica l'oro bianco, 015 indica il quadrante in argento/rutenio (in altra parte omessa si dice che la sigla di questa combinazione sarebbe 011 n.d.r.), CN sta per coccodrillo nero (croco noir) con chiaro riferimento al cinturino mentre BA sta per fibbia ad ardiglione (boucle ardillon).



Oggi si tende ad associare il rutenio ai quadranti di F.P. journe, in relazione alle edizioni limitate dei suoi orologi fatti con questo tipo di quadranti. Pochi sanno che Daniel Roth fu uno dei primi pionieri nell'uso del rutenio per i suoi quadranti. Infatti l'uso del rutenio e dell'argento è diventata un'altra delle icone del marchio (personalmente ho sempre saputo che i quadranti della produzione primigenia fossero in oro argentato, se rutenio è stato utilizzato probabilmente è avvenuto in seguito, come pare su questo Papillon, nelle successive varianti dei tourbillon e dei perpetui, e in tutti i quadranti in cui si nota una finitura bitonale con la parte di fondo più scura. Informazione da prendere col beneficio del dubbio n.d.r.).



Grazie dell'attenzione e alla prossima  8)

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Orologi e Co... / Omega coaxial: bilancio dopo 15 anni
« il: Settembre 24, 2015, 20:02:55 pm »
Era il 1999 quando Omega introduceva il primo calibro (2500) con scappamento coaxial prodotto in serie.
Tante le promesse, tanti i vantaggi sulla carta. Maggiore precisione, maggiore efficienza energetica, minori attriti, minore manutenzione, nessuna lubrificazione necessaria, minore usura.
Sulla carta con tanto di spiegazioni tecniche, gli attriti radenti e tutto quello che abbiamo letto mille volte.
Però c'è un però, tra la teoria e la pratica c'è di mezzo il mare.
A distanza di 15 anni dall'inizio della sua produzione in serie possiamo fare un bilancio di questa che doveva essere una rivoluzione copernicana e che, almeno ai miei occhi, non sembra aver mantenuto molte delle premesse promesse?

Perché la stampa specializzata non si é mai presa la briga di fare una approfondita prova comparativa sul campo per verificare quanti dei teorici vantaggi di questo scappamento si traducono in dati di fatto?

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Orologi e Co... / Zenith, ma esiste ancora?
« il: Settembre 01, 2015, 11:48:14 am »
Se penso alle vicissitudini di questa casa negli ultimi decenni mi chiedo come ancora faccia a stare sul mercato. Negli ultimi 35 anni a parte 4 modelli in croce che si contano sulle dita di una mano ha sfornato una quantità industriale di brutture rare, vivacchia con due calibri in croce, più di riproporre qualche modello del passato, come il 38mm, sembra non riuscire a fare, quando prova a proporre qualcosa di diverso sforna ciofeche da Guinness dei primati, come il pilot di cui ci si prende gioco in altro topic o il recente chronomaster che si fa notare per quelle ridicole stelline sul quadrante.
Aggiungo che non riesco a vederne al polso nemmeno se mi metto di impegno, non solo in Italia dove sappiamo che più di qualche Rolex, Omega o Panerai non si vende, e quindi mi chiedo: ma questi vendono? O sono ormai solo un marchio semi defunto da tenere in vita al minimo costo per non fare la brutta figura di metterci sopra la pietra tombale?

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Orologi e Co... / Roger Dubuis cronografo "la monègasque"
« il: Agosto 11, 2015, 22:19:07 pm »
Recentemente ho avuto modo di visionare uno di questi orologi che trovo abbiano uno dei migliori rapporti qualità/prezzo sul nuovo tenendo conto di sconti davvero molto importanti sul prezzo di listino (50%).



Il calibro 680, sebbene versione "semplificata" e meno rifinita del vecchio 78, mi pare una bella macchina, pregiata, ben rifinita, con il suo caratteristico micro rotore di cui RD ha fatto un proprio emblema e verso il quale nutro sempre una certa ammirazione.



L'orologio ha praticamente le dimensioni e l'aspetto di un Panerai, ma anche lo stile sbarazzino e casual di un orologio alla moda di questi tempi, nel complesso l'ho trovato gradevole al polso.
L'unico RD, insieme ad alcuni della serie hommage, per il quale abbia avuto una reale tentazione all'acquisto.

Esteticamente i maggiori limiti li trovo sul quadrante, dove la scala tachimetrica in rosso balza agli occhi come la nota più stonata (al punto che in certe condizioni di luce si fa anche fatica a leggerla)



insieme alla posizione dei compax un po' troppo accentrati, anche se non in misura grottesca come su altri orologi, come risultato di un calibro forse un po' sottodimensionato rispetto all'ampiezza della cassa.



La visione del fondello è comunque uno spettacolo tutt'altro che trascurabile, ai miei occhi.



I prezzi su strada per il modello in acciaio, l'unico davvero interessante, si aggirano intorno ai 10k euro e mi sembrano davvero allettanti, confesso di averci fatto più di un pensiero.

Che ve ne pare? Vi piace? Quale ritenete sia l'ordine di prezzo al quale sareste disposti a comprarlo nel caso fosse di vostro gradimento?

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Orologi e Co... / Jacques Etoile
« il: Luglio 03, 2015, 19:30:46 pm »
Girovagando in rete mi sono imbattuto in alcuni cronografi manuali di questo marchio "made in germany" con dentro (credo) repliche di celebri calabri vintage come il Valjoux 23 e il Venus 175 (immagino di fabbricazione cinese), a prezzi abbastanza interessanti.
Qualcuno ne sa parlare?









Ammetto che l'estetica non mi entusiasma, ma l'idea di riportare in vita quei magnifici cronografi manuali del secolo scorso mi sembra molto interessante.

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Orologi e Co... / l'oro bianco
« il: Giugno 26, 2015, 18:39:54 pm »
divagando su ch24 mi sono imbattuto in questo Patek Philippe 3970, con bracciale chiaramente posticcio, in cui si vede nitidamente l'ossidazione della cassa in oro bianco rispetto al bracciale.
Mi è quindi tornata in mente una vecchia discussione su questa lega, soggetta a rodiatura per conferirgli il suo tipico aspetto "bianco", trattamento che però nel tempo tende a svanire specie per effetto dell'uso e delle piccole abrasioni e, per effetto dell'ossidazione superficiale delle componenti spurie (rame soprattutto) presenti nella lega, e a far variare il colore della superficie verso toni vagamente giallastri, rosastri (come nella foto) o grigiastri (sospetto che in quest'ultimo caso si tratti di una particolare formulazione della lega d'oro nota come oro grigio).



a differenza dell'ossidazione dell'oro giallo/rosa, che può essere facilmente rimossa con apposite creme per la pulizia dei preziosi al fine di ridare al manufatto l'originario aspetto, sull'oro bianco il fenomeno può solo essere mitigato attraverso questa pulizia superficiale e per ritornare all'aspetto originario occorre ripetere il bagno galvanico.
Per questo penso che, tra le leghe d'oro, il bianco sia l'oro meno "esteticamente pregiato" e che il suo plusvalore sul mercato sia assolutamente ingiustificato.

E' noto che le tendenze attuali premiano il "bianco" rispetto al giallo e al rosa, e per questo l'oro bianco rappresenta un compromesso tra l'aspetto alla moda e il prezzo da pagare, essendo più economico del platino. Ma in termini assoluti che senso ha spendere di più per un metallo che nel tempo, specie con l'uso, tende a veder svanire il suo bell'aspetto e che costringe ad eventuali operazioni di manutenzione piuttosto invasive e complesse?!

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Orologi e Co... / rolex porta a 5 gli anni di garanzia?
« il: Giugno 15, 2015, 15:10:05 pm »
Indiscrezioni trapelate su rolexforum e confermate da molti concessionari dicono che la casa coronata intenderebbe estendere a 5 anni la copertura della garanzia sui propri prodotti a decorrere dal 1 luglio 2015, con estensione di 1 anno per quelli venduti dal 2013.

Se confermato mi parrebbe una bella mossa del nuovo CEO Dufour volta ad adeguarsi alla migliore concorrenza (Omega) e un segnale forte della fiducia della casa nel proprio controllo di qualità. ;D

5 anni non sono pochi e a memoria non ricordo altri casi analoghi.

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Orologi e Co... / la rivista Patek e le solite menzogne
« il: Giugno 12, 2015, 14:51:59 pm »
Arrivato oggi l'ultimo numero e anche questo non risparmia la sua buona dose di insopportabile vanità mischiata a grottesche menzogne.
L'articolo sugli strumenti utilizzati dagli orologiai (quali?) é già fastidioso ma quello sulla genesi dei nuovi cronografo di manifattura della casa é un inno alle sciocchezze: la celebrazione del più scadente tra i cronografi automatici ad innesto verticale come fosse una rivoluzione copernicana l'ennesimo capitolo di una saga francamente grottesca. E la gente se le beve....

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Orologi e Co... / Va tutto bene....
« il: Giugno 09, 2015, 19:37:42 pm »
Le case non si fanno mai pregare per diffondere notizie rassicuranti circa lo stato di salute dei propri affari, celebrano in continuazione record e profitti mirabolanti, in un rituale che in alcuni casi appare anche surreale e assomiglia alla famosa orchestra che continua a suonare mentre il Titanic affonda....



Cose che in tempi non sospetti, mentre tanti si affannavano a celebrare e ad incensare, io e pochi altri (Marco più di tutti) avevamo scritto specie in merito alla forte frenata del mercato cinese (ma non è il solo tra i più rilevanti) che inevitabilmente avrebbe fatto venire un po' di nodi al pettine.

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